Aciya Ali | Badji Mokhtar Annaba, Algeria (original) (raw)
Books by Aciya Ali
Così comincia la storia di Peter Nimble: "Qualcuno di voi avrà sentito dire che al mondo non ci s... more Così comincia la storia di Peter Nimble: "Qualcuno di voi avrà sentito dire che al mondo non ci sono ladri migliori dei bambini ciechi. Come potete immaginare, infatti, un bambino che non vede possiede un olfatto straordinario e sarà in grado di dirvi che cosa c'è dietro una porta chiusa da cinquanta passi di distanza: sia stoffa di broccato, sia oro, o croccante di arachidi. Le sue dita, poi, sono tanto sottili da infilarsi in una toppa, le sue orecchie tanto sensibili da captare anche lo scatto più leggero di ogni minimo ingranaggio delle serrature più complicate. L'epoca dei grandi ladri è finita da tempo, questo è vero; oggi, ciechi o non ciechi, i ladri bambini sono pochi. Ma un tempo il mondo ne era pieno. Questa è la storia del più grande ladro che sia mai esistito. Si chiamava Peter Nimble". Un protagonista che nasce sfortunato e scopre di essere magico. Un'avventura senza confini in un regno fiabesco e pieno di personaggi incredibili. Una storia mai narrata prima, imbevuta di atmosfere dickensiane, con lo stile del grande classico.
«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Nient... more «Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Niente,» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.» Mia moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende.» Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: «Mi pende? A me? Il naso?» E mia moglie, placidamente: «Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.» Avevo ventotto anni e sempre ho allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m'era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che in altre parole sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo. Vide forse mia moglie molto più addentro di me in quella mia stizza e aggiunse subito che, se riposavo nella certezza d'essere in tutto senza mende, me ne levassi pure, perché, come il naso mi pendeva verso destra, così... «Che altro?» Eh, altro! Altro! Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circonflessi, le mie orecchie erano attaccate male, una più sporgente dell'altra; e altri difetti… «Ancora?» Eh sì, ancora: nelle mani, al dito mignolo; e nelle gambe (no, storte no!), la destra, un pochino più arcuata dell'altra, verso il ginocchio, un pochino. Dopo un attento esame dovetti riconoscere veri tutti questi difetti. E solo allora, scambiando certo per dolore e avvilimento, la maraviglia che ne provai subito dopo la stizza, mia moglie per consolarmi m'esortò a non affliggermene poi tanto, ché anche con essi, tutto sommato, rimanevo un bell'uomo. Sfido a non irritarsi, ricevendo come generosa concessione ciò che come diritto c'è stato prima negato. Schizzai un velenosissimo "grazie" e, sicuro di non aver motivo né d'addolorarmi né d'avvilirmi, non diedi alcuna importanza a quei lievi difetti, ma una grandissima e straordinaria al fatto che tant'anni ero vissuto senza mai cambiar di naso, sempre con quello, e con quelle sopracciglia e quelle orecchie, quelle mani e quelle gambe; e dovevo aspettare di prender moglie per aver conto che li avevo difettosi. «Uh che maraviglia! E non si sa, le mogli? Fatte apposta per scoprire i difetti del marito.» Ecco, già -le mogli, non nego. Ma anch'io, se permettete, di quei tempi ero fatto per sprofondare, ad ogni parola che mi fosse detta, o mosca che vedessi volare, in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro e bucheravano giù per torto e su per traverso lo spirito, come una tana di talpa; senza che di fuori ne paresse nulla. «Si vede» -voi dite, «che avevate molto tempo da perdere.» No, ecco. Per l'animo in cui mi trovavo. Ma del resto si, anche per l'ozio, non nego. Ricco, due fidati amici, Sebastiano Quantorzo e Stefano Firbo, badavano ai miei affari dopo la morte di mio padre; il quale, per quanto ci si fosse adoperato con le buone e con le cattive, non era riuscito a farmi concludere mai nulla; tranne di prender moglie, questo si, giovanissimo; forse con la speranza che almeno avessi presto un figliuolo che non mi somigliasse punto; e, pover'uomo, neppur questo aveva potuto ottenere da me. E non già, badiamo, ch'io opponessi volontà a prendere la via per cui mio padre m'incamminava. Tutte le prendevo. Ma camminarci, non ci camminavo. Mi fermavo ad ogni passo; mi mettevo prima alla lontana, poi sempre più da vicino