Ursula Wierer | Ministero della cultura (original) (raw)
Papers by Ursula Wierer
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
Riassunto Nel 2013 la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana aveva ampiamente contr... more Riassunto
Nel 2013 la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana aveva ampiamente contribuito al workshop “Archeologia a Firenze”. La presentazione delle varie attività di scavo e ricerca permetteva di cogliere il quadro delle azioni di tutela portate avanti istituzionalmente nella regione.
A distanza di dieci anni, l’assetto organizzativo e, almeno in parte, normativo sono decisamente cambiati. Le profonde riforme che hanno interessato la struttura del Ministero, concluse con il cambio di denominazione in Ministero della Cultura, hanno scardinato l’assetto essenzialmente mantenuto fin dall’istituzione delle soprintendenze ai primi del Novecento. Da organo avente competenze sulla tutela e sulla valorizzazione dei luoghi della cultura statali dell’intera regione Toscana, la Soprintendenza archeologica ha conosciuto dapprima lo scorporo del settore valorizzazione, affidato ai neonati Poli museali regionali, in seguito la soppressione, nel 2016, con l’accorpamento nelle soprintendenze uniche. Da allora, realtà funzionali territorialmente meno estese, ma comprendenti più competenze tecniche (archeologi, architetti, storici dell’arte, antropologi, restauratori) sono chiamate a esercitare la tutela dei territori di propria competenza: tale radicale riassetto, se da un lato ha generato notevoli problemi organizzativi, dall’altra ha aperto le porte a nuove sinergie, consentendo talvolta una maggiore incisività dell’azione di tutela archeologica legata a una pluralità di fattori, dalla gestione di territori più limitati, dunque meglio raggiungibili, al dialogo tra profili professionali che fino a poco tempo fa agivano senza una reale sinergia. Il pressoché concomitante varo, in Toscana, del Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, ha comportato a esempio la possibilità, in sede di processi di adeguamento o conformazione degli strumenti urbanistici al PIT-PPR, di riportare maggiormente l’attenzione sugli aspetti archeologici, rimasti marginali in sede di elaborazione del Piano. Il presente contributo intende affrontare, pur con lo sguardo parziale di un ufficio che si occupa soltanto di una porzione del territorio regionale, come le trasformazioni delineate si siano tradotte in una evoluzione della pratica della tutela, attraverso l’analisi delle più evidenti ricadute che la ‘nuova normalità’ post-riforma ha esercitato e esercita sui beni archeologici.
Abstract
In 2013 the Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana contributed extensively to the workshop "Archeology in Florence" by presenting excavations and research carried on in the frame of archaeological heritage protection in the region. Ten years later, the organizational and, at least in part, regulatory framework of the superintendency have definitely changed. The profound reforms that affected the the Ministry - from then on named “Ministry of Culture” - undermined the structure held since the establishment of the superintendencies in the early twentieth century. As an institution responsible for the protection and promotion of state archaeological sites and museums in the entire Tuscany region, the archaeological superintendency first saw the separation of the promotion sector, entrusted to the newly established Poli museali regionali. In 2016, the archaeological superintendencies were suppressed and their responsibilities merged into the Soprintendenze uniche (Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio), from then on competent for all categories of cultural heritage in a given territory. Since then, cultural hertitage protection is exerted by functional offices that are territorially less extensive, but include officials of various technical profiles as archaeologists, architects, art historians, anthropologists, conservators. This radical reorganization, while on the one hand has generated notable organizational difficulties, on the other hand gave rise to new synergies, sometimes allowing greater incisiveness in the practice of archaeological heritage protection. The management of more limited and therefore better reachable territories and the dialogue between diverse professional profiles are without doubt advantageous aspects. The almost concomitant launch, in Tuscany, of the Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (PIT-PPR) led to an increased attention on archaeological heritage issues during the processes of adaptation or conformation of the municipal planning instruments to the PIT-PPR. Our contribution addresses how the described transformations led to a change in the practice of archaeological and cultural heritage protection by analysing, through cas studies, the most evident repercussions on archaeological heritage exerted by the post-reform “new normality”.
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
Abstract Two ancient water wells have been discovered near Florence (Tuscany, Central Italy) in 2... more Abstract
Two ancient water wells have been discovered near Florence (Tuscany, Central Italy) in 2020 and 2021 during the activity of preventive archaeology. The decision to excavate the structures was preceeded by evaluations regarding the safety at work, the scientific potential of the wells and the suitability for a future public fruition of the sites. The protohistoric well found at Empoli in the Lower Arno valley is a 4-meter-deep structure without internal coating. It has been completely excavated by combining a stratigraphical investigation of the filling sediment and a controlled dismantling of the structure. Judging from the recovery, at different depths, of intact or reassemblable ceramic containers the well shows at least three phases of use. The investigation revealed aspects of how it had been realized and maintained.
The Etruscan water well found at Montespertoli, to date excavated to a depth of 8,5 m and still to continue, shows an internal coating made of pebbles and clay. Thanks to the mobile finds the structure can be dated to an Etruscan horizon of the end of the 7th century BC. The excavation, finalized to investigate the well and its filling, is also aimed at preserving the structure and to leave it visible to the public.
Riassunto
Nel corso di indagini di archeologia preventiva dirette dalla Soprintendenza ABAP di Firenze, Prato, Pistoia tra il 2020 e il 2021 sono stati casualmente intercettati due pozzi antichi ubicati in territori limitrofi della provincia di Firenze: il primo, venuto alla luce nella periferia di Empoli risale all’età protostorica, il secondo, emerso nella campagna di Montespertoli, è invece databile ad un orizzonte etrusco di fine VII sec. a.C. Lo scavo pressoché in contemporanea dei due manufatti ha costituito l’occasione per un confronto sulle scelte strategiche e sulle diverse metodologie di indagine da adottare in ragione delle caratteristiche dei due contesti. Ripercorrendo le principali fasi delle ricerche parallele, si presentano in questa sede i risultati preliminari degli scavi e le prospettive di valorizzazione.
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
Le ricerche archeologiche condotte nella sala capitolare dell’abbazia di San Salvatore a Settimo ... more Le ricerche archeologiche condotte nella sala capitolare dell’abbazia di San Salvatore a Settimo (Scandicci, FI) tra 2022 e 2023 hanno permesso di ritrovare il pavimento in mattoni della fase rinascimentale, tracce della seduta dei monaci posta lungo le pareti della stanza e un grande sepolcro collettivo al centro della sala. Le indagini hanno inoltre documentato tracce pittoriche lungo le pareti e l’esistenza di un più antico pavimento in cocciopesto, pertinente alla prima fase cistercense.
