Stress termici e disidratazione: come i piloti si preparano a Singapore, il GP più duro (original) (raw)
Trenta gradi e umidità sempre sopra il 70%: la gara di Marina Bay è tra le più difficili per le condizioni estreme e richiede un avvicinamento speciale
19 settembre - 11:31 - MILANO
Temperature elevate, umidità dell’aria che facilmente supera il 70%, indumenti ignifughi che non aiutano la traspirazione e condizioni di guida estreme. Sono questi alcuni degli elementi che rendono il Gran Premio di Singapore, al via questo weekend, uno dei più difficili di tutta la stagione di Formula 1. A caratterizzare il fine settimana di gara sull’isola è sicuramente il clima equatoriale di Singapore, dove temperature stabili intorno ai 30 gradi si uniscono a un’umidità relativa fissata intorno al 70% o 80%, e dove i forti temporali - attesi in quest’edizione del GP per almeno due giornate in pista su tre - rendono il meteo ancora più incerto. Nonostante rappresenti una delle sfide più complesse di tutto il calendario la gara di Marina Bay resta una delle più amate dai piloti di Formula 1 che nel tempo hanno imparato, seguiti passo dopo passo da preparatori professionisti, a gestire le pressioni al limite imposte da questo tracciato.
difficoltà
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Le condizioni atmosferiche estreme incidono significativamente sulla performance del pilota e l’alto tasso di umidità nell’aria rappresenta uno dei più difficili da gestire. Un clima molto umido porta a un’alta perdita di liquidi che, se non reintegrati nella maniera e nei tempi corretti, può condurre alla disidratazione e a un calo delle funzioni cognitive. Al termine del Gran Premio di Singapore normalmente i piloti arrivano a perdere tra i 2,5 e i 3 litri di liquidi dal proprio peso corporeo, impossibili da reintegrare correttamente nel corso della gara. Sebbene all’interno delle vetture sia presente una borraccia, l’acqua contenuta tende a scaldarsi molto velocemente, diventando una bevanda estremamente calda dopo appena un terzo del Gran Premio. Avvicinandosi alla fine della gara, quando la stanchezza fisica e la disidratazione iniziano a farsi sentire maggiormente, i piloti non possono quindi contare sulla borraccia all’interno della monoposto. A non agevolare la situazione sono anche gli indumenti indossati in pista, come tuta e sottotuta, che rispondendo al regolamento imposto dalla FIA sono realizzati in materiale ignifugo e pertanto non traspirante. Quando il corpo non riesce a dissipare correttamente il calore si entra nello spettro dello stress termico, con sintomi come nausea, vertigini, mal di testa e vomito.
preparazione
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È fondamentale per i piloti di Formula 1 arrivare a weekend di gara come quello di Singapore con una preparazione fisica adeguata. Per farlo negli anni i trainer specializzati hanno studiato diverse modalità di allenamento ad alte temperature, perfette per abituare il fisico degli atleti allo sforzo in situazioni al limite. Allenamenti ad alto sforzo in sauna o in camere ad elevate temperature sono ideali così come l’uso di abbigliamento pesante e poco traspirante durante le fasi di esercizio. A raccontare l’approccio di preparazione al Gran Premio di Marina Bay è stato George Russell che ha rivelato di aver indossato “collant, giacche antipioggia, maglioni e pantaloni pesanti” per tutte le sessioni di allenamento pre gara, con la temperatura della palestra alzata, dal suo allenatore, dai 19 ai 28 gradi. Importantissima anche la fase di avvicinamento al Gran Premio quando i piloti sono chiamati a indossare asciugamani ghiacciati intorno al collo, giubbotti rinfrescanti e pettorine rivestite di materiale ghiacciato, per abbassare la temperatura del corpo e prevenire lo stress termico dovuto all’eccessivo calore.
quest'anno
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Il protocollo di preparazione non è agevolato dalla fitta stagione di Formula 1 soprattutto quando, come quest’anno, un weekend intenso come Singapore arriva subito dopo un altro fine settimana di gara appena concluso. In questi casi è complesso gestire il recupero e adattare la fase di defaticamento post GP con la preparazione allo stress fisico della gara successiva. Inoltre, restando in viaggio da un paese a un altro, gli allenatori non dispongono di tutte le strutture ideali per la preparazione del pilota. Ulteriori fattori di stress che non aiutano i protagonisti del circus, comunque abituati a gestire questo tipo di situazioni dal punto di vista fisico e mentale, già pronti a scendere in pista tra le strade illuminate della notte di Marina Bay.