a girare attorno ad ogni sassolino che incontravo, e mi meravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti senza fare alcun caso di quel sassolino che per me intanto aveva assunto le proporzioni d'una montagna insormontabile, anzi d'un mondo in cui avrei potuto senz'altro domiciliarmi. Ero rimasto così, fermo ai primi passi di tante vie, con lo spirito pieno di mondi, o di sassolini, che fa lo stesso. Ma non mi pareva affatto che quelli che m'erano passati avanti e avevano percorso tutta la via, ne sapessero in sostanza più di me. M'erano passati avanti, non si mette in dubbio, e tutti braveggiando come tanti cavallini; ma poi, in fondo alla via, avevano trovato un carro: il loro carro; vi erano stati attaccati con molta pazienza, e ora se lo tiravano dietro. Non tiravo nessun carro, io; e non avevo perciò né briglie né paraocchi; vedevo certamente più di loro; ma andare, non sapevo dove andare. Ora, ritornando alla scoperta di quei lievi difetti, sprofondai tutto, subito, nella riflessione che dunque possibile? Non conoscevo bene neppure il mio stesso corpo, le cose mie che più intimamente m'appartenevano: il naso, le orecchie, le mani, le gambe. E tornavo a guardarmele per rifarne l'esame. Cominciò da questo il mio male. Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di spirito e di corpo cosi misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato (come dirò) il rimedio che doveva guarirmene.
Questo volume è stato stampato nel 2010 Ipertesto a cura di Silvia Masaracchio Collana Bacheca Eb... more Questo volume è stato stampato nel 2010 Ipertesto a cura di Silvia Masaracchio Collana Bacheca Ebook In copertina: Ritratto di W.Kurtz, di T. Eakins Titolo originale: Senilità Copyright Questo libro è stato creato da Silvia Masaracchio sotto Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License , per cui sono vietati gli usi commerciali dello stesso così come la modifica senza previa autorizzazione della curatrice.
2 poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altr... more 2 poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
La prima edizione del Visconte dimezzato uscì presso l'editore Einaudi di Torino nel febbraio del... more La prima edizione del Visconte dimezzato uscì presso l'editore Einaudi di Torino nel febbraio del 1952, nella collana «I gettoni» diretta da Elio Vittorini. Più di trent'anni dopo, a uno studente che lo interrogava su questo libro, Calvino rispose con le parole che vengono qui riprodotte (Intervista con gli studenti di Pesaro dell '11 maggio 1983, trascritta e pubblicata in «Il gusto dei contemporanei», Quaderno n. 3, Italo Calvino, Pesaro 1987, p. 9).
Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si ec... more Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
As we wound on our endless way, and the sun sank lower and lower behind us, the shadows of the ev... more As we wound on our endless way, and the sun sank lower and lower behind us, the shadows of the evening began to creep round us. This was emphasized by the fact that the snowy mountain-top still held the sunset, and seemed to glow out with a delicate cool pink. Here and there we passed Cszeks and slovaks, all in picturesque attire, but I noticed that goitre was painfully prevalent. By the roadside were many crosses, and as we swept by, my companions all crossed themselves. Here and there was a peasant man or woman kneeling before a shrine, who did not even turn round as we approached, but seemed in the self-surrender of devotion to have neither eyes nor ears for the outer world. There were many things new to me. For instance, hay-ricks in the trees, and here and there very beautiful masses of weeping birch, their white stems shining like silver through the delicate green of the leaves. Now and again we passed a leiter-wagon-the ordinary peasants's cart-with its long, snakelike vertebra, calculated to suit the inequalities of the road. On this were sure to be seated quite a group of homecoming peasants, the Cszeks with their white, and the Slovaks with their coloured sheepskins, the latter carrying lance-fashion their long staves, with axe at end. As the evening fell it began to get very cold, and the growing twilight seemed to merge into one dark mistiness the gloom of the trees, oak, beech, and pine, though in the valleys which ran deep between the spurs of the hills, as we ascended through the Pass, the dark firs stood out here and there against the background of late-lying snow. Sometimes, as the road was cut through Dracula 0