Archaeological investigations conducted between 2022 and 2023 in the chapter hall of the San Salvatore a Settimo's abbey (Scandicci, FI) led to the discovery of a terracotta floor, dating to the renaissance phase of the building, remains of the monks’ seat and a large collective burial located at the centre of the room. The investigations documented furthermore traces of pictorial decorations on the walls and the presence of a previous “cocciopesto” flooring, that belongs to the earlier Cistercian phase.
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
La Badia di S. Salvatore a Settimo presso Scandicci (FI) è un ex monastero cistercense fortificat... more La Badia di S. Salvatore a Settimo presso Scandicci (FI) è un ex monastero cistercense fortificato, con torri, mura merlate e fossati. Parte del sistema difensivo creato tra XIII e XIV secolo è andato i perduto a seguito di distruzioni antiche e moderne. Le ricerche condotte negli ultimi anni, a seguito di consistenti interventi di restauro, connessi anche a scavi, hanno permesso di acquisire nuove informazioni sulle fortificazioni. Il ritrovamento di fossati e ponti a nord e a sud del complesso contribuisce a restituirne un’immagine più articolata, dove le difese con fossati e canali andavano ad integrare gli apprestamenti in muratura.
The S. Salvatore a Settimo’s abbey is a former fortified Cistercian monastery in the proximity of Scandicci (FI). Towers, moats and walls with battlements are still visible. Part of the defensive system created between the 13th and 14th Century a. D. is lost due to modern and ancient destruction. Nevertheless, thanks to the extensive restoration together with excavations and to the studies conducted in recent years at the site, it was possible to conceive new information about the defensive structures. The recovery of moats and bridges both on the north and on the south sides of the abbey contributed to a better understanding of the complexity of the defences. It has in fact observed that the moats and the bridges were built in a way that integrate the walls to create an effective defensive system.
Preistoria del cibo. L'alimentazione nella preistoria e nella protostoria, 2021
Fishing, hunting and gathering at the sauveterrian site Galgenbühel/Dos de la Forca (Salorno, Sou... more Fishing, hunting and gathering at the sauveterrian site Galgenbühel/Dos de la Forca (Salorno, South Tyrol) - The fauna recovered at the mesolithic site give a picture of the former environment and allows to reconstruct fishing, hunting and gathering strategies as well as the diet of the groups living in the Adige valley during the 9th-8th millennium BC cal. Fishing played a primary role in site economy. A change from mass catches to selective pike fishing could be related to food preferences and storage. Hunting was targeted also towards the beaver and the wild cat exploited both for their pelt and their meat. Freshwater bivalves and pond turtles integrated the diet. The site inhabitants moved inside a rather limited site catchment area focused on the ecological niches of the valley bottom.
Tutela & Restauro 2020. Notiziario della Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia Prato, 2021
Tutela & Restauro 2020. Notiziario della Sopritendenza ABAP di Firenze, Pistoia, Prato, 2021
Tutela & Restauro 2020. Notiziario della Soprintendenza ABAP Firenze Pistoia Prato, 2021
TUTELA & RESTAURO 2021 NOTIZIARIO DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE E LE PROVINCE DI PISTOIA E PRATO, 2023
La continuazione delle indagini nella periferia di Empoli (Firenze) hanno messo in luce ulteriori... more La continuazione delle indagini nella periferia di Empoli (Firenze) hanno messo in luce ulteriori evidenze di epoca protostorica che sono verosimilmente da mettere in relazione con la struttura 1, scavata nel 2020, e datata al bronzo medio iniziale. Lo scavo stratigrafico di un pozzo per acqua, attualmente il più antico esemplare nel suo genere rinvenuto in Toscana, ha permesso di raccogliere dati sulla tecnologia costruttiva e sul suo utilizzo che trovano confronto con analoghe strutture coeve documentate in Pianura Padana. Sono stati individuati almeno tre momenti di vita del pozzo, identificati attraverso il rinvenimento di contenitori fittili interpretati come vasi usati per attingere l’acqua e caduti accidentalmente sul fondo. La presenza di una struttura impegnativa dal punto di vista della realizzazione e della manutenzione presuppone l’esistenza di un insediamento stabile nelle vicinanze.
TUTELA & RESTAURO 2021 NOTIZIARIO DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE E LE PROVINCE DI PISTOIA E PRATO, 2023
Un nuovo intervento di scavo in località Ambrogiana a Montelupo Fiorentino eseguito nel 2020/2021... more Un nuovo intervento di scavo in località Ambrogiana a Montelupo Fiorentino eseguito nel 2020/2021 ha fornito l’occasione per riprendere in mano i dati emersi dai precedenti scavi condotti nella stessa località, in particolare dallo scavo “Ambrogiana lotto 1” del 2010. Finalità del lavoro è il tentativo di correlare le evidenze archeologiche delle due aree, distanti circa 12 m una dall’altra, anche in vista di futuri interventi di archeologia preventiva. Una correlazione sembra possibile per un canale, databile ad epoca etrusca, riscontrato in entrambi gli scavi. Il nuovo scavo “Ambrogiana 3” ha inoltre confermato la frequentazione preistorica dell’area, anche se una correlazione spaziale e stratigrafica puntuale risulta difficile sia per la distanza che per la stratigrafia compromessa. Buche di origine antropica documentate negli scavi attestano la presenza di strutture in elevato, sia semplici che complesse. L’estesa area sul terrazzo prospiciente il fiume Arno era stata frequentata a più riprese per scopi produttivi o insediativi alla fine del terzo millennio a.C., tra la fine dell’Eneolitico e l’età del bronzo.
Tutela & restauro 2021. Notiziario della Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato, 2023
Le ricerche archeologiche condotte a partire dal 2020 e tutt’ora in corso, all’interno del cantie... more Le ricerche archeologiche condotte a partire dal 2020 e tutt’ora in corso, all’interno del cantiere di restauro dell’ex Abbazia di S. Salvatore e S. Lorenzo a Settimo presso Scandicci alle porte di Firenze, hanno permesso di indagare la parte del complesso monumentale rimasta in uso ai privati. Saggi archeologici mirati, condotti in zone diverse dell’abbazia, hanno rivelato la presenza di stratigrafie complesse, in alcuni punti potenti fino a quasi 3 m, che separano i piani di vita due-trecenteschi da quelli attuali. I saggi nel sottosuolo, la lettura delle stratigrafie murarie e delle caratteristiche architettoniche così come l‘assistenza archeologica ai lavori di restauro stanno permettendo di acquisire nuove informazioni sugli aspetti architettonici e funzionali dei diversi ambienti, contribuendo a delineare la morfologia originaria del primo impianto cistercense due-trecentesco e le numerose risistemazioni dell’edificio avvenute nei secoli successivi. Gli esiti delle indagini consentiranno di ridefinire in modo organico e puntuale la storia complessiva dell’edificio, che si conferma essere un formidabile palinsesto per lo studio dell’edilizia medievale e post medievale del territorio fiorentino.
