Pedagogia Salesiana in evoluzione – Salesian Online Resources (original) (raw)
Il corso intende presentare la pedagogia salesiana nella sua evoluzione dalla prima generazione dei salesiani al terzo millennio, in connessione con diverse correnti pedagogiche, attualizzando le sue applicazioni alle problematiche educative contemporanee. Obiettivo del corso: la conoscenza della pedagogia salesiana nelle sue diverse fasi di sviluppo: dalle prime formulazioni della prima generazione dei salesiani fino alle teorizzazioni e buone pratiche contemporanee; la sistematizzazione degli elementi fondamentali della pedagogia salesiana in un insieme coerente; il confronto la pedagogia salesiana con le maggiori teorie pedagogiche; l’abilitazione alla progettazione educativa salesiana in un contesto specifico.
Si consiglia di accedere al corso dopo aver studiato almeno le basi del Sistema Preventivo di don Bosco per poter apprendere con efficacia i contenuti del presente corso che si collocano in tempi successivi a don Bosoc. La tematica è suddivisa in dieci unità tematiche e ognuna di esse prevede i seguenti passaggi d’apprendimento:
- Seguire i video di sintesi dei punti chiave della tematica (link d’iscrizione per non perdere nessuna delle lezioni nel futuro 🙂 )
- Studiare una lettura importante che approfondisce gli elementi paradigmatici della tematica trattata (circa 15 pagine per unità)
- Accompagnare la lettura con la presentazione in pdf.
Il corso è offerto dal salesiano Michal Vojtáš, ricercatore e professore nell’area della pedagogia salesiana all’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Fedeltà creativa nel tempo di don Rua e Albera (1888-1921)
Il forte rapporto tra don Rua e don Bosco e la di condivisione di vita a Valdocco per decenni predeterminò Rua a sforzarsi di essere un altro don Bosco e di guidare la Congregazione possibilmente nella stessa direzione. Nella prima lettera da Rettor Maggiore don Rua esplicita il suo programma:
“Noi dobbiamo stimarci ben fortunati di essere figli di un tal Padre. Perciò nostra sollecitudine dev’essere di sostenere e a suo tempo sviluppare ognora più le opere da lui iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui praticati ed insegnati, e nel nostro modo di parlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. Questo, o Figli carissimi, sarà il programma che io seguirò nella mia carica; questo pure sia la mira e lo studio di ciascuno dei Salesiani”.
Lettura della lettera circolare di Michele Rua “Santificazione nostra e delle anime a noi affidate” (1894)
Scarica qui la presentazione in pdf sulla fedeltà creativa nel tempo di don Rua e Albera
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Sana modernità e paternità pratica di don Filippo Rinaldi (1922-1931)
Riferendosi a don Bosco, don Rinaldi dichiara un equilibrio tra la conservazione dello spirito e la flessibilità negli aspetti secondari: «Egli [don Bosco] vi ha immesso una geniale modernità che, conservando rigidamente lo spirito sostanziale nel suo metodo educativo, le impedisse in pari tempo di fossilizzarsi nelle cose accessorie e soggette a mutare col tempo». Le applicazioni di un tale binomio non concernono solamente la disciplina religiosa ma riguardano anche il campo dell’educazione salesiana. Infatti il sistema repressivo e il sistema preventivo si differenziano anche nella forma delle regole – il primo preferisce la legge minuta ed inesorabile e l’altro parla del “contenuto vitale”, della “conoscenza intima”, del “vero spirito” e della “pratica generosa” delle regole. In questo senso si può affermare il principio della sana modernità:
“La nostra Società doveva sapere adattarsi, nello svolgimento della propria azione benefica, alle necessità dei tempi, alle consuetudini dei luoghi: doveva essere progressivamente sempre nuova e moderna, pur conservando la sua particolare fisionomia di educatrice della gioventù mediante il sistema preventivo basato sulla dolcezza e sulla bontà paterna”.
