Italian Literature Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

Il volume che qui si presenta raccoglie la maggior parte dei contributi delle due giornate romane. Nella sezione che apre il volume, intitolata La teoria, il canone, la critica letteraria compaiono contributi che pongono al centro della... more

Il volume che qui si presenta raccoglie la maggior parte dei contributi
delle due giornate romane. Nella sezione che apre il volume,
intitolata La teoria, il canone, la critica letteraria compaiono contributi che
pongono al centro della riflessione tre nodi fondamentali: il nodo della
politica e del rapporto con le istituzioni e della visibilità e valorizzazione
istituzionale degli studi delle donne e di genere, specie nell’Italianistica
(Sapegno); il nodo della tradizione e della memoria, della sua
necessità e possibilità (Chemello), e quello della collaborazione in rete
di specialisti a livello globale, come reale e concreta possibilità di dare
visibilità e connettere esperienze anche molto diverse tra loro, ma che
divengono modello di ricerca e di organizzazione e comunicazione dei
dati (Crivelli).
4 Critica clandestina?
Il canone è rimasto un discorso importante presente all’interno di
tutti i contributi; tuttavia, il fuoco appare essersi spostato. Il ragionamento
sull’inclusione e l’esclusione come espressione di esercizio di un
potere si incentrava sulla scelta degli oggetti della ricerca, ma insieme
anche sul collocamento di coloro che la ricerca la facevano dentro o
fuori le istituzioni, dentro o fuori il discorso o la metodologia dominante.
Ora, se la provocazione contenuta nel titolo, la clandestinità,
adottava nuovamente la prospettiva binaria dentro/fuori, la risposta
delle relatrici è stata piuttosto: siamo da decenni all’interno del discorso
critico e della produzione culturale di questo paese, nella pratica
dell’immenso lavoro che in moltissime abbiamo fatto finora. La vera
sfida si gioca ora su un altro terreno: trovare il modo per dare valore
al patrimonio di ricerche esistenti, per trasmetterlo, per costruire una
rete virtuosa che unisca i diversi soggetti di produzione culturale e imponga
l’attenzione su quanto di nuovo la critica femminista ha saputo
produrre, sui nuovi metodi di indagine, i nuovi punti di vista, nuove
aperture e fuoriuscite dalle logiche di controllo – anche economico –
del sapere (pensiamo all’interdisciplinarietà di tante esperienze, o alla
gratuità e all’enorme potenziale di diffusione della rivista «altrelettere
»). Rimangono, certo, le resistenze (nel riconoscimento accademico
di molte pratiche, per esempio), che rischiano di vanificare negli effetti
molti sforzi; e le arretratezze (anche scandalose, come quelle delle Indicazioni
nazionali per le programmazioni scolastiche). Tuttavia, percorre
le pagine dei vari saggi anche la consapevolezza del valore del
lavoro svolto e l’importanza cruciale, politica, sociale e culturale, della
sua prosecuzione.
La seconda sezione del volume si intitola Dalla teoria ai testi e raccoglie
i saggi che si pongono trasversalmente tra una pratica critica e
una riflessione sui suoi presupposti teorici. I diversi lavori riflettono
sull’autobiografia (Gamberi), intesa come “sorta di tecnologia del genere
attraverso cui ricostruire le forme e figurazioni delle soggettività
femminili”; sul rapporto con la scrittura, con un’indagine ancora
tra biografie e pagine autobiografiche (De Simone); sul bildungsroman
femminile come tentativo “di percorrere una strada diversa dall’unica
prevista per la donna, e scoprire quanta consapevolezza c’è nelle scrittrici
dell’assunzione di un ruolo (quello di formatrici di un soggetto
nuovo) inedito e ancora in via di definizione” (Pinoia); sul rapporto
tra tradizione e marginalità nelle scritture delle scrittrici migranti (Belozorovich);
e infine su come la critica, femminista e non, ha trattaIntroduzione
5
to la questione della filoginia/misoginia nel Decameron di Boccaccio e
la relazione sempre complessa tra la rappresentazione del maschile e
quella del femminile nel Decameron.
Nella terza parte si presentano alcuni casi di lettura sia di opere
singole, come fa Trovato attraverso una rilettura del personaggio di
Angelica nel Furioso, sia trasversale a più testi: Porciani ragiona sulla
‘disambientazione’ come modalità attraverso cui le critiche femministe
hanno riletto le grandi donne del mito, come Antigone; Marzi analizza
la figura ‘perturbante’ della lavoratrice domestica, nella sua relazione
con la datrice di lavoro, utilizzando le categorie freudiane di Heimlich
e Unheimliche. Sanfilippo indaga un modo di produzione del racconto,
quello orale, particolarmente frequentato dalle donne, ma di cui spesso
abbiamo notizia tramite la mediazione maschile che legittima l’atto
del racconto sulla pagina scritta.
L’ultima sezione, infine, è dedicata ai luoghi della produzione culturale
(Le forme della trasmissione: l’università, la scuola, gli altri luoghi).
Fortini affronta il nodo della scrittura (spesso collettiva) come espressione
di una soggettività critica matura e fatta di tante voci, e praticata
in diverse forme e modalità di espressione, in dialogo costante con le
istituzioni, che è l’esperienza della Società italiana delle letterate.
Ricaldone racconta l’esperienza del Cirsde (Centro interdisciplinare
di ricerche e studi delle donne e di genere), che a partire dal 1991, a
Torino, fa ricerca e offre formazione nell’ambito degli studi delle donne
e di genere. Contini, Malvestito, Nicolo, Schettino parlano di una ricerca
sugli scritti autobiografici e nella memorialistica di alcune donne
accomunate dall’esperienza del carcere, con particolare attenzione per
la ricaduta didattica dei temi sollevati da questi scritti. Di educazione
parlano anche i contributi di Magazzeni, a proposito delle ricerche didattiche
e dei libri di testi scritti da donne alla fine dell’Ottocento, e di
Di Giacomo, Perrotta, Toti, che intervengono sulla pratica della lettura
di genere nelle scuole di oggi. Infine, Volpe si concentra sull’analisi di
genere del lavoro editoriale in Italia negli ultimi anni, servendosi di dati
sulla distribuzione del genere all’interno delle case editrici e sulle classifiche
riguardo alle vendite.
Il quadro che ne emerge è variegato dal punto di vista degli approcci
e dei metodi di indagine, ma tende anche a ridefinire le modalità di
scrittura critica e i confini tra generi e forme di scrittura. Si potrebbe
dire che le donne e la critica di genere siano in grado di produrre nuove
categorie ermeneutiche proprio attraverso un’apertura alla vita e
6 Critica clandestina?
alla molteplicità dell’esistente; non a caso spesso, al centro dei discorsi,
si trovano questioni come la trasmissione, la tradizione, le relazioni tra
gli esseri umani e le loro rappresentazione. Questo volume dunque
contribuisce a far uscire dalla clandestinità (a dare visibilità all’interno
di un prodotto accademico) non solo un oggetto di studio, ma anche
una serie di metodi e di sguardi possibili e utili e stimolanti nei fatti,
anche se si pongono fuori dagli stretti steccati disciplinari sui quali
oggi si fondano innanzitutto i criteri di scelta e di selezione dei futuri
ricercatori universitari. Ed è questo un fatto sul quale non solo la comunità
scientifica, ma la società civile dovrebbe riflettere.