IX Ciclo di Studi Medievali , 2023
Le ricerche archeologiche condotte, a partire dal 2020, all’interno dell’ex Abbazia di S. Salvato... more Le ricerche archeologiche condotte, a partire dal 2020, all’interno dell’ex Abbazia di S. Salvatore e S. Lorenzo a Settimo presso Scandicci (Fi), rientrano nel quadro di un ampio progetto di restauro del complesso architettonico e hanno permesso di indagare in più aree la parte dell’edificio rimasta in uso ai privati. Analisi non invasive e saggi mirati, condotti in zone diverse del complesso, hanno rivelato la presenza di un consistente interro, spesso in alcuni punti fino a quasi 3 m, che separa i piani di vita due-trecenteschi da quelli attuali. La scansione stratigrafica si presta pertanto a considerazioni sull’interazione tra gli abitanti della Badia e gli eventi naturali legati alla vicinanza del fiume Arno e dei suoi affluenti, e sul modo in cui questa interazione abbia condizionato l’uso degli spazi interni ed esterni e delle terre circostanti. Le indagini hanno permesso inoltre di acquisire nuove informazioni sugli aspetti architettonici e funzionali dei diversi ambienti, contribuendo a delineare sia la morfologia originaria del primo impianto cistercense due-trecentesco che i diversi interventi di risistemazione dell’edificio. La lettura integrata delle stratigrafie murarie e delle caratteristiche architettoniche, congiuntamente allo studio preliminare dei reperti e delle sequenze stratigrafiche, sta consentendo infine di ridefinire in modo organico e puntuale la storia complessiva dell’edificio, che si conferma essere un palinsesto fondamentale per lo studio dell’edilizia medievale e post medievale del territorio fiorentino.
This work regards the techno-functional study of the lithic industry from layer 23 of Grotta Pagl... more This work regards the techno-functional study of the lithic industry from layer 23 of Grotta Paglicci (Rignano Garganico, Foggia) dated 28.100 ± 400 BP uncal. and attributed to the Early Gravettian. The châine opératoire, finalized at blade-bladelet production, shows a ramification at the point of bladelet production, maybe to increase its productivity. Both soft stone and organic hammers were used for the detachments by the direct percussion. Among the lithic implements different techno-functional categories have been identified. The blade assemblage, characterized by a high morpho-technical and dimensional variability, comprises the tool-set referable to “domestic” activities, as shown by the use-wear referable to cutting, scraping and grooving. An interesting aspect is the functional role of many fractures. The bladelets were transformed into backed tools, mainly backed points, most probably hafted on throwing weapons both in apical and lateral position
Wednesday, June 11 th 8.30 Registration 9.30 Welcome and conference opening Keynote 10.05 A. Brog... more Wednesday, June 11 th 8.30 Registration 9.30 Welcome and conference opening Keynote 10.05 A. Broglio-La découverte du Mésolithique dans la Vallée de l'Adige et sur les Dolomites Session A-Mesolithic landscapes 10.30 M. Guélat, J. Bullinger, P. Crotti and G. Pignat-The blockshelter of Château-d'Oex: pedosedimentary record of human occupations in the Swiss Prealps from the Late Glacial to the Mid-Holocene 10.55 L. Chaix-Evolution of the malacofaunas from the Sauveterrian to the Ancient Neolithic at La Grande-Rivoire
As part of the research project �Living near the water�, focused on the Early Mesolithic rock she... more As part of the research project �Living near the water�, focused on the Early Mesolithic rock shelter of Galgenbuhel/Dos de la Forca located at Salorno, in the Adige Valley (Bozen/Bolzano Province, Northern Italy), about 600 bird remains recovered from the excavations have been analyzed. The 27 identified species belong mainly to Passeriformes (about 250 specimens). The remains of Piciformes, Galliformes (among which the quail, Coturnix coturnix, is prevalent) and Gruiformes (belonging to the Rallidae family) are less abundant. Anseriformes, Suliformes, Podicipediformes, Charadriiformes, Columbiformes, diurnal (Accipitriformes and Falconiformes) and nocturnal raptors (Strigiformes) are represented in lower percentages. Forest species are the most frequent, but also species living in other biotopes, such as aquatic and open habitat birds, have been identified; rocky and mountain environments are represented by only two species. The taphonomic analyses did not allow defining the degre...
The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic va... more The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic value and companion animal, but little is known about its domestication process and early anthropogenic dispersal. Here we show, using ancient DNA analysis of geographically and temporally widespread archaeological cat remains, that both the Near Eastern and Egyptian populations of Felis silvestris lybica contributed to the gene pool of the domestic cat at different historical times. While the cat’s worldwide conquest began during the Neolithic period in the Near East, its dispersal gained momentum during the Classical period, when the Egyptian cat successfully spread throughout the Old World. The expansion patterns and ranges suggest dispersal along human maritime and terrestrial routes of trade and connectivity. A coat-colour variant was found at high frequency only after the Middle Ages, suggesting that directed breeding of cats occurred later than with most other domesticated animals
PloS one, 2018
The Tyrolean Iceman, a 5,300-year-old glacier mummy recovered at the Tisenjoch (South Tyrol, Ital... more The Tyrolean Iceman, a 5,300-year-old glacier mummy recovered at the Tisenjoch (South Tyrol, Italy) together with his clothes and personal equipment, represents a unique opportunity for prehistoric research. The present work examines the Iceman's tools which are made from chert or are related to chert working - dagger, two arrowheads, endscraper, borer, small flake and antler retoucher - and considers also the arrowhead still embedded in the shoulder of the mummy. The interdisciplinary results achieved by study of the lithic raw material, technology, use-wear analysis, CT analysis and typology all add new information to Ötzi's individual history and his last days, and allow insights into the way of life of Alpine Copper Age communities. The chert raw material of the small assemblage originates from at least three different areas of provenance in the Southalpine region. One, or possibly two, sources derive from outcrops in the Trentino, specifically the Non Valley. Such varia...