Don Filippo Rinaldi si sforzò di coniugare, da una parte, la sensibilità nei confronti della nuova situazione sociale in un progressivo rafforzarsi dello Stato totalitario italiano, e dall’altra, la ferma volontà di salvaguardare la continuità con la tradizione salesiana. Dinanzi all’impulso dato da Pio XI all’apostolato dei laici anche per contrastare l’incidenza delle organizzazioni fasciste, Rinaldi insisteva nel sostenere che all’interno delle Compagnie e dei circoli giovanili salesiani era già presente tutto il desiderato dal Papa. Le Compagnie dovevano essere regolamentate in modo da «preparare e formare i futuri soggetti dell’Azione Cattolica», senza però una formale aggregazione all’Azione Cattolica (AC). Affermata l’apertura di collaborazione con l’AC, Rinldi esige la fedeltà all’idea tradizionale delle Compagnie, pensate da don Bosco,
Lettura della lettera circolare di Filippo Rinaldi “Motivi di apostolato e di perfezionamento per il 1931”
Scarica qui la presentazione in pdf sulle linee pedagogiche di Filippo Rinaldi
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Operatività fedele nei collegi durante i tempi difficili del rettorato di don Ricaldone (1932-1951)
Il collegio, in quanto l’opera paradigmatica già dall’ultimo ventennio della vita di don Bosco, fu portato avanti dai salesiani nella sua formula educativa e formativa “di successo” che prevedeva più una sua replicazione che una logica di salti di miglioramento qualitativo. Il collegio, inoltre, nell’integrazione strutturale tra scuola e internato, prevede la creazione di una istituzione “completa” che gestisce i tempi e gli spazi dei giovani interni prevedendo un alternarsi di attività scolastiche, religiose, sportivo-ricreative, associative e artistiche. Siccome l’impostazione preventiva della struttura collegiale patteggiava sempre con un più o meno forte atteggiamento di chiusura dal mondo esterno, l’epoca del fascismo, con le sue avversità, dà solamente una spinta rinforzante alla tendenza alquanto presente.
Il centralismo del governo di Pietro Ricaldone gli dava nell emani strumenti di forte influsso sui processi formativi. La collana “Formazione salesiana” composta da 13 corposi volumi è la testimonianza del suo cosciente avvalersi del potere di decidere. Dalle questioni delle procedure da osservare, attraverso l’organizzazione degli archivi e delle biblioteche fino alle applicazioni dei principi della formazione e dell’educazione salesiana, il governo di Ricaldone è il periodo del paradigma che potremmo chiamare “formazione attraverso l’esecuzione di decisioni”.
Un accento che è particolarmente interessante per il nostro studio è l’accento maggiore sullo studio della pedagogia nella formazione dei salesiani, riconfermata poi nel dopoguerra con gli investimenti nell’Istituto Superiore di Pedagogia (ISP) del Pontificio Ateneo Salesiano a Torino Rebaudengo.
Lettura del capitolo “La disciplina come mezzo generale dell’educazione” in Pietro Ricaldone, Don Bosco Educatore (1951)
Scarica qui la presentazione in pdf sulle linee pedagogiche nell’epoca di Pietro Ricaldone
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Espansione e il cambio di paradigma del Concilio Vaticano II (1952-1977)
Il Capitolo Generale 19, svoltosi durante il Concilio Vaticano II, è il primo capitolo che esprime una consapevolezza delle svolte avvenute nel mondo giovanile e culturale del dopoguerra. La riflessione non si ferma nel costatare la situazione, ma si tenta anche di riformulare la prassi educativo-pastorale. I tentativi si possono riassumere in cinque aree: riorganizzazione delle strutture centrali di governo, ridimensionamento delle opere, aggiornamento della formazione, apostolato degli adulti e applicazioni concrete nell’educazione (poche).
A livello di Consiglio generale si aggiunse il Consigliere per la Pastorale Giovanile e parrocchiale, il quale unirà i settori di competenza del precedente consigliere scolastico, consigliere professionale e consigliere per gli oratori e delle parrocchie. Ad altri sei consiglieri fu affidato un gruppo di Ispettorie di una regione geografica per le necessità del decentramento anche nell’ambito educativo-pastorale. I mezzi preferiti segnalati dalle ispettorie per l’attuazione della ristrutturazione postconcilare erano il decentramento, la consulenza degli esperti e la pianificazione razionale, temi che ritornano come un ritornello nelle diverse proposte. È da notare che i contenuti concreti dell’educazione e della pastorale sono stati quasi totalmente emarginati. Il fatto è paradossale, perché nel tempo della svolta pastorale nella Congregazione la maggior parte del tempo è stata impiegata nelle discussioni sulle strutture e sui sistemi.
