Tantra Philosophy Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

Breve cenno al tantrismo: elementi storici e diffusione 1.2 Śivaismo. Le scuole e i testi fondamentali 1.2.1 Lo śivaismo kashmiro: esponenti principali, opere e nozioni generali Capitolo II DALL'UNO AL MOLTEPLICE: ASPETTI FILOSOFICI E... more

Breve cenno al tantrismo: elementi storici e diffusione 1.2 Śivaismo. Le scuole e i testi fondamentali 1.2.1 Lo śivaismo kashmiro: esponenti principali, opere e nozioni generali Capitolo II DALL'UNO AL MOLTEPLICE: ASPETTI FILOSOFICI E COSMOGONICI DELLO ŚIVAISMO DEL KASHMIR 2.1 Il non-dualismo 2.1.1 La visione del mondo manifesto: tra idealismo e realismo 2.2 La genesi del cosmo: dalle prime tracce di oggettività all'Io 2.3 Le "corazze" e l'ignoranza spirituale del soggetto limitato Capitolo III IL CAMMINO DELLO YOGIN. CONCETTI E PRATICHE PER IL RISVEGLIO DEL SÉ-ŚIVA 3.1 Aforismi sulla roccia: gli Śivasūtra 34 3.2 La fisiologia "sottile". Le energie divine nel corpo dello yogin 37 3.3 I Mezzi di realizzazione: tecniche yogiche e oltre 39 3.4 L'uso dei sensi nella via verso la liberazione 46 3.4.1 L'esperienza estetica in Abhinavagupta 50 Il Tantrāloka è uno dei riferimenti principali di questo lavoro, nella traduzione italiana redatta da Raniero Gnoli, indologo di cui sono state utilizzate altre opere come supporto essenziale all'elaborazione delle sezioni incentrate sulla dimensione sensoriale e, in particolare, sull'esperienza estetica. Le altre opere prese in esame sono il Vijñānabhairava, un complesso di insegnamenti appartenenti alla scuola Spanda, indirizzati a una "realizzazione immediata", e gli Śivasūtra, opera prima dello śivaismo kashmiro. Nella misura in cui gli Śivasūtra presentano un compendio degli insegnamenti fondamentali della dottrina śaiva, essi sono un'esposizione succinta dello yoga non-duale del Kashmir, e rappresentano la base su cui si ergono tutte le speculazioni successive dello śivaismo. I due testi sono stati tradotti, rispettivamente, da Attilia Sironi e Raffaele Torella. Di Raffaele Torella, esperto eminente dello śivaismo del Kashmir, sono stati considerati altri scritti che approfondiscono la centralità del concetto del desiderio nel sistema śaiva e articoli sulla questione della percezione e sull'estetica in Abhinavagupta. Un contributo fondamentale è fornito, inoltre, dall'indologo Mark Dyczkowski, che ne La dottrina della vibrazione espone un resoconto del sistema del Kashmir, toccandone i concetti fondamentali sia dal punto di vista teoretico-filosofico, sia dottrinale e pratico. Entrando nel merito del lavoro, vengono indagate, nel corso del primo capitolo, le radici e le influenze principali che hanno determinato la nascita e lo sviluppo dello śivaismo kashmiro, contestualizzandolo a livello sia storico sia testuale. La sezione si apre con uno sguardo generale su quel complesso di tradizioni che, mescolate tra loro, sono state fatte confluire dagli studiosi nel cosiddetto tantrismo, fenomeno che costella tutta la tradizione indiana, sfumando via via nelle religioni hindu senza mai, tuttavia, svanire del tutto; si esamina, quindi, l'ampia corrente śaiva, mostrandone le concezioni salienti e rimandando alle fonti testuali più rilevanti. L'analisi, in seguito, ruota attorno alla tradizione śaiva non-duale specifica del Kashmir, tratteggiandone i maggiori esponenti e dipingendone i presupposti fondanti. Tra questi ultimi, due ricoprono il ruolo di maggiore importanza: il riconoscimento totale del soggetto in Śiva, solida e rigorosa argomentazione filosofica fornita dalla scuola Pratyabhijñā, e la natura essenziale del Dio in quanto spanda, vibrazione cosmica presente in ogni cosa manifesta. Il capitolo intermedio esplora, seppur sfiorandone soltanto i cardini essenziali, considerata la complessità e l'estensione dell'argomento, la dimensione prettamente filosofica, edificata su un'impostazione non-dualista. Secondo questa particolare concezione, ogni differenziazione tra il soggetto e l'oggetto, tra la Coscienza e il mondo esteriore viene meno, e si rinnega, in ultima analisi, qualunque distanza tra la vera natura dell'io empirico e la divinità, intesa nella sua duplice veste di Luce, prakāśa, e consapevolezza riflessiva, vimarśa. L'analisi si snoda proseguendo con un approfondimento sulla questione della percezione e trova la definizione più adeguata del relativo sistema filosofico nell'espressione di "idealismo realista", così per com'è stata accordata da diversi studiosi, tra cui spicca Mark Dyczkowski. Si prosegue sottolineando la distinzione, basilare allo scopo di comprendere il divario sussistente tra la percezione del mondo da parte dello yogin e dell'individuo comune, fra percezione diretta, yogipratyakṣa, e pensiero discorsivo, quest'ultimo vera matrice della nescienza e, in quanto motivo di imprigionamento del sé nei confini limitati di un io che si percepisce diverso dall'esterno, della sofferenza. Alla cosmogonia śaiva sono dedicate le parti successive; da un principio unitario non-differenziato, immanifesto e passivo-Śiva-si attraversano, tramite la sua controparte attiva, cioè la Śakti, categorie di