Così comincia la storia di Peter Nimble: "Qualcuno di voi avrà sentito dire che al mondo non ci s... more Così comincia la storia di Peter Nimble: "Qualcuno di voi avrà sentito dire che al mondo non ci sono ladri migliori dei bambini ciechi. Come potete immaginare, infatti, un bambino che non vede possiede un olfatto straordinario e sarà in grado di dirvi che cosa c'è dietro una porta chiusa da cinquanta passi di distanza: sia stoffa di broccato, sia oro, o croccante di arachidi. Le sue dita, poi, sono tanto sottili da infilarsi in una toppa, le sue orecchie tanto sensibili da captare anche lo scatto più leggero di ogni minimo ingranaggio delle serrature più complicate. L'epoca dei grandi ladri è finita da tempo, questo è vero; oggi, ciechi o non ciechi, i ladri bambini sono pochi. Ma un tempo il mondo ne era pieno. Questa è la storia del più grande ladro che sia mai esistito. Si chiamava Peter Nimble". Un protagonista che nasce sfortunato e scopre di essere magico. Un'avventura senza confini in un regno fiabesco e pieno di personaggi incredibili. Una storia mai narrata prima, imbevuta di atmosfere dickensiane, con lo stile del grande classico.
«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Nient... more «Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Niente,» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.» Mia moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende.» Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: «Mi pende? A me? Il naso?» E mia moglie, placidamente: «Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.» Avevo ventotto anni e sempre ho allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m'era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che in altre parole sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo. Vide forse mia moglie molto più addentro di me in quella mia stizza e aggiunse subito che, se riposavo nella certezza d'essere in tutto senza mende, me ne levassi pure, perché, come il naso mi pendeva verso destra, così... «Che altro?» Eh, altro! Altro! Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circonflessi, le mie orecchie erano attaccate male, una più sporgente dell'altra; e altri difetti… «Ancora?» Eh sì, ancora: nelle mani, al dito mignolo; e nelle gambe (no, storte no!), la destra, un pochino più arcuata dell'altra, verso il ginocchio, un pochino. Dopo un attento esame dovetti riconoscere veri tutti questi difetti. E solo allora, scambiando certo per dolore e avvilimento, la maraviglia che ne provai subito dopo la stizza, mia moglie per consolarmi m'esortò a non affliggermene poi tanto, ché anche con essi, tutto sommato, rimanevo un bell'uomo. Sfido a non irritarsi, ricevendo come generosa concessione ciò che come diritto c'è stato prima negato. Schizzai un velenosissimo "grazie" e, sicuro di non aver motivo né d'addolorarmi né d'avvilirmi, non diedi alcuna importanza a quei lievi difetti, ma una grandissima e straordinaria al fatto che tant'anni ero vissuto senza mai cambiar di naso, sempre con quello, e con quelle sopracciglia e quelle orecchie, quelle mani e quelle gambe; e dovevo aspettare di prender moglie per aver conto che li avevo difettosi. «Uh che maraviglia! E non si sa, le mogli? Fatte apposta per scoprire i difetti del marito.» Ecco, già -le mogli, non nego. Ma anch'io, se permettete, di quei tempi ero fatto per sprofondare, ad ogni parola che mi fosse detta, o mosca che vedessi volare, in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro e bucheravano giù per torto e su per traverso lo spirito, come una tana di talpa; senza che di fuori ne paresse nulla. «Si vede» -voi dite, «che avevate molto tempo da perdere.» No, ecco. Per l'animo in cui mi trovavo. Ma del resto si, anche per l'ozio, non nego. Ricco, due fidati amici, Sebastiano Quantorzo e Stefano Firbo, badavano ai miei affari dopo la morte di mio padre; il quale, per quanto ci si fosse adoperato con le buone e con le cattive, non era riuscito a farmi concludere mai nulla; tranne di prender moglie, questo si, giovanissimo; forse con la speranza che almeno avessi presto un figliuolo che non mi somigliasse punto; e, pover'uomo, neppur questo aveva potuto ottenere da me. E non già, badiamo, ch'io opponessi volontà a prendere la via per cui mio padre m'incamminava. Tutte le prendevo. Ma camminarci, non ci camminavo. Mi fermavo ad ogni passo; mi mettevo prima alla lontana, poi sempre più da vicino a girare attorno ad ogni sassolino