Nature Ecology & Evolution, 2017
The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic va... more The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic value and companion animal, but little is known about its domestication process and early anthropogenic dispersal. Here we show, using ancient DNA analysis of geographically and temporally widespread archaeological cat remains, that both the Near Eastern and Egyptian populations of Felis silvestris lybica contributed to the gene pool of the domestic cat at different historical times. While the cat's worldwide conquest began during the Neolithic period in the Near East, its dispersal gained momentum during the Classical period, when the Egyptian cat successfully spread throughout the Old World. The expansion patterns and ranges suggest dispersal along human maritime and terrestrial routes of trade and connectivity. A coat-colour variant was found at high frequency only after the Middle Ages, suggesting that directed breeding of cats occurred later than with most other domesticated animals. T he domestic cat is present on all continents except Antarctica, and in the most remote regions of the world, and its evolutionary success is unquestioned. While it is nowadays one of the most cherished companion animals in the Western world, for ancient societies barn cats, village cats and ships' cats provided critical protection against vermin, especially rodent pests responsible for economic loss and disease 1. Owing to a paucity of cat remains in the archaeological record, current hypotheses about early cat domestication rely on only a few zooarchaeological case studies. These studies suggest that ancient societies in both the Near East and Egypt could have played key roles in cat domestication 2,3. Wildcats (Felis silvestris) are distributed all over the Old World. Current taxonomy distinguishes five wild, geographically partitioned subspecies: Felis silvestris silvestris, Felis silvestris lybica, Felis silvestris ornata, Felis silvestris cafra and Felis silvestris bieti 4. Modern genetic data analyses of nuclear short tandem repeats (STR) and 16% of the mitochondrial DNA (mtDNA) genome in extant wild and domestic cats revealed that only one of them, the north African/ southwest Asian F. s. lybica, was ultimately domesticated 5. Wildcats are solitary, territorial hunters and lack a hierarchical social structure 6,7 , features that make them poor candidates for domestication 8. Indeed, zooarchaeological evidence points to a commensal relationship between cats and humans lasting thousands of years before humans exerted substantial influence on their breeding 2,3,9. Throughout this period of commensal interaction, tamed and domestic cats became feral and/or intermixed with wild
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
Riassunto Nel 2013 la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana aveva ampiamente contr... more Riassunto
Nel 2013 la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana aveva ampiamente contribuito al workshop “Archeologia a Firenze”. La presentazione delle varie attività di scavo e ricerca permetteva di cogliere il quadro delle azioni di tutela portate avanti istituzionalmente nella regione.
A distanza di dieci anni, l’assetto organizzativo e, almeno in parte, normativo sono decisamente cambiati. Le profonde riforme che hanno interessato la struttura del Ministero, concluse con il cambio di denominazione in Ministero della Cultura, hanno scardinato l’assetto essenzialmente mantenuto fin dall’istituzione delle soprintendenze ai primi del Novecento. Da organo avente competenze sulla tutela e sulla valorizzazione dei luoghi della cultura statali dell’intera regione Toscana, la Soprintendenza archeologica ha conosciuto dapprima lo scorporo del settore valorizzazione, affidato ai neonati Poli museali regionali, in seguito la soppressione, nel 2016, con l’accorpamento nelle soprintendenze uniche. Da allora, realtà funzionali territorialmente meno estese, ma comprendenti più competenze tecniche (archeologi, architetti, storici dell’arte, antropologi, restauratori) sono chiamate a esercitare la tutela dei territori di propria competenza: tale radicale riassetto, se da un lato ha generato notevoli problemi organizzativi, dall’altra ha aperto le porte a nuove sinergie, consentendo talvolta una maggiore incisività dell’azione di tutela archeologica legata a una pluralità di fattori, dalla gestione di territori più limitati, dunque meglio raggiungibili, al dialogo tra profili professionali che fino a poco tempo fa agivano senza una reale sinergia. Il pressoché concomitante varo, in Toscana, del Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, ha comportato a esempio la possibilità, in sede di processi di adeguamento o conformazione degli strumenti urbanistici al PIT-PPR, di riportare maggiormente l’attenzione sugli aspetti archeologici, rimasti marginali in sede di elaborazione del Piano. Il presente contributo intende affrontare, pur con lo sguardo parziale di un ufficio che si occupa soltanto di una porzione del territorio regionale, come le trasformazioni delineate si siano tradotte in una evoluzione della pratica della tutela, attraverso l’analisi delle più evidenti ricadute che la ‘nuova normalità’ post-riforma ha esercitato e esercita sui beni archeologici.
Abstract
In 2013 the Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana contributed extensively to the workshop "Archeology in Florence" by presenting excavations and research carried on in the frame of archaeological heritage protection in the region. Ten years later, the organizational and, at least in part, regulatory framework of the superintendency have definitely changed. The profound reforms that affected the the Ministry - from then on named “Ministry of Culture” - undermined the structure held since the establishment of the superintendencies in the early twentieth century. As an institution responsible for the protection and promotion of state archaeological sites and museums in the entire Tuscany region, the archaeological superintendency first saw the separation of the promotion sector, entrusted to the newly established Poli museali regionali. In 2016, the archaeological superintendencies were suppressed and their responsibilities merged into the Soprintendenze uniche (Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio), from then on competent for all categories of cultural heritage in a given territory. Since then, cultural hertitage protection is exerted by functional offices that are territorially less extensive, but include officials of various technical profiles as archaeologists, architects, art historians, anthropologists, conservators. This radical reorganization, while on the one hand has generated notable organizational difficulties, on the other hand gave rise to new synergies, sometimes allowing greater incisiveness in the practice of archaeological heritage protection. The management of more limited and therefore better reachable territories and the dialogue between diverse professional profiles are without doubt advantageous aspects. The almost concomitant launch, in Tuscany, of the Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (PIT-PPR) led to an increased attention on archaeological heritage issues during the processes of adaptation or conformation of the municipal planning instruments to the PIT-PPR. Our contribution addresses how the described transformations led to a change in the practice of archaeological and cultural heritage protection by analysing, through cas studies, the most evident repercussions on archaeological heritage exerted by the post-reform “new normality”.
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
Abstract Two ancient water wells have been discovered near Florence (Tuscany, Central Italy) in 2... more Abstract
Two ancient water wells have been discovered near Florence (Tuscany, Central Italy) in 2020 and 2021 during the activity of preventive archaeology. The decision to excavate the structures was preceeded by evaluations regarding the safety at work, the scientific potential of the wells and the suitability for a future public fruition of the sites. The protohistoric well found at Empoli in the Lower Arno valley is a 4-meter-deep structure without internal coating. It has been completely excavated by combining a stratigraphical investigation of the filling sediment and a controlled dismantling of the structure. Judging from the recovery, at different depths, of intact or reassemblable ceramic containers the well shows at least three phases of use. The investigation revealed aspects of how it had been realized and maintained.
The Etruscan water well found at Montespertoli, to date excavated to a depth of 8,5 m and still to continue, shows an internal coating made of pebbles and clay. Thanks to the mobile finds the structure can be dated to an Etruscan horizon of the end of the 7th century BC. The excavation, finalized to investigate the well and its filling, is also aimed at preserving the structure and to leave it visible to the public.
