Niccolò Izzi | Freie Universität Berlin (original) (raw)
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Book Chapter by Niccolò Izzi
Scopo del mio contributo è illustrare in che misura nella filosofia del primo Schelling lo svilup... more Scopo del mio contributo è illustrare in che misura nella filosofia del primo Schelling lo sviluppo della coscienza, in quanto movimento in sé dialettico, possa essere ricondotto alla concezione del tragico esposta nel saggio Sul tragico di Peter Szondi del 1961. Infatti l’intero sistema schellinghiano si struttura attraverso una serie di opposizioni che riproducono sul piano filosofico l’originario conflitto della coscienza tra libertà e necessità, la cui analisi nei Philosophische Briefe già permette d’individuare i caratteri del tragico. Sotto le coppie oppositive di Io e non-Io, spirito e natura, il sistema ripercorre il cammino della coscienza, cercando di risolvere in maniera speculativa il confitto tragico tra libertà e necessità. In questo modo, il sistema si struttura riproducendo nelle sue diverse fasi lo stesso movimento dialettico che anima la coscienza, rivestendosi degli elementi propri del tragico secondo Szondi.
La filosofia del primo Schelling, infatti, si evolve proprio grazie all’irriducibilità del conflitto, indicata a sua volta da Szondi come costitutiva del tragico. Se l’irrisolvibilità del conflitto tra libertà e necessità, come mostrano i Philosophische Briefe, è ciò che permette alla coscienza di essere tale, allo stesso modo il sistema si sviluppa positivamente solo attraverso la continua negazione delle sue fasi precedenti, reiterando il conflitto dialettico. L’opposizione fichtiana tra Io e non-Io, venendo inserita grazie alla Naturphilosophie nell’Assoluto stesso, permette di lasciare irrisolto il conflitto che anima il cammino della coscienza e l’evoluzione del sistema. Perciò, proprio nel momento in cui, nella Identitätsphilosophie, il conflitto viene risolto nell’identità dei poli oppositivi, il sistema e la coscienza trovano un punto d’arresto al proprio sviluppo, riconfermando così l’interpretazione szondiana secondo cui alla dialettica del tragico «perire non è consentito».
Thesis Chapters by Niccolò Izzi
Tesi Magisrale, 2020
Scopo del mio contributo è indagare comparativamente il ruolo sociale dell’arte nel pensiero di ... more Scopo del mio contributo è indagare comparativamente il ruolo sociale dell’arte nel pensiero di Novalis e del giovane F. Schlegel. Pur concordando nell’attribuire all’arte un effetto socialmente rilevante, Novalis e F. Schlegel ne determinano le modalità e gli esiti in maniera affatto diversa. Mentre Novalis riconosce all’arte la capacità positiva di rafforzare e di riconfermare praticamente i rapporti su cui si basa la società, F. Schlegel assegna all’arte una potenzialità negativa di critica, capace di destrutturare riflessivamente le norme che sorreggono la prassi sociale.
Punto di partenza di questa differente determinazione del ruolo sociale dell’arte è il diverso modo in cui Novalis e F. Schlegel concepiscono il carattere cognitivo dell’arte in relazione alla soggettività. In entrambi la comprensione estetica dischiude le vere potenzialità del soggetto. Tuttavia, essendo diverso il modo in cui Novalis e F. Schlegel concepiscono la soggettività, diversa è anche la modalità tramite cui, secondo i due autori, la comprensione estetica agisce sul soggetto. A partire da una connotazione pratica del soggetto, Novalis vede nella comprensione estetica la possibilità di un potenziamento delle norme tramite cui la soggettività orienta la propria prassi nel contesto sociale. Al contrario, determinando il soggetto primariamente in senso riflessivo, F. Schlegel riconosce alla comprensione estetica la capacità di attivare riflessivamente nel soggetto una distanza nei confronti dell’ambito sociale. Di qui Novalis e F. Schlegel restituiscono due opposte concezioni del rapporto tra arte e società. Considerando il legame tra comprensione estetica e comprensione extraestetica anzitutto in termini di continuità, come potenziamento pratico del soggetto, Novalis determina l’arte come prassi di riconferma delle norme sociali. F. Schlegel, al contrario, riconoscendo tra i due tipi di comprensione un rapporto riflessivo di discontinuità, concepisce l’arte come critica delle norme sociali. I due autori più importanti del primo romanticismo tedesco permettono così di distinguere rispettivamente due posizioni tuttora presenti nel dibattito in lingua tedesca sul ruolo sociale dell’arte. L’analisi di questo tema nel pensiero estetico di Novalis e F. Schlegel assume così una rilevanza non solo storico-filosofica, ma anche sistematica. Se, da una parte, essa permette di restituire i caratteri peculiari del pensiero di due autori considerati spesso dalla letteratura secondaria come omogenei, dall’altra essa aiuta a determinare due opposti modelli in cui è possibile concepire ancora oggi il carattere sociale dell’arte.
Il mio contributo si dividerà in tre parti. Anzitutto distinguerò le diverse concezioni della soggettività in Novalis e F. Schlegel, ripercorrendo brevemente la critica di entrambi a Fichte. In seguito illustrerò i caratteri specifici della comprensione estetica in Novalis e F. Schlegel, prendendo in considerazione alcuni dei concetti estetici più importanti del loro pensiero, come quello novalisiano di analogia e quello schlegeliano di ironia. Infine, intendo mostrare il diverso rapporto che Novalis e F. Schlegel pongono tra arte e società, analizzando il concetto di romantico in entrambi gli autori.
