Storia Della Resistenza Research Papers (original) (raw)
Alla luce delle nuove prospettive storiografiche inaugurate da Claudio Pavone 1 e Lutz Klinkhammer 2 all'inizio degli anni novanta, molti storici hanno ripreso e rivalutato gli eccidi e le stragi di civili compiute dai nazifascisti tra il... more
Alla luce delle nuove prospettive storiografiche inaugurate da Claudio Pavone 1 e Lutz Klinkhammer 2 all'inizio degli anni novanta, molti storici hanno ripreso e rivalutato gli eccidi e le stragi di civili compiute dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945. Il loro lavoro si è orientato soprattutto a indagare due questioni fondamentali: da un lato individuare i reparti e le forze responsabili delle stragi; e dall'altro richiamare l'attenzione sull'esistenza, nelle comunità colpite dalla violenza tedesca, di una sorta di «memoria divisa» 3 , non riconducibilee anzi oppostaa quella memoria ufficiale della Resistenza abituata a vedere i partigiani e la popolazione civile come due parti univocamente coese nella lotta contro l'occupante tedesco. Le ricerche condotte da Paolo Pezzino 4 e Giovanni Contini 5 , in particolare, hanno mostrato come si sia sviluppata, anche a distanza di anni, una sorta di memoria dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime tendente a individuare nei partigiani non degli eroi di una * Questo testo costituisce l'elaborato finale per il corso magistrale di Storia Contemporanea, tenuto nel semestre primaverile dell'anno accademico 2016/2017 dal prof. Gustavo Corni, presso l'Università degli Studi di Trento. Ringrazio Tobia e Giovanni Larese per l'aiuto prestatomi nella ricerca dei documenti e per aver discusso con me alcune delle questioni esaminate in questo testo. 1 C. Pavone, Una guerra civile: saggio storico sulla moralità nella resistenza, Bollati Boringhieri, Torino 1991 2 L. Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Id., Stragi naziste in Italia: la guerra contro i civili (1943)(1944), Donzelli, Roma 1997. 3 Il termine è di Giovanni Contini. Con riferimento alla strage di Civitella, lo storico si riferisce alla memoria collettiva del paese, che in contrasto con la storiografia ufficiale ha visto la Resistenza essenzialmente come un movimento formato da giovani che si erano nascosti per sfuggire alle retate repubblichine, cercando di difendere in primo luogo se stessi e mettendo in grave pericolo la popolazione inerme: cfr. G. , La memoria divisa, Rizzoli, Milano 1997. 4 P. Pezzino, Anatomia di un massacro: controversia sopra una strage tedesca, Il Mulino, Bologna 1997. 5 G. Contini, La memoria divisa, cit. 6 Cfr. G. De Luna, La Resistenza perfetta, Feltrinelli, Milano 2015. 7 S. Guarneri, Storia minore, Pilotto e Bertani, Verona 1986, pp. 244-249. Corsivo mio. Prosegue precisando che «su tale stato d'animo, su tale sentimento di desolazione e di sconforto potevano far presa le recriminazioni di una parte del clero, di taluni parroci, i quali, nei confronti della guerriglia, sin dai suoi inizi, avevano assunto un atteggiamento critico, se non ostile; soprattutto in quanto essa era promossa e guidata dai comunisti, da chi infine rispondeva ad una ideologia decisamente condannata dalla Chiesa cattolica». Cfr. C. Saonara (a cura di), Le missioni alleate e la Resistenza nel Veneto: la rete di Pietro Ferraro dell'OSS, Marsilio, Venezia 1990, pp. 25-26. 15 M. Fioravanzo, Mussolini e Hitler: la Repubblica sociale sotto il Terzo Reich, Donzelli, Roma 2009, p. 157. 16 Cfr. M. Wedekind, La politica etnica nazista nella Zona d'operazione della Prealpi, in La Zona d'operazione delle Prealpi nella seconda guerra mondiale, cit., pp. 65-90. 17 Cfr. M. Fioravanzo, La Zona d'operazione delle Prealpi e la Repubblica Sociale Italiana, in La Zona d'operazione delle Prealpi nella seconda guerra mondiale, cit. pp. 47-63.