Riassunto
Nel corso di indagini di archeologia preventiva dirette dalla Soprintendenza ABAP di Firenze, Prato, Pistoia tra il 2020 e il 2021 sono stati casualmente intercettati due pozzi antichi ubicati in territori limitrofi della provincia di Firenze: il primo, venuto alla luce nella periferia di Empoli risale all’età protostorica, il secondo, emerso nella campagna di Montespertoli, è invece databile ad un orizzonte etrusco di fine VII sec. a.C. Lo scavo pressoché in contemporanea dei due manufatti ha costituito l’occasione per un confronto sulle scelte strategiche e sulle diverse metodologie di indagine da adottare in ragione delle caratteristiche dei due contesti. Ripercorrendo le principali fasi delle ricerche parallele, si presentano in questa sede i risultati preliminari degli scavi e le prospettive di valorizzazione.
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
Le ricerche archeologiche condotte nella sala capitolare dell’abbazia di San Salvatore a Settimo ... more Le ricerche archeologiche condotte nella sala capitolare dell’abbazia di San Salvatore a Settimo (Scandicci, FI) tra 2022 e 2023 hanno permesso di ritrovare il pavimento in mattoni della fase rinascimentale, tracce della seduta dei monaci posta lungo le pareti della stanza e un grande sepolcro collettivo al centro della sala. Le indagini hanno inoltre documentato tracce pittoriche lungo le pareti e l’esistenza di un più antico pavimento in cocciopesto, pertinente alla prima fase cistercense.
Archaeological investigations conducted between 2022 and 2023 in the chapter hall of the San Salvatore a Settimo's abbey (Scandicci, FI) led to the discovery of a terracotta floor, dating to the renaissance phase of the building, remains of the monks’ seat and a large collective burial located at the centre of the room. The investigations documented furthermore traces of pictorial decorations on the walls and the presence of a previous “cocciopesto” flooring, that belongs to the earlier Cistercian phase.
Valentini, Guarducci, Santini (Eds). Archeologia in Toscana, Atti del Convegno di Firenze, 2023, SANEM 6, 2024
La Badia di S. Salvatore a Settimo presso Scandicci (FI) è un ex monastero cistercense fortificat... more La Badia di S. Salvatore a Settimo presso Scandicci (FI) è un ex monastero cistercense fortificato, con torri, mura merlate e fossati. Parte del sistema difensivo creato tra XIII e XIV secolo è andato i perduto a seguito di distruzioni antiche e moderne. Le ricerche condotte negli ultimi anni, a seguito di consistenti interventi di restauro, connessi anche a scavi, hanno permesso di acquisire nuove informazioni sulle fortificazioni. Il ritrovamento di fossati e ponti a nord e a sud del complesso contribuisce a restituirne un’immagine più articolata, dove le difese con fossati e canali andavano ad integrare gli apprestamenti in muratura.
The S. Salvatore a Settimo’s abbey is a former fortified Cistercian monastery in the proximity of Scandicci (FI). Towers, moats and walls with battlements are still visible. Part of the defensive system created between the 13th and 14th Century a. D. is lost due to modern and ancient destruction. Nevertheless, thanks to the extensive restoration together with excavations and to the studies conducted in recent years at the site, it was possible to conceive new information about the defensive structures. The recovery of moats and bridges both on the north and on the south sides of the abbey contributed to a better understanding of the complexity of the defences. It has in fact observed that the moats and the bridges were built in a way that integrate the walls to create an effective defensive system.
Preistoria del cibo. L'alimentazione nella preistoria e nella protostoria, 2021
Fishing, hunting and gathering at the sauveterrian site Galgenbühel/Dos de la Forca (Salorno, Sou... more Fishing, hunting and gathering at the sauveterrian site Galgenbühel/Dos de la Forca (Salorno, South Tyrol) - The fauna recovered at the mesolithic site give a picture of the former environment and allows to reconstruct fishing, hunting and gathering strategies as well as the diet of the groups living in the Adige valley during the 9th-8th millennium BC cal. Fishing played a primary role in site economy. A change from mass catches to selective pike fishing could be related to food preferences and storage. Hunting was targeted also towards the beaver and the wild cat exploited both for their pelt and their meat. Freshwater bivalves and pond turtles integrated the diet. The site inhabitants moved inside a rather limited site catchment area focused on the ecological niches of the valley bottom.
Tutela & Restauro 2020. Notiziario della Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia Prato, 2021
Tutela & Restauro 2020. Notiziario della Sopritendenza ABAP di Firenze, Pistoia, Prato, 2021
Tutela & Restauro 2020. Notiziario della Soprintendenza ABAP Firenze Pistoia Prato, 2021
TUTELA & RESTAURO 2021 NOTIZIARIO DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE E LE PROVINCE DI PISTOIA E PRATO, 2023
La continuazione delle indagini nella periferia di Empoli (Firenze) hanno messo in luce ulteriori... more La continuazione delle indagini nella periferia di Empoli (Firenze) hanno messo in luce ulteriori evidenze di epoca protostorica che sono verosimilmente da mettere in relazione con la struttura 1, scavata nel 2020, e datata al bronzo medio iniziale. Lo scavo stratigrafico di un pozzo per acqua, attualmente il più antico esemplare nel suo genere rinvenuto in Toscana, ha permesso di raccogliere dati sulla tecnologia costruttiva e sul suo utilizzo che trovano confronto con analoghe strutture coeve documentate in Pianura Padana. Sono stati individuati almeno tre momenti di vita del pozzo, identificati attraverso il rinvenimento di contenitori fittili interpretati come vasi usati per attingere l’acqua e caduti accidentalmente sul fondo. La presenza di una struttura impegnativa dal punto di vista della realizzazione e della manutenzione presuppone l’esistenza di un insediamento stabile nelle vicinanze.
TUTELA & RESTAURO 2021 NOTIZIARIO DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE E LE PROVINCE DI PISTOIA E PRATO, 2023
Un nuovo intervento di scavo in località Ambrogiana a Montelupo Fiorentino eseguito nel 2020/2021... more Un nuovo intervento di scavo in località Ambrogiana a Montelupo Fiorentino eseguito nel 2020/2021 ha fornito l’occasione per riprendere in mano i dati emersi dai precedenti scavi condotti nella stessa località, in particolare dallo scavo “Ambrogiana lotto 1” del 2010. Finalità del lavoro è il tentativo di correlare le evidenze archeologiche delle due aree, distanti circa 12 m una dall’altra, anche in vista di futuri interventi di archeologia preventiva. Una correlazione sembra possibile per un canale, databile ad epoca etrusca, riscontrato in entrambi gli scavi. Il nuovo scavo “Ambrogiana 3” ha inoltre confermato la frequentazione preistorica dell’area, anche se una correlazione spaziale e stratigrafica puntuale risulta difficile sia per la distanza che per la stratigrafia compromessa. Buche di origine antropica documentate negli scavi attestano la presenza di strutture in elevato, sia semplici che complesse. L’estesa area sul terrazzo prospiciente il fiume Arno era stata frequentata a più riprese per scopi produttivi o insediativi alla fine del terzo millennio a.C., tra la fine dell’Eneolitico e l’età del bronzo.
