Film music and film music theory Research Papers (original) (raw)
Già da qualche anno la musica per film è entrata a pieno diritto negli interessi della musicologia. Tuttavia, se si eccettuano isolati contributi, in questo ambito di studi sono ancora poco frequentate le indagini di carattere... more
Già da qualche anno la musica per film è entrata a pieno diritto negli interessi della musicologia. Tuttavia, se si eccettuano isolati contributi, in questo ambito di studi sono ancora poco frequentate le indagini di carattere storiografico e quelle relative al sistema produttivo. Per quanto riguarda il versante storiografico, il recinto entro cui si è mossa la presente ricerca è stato quello relativo alle discussioni sul cinema nel dibattito musicale, sviluppatesi dal 1930 al 1950 nel corso dei primi due decenni successivi all’avvento del film sonoro in Italia. Per il versante produttivo, si è scelto un caso di studio, relativo ad una casa di produzione che, negli anni Quaranta, diventa la più importante major del cinema italiano. La tesi di dottorato è suddivisa in tre parti: il cinema nel dibattito musicale italiano, il cinema nei Congressi internazionali di musica di Firenze, il caso della Lux Film.
Il primo capitolo della prima parte di questo lavoro è dedicato ad una serie di articoli apparsi sul quotidiano fiorentino «La Nazione» dedicati alla musica per film a cui risposero alcuni musicisti e critici musicali, italiani e stranieri. Al di là dei singoli punti di vista emersi dalle risposte pubblicate sul quotidiano, questi articoli rivelano un dato di tutto rilievo: il dibattito interno al mondo musicale italiano all’inizio degli anni Trenta sembrò aprire un nuovo fronte di discussione sul cinema e sul rapporto che la musica doveva stabilire con la «nuova arte della luce e del movimento».
Il lungo secondo capitolo di questa prima parte, dedicata agli articoli cinematografici nei periodici musicali, quasi del tutto ignoti alla letteratura storiografica, è stato suddiviso in sei paragrafi.
Nel primo, intitolato Uno sguardo panoramico sulle riviste dell’epoca, sono individuate le principali caratteristiche dei periodici presi in considerazione e sono forniti i titoli degli scritti sulla musica cinematografica per ogni rivista e, laddove è stato possibile, i percorsi professionali degli autori di questi scritti. Nel secondo, intitolato Notizie sul cinema e sulla musica per film, sono stati riportati quegli scritti di carattere meramente informativo sul cinema. Si tratta di una categoria di scritti che può essere utilizzata, meglio delle altre, come fonte storica per ulteriori specifici approfondimenti.
Nel terzo, intitolato Recensioni di musiche cinematografiche, è stato dedicato alle recensioni di musica cinematografica. Tra di esse vanno certamente segnalate e messe in rilievo quello di Massimo Mila nella rubrica Radio e cinema, apparsa su «La rassegna musicale» nel biennio 1933-1934. Il quarto paragrafo, intitolato Rivendicazioni corporative sulle riviste del Sindacato fascista dei musicisti (1933-1943), è stato riservato a quegli articoli concepiti con il preciso scopo di avanzare alcune richieste corporative a favore dei compositori attivi in campo cinematografico. Si tratta di iniziative del Sindacato fascista dei musicisti del tutto ignote alla letteratura musicologica che andrebbero riconsiderate per l’impatto che possono aver avuto su tutto il movimento musicale legato all’industria cinematografica degli anni Trenta. Il quinto paragrafo, intitolato Il connubio difficile, se non impossibile, con la Settima arte nasce dalla constatazione che uno spazio concesso alla musica cinematografica sui periodici musicali degli anni Trenta e Quaranta fu occupato da interventi di chiusura nei confronti del cinematografo. Il sesto capitolo, infine, intitolato Le riflessioni
teoriche, a sua volta suddiviso in quattro tipologie diverse: 1) La riproducibilità del suono: effetti percettivi e sperimentazioni tecniche; 2) Specifico filmico e ruolo della musica; 3) Dal problema dell’autore alla condizione del compositore; 4) Quale musica per il film?
