Science, Technology and Literature Research Papers (original) (raw)

Cartaceo ed ebook disponibili sul sito www.youcanprint.it L’influenza darwiniana nella letteratura italiana è una tematica particolarmente interessante e significativa che purtroppo è stata troppo spesso sottovalutata. Difatti non esiste... more

Cartaceo ed ebook disponibili sul sito www.youcanprint.it
L’influenza darwiniana nella letteratura italiana è una tematica particolarmente interessante e significativa che purtroppo è stata troppo spesso sottovalutata. Difatti non esiste un’esaustiva bibliografia in merito ma solo vaghi spunti all’interno delle moltissime analisi critiche contemporanee incentrate sul panorama letterario nostrano otto-novecentesco. Questa ricerca si prefigge l’obiettivo di rimediare a questa lacuna. Lacuna molto grave dal momento che l’evoluzionismo, proponendo una spiegazione del mondo e della vita umana diversa da quella tradizionale offerta dalle Sacre Scritture, modificò completamente il modo di pensare umano, di rapportarsi alla vita, di leggere la storia del mondo e dell’uomo. Trattandosi di una teoria dalla indubbia portata rivoluzionaria rilevante fu la sua influenza nei maggiori intellettuali dell’epoca, i quali, volenti o nolenti, furono costretti a fare i conti con le nuove scoperte scientifiche.
Si mostrerà come il darwinismo viene metabolizzato dai diversi autori e in che maniera risuona nelle loro opere. Il quadro che si delineerà sarà alquanto eterogeneo dal momento che il darwinismo sarà ‘utilizzato’ dai diversi autori entro differenti ed opposte ottiche. Ognuno di questi autori recepirà e distorcerà l’evoluzionismo a proprio modo.
Il saggio si compone di 5 capitoli, il primo introduttivo, i restanti sono dedicati a ciascun autore preso in considerazione.
1. D’Annunzio-Darwin
In Gabriele D’Annunzio l’influenza darwiniana è duplice. Pertanto l’analisi si scinde in due parti. Si fa riferimento a ciascuna di esse utilizzando due concetti-chiave, “L'ereditarietà” e la “divina bestialità”.
1.1. La “divina bestialità”
D’Annunzio riprende e sottolinea uno dei dati di fatto posti in essere da Darwin: lo stretto legame esistente tra l’uomo e gli animali. Ma non solo. Egli si dimostra convinto che l’uomo, comportandosi come un animale, ripudiando la razionalità e dando sfogo a tutti i suoi naturali, bestiali, istinti, s’incammini in tal modo verso una sfavillante natura sovrumana, divenga una sorta di semi-dio.
D’Annunzio, certo dell’“equazione imbestiamento-divinità”, sicuro che il regredire allo stadio primiero divenendo una bestia sia la via maestra che conduce al divino, giungerà ad esaltare l’umana animalità, a celebrare il lato bestiale, ferino, insito nell’uomo: “Quivi l’animale umano / amai, che divora, s’accoppia, / urla, combatte, uccide, / inconsapevole e vero. / Quivi divinai la divina / bestialità” .
Lo scopo di D’Annunzio è glorificare la sessualità mediante la messa in rilievo della naturalità delle pulsioni, è elogiare la carnalità, mettere in evidenza la superiorità dell’eros, intesa come pulsione istintiva, rude, animalesca.
Nel saggio questo aspetto viene analizzato esaminando in maniera cursoria le novelle racchiuse nella giovanile raccolta dannunziana Terra vergine.
1.2. L’ereditarietà
Il darwinismo in D’Annunzio diverrà anche mezzo per legittimare la vittoria, nella lotta per la vita, degli eletti sul misero volgo. L’evoluzionismo servirà a giustificare, a livello ideologico, la politica di potenza in nome della “selezione naturale” e della legge del più forte che s’impone nella lotta per la vita. In tal modo le leggi scientifiche saranno ‘sfruttate’ per presentare come giuste, poiché frutto di leggi naturali, le prevaricazioni, le sopraffazioni, i dispotismi, la repressione delle lotte sociali. Insomma è ‘giusto’ che il più forte (il superiore, seguendo l’ideologia dannunziana) vinca, assoggetti, il più debole, l’inferiore: questa è, in breve, la distorsione.
Una volta ricordato tale fondamentale aspetto vedremo che, l’ereditarietà, così com’è interpretata D’Annunzio, si configura come trasmissione degli eccelsi caratteri ereditari dei nobili avi. È la trasmissione di questo patrimonio genetico ‘superiore’ che giustifica la ‘naturale’ e ‘legittima’ imposizione dell’Eletto sul misero volgo dal momento che sono i geni degli illustri antenati che motivano la superiorità degli eletti dannunziani e di conseguenza la legittimità del loro assoggettamento della folla, della moltitudine.
Questo aspetto viene affrontato analizzando in maniera particolareggiata il romanzo Le vergini delle rocce e accennando al romanzo Il piacere.