Lettura del documento “La formazione dei giovani” che si trova all’interno degli Atti del Capitolo Generale XIX (1965)
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Sintesi educativo-pastorali di Egidio Viganò (1978-1995)
Egidio Viganò offre nel suo magistero delle sintesi che mantengono in tensione armonica e creatrice i due grandi poli del Sistema Preventivo: la spinta e la finalità pastorali del nostro agire, da una parte, e la scelta “pedagogica” e la competenza educativa, dall’altra. Educazione ed evangelizzazione interagiscono, nel “Sistema Preventivo”, in intima e armoniosa reciprocità La spiegazione la troviamo nell’intuizione che la prassi operativa di Don Bosco è un’arte pedagogico pastorale. L’arte, come dicevamo, ha bisogno di toccare direttamente la realtà oggettiva per incidere su di essa nella ricerca di senso, di bellezza, di sublimazione È una forma di attività dell’uomo geniale ne esalta il talento inventivo e la creatività espressiva per essa l’artista modifica anche se stesso mentre realizza il suo impegno Ciò che lo spinge a operare è un fuoco interiore, un’ispirazione ideale, una passione del suo cuore, illuminato dall’estro della genialità. Il fuoco interiore si chiama “carità pastorale” un amore apostolico segnato dalla predilezione per i giovani un amore che stimola la “intelligenza pedagogica” a tradursi concretamente.
Scarica qui la presentazione in pdf sul rettorato e sulle sintesi educativo-pastorali di Egidio Viganò (1978-1995)
Lettura della lettera programmatica “Il progetto educativo salesiano” di Egidio Viganò (1978)
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Le sintesi di Juan Edmundo Vecchi tra progettazione, animazione e nuova comunitarietà (1978-2001)
La ricca proposta pedagogica di Juan Edmundo Vecchi è stata determinante per l’ultimo quarto di secolo XX nella Congregazione Salesiana. All’inizio del suo mandato, seguendo le indicazioni del CG21, don Vecchi ha guidato il Dicastero per la Pastorale Giovanile attraverso una una serie di sussidi per l’elaborazione del Progetto Educativo-Pastorale Salesiano. Queste linee, ampliate con il tempo hanno influito sostanzialmente sulla struttura, sui processi e sui contenuti della pastorale ed educazione salesiana degli ultimi 50 anni.
Lettura del Sussidio 1 “Progetto Educativo Pastorale: Metodologia” (1978)
La circolare del 1998 intitolata “Esperti, testimoni e artefici di comunione: La comunità salesiana nucleo animatore” può essere considerata una sintesi del pensiero maturo di don Vecchi con i seguenti nuclei: il momento attuale della vita comunitaria; attese concentrate sulla comunità; l’idea del nucleo animatore come modello di riferimento; l’itinerario comunitario per diventare nucleo animatore: 1. Ridisegnare la missione, 2. Vivere e proporsi di comunicare una spiritualità, 3. Fare della comunità salesiana una “famiglia” capace di suscitare comunione attorno alla missione salesiana, 4. Dare alla azione educativa della Comunità Educativo-Pastorale il dinamismo missionario del “Da mihi animas”, 5. Vita fraterna e lavoro pastorale per crescere.
