Greek Theatre Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
Le Amazzoni vivono fra mito, leggenda e storia: sono topos, luogo comune, e tropos, figura retorica. Donne violente e terrificanti, contrapposte all’ordine sociale, talvolta private di caratteri sessuali e propense a considerare il... more
Le Amazzoni vivono fra mito, leggenda e storia: sono topos, luogo comune, e tropos, figura retorica. Donne violente e terrificanti, contrapposte all’ordine sociale, talvolta private di caratteri sessuali e propense a considerare il maschio mero strumento riproduttivo, le Amazzoni sono oggetto di disprezzo, paura e desiderio. Apparse nell’Iliade come esponenti di una femminilità barbarica, Erodoto le inserisce nella tradizione dei cavalieri delle steppe. Sono regine, guerriere ed eroine tragiche come Ippolita, Antiope e Pentesilea: sono simbolo delle ribelli alla legge della polis, metafora delle orde selvagge di periferie desolate, minaccia scongiurata dal kosmos ordinatore ellenico, simbolo della ferinità che si sposta ai margini del mondo. L’Amazzone greca evolve in personaggi come Camilla, Giovanna d’Arco, Clorinda: accanto a tali epifanie di classico respiro, nei pantheon celto-germanici emergono dee di morte e d’amore, Valchirie e skjaldmær. Dal XVI secolo, il Rio delle Amazzoni è una delle grandi frontiere degli esploratori europei. “Altre” Amazzoni si manifestano nell’Islam, con sovrane e profetesse, e in Oriente, con Hua Mulan, onna-bugeisha e kunoichi. Ogni donna-guerriera cavalca tra fascino e paura della diversità: il suo valore porta con sé privazioni ed emarginazione. Oggi l’Amazzone esiste ancora: trasformata in prodotto, incarna la duplice natura di oggetto del desiderio e di manifestazione di aspirazioni sociali. Dal fumetto al cinema, l’Amazzone vive in Wonder Woman, Lady Oscar, Xena, Lagertha di Vikings. Sia pure trivializzata, essa conserva il fascino di un mito multiforme: sulle sue origini si può ancora riflettere, alzando i veli di stereotipi e clichés letterari.