Galvano della Volpe, La critica aristotélica della «diairesi» platonica (original) (raw)
La critica aristotélica della «diairesi» platonica
Actas del Primer Congreso Nacional de Filosofía (Mendoza 1949), Universidad Nacional de Cuyo, Buenos Aires 1950, tomo III, págs. 1944-1949.
(Sesiones: XII. Historia de la filosofía.)
Si sa che la critica platónica dell'assoluto non-essere parmenideo, critica che è a un tempo autocrítica, prende corpo effettivamente con la soluzione —nel Sofista e nel Político— del problema della «esistenza del non-essere». Tale critica si concreta, dunque, allorchè Platone, riesaminando il concetto della doxa attraverso il nuovo problema (del Teeteto) di una «doxa verace» ossia di un molteplice «partecipe» dell'Uno e non meramente aspirante all'unità dell'Idea modello irraggiungibile (la difficoltà del jorismós ), intende risolvere —per mezzo di una diéresis o classificazione dei generi fondata sulla tauterologia o dialettica ch'è la «comunanza» dei _generi supremi_— le aporie del Parmenide concernenti l'Uno e i molti ossia l'essere e il non-essere: e intende cioè dimostrare la capacità delle «forme» a «mescolarsi» e a «separarsi» a un tempo, onde poi «dalla mutua combinazione delle forme nasce il discorso» o giudizio (diairetico) e ogni «asserzione» o pensiero insomma. La soluzione platónica del problema dell'esistenza del non-essere ci dice, cosí, in breve: I) che «il non-essere è un genere determinato in mezzo agli altri e distribuito lungo tutta la serie degli en ti (o generi)»; 2) che «quando si enuncia il non-essere non si enuncia qualcosa di contrario all'essere (o medesimo), ma soltanto qualcosa di altro da esso»; 3) che «il medesimo e l'altro (i generi supremi) si compenetrano mutuamente»; 4) che, «quando una parte (o «genere partecipante») della natura dell'altro una parte di quella dell'essere si oppongono mutuamente, questa opposizione non è meno essere dell'essere stesso»;...
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