Red Scare Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

«Una vita proletaria» fu scritta nel 1921 dall’emigrante anarchico Bartolomeo Vanzetti in un carcere degli Stati Uniti d’America prima di essere ucciso - innocente - sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown la notte tra il... more

«Una vita proletaria» fu scritta nel 1921 dall’emigrante anarchico Bartolomeo Vanzetti in un carcere degli Stati Uniti d’America prima di essere ucciso - innocente - sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown la notte tra il 22 e il 23 agosto del 1927. L’opera ebbe un grande successo e venne pubblicata immediatamente su venti giornali americani. In Italia fu edita, per la prima volta, dal quotidiano anarchico «Umanità Nova» del 9 ottobre 1921.
È la vita di un grande Uomo, onore e vanto dell’umanità che lotta - con abnegazione e disinteresse personale - per la libertà, per la giustizia, la verità e la tolleranza. È uno straordinario e toccante documento umano e politico, nel quale un uomo, con la prospettiva di una morte per condanna, ripercorre le tappe della propria vita senza trovarvi nulla che giustifichi l’ingiustizia che, insieme a Nicola Sacco, sta patendo: non ha mai rubato, non ha mai ucciso, anzi, ha speso la propria esistenza lottando per condizioni migliori di vita per tutta l’umanità.
Ma Sacco e Vanzetti erano due emigranti, per di più anarchici e italiani.
Solo per questa «colpa» furono condannati a morte e la «civile» America restò sorda a tutti gli appelli che arrivavano da ogni parte del mondo (tranne dall’Italia fascista) per chiedere la revisione del processo e per provare l’estraneità al delitto del quale erano stati accusati e il riconoscimento dell’innocenza dei due lavoratori italiani.
Con cinquant’anni di ritardo, nel 1977, gli Stati Uniti d’America hanno riconosciuto ufficialmente l’errore giudiziario, riabilitando i due anarchici, ritenuti innocenti già all’indomani del processo dai lavoratori di tutto il mondo, che si batterono con passione, rabbia e invincibile speranza per strapparli alle mani assassine del boia.
Una vita proletaria è la vita di un onesto lavoratore che sfida gli Stati Uniti d’America e li mette in ginocchio, anche se alla fine, dopo lunghi anni di lotta e di resistenza, viene ucciso.
Con la loro vicenda, Sacco e Vanzetti hanno segnato una pagina indelebile nella storia degli uomini liberi e - ancora oggi - sono, in tutto il mondo, simboli imperituri della libertà e della giustizia calpestata e negata.
Con l’autobiografia di Vanzetti viene pubblicato anche un raro, inedito e appassionante resoconto dello stesso Vanzetti sui retroscena del processo di Plymouth, tradotto dall’inglese in italiano per la prima volta, insieme alla coraggiosa e avvincente arringa difensiva che lo trasforma da accusato in accusatore. Sono dei documenti di cultura politica, proletaria e rivoluzionaria, della quale Vanzetti non si pente, ma accusa il potere e la giustizia dell’infame persecuzione che lui e il suo compagno di sventura hanno patito solo perché anarchici e italiani. Queste, le loro uniche colpe!
Nel libro, oltre all’arringa difensiva di Nicola Sacco, sono presenti alcune delle ultime e struggenti lettere che i due martiri scrissero dal carcere ai loro compagni e ai loro familiari, nelle quali - come in tutte le azioni della loro vita - continuano a parlare il linguaggio dell’amore, della speranza, dell’anarchia e della libertà.
Volume a cura di Luigi Botta, con la prefazione di Giuseppe Galzerano. La copertina è di Antonio Zuccarello.