Storia delle tecniche costruttive Research Papers (original) (raw)
Il Cantiere inteso come l'area occupata da un edificio in fase di costruzione, comprendente lo spazio attrezzato dove le maestranze lavorano e depongono materiali e attrezzi, nasce e si sviluppa in epoca egizia. Presso tale civiltà,... more
Il Cantiere inteso come l'area occupata da un edificio in fase di costruzione, comprendente lo spazio attrezzato dove le maestranze lavorano e depongono materiali e attrezzi, nasce e si sviluppa in epoca egizia. Presso tale civiltà, infatti, si mettono a punto e perfezionano per la prima volta progetti e tecniche costruttive che avrebbero permesso la realizzazione di piramidi e obelischi. In epoca classica, ma soprattutto romana, si perfezionano ulteriormente le tecniche e inizia a prender forma l' "organizzazione razionale" dei cantieri, basata sulla suddivisione del lavoro e sulla specializzazione della manodopera, non più limitata a semplici schiavi. I cantieri delle cattedrali gotiche e l'avanzamento delle tecniche in età medievale aprono la strada al Rinascimento, caratterizzato dall'affermarsi della figura dell'architetto e dalla realizzazione di grandi opere. L'assetto del cantiere rimane pressoché invariato, sia socialmente che organizzativamente, sino alle rivoluzioni industriali che hanno portato radicali cambiamenti nell'uso dei materiali nonché nelle tecniche costruttive. Tali innovazioni portano all'avvento, nello scorso secolo, della prefabbricazione e della industrializzazione edilizia. Lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni ha contribuito alla modernizzazione del cantiere, che tuttavia è ancora in divenire. Sulla base di quanto detto, si aprono scenari interessanti per l'immediato futuro. 2 U. Barbisan e R. Masiero, Il labirinto di Dedalo. Per una storia delle tecniche della architettura, Franco Angeli, Milano, 2000, pag. 39 Gli egizi, per le loro costruzioni, potevano avvalersi soltanto dell'uso di due semplici macchine, la leva e il piano inclinato, il cui funzionamento era strettamente connesso alla quantità di manodopera impiegata, disponibile in larga misura e a condizioni economiche. "Gli oggetti minuti invece erano trasportati e sollevati a spalla direttamente o con l'intermediario di un giogo, come si fa anche oggi nei piccoli cantieri e, assai più largamente che da noi, nei cantieri orientali. La posa in opera si eseguiva con mezzi analoghi e qualche volta con macchine (paramento della grande piramide, secondo Erodoto) e, al contrario delle abitudini odierne, la posa era accompagnata dalla finitura in opera delle facce viste, pratica che si è prolungata attraverso la costruzione greca, e che conferisce al lavoro un alto grado di finitura. Le opere provvisorie erano costituite da leggere armature di legnami legati con funi per accostarsi al fabbricato, e quasi esclusivamente da terrapieni per il transito e il sollevamento dei grossi pesi." Treccani, vol. VIII, 1930, pag. 782 La cultura egizia ci tramanda come essenziale importanza avesse l'aldilà; di qui il grande sforzo architettonico e artistico nella costruzione delle piramidi. Le più importanti sono quelle di Cheope, Chefren e Micerino, tutte nel mastodontico complesso di Giza. Un importante ruolo, però, è giocato dalla prima, costruita su un quadrato di circa 230 metri per lato e alta 147 metri. La sua storia ci è giunta per mano di Erodoto, secondo cui si impiegarono 30 anni per la sua realizzazione e vennero impiegati circa 100000 uomini. Sulle modalità costruttive di tale piramide, Erodoto afferma che il sollevamento dei blocchi avvenisse mediante leve e macchine, fatte di corti pezzi di legno; ad ogni fila di gradini era sistemata una macchina in modo tale che la pietra, sollevata da terra, venisse spostata sulla macchina posta al piano immediatamente superiore. Così si procedeva per tutti gli altri piani. "Cheope giunse a tale punto di malvagità da mettere sua figlia, quando venne a mancargli il denaro, in un bordello, con l'ordine di spillare ai suoi visitatori una certa somma di denaro: il suo ammontare i sacerdoti non me l'hanno precisato." 4 4 U. Barbisan e R. Masiero, Il labirinto di Dedalo. Per una storia delle tecniche della architettura, Franco Angeli, Milano, 2000, pag. 41 1 1 Il montaggio delle impalcature nell'antichità. (Fonte: Catalogo PERI: costruire con successo, Handbuch 2005 Impalcature, pag. 4) pag. 2 7 P. Portoghesi, Infanzia delle macchine, Laterza, Bari, 1985, pag. 151 7 6 6 Esempio di ruota calcatoria romana. (Fonte: Cairoli Fulvio Giuliani, L'edilizia nell 'antichità, Nuova Italia Scientifica -Roma, 1990, pag. 203, fig. 8.6) 7 Esempio di verricello romano ( sucula). (Fonte: Cairoli Fulvio Giuliani, L'edilizia nell'antichità, Nuova Italia Scientifica -Roma, 1990, pag. 200, fig. 8.4) 8 Sollevamento dei conci: a) imbracatura; b) aggancio delle funi a sporgenza del concio; c) aggancio delle funi a incastri a v; d) forbice a tenaglia. (Fonte: L. Caleca, Architettura tecnica, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 1996, pag. 106) 8 pag. 5