La Marsigliese e il mistero attorno alla sua paternità (original) (raw)

orchestra

Il 13 novembre 2015, con gli attentati jihadisti, Parigi ha vissuto uno dei momenti più drammatici della sua storia recente. Distruzione e morte hanno lasciato attonito il mondo. Nei giorni seguenti fu reso omaggio, da varie parti, alla Francia e alla sua capitale. Dappertutto, nelle città, nei mezzi di comunicazione, nei social network è risuonata la Marsigliese, che dal 1795 è l’inno nazionale francese. L’avrebbe scritta Claude-Joseph Rouget de Lisle, parole e musica, il 23 aprile 1792.

La città di Vercelli ha concorso al cordoglio generale. A dicembre la Camerata Ducale, diretta dal violinista Guido Rimonda, ha eseguito un Tema con variazioni per violino e orchestra sulla Marsigliese, attribuito al grande compositore vercellese Giovan Battista Viotti. Rimonda, che per la Decca sta registrando gli opera omnia dell’illustre concittadino, possiede un manoscritto del Tema con variazioni firmato “GB Viotti” e datato “1781”. La musica della Marsigliese sarebbe stata dunque composta da un piemontese? undici anni prima che Rouget de Lisle, impossessatosene, la rivestisse di versi guerreschi? Il mondo alla rovescia, visto dalla Francia.

La diatriba Viotti vs Rouget de Lisle, Vercelli vs Parigi, Italia vs Francia, scoppiata sui siti un paio d’anni fa, è stata rinfocolata dal concerto del mese scorso. Blogger italiani e francesi si accapigliano attorno alla paternità della Marsigliese. Con esiti comici: “l’abbiamo scritta noi”, “no, l’abbiamo fatta noi”, “siete i soliti impostori”, “no, siete voi i mistificatori”. Viene in mente Il grande dittatore di Chaplin: Mussolini e Hitler litigano sulle rispettive ‘invenzioni’, e al colmo della rissa il Duce prorompe nella memorabile battuta: “il manganello l’ho inventato io!”.

Al musicologo non interessa parteggiare per Parigi o Vercelli; gli interessa la realtà storica. Dove sta il problema? Rimonda esibisce un manoscritto, ma non dice da dove viene o dove sta, né come gli è arrivato. Nessuno studioso di Viotti, salvo Rimonda, lo ha mai potuto consultare. Nel libriccino che accompagna il CD Decca del 2013, è riprodotta la prima pagina del manoscritto. Secondo un esperto di Viotti, il canadese Warwick Lister (Ad Parnassum, XIII, aprile 2015), la firma di Viotti in alto a destra potrebbe essere autentica, ma le parole “2 mars 1781” sono di un’altra mano. Non si può dunque escludere che Viotti abbia davvero scritto una serie di variazioni su un tema che tutt’Europa conobbe a metà degli anni 1790; ma l’idea che il brano risalga al decennio precedente, e che la paternità musicale dell’inno vada girata a un violinista vercellese, è appesa all’esile filo di una data d’incerta mano su un manoscritto d’incerta provenienza.

C’è di più. Una serie di Six Quatuors d’airs connus dialogués et variés (Quartetti d’archi) pubblicati intorno al 1795 sotto il nome di Viotti contiene delle variazioni sulla Marseillaise, e tre di esse corrispondono alle variazioni del manoscritto Rimonda. Senonché un esemplare oggi alla British Library reca sulla parte del primo violino una nota di pugno di Viotti: “Je n’ai jamais composé les quatuors ci dessous” (“non ho mai composto i quartetti qui di seguito”). L’attribuzione a Viotti del misterioso Tema con Variazioni non esce certo rafforzata da questa dichiarazione.

Il caso è lampante: i dubbi relativi al manoscritto e alla sua datazione (1781) non vanno affrontati sul piano dello scoop né delle rivendicazioni nazionalistiche, ma con oggettività scientifica. Occorre ricostruire la storia del manufatto, esaminarne le filigrane per datare le carte, individuare le grafie. Un manoscritto, anche se appartiene a un privato, va sottoposto all’esame degli esperti. Se Rimonda non ne consente lo studio, sarà difficile pronunciarsi sulla scoperta. Se alcuni dati incrinano l’attendibilità sia dell’attribuzione sia della datazione, perché non fugare i dubbi fornendo tutti gli elementi conoscitivi, a cominciare dall’autopsia sul reperto?

Ci sono brani famosi attribuiti a compositori che non li hanno mai scritti. L’Adagio di Albinoni, per dire, fu inventato dal musicologo Remo Giazotto (su Facebook è nato il gruppo ‘Salviamo Albinoni dall’Adagio di Giazotto’). Musicologi e melomani hanno diritto di sapere come stanno davvero le cose. In attesa, la musica della Marseillaise rimane in capo a Rouget de Lisle, sia pure sub judice

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