Thomas Mann Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
“Un giorno, preso dal cruccio, mi scappò di dire che l’arte è una forma della morale, ma non un mezzo morale. Mi si rispose che era una massima oscura”. Nell’oscurità di questa formula riportata nelle Betrachtungen eines Unpolitischen c’è... more
“Un giorno, preso dal cruccio, mi scappò di dire che l’arte è una forma della morale, ma non un mezzo morale. Mi si rispose che era una massima oscura”. Nell’oscurità di questa formula riportata nelle Betrachtungen eines Unpolitischen c’è tutta l’ambiguità della morale manniana, una morale eteronoma, le cui leggi sono quelle cui l’artista obbedisce nella produzione, nell’obbedienza all’opera. Etica, pessimismo, sacrificio, senso della forma sono, in Thomas Mann, termini difficilmente svincolabili gli uni dagli altri, ricondotti all’“aura etica” di una Heimatsphäre che contempla in sé, insieme al senso più alto dello Humanitätsideal, le declinazioni più oscure o tragiche del nichilismo. L’arte è il luogo privilegiato i cui convergono le antinomie delle spirito, un’arte ‘morale’ e ‘antimorale’, morale per il rigore della forma, la verità dell’espressione che non può darsi senza l’esperienza profonda e radicale di ciò che solo apparentemente le si oppone, senza le estasi erotico-wagneriane di tanti personaggi manniani, senza le irrinunciabili componenti di dilettantismo, malattia e degenerazione, senza, dunque, le implicazioni ‘antimorali’ dell’arte stessa, origine del ‘dolore’ e della ‘grandezza’ che costituiscono la dignità e l’ambiguità dell’attività artistica. Per il ruolo preminente della forma e del rigore strutturale, per la sua specificità metafisica e la potenza dei suoi effetti, la musica è, per Mann, il paradigma, “il più sacro archetipo di ogni arte”, l’arte in cui “la morale diventa forma”.