Prehistory of Malta and Gozo Research Papers (original) (raw)

L'arcipelago Maltese, situato nel centro del Mediterraneo, (circa 80 km a sud della costa siracusana, 290 km ad est della Tunisia, 355 a nord della Libia e 815 ad ovest di Creta), è costituito da 5 isole (più svariati scogli ed... more

L'arcipelago Maltese, situato nel centro del Mediterraneo, (circa 80 km a sud della costa siracusana, 290 km ad est della Tunisia, 355 a nord della Libia e 815 ad ovest di Creta), è costituito da 5 isole (più svariati scogli ed affioramenti), di cui soltanto 3 (Malta, Gozo, e, in misura molto minore, Comino) abitabili sin dalla Preistoria, per una superficie totale di 316 km 2 (RENFREW, 1973;. Le isole sono costituite dall'affioramento di un promontorio calcareo sottomarino che collega l'arcipelago alla Sicilia ad una profondità di circa 100m., e sono pertanto state direttamente collegate alla Sicilia da una lunga lingua di terra svariate volte nel corso del Pleistocene, ed in particolare in corrispondenza dei periodi Pleniglaciali Rissiani e Würmiani, come testimoniato dalle faune rinvenute nei (pochi) depositi pleistocenici di Malta e Gozo (soprattutto Ghar Dhalam, Ghajn Abdoul e Ghar Hassan, . La sequenza litologica delle isole è costituita da spessi "pacchetti" di strati alternati di calcare corallino e calcare a globigerine, formatisi in un ambiente di fondale marino tra i 27 e i 7 M.yrs BP, ed emersi in seguito alle spinte tettoniche dovute alla collisione tra la zolla africana e quella europea, di cui le isole fanno parte (PEDLEY et al. 2002). Tuttavia, nonostante vari indizi indiretti che potrebbero suggerire un quadro diverso, il primo popolamento umano delle isole può essere fatto risalire con certezza soltanto al Neolitico, con la data più antica proveniente dal sito a ceramica impressa con forti caratteri stentinelliani di Ghar Dhalam, corrispondente a 6148±160 uncal BP (BM-378, TRUMP, 1996). Posto nella parte sud-orientale dell'isola di Malta, molto vicino alla cittadina di Birzebbuga e al sito più tardo di Borg-in-Nadur, il riparo in grotta di Ghar Dhalam costituisce un sito-chiave per le fasi immediatamente precedenti e successive alla primo sicuro popolamento umano dell'isola: questa grotta infatti, oltre ad aver restituito il più grande (e meglio studiato) deposito pleistocenico dell'arcipelago (costituito prevalentemente da accumuli ossei di macrofaune dovuti all'apporto di un paleo-corso fluviale), ha anche restituito i materiali più antichi sicuramente riferibili alla presenza dell'uomo sulle isole, tra cui alcune sepolture umane e una ceramica di tipo impresso, molto affine stilisticamente alle produzioni stentinelliane, e soprattutto la più antica data al radiocarbonio, e costituisce pertanto il sito eponimo della prima facies del Neolitico Maltese. Materiali della facies Ghar Dhalam sono venuti alla luce anche in un altro ridotto numero di siti (perlopiù disturbati da interventi di età posteriore/moderna) tra Malta e Gozo: particolarmente rilevanti sembrano essere stati i depositi in grotta del tavolato collinare calcareo di Ghajn Abdoul, a Gozo, che costituisce il punto di approdo più vicino alla costa Siciliana, e il più comodo con venti favorevoli. I depositi (sparsi in diverse grotte naturali nella falesia calcarea) hanno restituito, nel corso delle sbrigative indagini condotte durante il governo coloniale inglese, sia ceramiche della facies di Ghar Dhalam (se non vere e proprie ceramiche Stentinelliane), sia ceramiche della successiva fase Grey Sorba. Sfortunatamente però la maggior parte dei depositi è stata rimossa dalle attività di cava prima che fosse possibile ottenere delle datazioni al radiocarbonio: è solo da augurarsi che i pochi depositi rimasti possano essere almeno datati in futuro. Nonostante questo, il dibattito sulla possibile presenza di popolazioni umane a Malta e/o Gozo prima della fine del VII Millennio BC, è divenuto celebre fon dagli inizi del XX secolo in seguito al rinvenimento a Ghar Dhalam, nei depositi della fine dell'età glaciale ("Deer Layer", datato tra 18 e 10 K.yrs BP) di tre denti pertinenti forse a tre individui diversi (DESPOTT, 1923; M.A.R., 1937). Per la loro particolare morfologia taurodontica, i denti furono attribuiti ad Homo Neanderthalensis sia dallo