History of Varese Research Papers (original) (raw)
L. Bernardinello "Le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesistici ovvero piani urbanistico-territoriali con... more
L. Bernardinello "Le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesistici ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici concernenti l'intero territorio regionale". Così recita l'articolo 135 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, in vigore dal 2004, passo che consente di estrapolare alcune nozioni fondamentali attorno cui si muove il dibattito sulla gestione, lo studio e la conservazione di tutto ciò che ci circonda. In primo luogo i soggetti: l'istituzione che presiede al governo di uno spazio definito deve, attraverso i suoi strumenti giuridico-amministrativi, organizzare l'utilizzo di un ambiente e il suo sviluppo socio-economico, considerando tra i fattori della pianificazione il patrimonio paesaggistico. Comprendiamo subito che territorio e paesaggio sono realtà riferibili allo stesso contenitore geografico, eppure designano due categorie spazio-culturali diverse: il territorio della Regione Lombardia sarà quindi un'unità amministrativa in cui si esercita un'azione politica, che regola il modo di utilizzare un luogo e le sue risorse (insediamenti, produzione, istruzione, attività umane). Il paesaggio della regione Lombardia si presenta come qualcosa di più complesso da circoscrivere, sia per la diversità morfologica delle aree che la compongono, sia per il vasto insieme di elementi che lo caratterizzano. Il Codice individua (art. 136) i beni paesaggistici come "cose immobili o aree" che abbiano interesse pubblico o particolari qualità estetiche, genericità spiazzante e superata solo nel caso di edifici e giardini che non siano già sottoposti a tutela. Per fare chiarezza in una materia complessa dobbiamo tornare all'articolo 2 in cui è specificato che tali oggetti devono essere "espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio". Il paesaggio è di difficile definizione, ma sappiamo che per la legge italiana costituisce un patrimonio importante che comunica e quindi racchiude, come un altro bene culturale, la storia della nostra civiltà, in questo caso rappresentata non solo da quadri e sculture, ma anche dall'ambiente e dalle sue modificazioni. Va da sé che l'ultimo (o primo!!) fattore in gioco sia l'uomo, il soggetto che opera in senso storico, cioè tanto oggi quanto nel passato, per adeguare il proprio contesto ai bisogni della società. Il paesaggio è quindi, nell'accezione corrente, un sistema composito in cui si sovrappongono o interagiscono fattori naturali-ecologici e fattori antropici (l'uomo); paesaggio è il risultato di scelte operate dalle diverse culture che hanno abitato e dato forma a un territorio. Mi si perdonerà questo preambolo tecnico e normativo, forse lungo, ma utile a chiarire concetti importanti per la vita di tutti, del singolo e dalla comunità, che in tempi recenti sono stati trattati secondo la retorica della politica e in chiave campanilistica, escludendo dalla riflessione gli spunti che più possono avvicinare la società alla propria realtà culturale. Parlerò allora di storia e non di tradizione, di paesaggio e non di panorama, di territorio come dinamica di insediamento del suolo. Se un paesaggio è la stratificazione dei modi in cui l'uomo è intervenuto sul territorio nel tempo -decidendo come impiegare le risorse naturali, dove disporre i centri di potere, quali zone adibire al lavoro, come organizzare i nuclei abitativi -si possono individuare quei demarcatori che maggiormente hanno inciso sulla sua conformazione ed esaminarli per riflettere sui cambiamenti che la nostra storia ha determinato. Uno dei canali per analizzare tali trasformazioni è, infatti, l'architettura, disciplina che meglio testimonia le vicende insediative e quindi sociali di un luogo. Perché, si sa, ogni pietra racconta una storia e la storia dell'architettura coincide alla storia degli uomini. Restringendo il focus dalla premessa iniziale, la regione, alla provincia di Varese, possiamo osservare la tipologia e la distribuzione delle tracce monumentali che più identificano il suo paesaggio, un'area caratterizzata da precise condizioni fisico-naturalistiche, quelle dell'ambiente prealpino, sulla quale sono intervenuti i medesimi passaggi storici. Il primo fattore in questione è chiaramente la presenza di un'articolata idrografia, rappresentata dal Ticino e dai laghi, che ha favorito, tra la tarda età del Bronzo e quella del Ferro, lo sviluppo di una civiltà capace di impattare l'ambiente e che da quello, per prima, ha tratto il suo sostentamento. Si tratta della nota civiltà golasecchiana, insediata sulle colline moreniche che si affacciano sul fiume, arteria per la circolazione di uomini e merci, i cui resti principali si trovano presso il Monsorino, importante necropoli posta tra Golasecca e Sesto Calende. L'archeologia, in quanto architettura deteriorata dal tempo, non lascia tracce particolarmente evidenti, se non segnalate e valorizzate, e i reperti ad essa pertinenti andranno ricercati nei diversi musei che ospitano le tracce di quell'antica società.