Tutela & restauro 2021. Notiziario della Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato, 2023
Le ricerche archeologiche condotte a partire dal 2020 e tutt’ora in corso, all’interno del cantie... more Le ricerche archeologiche condotte a partire dal 2020 e tutt’ora in corso, all’interno del cantiere di restauro dell’ex Abbazia di S. Salvatore e S. Lorenzo a Settimo presso Scandicci alle porte di Firenze, hanno permesso di indagare la parte del complesso monumentale rimasta in uso ai privati. Saggi archeologici mirati, condotti in zone diverse dell’abbazia, hanno rivelato la presenza di stratigrafie complesse, in alcuni punti potenti fino a quasi 3 m, che separano i piani di vita due-trecenteschi da quelli attuali. I saggi nel sottosuolo, la lettura delle stratigrafie murarie e delle caratteristiche architettoniche così come l‘assistenza archeologica ai lavori di restauro stanno permettendo di acquisire nuove informazioni sugli aspetti architettonici e funzionali dei diversi ambienti, contribuendo a delineare la morfologia originaria del primo impianto cistercense due-trecentesco e le numerose risistemazioni dell’edificio avvenute nei secoli successivi. Gli esiti delle indagini consentiranno di ridefinire in modo organico e puntuale la storia complessiva dell’edificio, che si conferma essere un formidabile palinsesto per lo studio dell’edilizia medievale e post medievale del territorio fiorentino.
IX Ciclo di Studi Medievali , 2023
Le ricerche archeologiche condotte, a partire dal 2020, all’interno dell’ex Abbazia di S. Salvato... more Le ricerche archeologiche condotte, a partire dal 2020, all’interno dell’ex Abbazia di S. Salvatore e S. Lorenzo a Settimo presso Scandicci (Fi), rientrano nel quadro di un ampio progetto di restauro del complesso architettonico e hanno permesso di indagare in più aree la parte dell’edificio rimasta in uso ai privati. Analisi non invasive e saggi mirati, condotti in zone diverse del complesso, hanno rivelato la presenza di un consistente interro, spesso in alcuni punti fino a quasi 3 m, che separa i piani di vita due-trecenteschi da quelli attuali. La scansione stratigrafica si presta pertanto a considerazioni sull’interazione tra gli abitanti della Badia e gli eventi naturali legati alla vicinanza del fiume Arno e dei suoi affluenti, e sul modo in cui questa interazione abbia condizionato l’uso degli spazi interni ed esterni e delle terre circostanti. Le indagini hanno permesso inoltre di acquisire nuove informazioni sugli aspetti architettonici e funzionali dei diversi ambienti, contribuendo a delineare sia la morfologia originaria del primo impianto cistercense due-trecentesco che i diversi interventi di risistemazione dell’edificio. La lettura integrata delle stratigrafie murarie e delle caratteristiche architettoniche, congiuntamente allo studio preliminare dei reperti e delle sequenze stratigrafiche, sta consentendo infine di ridefinire in modo organico e puntuale la storia complessiva dell’edificio, che si conferma essere un palinsesto fondamentale per lo studio dell’edilizia medievale e post medievale del territorio fiorentino.
This work regards the techno-functional study of the lithic industry from layer 23 of Grotta Pagl... more This work regards the techno-functional study of the lithic industry from layer 23 of Grotta Paglicci (Rignano Garganico, Foggia) dated 28.100 ± 400 BP uncal. and attributed to the Early Gravettian. The châine opératoire, finalized at blade-bladelet production, shows a ramification at the point of bladelet production, maybe to increase its productivity. Both soft stone and organic hammers were used for the detachments by the direct percussion. Among the lithic implements different techno-functional categories have been identified. The blade assemblage, characterized by a high morpho-technical and dimensional variability, comprises the tool-set referable to “domestic” activities, as shown by the use-wear referable to cutting, scraping and grooving. An interesting aspect is the functional role of many fractures. The bladelets were transformed into backed tools, mainly backed points, most probably hafted on throwing weapons both in apical and lateral position
Wednesday, June 11 th 8.30 Registration 9.30 Welcome and conference opening Keynote 10.05 A. Brog... more Wednesday, June 11 th 8.30 Registration 9.30 Welcome and conference opening Keynote 10.05 A. Broglio-La découverte du Mésolithique dans la Vallée de l'Adige et sur les Dolomites Session A-Mesolithic landscapes 10.30 M. Guélat, J. Bullinger, P. Crotti and G. Pignat-The blockshelter of Château-d'Oex: pedosedimentary record of human occupations in the Swiss Prealps from the Late Glacial to the Mid-Holocene 10.55 L. Chaix-Evolution of the malacofaunas from the Sauveterrian to the Ancient Neolithic at La Grande-Rivoire
As part of the research project �Living near the water�, focused on the Early Mesolithic rock she... more As part of the research project �Living near the water�, focused on the Early Mesolithic rock shelter of Galgenbuhel/Dos de la Forca located at Salorno, in the Adige Valley (Bozen/Bolzano Province, Northern Italy), about 600 bird remains recovered from the excavations have been analyzed. The 27 identified species belong mainly to Passeriformes (about 250 specimens). The remains of Piciformes, Galliformes (among which the quail, Coturnix coturnix, is prevalent) and Gruiformes (belonging to the Rallidae family) are less abundant. Anseriformes, Suliformes, Podicipediformes, Charadriiformes, Columbiformes, diurnal (Accipitriformes and Falconiformes) and nocturnal raptors (Strigiformes) are represented in lower percentages. Forest species are the most frequent, but also species living in other biotopes, such as aquatic and open habitat birds, have been identified; rocky and mountain environments are represented by only two species. The taphonomic analyses did not allow defining the degre...
The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic va... more The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic value and companion animal, but little is known about its domestication process and early anthropogenic dispersal. Here we show, using ancient DNA analysis of geographically and temporally widespread archaeological cat remains, that both the Near Eastern and Egyptian populations of Felis silvestris lybica contributed to the gene pool of the domestic cat at different historical times. While the cat’s worldwide conquest began during the Neolithic period in the Near East, its dispersal gained momentum during the Classical period, when the Egyptian cat successfully spread throughout the Old World. The expansion patterns and ranges suggest dispersal along human maritime and terrestrial routes of trade and connectivity. A coat-colour variant was found at high frequency only after the Middle Ages, suggesting that directed breeding of cats occurred later than with most other domesticated animals
PloS one, 2018
The Tyrolean Iceman, a 5,300-year-old glacier mummy recovered at the Tisenjoch (South Tyrol, Ital... more The Tyrolean Iceman, a 5,300-year-old glacier mummy recovered at the Tisenjoch (South Tyrol, Italy) together with his clothes and personal equipment, represents a unique opportunity for prehistoric research. The present work examines the Iceman's tools which are made from chert or are related to chert working - dagger, two arrowheads, endscraper, borer, small flake and antler retoucher - and considers also the arrowhead still embedded in the shoulder of the mummy. The interdisciplinary results achieved by study of the lithic raw material, technology, use-wear analysis, CT analysis and typology all add new information to Ötzi's individual history and his last days, and allow insights into the way of life of Alpine Copper Age communities. The chert raw material of the small assemblage originates from at least three different areas of provenance in the Southalpine region. One, or possibly two, sources derive from outcrops in the Trentino, specifically the Non Valley. Such varia...