Per completare il quadro sulla presenza del cinema nel dibattito musicale italiano del Terzo e Quarto decennio del secolo scorso, la ricerca si è indirizzata ad indagare il punto di vista di tre grandi personalità della critica musicale del Novecento: Guido Maggiorino Gatti (1892-1973), Massimo Mila (Torino, 1910-1988) e Fedele d’Amico (Roma, 1912-1990). Il primo ha svolto in parallelo il ruolo di direttore de «La rassegna musicale» (1928-1962), la rivista che ha avuto un ruolo determinante in quell’operazione di svecchiamento della critica musicale primo-novecentesca, e quello di amministratore delegato per la Lux Film (1934-1966), una grande casa di produzione cinematografica che ha lasciato un’impronta importante nella storia del cinema italiano; nel 1966, infine, è consulente musicale di una trasmissione televisiva, denominata Colonna sonora, particolarmente focalizzata sulla stagione filmico-musicale italiana degli anni Trenta e Quaranta. Gli altri due all’inizio della loro carriera hanno collaborato con Gatti come redattori della sua prestigiosa rivista – Mila, dal 1930 al 1935, e d’Amico, dal 1941 al 1944 – occupandosi, tra le altre cose, anche di musica per film: un ambito che, nei decenni successivi, sarà completamente ripudiato da d’Amico, strenuo avversario del cinema e relegato da Mila ad interventi occasionali e molto diradati nel tempo.
Nella seconda parte di questa lavoro è stata presa in considerazione la presenza del cinema nei congressi internazionali di musica, svolti a Firenze all’interno delle manifestazioni del Maggio musicale fiorentino. Dal 1933 al 1950, in quattro dei sette congressi (1933, 1937, 1939, 1950) ed in uno dei cinque convegni nella Seconda edizione del Maggio (1935), sono state lette quasi cinquanta relazioni che hanno declinato la questione filmico-musicale sotto vari aspetti (estetico, tecnico, produttivo) e da più punti di vista: geografici (Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti) e professionali (compositori, critici, letterati, teorici e registi). Se si eccettua il primo capitolo, dedicato alla ricostruzione della lunga genesi che ha portato all’organizzazione del Primo congresso, gli altri capitoli sono dedicati, rispettivamente, ad ognuno dei simposi nei quali si è discusso di cinema e del rapporto stabilito dalla Settima arte con la musica. Senza mai tralasciare la ricostruzione degli eventi che hanno portato allo svolgimento di ognuna di queste riunioni, la ricerca ha inoltre consentito l’individuazione dei titoli dei film e dei cortometraggi proiettati a corollario delle sedute congressuali di argomento cinematografico.
Nella terza parte è stata presa in esame la produzione musicale della Lux Film che, come già indicato in precedenza, non solo è amministrata, fin dalla sua nascita (1934), dal critico musicale Guido M. Gatti, ma nel corso degli anni Quaranta diventa la più importante casa di produzione del cinema italiano. Solo la felice circostanza di aver individuato un corpus di materiali musicali relativi a diverse pellicole prodotte dalla Lux, conservati in un unico fondo d’archivio presso la biblioteca “Luigi Chiarini” del Centro Sperimentale di Cinematografia, ha fornito, però, quell’impulso decisivo ad affrontare, come caso di studio, questa parte della ricerca dedicata all’aspetto produttivo. Tra l’altro è proprio durante il tragico quarto decennio del secolo scorso che nella filmografia della Lux sono affiancate stabilmente le “colonne sonore d’autore”, che portano la firma di autorevoli personalità come Ildebrando Pizzetti, Vincenzo Tommasini, Goffredo Petrassi, Luigi Dallapiccola e Roman Vlad, e il nascente specialismo compositivo, che ha con Nino Rota gli esiti più fruttuosi: un’apparente divaricazione che trovò nella strategia produttiva della Lux un suo punto di convergenza.
Dopo aver affrontato il discorso sulla politica produttiva e sui generi cinematografici privilegiati da questa casa di produzione, il primo capitolo ha mirato ad individuare la strategia di reclutamento dei compositori e alcuni elementi comuni che caratterizzano gli allestimenti musicali dei film Lux. Il secondo capitolo è stato invece dedicato esclusivamente alla musica. Dopo aver indicato le caratteristiche del fondo Lux, costituito da un corpus di circa diecimila fogli manoscritti legati alle musiche di ventisette lungometraggi e un cortometraggio prodotti dalla Lux negli anni ’40, gli altri due paragrafi si sono soffermati sulle partiture musicale scritte da Nino Rota, il compositore più frequentemente ingaggiato dalla casa di produzione, e dall’analisi di tre film di matrice letterari, tra i più importanti nella filmografia di quegli anni: I promessi sposi (1941, r. Mario Camerini, mus. Ildebrando Pizzetti), Un colpo di pistola (1942, r. Renato Castellani, mus. Vincenzo Tommasini), Malombra (1942, r. Mario Soldati, mus. Giuseppe Rosati). Per quest’ultimi tre film sono stati compilati analitici quadri sinottici di tutti gli inserti musicali presenti in essi.