Investigative Journalism Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

Il nuovo giornalista sarà sempre di più un content producer: dovrà essere in grado di intercettare l’informazione, di analizzarla, valutarla, e ridiffonderla, possibilmente in diversi formati. È questo l’identikit del professionista... more

Il nuovo giornalista sarà sempre di più un content producer: dovrà essere in grado di intercettare l’informazione, di analizzarla, valutarla, e ridiffonderla, possibilmente in diversi formati. È questo l’identikit del professionista nell’era digitale disegnato da Marco Marsili nel libro “La rivoluzione dell'informazione digitale in Rete. Come Internet sta cambiando il modo di fare giornalismo” (Odoya, Bologna, 2009; prefazione Gianpiero Gamaleri, postfazione Massimo Esposti).

Selezionare nella marea di informazione del web sta diventando il vero valore aggiunto della professione. Trovare news davvero utili e favorirne la diffusione è una delle sfide più difficili per chi vuole esercitare questa professione in un momento storico di grandi cambiamenti: le barriere di accesso, tanto per cominciare, sono sempre più basse e chiunque può fare informazione attraverso il suo blog o caricare un servizio video. La crisi attuale di molte imprese editoriali e la dilagante sfiducia dei lettori verso la stampa sono altri segnali evidenti di un settore al bivio.

È vero che la rivoluzione digitale apre nuovi scenari molto interessanti: la lenta erosione del potere di una casta, lo spirito di collaborazione e condivisione delle notizie, la partecipazione dei lettori e il boom del citizen journalism, gli straordinari sviluppi delle tecnologie di connessione (si parla già di web 3.0!) e il sempre più facile accesso ai servizi. Non ultimo la prospettiva di nuove figure professionali. Ma la rete pone anche delle
problematiche di non facile soluzione: quanto è neutrale il web? Chi controlla l’accesso? Chi garantisce la sicurezza? Come combattere il digital divide?

Problematiche che Marco Marsili, docente di Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico presso l’Università degli Studi dell’Insubria,
direttore responsabile de "La Voce d’Italia" (uno dei più importanti quotidiani indipendente on line), prospetta già nelle prime pagine di introduzione, per poi affrontare in ogni capitolo tutti i diversi aspetti del giornalismo di oggi. Giornalismo inteso come processo, come lavoro e come industria. Ne esce un vero manuale non solo per chi fa questa professione o vi aspira, ma utile per coloro che vogliono capire di più dell’ecosistema delle telecomunicazioni, dei modelli di produzione e fruizione delle news, dei rapporti tra politica e informazione, degli interessi nascosti, delle distorsioni degli aiuti statali, delle problematiche aperte e delle false ideologie che circolano nell’era del web 2.0.

Ogni capitolo presenta in genere qualche elemento storico che rende più completa la lettura del presente e meno azzardata – anzi, sempre circostanziata e molto argomentata - di qualche ipotesi di sviluppo futuro. Si comincia dalla stampa: un focus sul panorama editoriale italiano e internazionale, il passaggio dalla carta al web, lo stato di salute dei giornali (non certamente buono), i rapporti tra informazione e politica. La chiarezza sulle dinamiche di potere presenti dietro i giornali non serve a innescare una sterile polemica, piuttosto aiuta a capire perché una
testata fa determinate scelte e non altre, e quali sono le conseguenze di avere in Italia solo editori il cui core business non è mai l’impresa editoriale: costruzioni, motori, moda, tutto ma non i giornali.

L’approccio è lo stesso anche per gli altri capitoli sulla pubblicità on line, le reti dell’informazione e del sapere (documentatissima la sezione dedicata alla banda larga), il giornalismo on line in tutte le sue articolazioni (tecnogiornalismo, tv su web, cellulari, peer to peer, video, social network…), la proprietà intellettuale e la privacy fino al funzionamento dei motori di ricerca. Tanti i nodi che via via emergono, a partire dalla crisi della stampa, la mancanza di indipendenza e pluralismo, la partita del digitale terrestre, il freno del monopolio allo sviluppo delle infrastrutture per la connessione veloce a Internet, il problema del rispetto della privacy da parte delle piattaforme di behavoural targeting.

Pagina dopo pagina il lettore si sente così più accorto e consapevole delle straordinarie opportunità che la rete offre per fare informazione ma anche dei suoi problemi, delle questioni chiave che bisognerebbe affrontare per realizzare un sistema editoriale più solido, capace di produrre informazione di qualità. “Collaborazione, organizzazione e innovazione costituiscono i presupposti irrinunciabili sui quali deve essere fondata
qualsiasi iniziativa che voglia avere una qualche possibilità di successo”, dice in sintesi l’autore. Come agire in questa direzione, però, non è di così semplice evidenza.

Proprio di fronte a un quadro così completo sembra ancora più difficile rispondere a quelle domande iniziali poste dall'autore: come sta cambiando il giornalismo con la rete? Chi sopravviverà a questa rivoluzione digitale? E soprattutto quali forme sta assumendo il giornalismo in un mondo di contenuti gratuiti dove il problema è disporre di un budget sufficiente a garantire la ricerca di fonti attendibili, l’accuratezza dei contenuti, il giusto compenso del collaboratore, la sopravvivenza di una testata?

Certamente Marsili offre “una messe rilevante di dati e di chiavi interpretative”, spiega Gamaleri nella prefazione, aiutandoci a formare “le griglie mentali che ci consentono di cogliere il cambiamento”, perché la più grande sfida per l’uomo è sempre stata quella di “padroneggiare la trasformazione che egli stesso ha messo in movimento”.