Eugenio Montale Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

L’età postunitaria (1861 - 1900) • La classe politica nel primo quindicennio unitario (1861-1870), la Destra storica, erede del liberalismo cavourniano, era ostile a uno sviluppo industriale, poiché da un lato riteneva che l’Italia,... more

L’età postunitaria (1861 - 1900)
• La classe politica nel primo quindicennio unitario (1861-1870), la Destra storica, erede del liberalismo cavourniano, era ostile a uno sviluppo industriale, poiché da un lato riteneva che l’Italia, essendo povera di materie prime, non avesse i requisiti adatti, e dall’altro temeva che il sorgere dell’industria, creando un proletario di fabbrica, potesse innescare pericolose tensioni eversive. Preferì quindi assegnare all’Italia la funzione meno avanzata di paese agricolo-commerciale. Per favorire l’esportazione dei prodotti agricoli furono applicate tariffe doganali molto basse, che favorivano però al tempo stesso l’importazione dei prodotti industriali stranieri e determinavano perciò il fallimento delle industrie italiane. Un settore molto attivo era invece quello della creazione di infrastrutture come ferrovie, strade, ponti, porti, opere pubbliche.
• Con l’avvento della Sinistra al potere (1876) vi fu un inasprimento delle tariffe doganali, l’Italia si unì con Prussia e Austria nella Triplice Alleanza, che portò alla necessità di potenziare l’industria siderurgica in modo che potesse fornire l’acciaio necessario alle navi da guerra e ai cannoni. Nel 1880 si verificò una crisi agraria, determinata dall’arrivo sui mercati europei di enormi quantità di grano americano a prezzi bassi: la concorrenza mette definitivamente in crisi i sistemi agricoli arretrati e determina la rapida scomparsa della piccola proprietà contadina; l’effetto totale comportò un ulteriore impoverimento del Mezzogiorno.
- Per quanto riguarda la struttura sociale dell’epoca la classe dirigente è prevalentemente composta da grandi possidenti agrari, in buona parte nobili.
- i borghesi, invece, sono diventati grandi possidenti grazie all’acquisto di beni ecclesiastici e terreni demaniali o dei beni della nobiltà decaduta e impoverita. Lo strato dell’alta borghesia comprende alti funzionari dello Stato e magistrati, banchieri e finanzieri.
- Il ceto medio consiste in commercianti, piccoli proprietari agricoli e artigiani, ed entra ben presto in crisi a seguito della crisi agraria; molti scrittori provengono da questo ceto e ne patiscono la decadenza e la riflettono nelle loro opere, in particolare vi è il rimpianto del mondo del passato (mondo agrario che viene spazzato via dal progresso moderno). Si vede la nascita di un ceto medio nuovo, ovvero quello impiegatizio, ingigantito dalle esigenze della pubblica amministrazione e dallo sviluppo dei servizi indispensabili alla complessa società moderna.
- le masse popolari si ritrovano invece in condizioni sempre peggiori, a causa della pesantissima pressione fiscale, alla leva militare obbligatoria che sottrae bracci valide al lavoro agricolo e altre attività.
[• In campo politico:
- L’ideologia politica importante resta quella del liberalismo, fortemente laico perché rispondeva all’atteggiamento duramente antirisorgimentale e antiliberale assunto dalla Chiesa prima e dopo l’unificazione.
- L’atteggiamento intransigente della Chiesa impediva ai cattolici di partecipare alla vita politica (diventano componente attiva solo nel Novecento).
- L’opposizione al liberalismo conservatore fu assunta da forme di radicalismo borghese, tra cui quella dell’idealogia anarchica, che si rese responsabile di alcuni episodi di terrorismo.
- L’anarchismo fu ben presto superato dal diffondersi del socialismo, che si ispirava alle teorie e ai programmi del marxismo operaio e contadino. Tuttavia l’arretratezza sociale ed economica del momento postunitario non consentiva in Italia una forte espansione del movimento socialista (il quale necessitava una forte base operaia di un’industria moderna).]
• La scuola aveva la funzione di fornire un minimo bagaglio culturale a tutti, ma anche di amalgamare la popolazione italiana, facendo acquisire alle masse popolari una coscienza nazionale e civile. Inoltre, il sistema produttivo arretrato non era in grado di assorbire quei pochi diplomati e laureati provenienti da scuole tecniche, licei e università. Il fenomeno portò i giovani intellettuali frustrati a sfogare la loro rabbia ponendosi a capo dei movimenti di protesta popolari (avvicinamento al socialismo).