che incontravo, e mi meravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti senza fare alcun caso di quel sassolino che per me intanto aveva assunto le proporzioni d'una montagna insormontabile, anzi d'un mondo in cui avrei potuto senz'altro domiciliarmi. Ero rimasto così, fermo ai primi passi di tante vie, con lo spirito pieno di mondi, o di sassolini, che fa lo stesso. Ma non mi pareva affatto che quelli che m'erano passati avanti e avevano percorso tutta la via, ne sapessero in sostanza più di me. M'erano passati avanti, non si mette in dubbio, e tutti braveggiando come tanti cavallini; ma poi, in fondo alla via, avevano trovato un carro: il loro carro; vi erano stati attaccati con molta pazienza, e ora se lo tiravano dietro. Non tiravo nessun carro, io; e non avevo perciò né briglie né paraocchi; vedevo certamente più di loro; ma andare, non sapevo dove andare. Ora, ritornando alla scoperta di quei lievi difetti, sprofondai tutto, subito, nella riflessione che dunque possibile? Non conoscevo bene neppure il mio stesso corpo, le cose mie che più intimamente m'appartenevano: il naso, le orecchie, le mani, le gambe. E tornavo a guardarmele per rifarne l'esame. Cominciò da questo il mio male. Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di spirito e di corpo cosi misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato (come dirò) il rimedio che doveva guarirmene.
Questo volume è stato stampato nel 2010 Ipertesto a cura di Silvia Masaracchio Collana Bacheca Eb... more Questo volume è stato stampato nel 2010 Ipertesto a cura di Silvia Masaracchio Collana Bacheca Ebook In copertina: Ritratto di W.Kurtz, di T. Eakins Titolo originale: Senilità Copyright Questo libro è stato creato da Silvia Masaracchio sotto Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License , per cui sono vietati gli usi commerciali dello stesso così come la modifica senza previa autorizzazione della curatrice.
2 poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altr... more 2 poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
La prima edizione del Visconte dimezzato uscì presso l'editore Einaudi di Torino nel febbraio del... more La prima edizione del Visconte dimezzato uscì presso l'editore Einaudi di Torino nel febbraio del 1952, nella collana «I gettoni» diretta da Elio Vittorini. Più di trent'anni dopo, a uno studente che lo interrogava su questo libro, Calvino rispose con le parole che vengono qui riprodotte (Intervista con gli studenti di Pesaro dell '11 maggio 1983, trascritta e pubblicata in «Il gusto dei contemporanei», Quaderno n. 3, Italo Calvino, Pesaro 1987, p. 9).
Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si ec... more Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
As we wound on our endless way, and the sun sank lower and lower behind us, the shadows of the ev... more As we wound on our endless way, and the sun sank lower and lower behind us, the shadows of the evening began to creep round us. This was emphasized by the fact that the snowy mountain-top still held the sunset, and seemed to glow out with a delicate cool pink. Here and there we passed Cszeks and slovaks, all in picturesque attire, but I noticed that goitre was painfully prevalent. By the roadside were many crosses, and as we swept by, my companions all crossed themselves. Here and there was a peasant man or woman kneeling before a shrine, who did not even turn round as we approached, but seemed in the self-surrender of devotion to have neither eyes nor ears for the outer world. There were many things new to me. For instance, hay-ricks in the trees, and here and there very beautiful masses of weeping birch, their white stems shining like silver through the delicate green of the leaves. Now and again we passed a leiter-wagon-the ordinary peasants's cart-with its long, snakelike vertebra, calculated to suit the inequalities of the road. On this were sure to be seated quite a group of homecoming peasants, the Cszeks with their white, and the Slovaks with their coloured sheepskins, the latter carrying lance-fashion their long staves, with axe at end. As the evening fell it began to get very cold, and the growing twilight seemed to merge into one dark mistiness the gloom of the trees, oak, beech, and pine, though in the valleys which ran deep between the spurs of the hills, as we ascended through the Pass, the dark firs stood out here and there against the background of late-lying snow. Sometimes, as the road was cut through Dracula 0