Lettura della lettera circolare “Esperti, testimoni e artefici di comunione: La comunità salesiana nucleo animatore” (1998)
Scarica qui la presentazione in pdf delle linee di Juan Edmundo Vecchi
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Gli accenti ed equilibri nella postmodernità del terzo millennio (2002-2014)
I santi della famiglia salesiana sono “i testimoni” più qualificati della spiritualità salesiana perché l’hanno vissuta e l’hanno vissuta eroicamente. E’ di particolare interesse il fatto che in ciascuno di essi si incarni un aspetto specifico del nostro carisma. Accentuandolo, essi lo hanno reso più visibile, più luminoso, più esplicito, sino al punto che si potrebbero definire altrettanti “approfondimenti monografici” del Fondatore. Giacché, come salesiani, non possiamo mai disgiungere la nostra identità di religiosi da quella di educatori, né la nostra consacrazione religiosa dalla missione apostolica, il discorso sulla nostra santificazione implica necessariamente la proposta di santità per i nostri giovani. Anche per noi il cammino pastorale è quello della santità.Il Papa al CG25 nel 2002 ha voluto ricordarci che «la nostra santità costituisce la migliore garanzia di un’efficace evangelizzazione, perché in essa sta la testimonianza più importante da offrire ai giovani destinatari delle nostre varie attività».
Lettura della lettera di Pascual Chávez Villanueva “Cari salesiani siate santi” (2002)
Sintesi della terza giornata del Congresso Internazionale Sistema Preventivo e Diritti Umani (Roma, 4 gennaio 2009)
Sintesi della quinta e ultima giornata del Congresso Internazionale Sistema Preventivo e Diritti Umani (Roma, 6 gennaio 2009)
Siamo eredi e portatori di un carisma educativo che tende alla promozione di una cultura della vita e al cambiamento delle strutture. Per questo abbiamo il dovere di promuoverei diritti umani. La storia della Famiglia Salesiana e la rapidissima espansione anche in situazioni culturali e religiose tanto lontani e diversi da quelli che ne hanno visto la nascita, testimonia come il sistema preventivo di Don Bosco sia una porta di accesso garantita per l’educazione giovanile di qualunque contesto e una piattaforma di dialogo per una nuova cultura dei diritti e della solidarietà. Come Salesiani l’educazione ai diritti umani, in particolare quelli dei minori, è la via privilegiata per realizzare nei diversi contesti l’impegno di prevenzione, di sviluppo umano integrale, di costruzione di un mondo più equo, più giusto, più salubre. Il linguaggio dei diritti umani ci permette anche il dialogo e l’inserimento della nostra pedagogia nelle differenti culture del mondo.
Scarica qui la presentazione in pdf delle linee di Pascual Chávez Villanueva
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Sintesi della terza edizione del Quadro di riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana
Partendo dalle sintesi della terza edizione del Quadro di riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana, nella presentazione si conclude il percorso delle evoluzioni storiche di pedagogia salesiana e si richiamano i passi più importanti. I nuclei di sintesi sono i seguenti capitoli del Quadro:
- Capitolo 4 – Sistema Preventivo di don Bosco: “Un’esperienza spirituale ed educativa”;
- Capitolo 5 – Comunità Educativo-Pastorale: “Fare della casa una famiglia per i giovani”;
- Capitolo 6 – Progetto Educativo-Pastorale Salesiano: “Strumento operativo”.
Lettura di alcuni brani paradigmatici della terza edizione del Quadro di riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana (2014)
Infine si accenna la questione della progettazione educativa intesa non solo come contenuti, criteri e dimensioni della pedagogia salesiana, ma come un percorso metodologico trasformativo, educativo e virtuoso. Il percorso di approfondimento approfondisce la progettazione partendo dall’esperienza pilota al Borgo don Bosco di Roma e poi introduce i concetti, le attenzioni e spiega l’impostazione nel suo insieme. La pubblicazione di riferimento è Progettare e discernere: Progettazione educativo-pastorale salesiana tra storia, teorie e proposte innovative, LAS, Roma 2015
La progettazione è intesa come l’attuazione della pedagogia salesiana in un contesto concreto
Scarica qui la presentazione in pdf sulle linee del Quadro di riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana e sul metodo della progettazione. Qui invece la presentazione in prezi.
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Siamo arrivati alla fine del corso sulla pedagogia salesiana in evoluzione… Se desideri ulteriori approfondimenti, puoi seguire gli aggiornamenti della pagina salesian.online o cercare tra le pubblicazioni di Michal Vojtáš
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