Nature Ecology & Evolution, 2017
The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic va... more The cat has long been important to human societies as a pest-control agent, object of symbolic value and companion animal, but little is known about its domestication process and early anthropogenic dispersal. Here we show, using ancient DNA analysis of geographically and temporally widespread archaeological cat remains, that both the Near Eastern and Egyptian populations of Felis silvestris lybica contributed to the gene pool of the domestic cat at different historical times. While the cat's worldwide conquest began during the Neolithic period in the Near East, its dispersal gained momentum during the Classical period, when the Egyptian cat successfully spread throughout the Old World. The expansion patterns and ranges suggest dispersal along human maritime and terrestrial routes of trade and connectivity. A coat-colour variant was found at high frequency only after the Middle Ages, suggesting that directed breeding of cats occurred later than with most other domesticated animals. T he domestic cat is present on all continents except Antarctica, and in the most remote regions of the world, and its evolutionary success is unquestioned. While it is nowadays one of the most cherished companion animals in the Western world, for ancient societies barn cats, village cats and ships' cats provided critical protection against vermin, especially rodent pests responsible for economic loss and disease 1. Owing to a paucity of cat remains in the archaeological record, current hypotheses about early cat domestication rely on only a few zooarchaeological case studies. These studies suggest that ancient societies in both the Near East and Egypt could have played key roles in cat domestication 2,3. Wildcats (Felis silvestris) are distributed all over the Old World. Current taxonomy distinguishes five wild, geographically partitioned subspecies: Felis silvestris silvestris, Felis silvestris lybica, Felis silvestris ornata, Felis silvestris cafra and Felis silvestris bieti 4. Modern genetic data analyses of nuclear short tandem repeats (STR) and 16% of the mitochondrial DNA (mtDNA) genome in extant wild and domestic cats revealed that only one of them, the north African/ southwest Asian F. s. lybica, was ultimately domesticated 5. Wildcats are solitary, territorial hunters and lack a hierarchical social structure 6,7 , features that make them poor candidates for domestication 8. Indeed, zooarchaeological evidence points to a commensal relationship between cats and humans lasting thousands of years before humans exerted substantial influence on their breeding 2,3,9. Throughout this period of commensal interaction, tamed and domestic cats became feral and/or intermixed with wild
Notiziario della Soprintendenza 10/2014, 2015
scrittedeipastori.it
Il primo di questi ripari sottoroccia, Trato, è situato a monte dell'abitato di Ziano di Fiemme a... more Il primo di questi ripari sottoroccia, Trato, è situato a monte dell'abitato di Ziano di Fiemme ad una quota di 1550 m. s.l.m. . Il luogo si trova lungo una delle principali vie di accesso ai pascoli di quota del Cornon che erano riservati alla fienagione. I pastori avevano il compito di far pascolare gli ovicaprini al di sotto di tali prati fino a sfalcio avvenuto, ed è proprio in questa zona che oggi si rinvengono le scritte. Le pareti del Trato ospitano un palinsesto di scritte con date dell'era volgare che vanno dal 1756 al 1887. Il riparo ha un'estensione di 7 x 2,5 m e si trova lontano da qualsiasi fonte di approvvigionamento idrico. Per questo motivo veniva utilizzato dai pastori solo per soste di breve durata, come sottolineato dai pastori intervistati. Il sondaggio di scavo , condotto nell'estate del 2007, ha interessato un'area di 1 x 3 m ed è stato eseguito per una profondità di circa 1 m prima di incontrare dei grossi massi di crollo che hanno interrotto le indagini. Il deposito si compone di livelli detritici alternati a livelli carboniosi . Le zone di combustione sono costitute sia da piccole lenti, sia da strati carboniosi contenenti anche pietre scottate. Dallo scavo e dalla setacciatura del sedimento non sono emersi reperti attribuibili alla frequentazione antropica, ad eccezione di un chiodo e di due frammenti di costole di animali di piccola taglia. Le analisi C14 condotte sui carboni (CEDAD, Lecce) hanno permesso di documentare una lungo periodo di frequentazione del riparo, dalla media età del Bronzo (XV sec. A.C.) fino al XIV sec. D.C. (TAB. 1) Il secondo riparo, Mandra di Dos Capel (2030 m s.l.m.), si trova all'estremità orientale di un terrazzo a strapiombo sulla sottostante Valaverta. Si tratta di un'area ancora oggi priva di vegetazione arborea e quindi adatta al pascolo degli ovini nonché alla sosta per la notte. Il riparo, sulle cui pareti figurano alcune scritte , ospitava un ricovero dalle sembianze arcaiche , costituto da una serie di 29 elementi lignei di varie dimensioni. L'annerimento della roccia e la presenza di terreno carbonioso ad ovest della struttura di alloggio, indicavano un'area di focolare. L'indagine etnografica, condotta tra i pastori della valle, ha permesso di rintracciare l'ultimo pastore che frequentò il riparo. Le assi della copertura erano state poste in opera da suo padre all'inizio degli anni '40 del secolo scorso. La struttura del ricovero era invece preesistente e già allora non se ne conosceva il costruttore. Le analisi dendrocronologiche condotte sulla struttura lignea del riparo (laboratorio CNR/IVALSA di San Michele all'Adige, Trento) hanno identificato precise fasi di risistemazione del ricovero. La più antica risale al 1776 e si tratta del riutilizzo di materiale da una precedente struttura, le altre datano a fine '800 (1894, 1895, 1897), a inizio '900 (1905, 1906, 1911), al 1919-23 e al 1942-43 (Bazzanella et alii in corso di stampa). I due ultimi periodi di frequentazione del capanno sono stati confermati dall'indagine etnografica. Il sondaggio di scavo ha interessato un'area di 2x4 m comprendendo sia l'area del capanno che quella del focolare per sottoporre a verifica le notizie cronologico-strutturali avute dal pastore. Il deposito è stato indagato per uno spessore di circa 1 m ed ha messo in luce due focolari e alcuni livelli carboniosi . E' stato documentato un muretto a secco parallelo alla parete rocciosa e distante 3 m da questa, costruito per contenere l'erosione del terreno del riparo . I reperti rinvenuti sono costituiti da metalli, alcuni frammenti lignei e sporadici resti faunistici. Tutti i metalli provengono dagli strati più alti del deposito e sono da mettere in relazione con le frequentazioni di epoca storica. Si tratta di chiodi di varia tipologia , in relazione alla sistemazione del capanno, strumenti di lavoro (una pala e una lima), un ribattino, del filo di ferro e vari frammenti di lamina. Nello strato superficiale è stata trovata una moneta, un carantano austriaco del 1858 . Anche per questo riparo le datazioni dei carboni hanno evidenziato un'occupazione già a partire dalla preistoria. Le date si riferiscono all'Eneolitico, al Bronzo recente e all'età del Ferro (TAB. 2). Le indagini condotte nei due ripari, Trato e Mandra di Dos Capel, volte ad approfondire le conoscenze dell'attività pastorale in val di Fiemme che ha dato origine alle scritte, ha avuto come risvolto inaspettato la scoperta di una frequentazione preistorica degli stessi luoghi della pastorizia Riferimenti bibliografici: Bazzanella M., Bernabei M., Bontadi J., Belli R., Kezich G., Toniutti L., Wierer U. (in stampa) -Le scritte dei pastori delle Pizancae in Val di Fiemme (Trentino): verso un'ipotesi interpretativa del graffitismo pastorale alpino. Atti XXXIV Riunione I.I.P.P.. Vanzetta G. 1991, Le scritte delle Pizzancae e la "cava del bol", Manfrini, Calliano -Trento.
