STORIA DELL'ARTE Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

Non temere: il volumetto di Sgarbi, pesa; ma le meraviglie di cui narra, sono davvero leggere. Una vera «cartografia del cuore». E se per ragioni editoriali si pubblica nella collana dei «Saggi» Bompiani, potremmo suggerire di definirlo... more

Non temere: il volumetto di Sgarbi, pesa; ma le meraviglie di cui narra, sono davvero leggere. Una vera «cartografia del cuore». E se per ragioni editoriali si pubblica nella collana dei «Saggi» Bompiani, potremmo suggerire di definirlo una sorta di «saggio da viaggio». Più che far venir voglia di leggere, credo faccia venir voglia di infilarselo in qualche zaino e andare a vedersele per davvero quelle meraviglie. Grande pregio di certi libri è sempre stato quello di far scoprire le bellezze del mondo, e quindi muovere, anche e proprio fisicamente, il lettore ad una azione conseguente. Il libro di Sgarbi è dunque un libro rigorosamente morale, ossia indica una direzione e chiama chi legge ad una responsabilità di fronte ai tesori d'arte e di paesaggi che l'Italia reca in dono a chi la abita. O fai solo il turista, e quindi consumi, come all'ipermercato, i cosiddetti «beni culturali». Oppure provi a viaggiare i luoghi della penisola, e li ammiri contemplandoli per quello che sono e possono rivelarti, gratis. La bellezza di cui si parla in questo libro non deve giustificare la propria esistenza con l'essere per forza 'produttiva' o fonte di qualche indotto commerciale. È la rara bellezza, e forse perciò la sola autentica, di ciò che non ha prezzo. Nella felicità di cui è capace la scrittura di Sgarbi, sempre misurata, spesso stilisticamente raffinata, e a tratti anche pedagogica-ad esempio nel raccordare con linee essenziali un percorso di storia d'arte per inquadrare meglio gli oggetti-; in quella felicità da scrittore consapevole che il bello, spesso, ha bisogno di forme semplici per essere meglio inteso; ebbene, in quella felicità, e quasi facilità del suo discorso, Sgarbi pone questioni importanti e decisive. La prefazione, in questo senso, è un piccolo tesoro. Noi siamo, secondo l'Autore, come Alice che si trova «nel bel mezzo di una fiaba», in quel paese delle meraviglie che è l'Italia. Un'Italia però che «infaticabili privati e amministratori si sono accaniti per distruggere, rovinare, aggredire, sfregiare, torturare» e che tuttavia, anche a dispetto dei «vandalismi delle pale eoliche», resiste in «vasti spazi remoti e incontaminati di paesaggio». Un'Italia «non obbligatoria, non frequentata, non ricercata», quella «che non rende» con gli «sviluppi sostenibili». Di qui il senso del libro: non tanto riscoprire sotto un diverso punto di vista luoghi noti ma dimenticati, quanto piuttosto vedere finalmente quel che ancora rimane «proprio non prima visto». Quindi giù, da nord a sud, da oriente a occidente, da Trieste a Milano, da Imola a Pisa, da Brindisi a Riace a Gela. Quella dimensione dello sguardo pieno di stupore per la ricchezza d'acque dolci e di pesci, che aveva mosso nel Duecento Bonvesin da la Riva a narrare le Meraviglie di Milano, si estende qui all'intera penisola, ritrovando una tradizione del saggio d'arte che anche l'altro gran lombardo, dico Carlo Emilio Gadda, aveva saputo rinnovare in piena modernità novecentesca. Leggiamo così dei veri protagonisti del libro, che non sono perciò le grandi città d'arte, pur vagliate con occhio nuovo e curioso; quanto i brevi e a volte brevissimi capitoli dedicati, e cito per esercitare il gusto, a Cerveno e a Varallo; a Mondovì o a Camogli; a Faenza o a Cagli. O al monumento intitolato a Francesco Baracca, che si alza in volo nel cielo di Lugo di Romagna. O alla Fiasca dei fiori del Cagnacci nella pinacoteca di Forlì. Così, appunto, solo per 'saggiare'. E continuerei, come se avessi viaggiato per davvero, con la voglia di raccontarvi tutte le meraviglie che ho visto. Ma per fortuna l'ha già fatto Sgarbi.