• Il teatro:
- Il sublime tragico perde di importanza dato che il questo mondo borghese si esprimeva principalmente nella forma del realismo.
- Il dramma è, come accennato prima, la rappresentazione della vita borghese contemporanea e dei suoi problemi in chiave seria, di analisi realistica. I temi centrali erano la famiglia e il denaro.
- Ad ambienti popolari sono dedicati il teatro dialettale (ma anche a ceti più ricchi) e i drammi veristi di Giovanni Verga, che sono testi ricavati da novelle.
- Il melodramma continua anche nell’Ottocento, con un passaggio da intrecci romantici ad un realismo nella rappresentazione (“La Traviata” di Giuseppe Verdi). Il melodramma verista metteva in scena vicende di personaggi popolari.
• Nonostante ritardi e limiti, l’Italia degli anni Settanta e Ottanta si avvia verso uno sviluppo capitalistico moderno e verso l’industrializzazione; di fronte a questa modernizzazione economica e sociale, si possono individuare tre atteggiamenti fondamentali da parte degli scrittori:
- un atteggiamento apologetico, di realizzazione nel progresso;
- un atteggiamento di rifiuto romantico, in nome dei valori del passato;
- un atteggiamento di curiosità conoscitiva, che non esalta e non condanna, ma indaga i cambiamenti in modo distaccato.
• Il Positivismo è proprio dell’atteggiamento apologetico (= di accolta del progresso); è un movimento filosofico che promuove l’idea del progresso in campo scientifico, del sapere e dell’istruzione ed esalta quindi la scienza che affronta problemi concreti. Questa filosofia nasce a seguito della seconda rivoluzione industriale, lo sviluppo della scienza e della tecnica e la diffusione della cultura, e determina un clima di fiducia entusiastica nelle forze dell’uomo e nelle possibilità del sapere scientifico e tecnologico.
- Il ricorso a princìpi che escludano il metodo scientifico non dà luogo a vera conoscenza, quindi vi è un rifiuto per qualsiasi visione di tipo religioso, metafisico e idealistico. Vi è la convinzione che tutto il reale sono regolate da ferree leggi meccaniche e deterministiche.
- Il metodo della scienza, poiché è l’unico valido, va esteso a tutti i campi, anche l’uomo e la società. Nessun aspetto del reale può sfuggire all’indagine scientifica.
- La scienza, dandoci gli strumenti per spiegare e conoscere il reale, ci consente anche di dominarlo, asservendolo ai bisogni dell’uomo. Di qui deriva la fede positivistica nel progresso e la volontà di riorganizzare globalmente la società in modo più razionale e più giusto.
• Con la fine del periodo risorgimentale, gli intellettuali perdono il ruolo centrale di guida ideologica, di militanza e di dirigenza politica che avevano rivestito negli ultimi decenni. Compaiono quindi i primi atteggiamenti di rivolta e di rifiuto dei valori borghesi (scapigliati). Il letterato si sente spinto ai margini dai nuovi processi produttivi che meccanizzano la vita dell’uomo e che trasforma l’arte in una merce per il mercato. Lo scrittore deve affrontare la concorrenza per raggiungere il successo secondo il meccanismo duro e spietato della lotta per la vita, che regola tutta la società.
• L’avvento del mercato della produzione letteraria divide gli scrittori in due gruppi:
- chi rifiuta disgustato il meccanismo disgustato della standardizzazione (Verga).
- chi accetta il mercato, adattandosi a scrivere per il pubblico, assecondandone i gusti di vista e del benessere economico (D’Annunzio).
• Per quanto riguarda la lingua da stabilire come nazionale, Manzoni propose come soluzione l’adozione della lingua parlata dai fiorentini colti. La soluzione manzoniana si rivelò però astratta e impraticabile nei fatti, in quanto una lingua veramente viva può nascere solo dall’uso concreto dei parlanti. La diffusione dell’italiano fu infatti un processo graduale, lento e difficile, aiutata particolarmente: dalla leva militare obbligatoria che obbligava la comunicazione tra giovani provenienti da regioni diverse; la diffusione dei giornali; la comparsa di mass-media di capillare penetrazione come la radio, il cinema e la televisione.
- Nella prosa si diffonde un modello più agile e rapido, influenzato dal linguaggio giornalistico, che abbandona termini arcaici e preziosi; si avvicina sempre più alla lingua parlata.
- Nella poesia si tenta un recupero dell’aulicità classica, mescolando termini aulici con vocaboli quotidiani.