Help us to put the 1 million years old fossil skull of an elephant on show to the public, in the ... more Help us to put the 1 million years old fossil skull of an elephant on show to the public, in the Paleontological Museum of Montevarchi (AR). Only 7 days remaining to reach the goal...
In the autumn of 2016, two hunters notice a pair of elephant tusks surfacing from the earth, in the area of Tasso in Terranuova Bracciolini (AR)
They are the remains of a Mammuthus meridionalis, a species of elephant that lived in the Upper Valdarno when the environment was similar to the African savanna of today. The discovery called for a paleontological excavation and the Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Provincie di Siena, Grosseto e Arezzo prepared for it, with the help of the Faculty of Scienze della Terra of the University of Florence and the Paleontological Museum of Montevarchi.
At the end of May 2017, the paleontological excavation begins, with the collaboration of palaeontologists, archaeologists, geologists, restorers and photographers: courageous and tight-knit teamwork, that challenges a savanna-like climate!
After two months of digging a skull comes to light, with its tusks, and an elephant's ulna, together with fragments of Equidae's teeth and the shoulder blade of a Cervidae: all remains just over 1.6 million years ago.
In September 2017 the fossil is moved into a restoration laboratory in San Giovanni Valdarno. The laboratory is the destination of guided tours of visitors and schools. In few months, more than a thousand visitors came to the laboratory.
Finally in July 2018, with delicate and very demanding operations, the fossil is moved into the Paleontological Museum in Montevarchi; there the restoration continues.
The planning is involving different groups of people: everybody is called to put forward ideas and suggestions.
Your contribution will be fundamental to put on show the new fossil: it will be the result of a journey made with many people, including you!
È partita la campagna di crowdfunding per l’allestimento del ritrovamento fossile di Mammuthus me... more È partita la campagna di crowdfunding per l’allestimento del ritrovamento fossile di Mammuthus meridionalis rinvenuto Terranuova Bracciolini (Arezzo) alla fine del 2016. L’obiettivo che il Museo Paleontologico di Montevarchi si è prefisso è quello di raggiungere 3000 euro in meno di 40 giorni attraverso donazioni on line.
Finora è stato possibile finanziare lo lo scavo e parte del restauro, anche attraverso le visite guidate al laboratorio appositamente allestito.
L’allestimento museale definitivo sarà il frutto di una progettazione partecipata.
Abbiamo bisogno anche del tuo aiuto!
Progetto di ricerca in collaborazione tra
Soprintendenza ABAP per le province di Siena, Grosseto, Arezzo - Università di Firenze, Dip. di Scienze della Terra - Accademia Valdarnese del Poggio di Montevarchi
The Early Mesolithic rockshelter site Gaigenbuhel/Dos de la Forca (Province of Bozen/Bolzano, Ita... more The Early Mesolithic rockshelter site Gaigenbuhel/Dos de la Forca (Province of Bozen/Bolzano, Italy, Eastern Alps) lies in the Adige/Elsch Va11ey at the foot of a steep rock face that borders the va11ey. It is located above a detritic cone near the wet environment in the va11ey bottom. The range of radiocarbon dating is betwt'en 926S ± 70 years BP uncal. (8425 - 8089 8C ca1.) and 8S60 ± 6S years BP unca1. (7705 -7478 BC caL), attesting that the si te was frequented
by human groups between the final part of Preboreal and the midBoreal. Evidence of Cyprinid and Pike fishing and a great amount of beaver bones as well as presence of otter and Union testify an intense exploitation of wetland resources. Results of a taphonomic analysis conducted on Emys orbicularis remains are presented in this paper. Cut marks on limb bones testify the consumption of this reptile. Burned specimens related to this taxon are very common, more than ones related to other taxa. In particular most specimens related to the carapace and the plastron are carbonised
or calcined. In phase 4 only the carapace fragments are burned, whilst plastron elements are not. It could indicate the cooking of turtles directly on hearths or that carapaces were used as vessels to cook or heat food or other substances.
Galgenbuhel/Dos de la Forca is an Early Mesolithic site located at Salorno (Bolzano, Italy, Alps)... more Galgenbuhel/Dos de la Forca is an Early Mesolithic site located at Salorno (Bolzano, Italy, Alps) and dated between approximately 8S00 and 7S00 BC cal. The subsistence economy of the hunter-gatherer groups was based on the exploitation of nearby wetlands and the forested valley bottom, Together with ungulates as wild boar, red deer and chamois, the fauna comprises small carnivores (wild cat,
fox, pine marten, badger) and semi-aquatic mammals such as otter and beaver. The latter is the most abundant taxon and a reasonable amount of its remains bear cut marks. Anthropic traces are also present on bones of Fe/is silvestris, Martes martes, Lutra lutra and Lepus sp. A recent ly published paper about the wild cat remains of Galgenbuhel has demonstrated its exploitation not only for its fur but for nutritional purposes, too. We present the examination of the skeletal frequencies and the distribution of the anthropic traces
on the bones belonging to the other small carnivores, rodents and lagomorphs. A 3D digital microscope analysis was performed in order to identify the origin of the cut ma rks. Results have allowed to reconstruct the chaine operatoire adopted by hunter-gatherers for the treatment of Castor fiber carcasses and to understand the role of each species in their subsistence strategies. The work is part of a research project (living near the water) finances by the Higher Education Support, Unive rsity and Research Office of the Autonomous Province of Bolzano