Franco Sacchetti Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
om'è noto, all'interno della fortunata tradizione toscana dei motti (o facezie o detti piacevoli, cioè brevi novelle imperniate su un singolo motto di spirito o risposta arguta), ricorrono categorie di personaggi deputati all'uso arguto e... more
om'è noto, all'interno della fortunata tradizione toscana dei motti (o facezie o detti piacevoli, cioè brevi novelle imperniate su un singolo motto di spirito o risposta arguta), ricorrono categorie di personaggi deputati all'uso arguto e creativo della parola, prima fra tutte il giullare, che eleva il 'motteggiare' a vera professione, e agisce in un opportuno palcoscenico cortigiano o conviviale; si tratta di uno degli elementi che, in nome del virtuosismo verbale, collegano la nostra narrativa ai fabliaux francesi.1 Lo spazio della corte, ancora dominante nel Novellino, rimane un punto di riferimento nei secoli successivi, ma è soprattutto il contesto sociale cittadino (borghese, artigianale, mercantile) a decretare il successo di questa forma narrativa.2 La quotidianità urbana poteva infatti funzionare non solo da sfondo per la varia aneddotica raccolta dai novellatori, ma anche da propellente per la relativa diffusione, mediante la circolazione orale e il rapido allargamento dell'alfabetizzazione che caratterizza il secolo xiv. Fra le categorie che si fanno strada nel repertorio delle novelle, specie se incentrate sul motto arguto, spicca quella degli artisti, in corrispondenza con una certa ascesa socio-economica e soprattutto con l'affermazione e la consapevolezza dello status speculativo e 'liberale' di alcune arti, e del conseguente affrancamento dei migliori ingegni dal mondo materiale delle botteghe artigiane.3 * Preciso che la citazione inconsueta del titolo del novelliere sacchettiano risente del ritrovamento di testimonianze finora inutilizzate, e del conseguente riassetto della questione filologica dell'opera, per la quale si possono vedere i capitoli iii e iv del mio Reperta. Indagini, recuperi, ritrovamenti di letteratura italiana antica, Verona, Fiorini, 2008, pp. 000-000. Le citazioni si intendono tratte dal'ultima edizione uscita: F. Sacchetti, Il Trecentonovelle, in Idem, Opere, i, a cura di D. Puccini, Torino, utet, 2004 (novella e paragrafo). 1 Su questi aspetti, sia pure in prospettiva perlopiù umanistica, cfr. A. Bisanti, Motivi e schemi fabliolistici nelle Facezie di Poggio, «Interpres», xx, 2001, pp. 107-157. 2 Manca ad oggi un definitivo inquadramento del sottogenere del detto piacevole all'interno della tradizione novellistica, nonostante ad esso sia stato riconosciuto un ruolo molto importante, nel registrare il patrimonio della tradizione orale ma anche nell'ispirare la versificazione coeva, specie di ambito burlesco: cfr. M. Cursietti, Motti e facezie da Rustico Filippi al Burchiello, «La parola del testo», vii, 1, 2003, pp. 63-90. Il recente volume Motti, arguzie, facezie … e altre 'forme semplici' della cultura popolare, a cura di S. M. Barillari, Roma, Meltemi, 2000, ha in realtà un approccio più demo-etno-antropologico e comparato che filologico-letterario; occorrerà dunque partire ancora da trattazioni di carattere generale, in primo luogo i recenti M. Marietti, A. Perifano, B. Laroche, L'Après Boccace. La nouvelle italienne aux xve et xvie siècles, Paris, Université de la Sorbonne Nouvelle, 1995, e 'Favole parabole istorie': le forme della tradizione novellistica dal Medioevo al Rinascimento, Atti del Convegno di Pisa, 26-28 ottobre 1998, a cura di G. Albanese, L. Battaglia Ricci, R. Bessi, Roma, Salerno Editrice, 2000. 3 Com'è noto, il periodo che qui si considera non accordava all'artista alcuno status privilegiato sul piano sociale o culturale, livellandolo al variopinto mondo degli artefici o artigiani e addebitandogli anzi alcuni caratteristici difetti (la distrazione, la bizzarria e spesso l'impotenza o omosessualità): la parola stessa artefice poteva indicare uno scultore come un legnaiuolo o un ciabattino. La bibliografia sull'argomento è naturalmente sconfinata: mi limito a fare riferimento ai classici studi di R. e M. Wittkower, Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'Antichità alla Rivoluzione francese, Torino, Einaudi, 1967, e E. Kris, O. Kurz, La leggenda dell'artista: un saggio storico,