Gender Performance Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

Il presente lavoro di tesi si centra sul tema della “carriera alias” per studenti e studentesse transgender dell’Università di Padova. Questo dispositivo, esemplificando un caso di “diversity management”, è concepito per la fruizione... more

Il presente lavoro di tesi si centra sul tema della “carriera alias” per studenti e studentesse transgender dell’Università di Padova.
Questo dispositivo, esemplificando un caso di “diversity management”, è concepito per la fruizione degli studenti transgender che abbiano intrapreso, ma non ancora portato a termine, il loro percorso di cambiamento di sesso.
La “carriera alias”, teoricamente, permette a chi ne faccia uso di vedersi riconosciuto nella propria identità elettiva in vie anticipatorie rispetto al normale iter legale di transizione, ovvero prima che il suddetto percorso culmini, a livello giuridico, nella rettifica anagrafica sui documenti ufficiali. Praticamente, tale riconoscimento avviene nella concessione, da parte dell’istituzione universitaria, di un secondo documento, o badge, che rechi un’anagrafica sostitutiva rispetto a quella legalmente riconosciuta, della quale lo studente può provvisoriamente usufruire nelle interazioni interne all’ambente scolastico locale.
L’Ateneo padovano, considerato il contesto giuridico europeo e nazionale in cui si inserisce, si impegna costantemente a rappresentarsi quale ambiente di apprendimento aperto a tutti, al servizio e di supporto agli studenti. La questione centrale risiede, scavalcando eventuali letture del fenomeno di matrice politica, o di mercato, nell’inclusione social-culturale di tutti, in vie mediate rispetto alla tutela del diritto allo studio, in un mondo virtuoso che punti ad abolire ogni umana discriminazione.
E’ all’interno di questo scenario che la “carriera alias”, una risorsa che l’Università di Padova ha formalmente previsto dal 6 maggio 2013 (verbale n.7/2013, adunanza del Senato Accademico del 6 maggio 2013), si configura come un particolare dispositivo di gestione della diversità che, da un lato, accoglie in ambito accademico le istanze sovranazionali e nazionali di cui si è detto in precedenza, dall’altro lato, risponde positivamente alle rivendicazioni della comunità LGBT (nel caso di Padova, mediate da forti interessi associazionisti) e, specificatamente, del collettivo trans che ad essa afferisce; con l’obiettivo, infine, di conferire anche a questo particolare gruppo minoritario, la possibilità di guadagnare non solo il contesto scolastico, ma anche più vaste sfere di cittadinanza sociale.

D’altro canto, se è vero che il dispositivo “alias” permette di leggere un importante sforzo istituzionale che, a un tempo, si presta a letture di matrice politica, culturale e di mercato, è altrettanto vero che a tale sforzo si associano pratiche di cui, ad ora, non è mai stato valutato l’impatto. Il seguente lavoro di tesi tiene conto di questa situazione e prova a offrire una risposta.
L’obiettivo dello studio che si procede ad illustrare è di carattere conoscitivo: si intende, cioè, capire in che modo la possibilità di un riconoscimento istituzionale anticipatorio rispetto alle norme di legge sul cambio di sesso permetta ai soggetti in transito di genere di muoversi diversamente nella realtà sociale. Più precisamente, con la ricerca che segue si propone un’indagine sul quotidiano universitario dei possessori di “carriera alias” nell’Ateneo di Padova, vale a dire nei rapporti che questi hanno con i loro colleghi di studio, con i docenti e con il personale tecnico amministrativo del suddetto Ateneo, allo scopo di comprendere in che modo la fruizione di questo particolare dispositivo (e quindi documento) li aiuti, o, di converso, gli renda più difficile, il percorso di transizione di genere e, di conseguenza, quello di (ri)costruzione identitaria.
In definitiva, la domanda di ricerca a cui si tenta di rispondere è: quali sono gli effetti del diversity management praticato dall’Università di Padova -di nuovo- sui percorsi di transizione di genere e sui processi di (ri)costruzione identitaria delle persone trans che abbiano deciso di utilizzare la “carriera alias”?

Ciò detto, la tesi è suddivisa in quattro capitoli.
Nel primo, si delinea il quadro teorico di riferimento. Nello specifico, si cerca di far chiarezza sul come la disciplina sociologica abbia esaminato i costrutti di “identità” (primo paragrafo) e “genere” (secondo paragrafo), categorie i cui statuti teorici risultano ampiamente segnati dal passaggio da paradigmi deterministi a modelli interpretativi, invece, di stampo costruzionista. Se, in tema di “identità”, il vettore lungo cui ci si muove è rappresentato dalle elaborazioni funzionaliste (Talcott Parsons), interazioniste simboliche (George Herbert Mead, Turner e, solo in parte, Goffman) e fenomenologiche (Schütz, Berger, Luckmann, Kellner), la rassegna sul “genere” considerata pone particolare attenzione sui contributi di Robert Stoller, Harold Garfinkel, Gayle Rubin e, di nuovo, Erving Goffman.
Nel secondo capitolo si cerca di collocare il lettore nella specificità del contesto empirico entro cui prende forma il seguente progetto di tesi. In particolare, nel primo paragrafo si cerca di far luce sulla storia del concetto di “diversity management” e sulle pratiche ad esso associate; nel secondo paragrafo, facendo attenzione alla gestazione giuridica europea ed italiana in tema di transessualità, si prova a definire il frame attraverso cui interpretare tale fenomeno organizzativo; nel terzo paragrafo si tenta di dare una lettura preliminare del dispositivo di “carriera alias”, nel modo l’Università di Padova, all’interno di un più ampio fenomeno di ristrutturazione organizzativa, lo ha tradotto da dichiarazioni di valore in dato di fatto.
Nel terzo capitolo viene presentata la ricerca. A partire dalla definizione degli obiettivi e dei quesiti introduttivi (primo paragrafo), si procede a descrivere le caratteristiche della popolazione a cui si è chiesto di partecipare (secondo paragrafo), i metodi e gli strumenti utilizzati per la costruzione del dato finale (terzo paragrafo), le differenti azioni di ricerca previste e svolte sul campo e le questioni etiche associate a tale progettualità (quarto paragrafo), il processo di codifica del corpus di dati raccolto (quinto paragrafo).
Il quarto ed ultimo capitolo è dedicato alla discussione dei risultati emersi. In particolare, in esso si riportano le conclusioni e i limiti della ricerca (primo paragrafo) ed eventuali prospettive future (secondo paragrafo).