2. Giovanni Verga e l’evoluzionismo
Giovanni Verga è l’autore che rimane più ‘fedele’ alle premesse darwiniane. L’evoluzionismo, coniugato alla sua ideologia pessimista e disillusa della realtà, diverrà chiave interpretativa di una società violenta e conflittuale, basata essenzialmente sulla sopraffazione del più debole.
Per Verga la realtà sociale, come quella naturale, obbedisce alle stesse leggi: la “natural selection”, la “struggle for life”. Come l’ordine naturale anche quello sociale è insovvertibile, immutabile. Sebbene l’uomo cerchi inarrestabilmente di migliorare le proprie condizioni di vita – dato che la “brama di meglio” è, per Verga, connaturata a ciascun individuo – sarà esclusa qualsivoglia modifica dell’assetto sociale. Chiunque, animato dalla volontà di migliorare la propria esistenza, cerchi di cambiare stato sociale sarà destinato ad una tragica, inevitabile, sconfitta: “il mondo, da pesce vorace ch’egli è, se lo ingoiò, e i suoi più prossimi con lui” .
Le opere analizzate sono: la Premessa ai Malavoglia, le novelle Fantasticheria, Jeli il pastore, La Lupa, Rosso Malpelo, Libertà, La roba e Gli Orfani.

3. Antonio Fogazzaro. Tra creazionismo ed evoluzionismo
Mentre la Chiesa rifiuta la teoria evoluzionista bollandola come atea, poiché essa condurrebbe alla negazione dell’esistenza di Dio, il credente Fogazzaro l’accetta convinto che la scienza non metta in dubbio la fede dal momento che per lui l’evoluzione altro non è se non “il metodo tenuto da Dio nel creare” . Secondo il vicentino scienza e fede non sono antitetiche bensì vanno di pari passo: “La Bibbia dice: «Iddio formò» La scienza dice : «in questo modo»” .
Il tentativo conciliativo fogazzariano ha come scopo essenziale quello di privare la teoria evoluzionista darwiniana della sua inquietante sostanza antidogmatica, di neutralizzare l’evoluzionismo riaffermando le priorità dell’indiscutibile, a suo parere, fede cristiana. Questa volontà di ‘proteggere’ il credo cattolico lo porterà a proporre una lettura dell’evoluzionismo di tipo spiritualista secondo cui l’evoluzione procede dall’inferiore al superiore, dal materiale allo spirituale. Il Fogazzaro si dimostra convinto che l’uomo, combattendo all’interno del suo cuore contro il “bruto antico” presente in esso – nella fattispecie l’istinto sessuale –, residuo di un passato ancestrale, prepara al suo interno una mirabile evoluzione spirituale che gli permetterà d’indirizzarsi verso “una ignota natura sovrumana” . Nel mondo artistico fogazzariano la lotta contro l’istinto sessuale, emblematico connotato animalesco proprio dell’umana natura, è una costante fissa. E fisso sarà anche l’esito dello scontro: l’eros verrà puntualmente sconfitto. Dopotutto lo sbandierato compito della sua arte spiritualista risiede nel “comprimere il brutale” così da promuovere “ogni ascensione morale”; consiste nel “correggere ogni viziosa inclinazione dello spirito umano” così d’allontanarlo “dalla animalità” .
La distorsione fogazzariana dell’evoluzionismo e del cattolicesimo è mostrata, nel presente saggio, mediante l’analisi degli scritti sull’evoluzionismo dell’autore raccolti nel volume Ascensioni umane e attraverso la trattazione particolareggiata del romanzo Il santo.

4. La teoria dell’evoluzione della specie in Italo Svevo
Svevo stravolge l’evoluzionismo così da arrivare a giustificare, a legittimare l’individuo inferiore (l’inetto, il non evoluto) che, a differenza dell’individuo evoluto che ad un certo punto del suo sviluppo sarà costretto ad arrestarsi, trarrà proprio dalla sua inettitudine, dalla sua incapacità di adattamento, lo stimolo per svilupparsi, per evolversi.
Analizzando il modo in cui Svevo s’appropria della teoria darwiniana, noteremo non solo quanto singolare sia il capovolgimento sveviano dell’evoluzionismo, ma soprattutto – cosa ancor più interessante – constateremo che la lezione darwiniana sarà, da Svevo, mescolata a quella di altre figure che hanno su di lui un’influenza molto forte: Schopenhauer, Marx e Nietzsche.
Nella saggio la distorsione sveviana dell’evoluzionismo è mostrata attraverso l’analisi dei luoghi della sua produzione narrativa in cui risuona la lezione darwiniana. In particolare sono stati presi in considerazione i romanzi Una vita e La coscienza di Zeno, i racconti La tribù e Corto viaggio sentimentale, i saggi La corruzione dell’anima, L’uomo e la teoria darwiniana, Ottimismo e pessimismo, Del sentimento in arte, Echi mondani, Soggiorno londinese, e alcune pagine di diario sparse.