scavatore Despott (che era un dentista), sia dall'anatomista Arthur Keith (FABRI, 2007). Tuttavia questa attribuzione (che è stata recentemente richiamata in causa dalla stampa divulgativa maltese, MIFSUD E MIFSUD, 1997) non sembra reggere alla luce di (1) le tecniche decisamente "novecentesche"con cui fu effettuato lo scavo, tra il 1892 e il 1937 che non consentono di ricostruire un serio contesto stratigrafico per i reperti, e (2) le analisi separate dei denti svolte da J.J. Mangion (1962) e da Kenneth Oakley (1963), che dimostrarono ampiamente la presenza di simili casi di taurodontismo anche nella moderna popolazione maltese FABRI, 2007). Al momento attuale non sembra dunque possibile trovare una prova scientificamente valida della presenza umana a Malta e Gozo prima della facies di Ghar Dhalam, tuttavia questa situazione potrebbe essere dovuta principalmente allo stato attuale dei depositi maltesi visto che: (1) nella gran parte della superficie delle isole di Gozo e Malta non è mai 1 stata fatta una prospezione finalizzata al ritrovamento di siti pre-neolitici (che sono molto meno facilmente individuabili rispetto alle strutture in pietra di età neolitica), (2) l'intensa attività di cava di cui sono state oggetto le due isole maggiori nel corso dei millenni si è concentrata prevalentemente sui plateau calcarei costellati di grotte naturali (come Ghajn Abdoul), obliterandone una gran parte, (3) la fortissima erosione meteorica a cui è sottoposto il suolo maltese ha fatto si che a) un gran numero di siti (posti sulle zone più esposte) sia stato completamente rimosso dagli eventi naturali, e un altro numero (indeterminabile) seppellito dagli accumuli alluviali, e soprattutto che b) la maggior parte dei pendii e delle superfici sfruttabili per fini agricoli sia stata terrazzata (con i tipici muretti a secco) un numero incalcolabile di volte nel corso dei millenni, obliterando un gran numero di possibili siti, o quanto meno coprendoli (in più di un caso infatti la presenza di muretti di terrazzamento ha preservato i siti dall'aratura e dallo sbancamento per altri fini), e rendendone l'indagine difficile e/o costosa. Tuttavia non esiste nemmeno un buon motivo per negare a priori la possibilità di un popolamento umano delle isole prima del 6150 Uncal BP, e alcuni possibili (benché indiretti) indizi in questo senso possono essere trovati nei dati faunisitici. Le faune pleistoceniche infatti, ed in particolare le megafaune tipiche dell'ambiente maltese di epoca Eemiana e Würmiana (tra cui i ratti giganti Leithia melitensis , e le lucertole giganti Lacerta wiedincitensis, le testuggini giganti appartenenti alla specie Testudo robusta, tre specie di ippopotamo -Hippopothamus amphibius, H. pentlandi e H. melitensis -, due specie di elefanti di piccola taglia -Paleoxodon mnaidriensis e P. falconeri), oltre a quelle più tipiche dell'Epiglaciale (gli ungulati Cervus elaphus, Dama dama, Equus asinus, i carnivori Ursus arctos, Canis lupus e Vulpes sp., oltre alle lontre -Lutra euxena, e a diverse specie di roditori ed uccelli marini tra cui il cigno gigante Cygnus falconeri), che sembrano molto abbondanti nei depositi pleistocenici delle isole (BATES, 1935;, non appaiono in nessun caso documentato nei livelli corrispondenti alla facies Ghar Dhalam, né in alcun deposito di età certamente Olocenica. Questa rapida e totale scomparsa delle macrofaune che avevano prosperato sulle isole maggiori per svariate decine di migliaia di anni giusto in corrispondenza della fine del Pleistocene e dell'Epiglaciale è stata messa più volte in relazione con il possibile arrivo di gruppi di cacciatori dalla penisola italiana e/o dalla Sicilia (EVANS, 1959; MORANA, 1987; ZAMMIT MAEMPEL, 1989; SULTANA E FALZON, 2002) in particolare sulla base del parallelo etnologico con le grandi estinzioni causate dall'arrivo dei primi esseri umani in contesti fortemente insulari, come ad esempio nel caso dell'estinzione delle megafaune Neozelandesi e Patagoniche (TRUMP, 2002) oppure delle grandi specie aviarie marine delle isole di Pasqua, Pitcairn, Henderson e Mangareva, nella Polinesia orientale (DIAMOND, 2005). Tuttavia, l'assenza di depositi dettagliati studiati risalenti alla fase di transizione tra il periodo Epiglaciale e l'Atlantico attraverso cui 1 Al 2006.