Italian Grammar Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

L’oggetto del presente lavoro sono i verbi procomplementari, definizione coniata da De Mauro nel Grande Dizionario Italiano dell’Uso (GRADIT, 1999). Si tratta di una categoria di verbi all’apparenza molto eterogenea, all’interno della... more

L’oggetto del presente lavoro sono i verbi procomplementari, definizione coniata da De Mauro nel Grande Dizionario Italiano dell’Uso (GRADIT, 1999). Si tratta di una categoria di verbi all’apparenza molto eterogenea, all’interno della quale De Mauro inserisce verbi quali cavarsela, smetterla, avercela, volerci, metterci, starci, andarsene, ecc. per un totale di 157. Tali verbi, o almeno – come vedremo – gran parte di essi, presentano la particolarità di contenere uno o più clitici incorporati nella propria struttura, con conseguenze, rispetto al verbo di base – privo della componente clitica – che si manifestano a livello sintattico, semantico e pragmatico. Per fare un esempio, un verbo procomplementare come finirla differisce da finire sul piano semantico, con mutamento di significato, da ‘portare a conclusione (qualcosa)’ (finisci di scrivere) a ‘smettere di fare (qualcosa)’ (finiscila di scrivere), e su quello pragmatico, con l’aggiunta di una valutazione negativa da parte del parlante, rispetto alla stato di cose di cui si richiede la fine; o, ancora, nel verbo procomplementare vederci, il clitico ci agisce a livello sintattico, rendendo intransitivo il verbo di base vedere, e a livello semantico, modificandone il significato: ‘ci vedo’ è infatti soltanto parafrasabile come ‘possiedo la capacità di vedere’, mentre ‘vedo’ può solo marginalmente avere tale significato. Già tali esempi ci aiutano a cogliere il significato del termine coniato da De Mauro per tali verbi: “procomplementari” nel senso che accettano (pro: ‘in favore di’) a complemento del proprio significato uno o due clitici (Viviani 2006).
La tesi è articolata in otto capitoli. Nel Capitolo 1 mi occuperò di presentare i verbi procomplementari, illustrandone le principali proprietà sintattiche, morfosintattiche e semantiche; fornirò inoltre una lista dei verbi procomplementari che sono risultati essere i più frequenti dall’analisi di due corpora di italiano contemporaneo, il PEC (in prevalenza scritto), e il LIP (esclusivamente parlato). Tale lista sarà ampliata al Capitolo 8, dove tenterò di delineare una proposta di didattica dei verbi procomplementari più frequenti.
Nel Capitolo 2 farò un passo indietro e mi occuperò di definire, per sommi capi, cosa sono i clitici per poi analizzare nel dettaglio i pronomi clitici dell’italiano, illustrandone le proprietà sintattiche e le principali funzioni svolte.
Nel Capitolo 3 introdurrò il fenomeno della grammaticalizzazione, un processo diacronico per il quale un elemento lessicale assume statuto grammaticale. La grammaticalizzazione può interessare anche un elemento (già) grammaticale, il quale può assumere ulteriori funzioni grammaticali. Ad illustrazione del fenomeno della grammaticalizzazione porterò come esempio – a mio avviso paradigmatico – la genesi del futuro sintetico romanzo, che presenta all’opera i principali meccanismi messi in atto dal processo di grammaticalizzazione. Discuterò poi brevemente il ruolo della metafora e della metonimia nel processo di grammaticalizzazione ed introdurrò il concetto di lessicalizzazione. Grammaticalizzazione, e, in minor misura, lessicalizzazione, ci saranno utili per comprendere e analizzare in che modo si siano originati i verbi procomplementari: di questo mi occuperò nei Capitoli 5, 6 e 7. Ma prima, nel Capitolo 4, tratterò alcuni fenomeni di grammaticalizzazione che sembrano aver agito diacronicamente nella formazione del sistema dei pronomi clitici dell’italiano contemporaneo, per discutere infine l’ipotesi che l’italiano stia sviluppando una coniugazione oggettiva realizzata per mezzo appunto dei pronomi clitici, i quali segnalerebbero sul verbo l’accordo con l’oggetto diretto e l’oggetto indiretto, oltre a quello con il soggetto che già è realizzato in italiano.
Il Capitolo 5 sarà dedicato ai verbi procomplementari con clitico ci (metterci, volerci, ecc.); il Capitolo 6 ai verbi con clitico (o clitici) la (finirla, smetterla, ecc.), si + la (cavarsela, prendersela, ecc.) e ci + la (avercela, mettercela tutta, ecc.), e il Capitolo 7 ai verbi con clitico (o clitici) ne (volerne, andarne, ecc.), si + ne (andarsene, guardarsene, ecc.) e ci + ne (corrercene). In ciascuno di questi tre capitoli cercherò di individuare la funzione svolta dai clitici in alcuni verbi procomplementari, sostenendo, come Russi (2008), che alla base dell’incorporazione della componente clitica nella struttura di tali verbi – e alla base dunque della loro genesi – sia stato all’opera un processo di grammaticalizzazione per cui i clitici sono divenuti elementi obbligatori, la cui omissione restituisce verbi inesistenti, oppure comporta agrammaticalità o, ancora, produce frasi accettabili ma di significato differente. Vedremo quindi come gran parte dei verbi procomplementari siano da considerarsi vere e proprie entrate lessicali spesso semanticamente distanti dal verbo che, ipoteticamente, ne costituisce la base.
Infine, nel Capitolo 8, dapprima riporterò i risultati dell’indagine che ho svolto sui corpora Perugia Corpus (PEC) e Lessico Italiano Parlato (LIP), nei quali ho ricercato i 157 verbi procomplementari individuati da De Mauro nel GRADIT, più alcuni altri verbi notevolmente frequenti che sono a mio avviso da ritenere procomplementari a tutti gli effetti. Partendo dai verbi procomplementari che saranno risultati più frequenti dall’indagine nei due corpora, fornirò alcuni spunti per il loro insegnamento, focalizzandomi in particolar modo sul confronto tra i verbi procomplementari e i verbi con clitici pronominali, i quali possono risultare formalmente indistinguibili dai primi.