Scopo del mio contributo è illustrare in che misura nella filosofia del primo Schelling lo svilup... more Scopo del mio contributo è illustrare in che misura nella filosofia del primo Schelling lo sviluppo della coscienza, in quanto movimento in sé dialettico, possa essere ricondotto alla concezione del tragico esposta nel saggio Sul tragico di Peter Szondi del 1961. Infatti l’intero sistema schellinghiano si struttura attraverso una serie di opposizioni che riproducono sul piano filosofico l’originario conflitto della coscienza tra libertà e necessità, la cui analisi nei Philosophische Briefe già permette d’individuare i caratteri del tragico. Sotto le coppie oppositive di Io e non-Io, spirito e natura, il sistema ripercorre il cammino della coscienza, cercando di risolvere in maniera speculativa il confitto tragico tra libertà e necessità. In questo modo, il sistema si struttura riproducendo nelle sue diverse fasi lo stesso movimento dialettico che anima la coscienza, rivestendosi degli elementi propri del tragico secondo Szondi.
La filosofia del primo Schelling, infatti, si evolve proprio grazie all’irriducibilità del conflitto, indicata a sua volta da Szondi come costitutiva del tragico. Se l’irrisolvibilità del conflitto tra libertà e necessità, come mostrano i Philosophische Briefe, è ciò che permette alla coscienza di essere tale, allo stesso modo il sistema si sviluppa positivamente solo attraverso la continua negazione delle sue fasi precedenti, reiterando il conflitto dialettico. L’opposizione fichtiana tra Io e non-Io, venendo inserita grazie alla Naturphilosophie nell’Assoluto stesso, permette di lasciare irrisolto il conflitto che anima il cammino della coscienza e l’evoluzione del sistema. Perciò, proprio nel momento in cui, nella Identitätsphilosophie, il conflitto viene risolto nell’identità dei poli oppositivi, il sistema e la coscienza trovano un punto d’arresto al proprio sviluppo, riconfermando così l’interpretazione szondiana secondo cui alla dialettica del tragico «perire non è consentito».
Tesi Magisrale, 2020
Scopo del mio contributo è indagare comparativamente il ruolo sociale dell’arte nel pensiero di ... more Scopo del mio contributo è indagare comparativamente il ruolo sociale dell’arte nel pensiero di Novalis e del giovane F. Schlegel. Pur concordando nell’attribuire all’arte un effetto socialmente rilevante, Novalis e F. Schlegel ne determinano le modalità e gli esiti in maniera affatto diversa. Mentre Novalis riconosce all’arte la capacità positiva di rafforzare e di riconfermare praticamente i rapporti su cui si basa la società, F. Schlegel assegna all’arte una potenzialità negativa di critica, capace di destrutturare riflessivamente le norme che sorreggono la prassi sociale.
Punto di partenza di questa differente determinazione del ruolo sociale dell’arte è il diverso modo in cui Novalis e F. Schlegel concepiscono il carattere cognitivo dell’arte in relazione alla soggettività. In entrambi la comprensione estetica dischiude le vere potenzialità del soggetto. Tuttavia, essendo diverso il modo in cui Novalis e F. Schlegel concepiscono la soggettività, diversa è anche la modalità tramite cui, secondo i due autori, la comprensione estetica agisce sul soggetto. A partire da una connotazione pratica del soggetto, Novalis vede nella comprensione estetica la possibilità di un potenziamento delle norme tramite cui la soggettività orienta la propria prassi nel contesto sociale. Al contrario, determinando il soggetto primariamente in senso riflessivo, F. Schlegel riconosce alla comprensione estetica la capacità di attivare riflessivamente nel soggetto una distanza nei confronti dell’ambito sociale. Di qui Novalis e F. Schlegel restituiscono due opposte concezioni del rapporto tra arte e società. Considerando il legame tra comprensione estetica e comprensione extraestetica anzitutto in termini di continuità, come potenziamento pratico del soggetto, Novalis determina l’arte come prassi di riconferma delle norme sociali. F. Schlegel, al contrario, riconoscendo tra i due tipi di comprensione un rapporto riflessivo di discontinuità, concepisce l’arte come critica delle norme sociali. I due autori più importanti del primo romanticismo tedesco permettono così di distinguere rispettivamente due posizioni tuttora presenti nel dibattito in lingua tedesca sul ruolo sociale dell’arte. L’analisi di questo tema nel pensiero estetico di Novalis e F. Schlegel assume così una rilevanza non solo storico-filosofica, ma anche sistematica. Se, da una parte, essa permette di restituire i caratteri peculiari del pensiero di due autori considerati spesso dalla letteratura secondaria come omogenei, dall’altra essa aiuta a determinare due opposti modelli in cui è possibile concepire ancora oggi il carattere sociale dell’arte.
Il mio contributo si dividerà in tre parti. Anzitutto distinguerò le diverse concezioni della soggettività in Novalis e F. Schlegel, ripercorrendo brevemente la critica di entrambi a Fichte. In seguito illustrerò i caratteri specifici della comprensione estetica in Novalis e F. Schlegel, prendendo in considerazione alcuni dei concetti estetici più importanti del loro pensiero, come quello novalisiano di analogia e quello schlegeliano di ironia. Infine, intendo mostrare il diverso rapporto che Novalis e F. Schlegel pongono tra arte e società, analizzando il concetto di romantico in entrambi gli autori.