esistenza, tattva, che, dispiegandosi man mano, acquisiscono il carattere di oggettività fino ad arrivare alla dimensione materiale, la cui genitrice e generatrice suprema è la Māyā, pensata come una Potenza del Signore Supremo. Una sezione collegata è volta, infine, all'approfondimento di cinque tattva specifici, le "corazze" (kañcuka), fondamentali per la costituzione dell'individuo in quanto tale, e si pone il proposito di rimarcare la condizione dell'individuo limitato, immerso nella molteplicità. Dopo che l'Uno si sperimenta così come molteplice, non resta che, evocando l'immagine di un percorso circolare, mostrare il cammino di ritorno all'Uno, nucleo centrale del terzo capitolo e nocciolo della ricerca. È proprio in quest'ultimo capitolo che, facendo riferimento agli Śivasutra, si esaminano i concetti e le pratiche vitali dello yoga, che spaziano da tecniche basate sulla meditazione e sulla visualizzazione (dhyāna), al controllo del soffio vitale (prāṇāyāma), abbracciando anche l'enunciazione dei mantra. Si convoglia poi l'attenzione su di esso, al di là della sua valenza di mera formula sacra, osservandolo invece nell'accezione più elevata di incarnazione del linguaggio in quanto espressione fonica. Viene riservato ampio spazio all'esposizione dei Mezzi di realizzazione, rivelati da Śiva stesso per condurre lo yogin allo stato di liberazione. In un percorso progressivo che parte da pratiche psicofisiche e strumenti corporei, si arriva a uno stadio che esula da 8 qualunque metodo ordinario di meditazione, in cui lo yogin è animato da un puro slancio diretto nella Coscienza Suprema. Distinto dagli altri Mezzi, in quanto innovazione di Abhinavagupta, figura il Mezzo senza Mezzi (anupāya), che si caratterizza per la qualità di immediatezza che non necessita di alcun progresso graduale o ripetizione. Si tratta ampiamente dell'utilizzo consapevole della dimensione sensoriale come via per accedere alla liberazione: questo rappresenta uno dei perni più importanti non soltanto nello śivaismo kashmiro, ma nel panorama tantrico nel suo complesso. Il piacere di cui si può beneficiare attraverso un'attenzione particolare e ponderata agli oggetti dei sensi, e soprattutto, attraverso l'esperienza estetica, può provocare un'espansione di coscienza tale da sperimentare senza più filtri lo spanda e immergersi così nel mare di consapevolezza divino. A questa visione che ravvisa nell'esperienza sensoriale un metodo per elevarsi, viene contrapposta la concezione propria dello yoga classico di Patañjali, che trova nel distacco totale dal mondo dei sensi e delle passioni la sola e unica via per raggiungere l'illuminazione. In ultimo, si evidenzia lo stato beatifico in cui entra lo yogin una volta che ha raggiunto il risveglio, stato indicato dal termine camatkāra, il "meravigliato assaporamento", caratterizzato da una dilatazione infinita dell'orizzonte percettivo e conoscitivo dello yogin, che si è assimilato allo stesso Śiva. Capitolo I ORIGINI E LETTERATURA DELLO ŚIVAISMO 1.1 Breve cenno al tantrismo: elementi storici e diffusione Nel vasto panorama delle forme socio-religiose dell'India tradizionale, un posto di rilievo spetta al fenomeno tantrico, ricco di dottrine speculative e pratiche per certi aspetti al di là della consuetudine, che è da sempre esistito accanto e, soprattutto, all'interno della religione hindu. Riti sessuali, rituali presso campi di cremazione, divinità terrifiche e altri elementi trasgressivi hanno suscitato non poco stupore agli occhi degli studiosi occidentali che si sono scontrati con il mondo tantrico, evocando in loro sentimenti spesso ambivalenti: da una parte curiosa ammirazione, dall'altra forte biasimo. Apprendendo l'esistenza di pratiche così diverse da quelle abitualmente conosciute, che sembrano opporsi alle usanze classiche delle religioni hindu, gli studiosi hanno utilizzato il termine tantrismo per definire quel complesso movimento che, almeno inizialmente, è stato distinto dall'ambito generale dell'induismo. Quest'interpretazione, ad uno sguardo più attento, si è rivelata decisamente superficiale e riduttiva; si tratta, di fatto, di aspetti se si vuole esoterici della religione comune, ma mai di una categoria a sé stante. Del resto: "Non vi è forma di induismo del tutto priva di elementi tantrici". 1 "Tantrismo" deriva dal sanscrito tantra, che significa "tessuto, trama", presumibilmente in riferimento a un testo o a un'opera generica, il cui contenuto non è specificato. Vi sono, infatti, testi ben distanti dal panorama tantrico che sono denominati tantra e, al contrario, numerose opere di carattere propriamente tantrico che non vengono chiamate tantra. È il caso, ad esempio, delle saṃhitā o degli āgama. 2 Occorre comunque rilevare che, eccezioni a parte, tantra è il termine che più frequentemente designa dei testi che espongono insegnamenti nuovi, trasmessi al tāntrika 3 da un maestro, considerati rivelati direttamente da una divinità e perciò di valenza superiore rispetto ai Veda. I Tantra propongono dottrine ritenute più adatte ed efficaci per l'evoluzione degli esseri 1 Padoux 2011, p. 15. 2 Rispettivamente, "raccolta" e...