Didattica Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
Uscito nell'ottobre 2014 per i tipi di Carocci (la collana è quella dedicata alla "Didattica efficace" diretta da Antonio Calvani, che firma anche la densa Prefazione), il volume Le strategie didattiche di Giovanni Bonaiuti è un testo... more
Uscito nell'ottobre 2014 per i tipi di Carocci (la collana è quella dedicata alla "Didattica efficace" diretta da Antonio Calvani, che firma anche la densa Prefazione), il volume Le strategie didattiche di Giovanni Bonaiuti è un testo agile ma rigoroso, che in poco più di 200 pagine centra il non facile compito di offrire una concisa e aggiornata panoramica relativa alle più importanti e praticate strategie didattiche. Il volume rivela fin dal primo capitolo (Che cosa sono le strategie didattiche) la propria vocazione, a un tempo teorica e operativa: se le strategie sono "mosse efficaci [...] da selezionare a partire da un repertorio di attività collaudate dall'esperienza" (p. 11), le strategie didattiche (teaching strategies o instructional strategies) possono essere definite come modelli operativi formalizzati, trasferibili e di riconosciuta efficacia rispetto al perseguimento dell'obiettivo educativo (p. 15). Il benintenzionato ma caotico spontaneismo per cui tutto a scuola è "buona pratica" lascia spazio in Bonaiuti ad un criterio di classificazione basato sulle evidenze (approccio Evidence Based Education), più obiettivo in quanto basato su meta-analisi (elaborazioni dei dati di più ricerche, che si concretizzano in un indicatore standardizzato denominato effect size o ES) e systematic reviews (compendi ragionati della letteratura scientifica disponibile). Integrando la cornice di riferimento proposta nel 2000 da Ruth Clark e recentemente rielaborata da Antonio Calvani, l'autore raggruppa le strategie didattiche secondo la loro appartenenza a sei macrostrutture chiamate "architetture dell'istruzione" (1. recettiva o trasmissiva; 2. comportamentale o direttivo-interattiva; 3. simulativa; 4. collaborativa; 5. esplorativa; 6. metacognitivo-autoregolativa), "collocabili lungo un continuum che va da un minore coinvolgimento dell'allievo a una sua massima responsabilizzazione" (p. 18). Fatte le necessarie premesse teoriche, a partire dal secondo capitolo, Bonaiuti presenta sinteticamente le strategie didattiche relative a ogni macrostruttura, secondo uno schema espositivo semplice ma funzionale: di ogni strategia viene innanzitutto offerta una chiara descrizione, seguita da una (forse troppo stringata) cornice storica; subito dopo viene la parte più succosa, dedicata all'attuazione pratica, alle evidenze, nonché ai possibili rischi di ogni tipologia d'intervento. Uno dei grandi pregi del volume risiede a mio avviso nel fatto che la sua cornice teorica rigorosa non preclude, ma anzi favorisce un'immediata declinazione operativa delle nozioni esposte: anche le prime strategie didattiche presentate, le più convenzionali in quanto basate sull'architettura trasmissiva (1.), ossia l'Esposizione classica e multimodale, possono ad esempio essere praticate con più consapevolezza da parte dell'insegnante alla luce delle evidenze legate alla teoria del carico cognitivo (assai utile la scheda alle pp. 38-40). All'architettura trasmissiva segue quella comportamentale (2.), influenzata dalla prospettiva psicologica del Behaviourism: se l'Istruzione sequenziale interattiva, pur mostrando evidenze ampiamente positive, sembra adeguata soprattutto per l'acquisizione passo passo di sequenze di operazioni (pratiche o cognitive), il Modellamento, inteso come pratica da parte di un allievo guidato da un esperto, rappresenta, alla luce delle meta-analisi, "il più efficace fra gli approcci istruttivi" (pp. 53-54), posto che sia accompagnato dal supporto metacognitivo. Il dato non è sorprendente, se si pensa che l'apprendistato attraverso l'imitazione è una delle più ancestrali forme d'insegnamento e che tale strategia ha recentemente ricevuto una decisiva conferma a livello neurocognitivo dallo studio dei neuroni-specchio: ai possibili rischi elencati da Bonaiuti aggiungerei però la possibilità di un eccessivo "rispecchiamento" del maestro da parte degli allievi, che, specie nelle fasi più avanzate della loro formazione, dovranno essere invece incentivati a sviluppare quell'autonomia che rappresenta il coronamento di ogni percorso formativo. Nell'ambito dell'architettura simulativa (3.), che può far leva su simulazioni simboliche o esperienziali, si distinguono quattro strategie didattiche; quelle basate su modelli teorici, lo Studio del caso (Case Based Learning) e la Simulazione simbolica, sono particolarmente efficaci in quanto rappresentano stimolanti modalità di declinare praticamente il bagaglio di conoscenze degli studenti, promuovendo la riflessi-