Alessandra Paganardi - Academia.edu (original) (raw)

Papers by Alessandra Paganardi

Research paper thumbnail of Luigi Fontanella, L’adolescenza e la notte

Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, 2015

Research paper thumbnail of Le regole dell'orizzonte come vittorie dell'esperienza

Già finalista al premio Nabokov nel 2018 con la raccolta di saggi "Lo sguardo dello stupore: lett... more Già finalista al premio Nabokov nel 2018 con la raccolta di saggi "Lo sguardo dello stupore: lettura di cinque poeti contemporanei" (Viennepierre, 2005) Alessandra Paganardi è finalista nel 2019 con questo libro di poesia efficace ed espressivo cui alcuni testi sono stati condivisi in siti come inlimine.it e atelierpoesia; in riviste come Gradiva, Il Segnale, Steve e in antologie come Europa in versi; Binari InVersi, Perturbamento. "Mare apparente", "Angeli guardiani", "Il resto della vita", "Monogramma", "Il codice del vetro", "Il peso del vento", "A termine" sono le sette sezioni in cui è diviso il libro. Come suggerisce Giancarlo Pontiggia questa raccolta si pone come una prova "di resistenza e di passione contro ogni forma di conformismo", ed è proprio così che leggerò questi testi cercando di non lasciarne delle attribuzioni improprie.

Research paper thumbnail of Uno sguardo in ombra attraverso il presente

Costruzioni Psicoanalitiche, 2006

Research paper thumbnail of IL DOPPIO INQUIETANTE

Quanto più rileggiamo l'opera di Sylvia Plath, tanto più emerge in noi la sensazione che questa s... more Quanto più rileggiamo l'opera di Sylvia Plath, tanto più emerge in noi la sensazione che questa scrittrice abbia avuto, anche rispetto ad altri autori apparentemente più inclini di lei a una poesia scopertamente "civile", un rapporto particolare col proprio tempo. Un legame forte e insieme invisibile, nato da un'acutissima dote profetica: che è poi la risultante di una sensibilità capace di entrare nel reale a punta di diamante, anche quando parrebbe incline a starsene in disparte. Come se la lettura dei dolori storici recenti e presenti -il disastro mondiale, il bipolarismo, la competizione nucleare, la guerra fredda -potesse diventare per l'autrice la sonda in grado di farle avvertire, con vibrazioni inquietanti, molti disastri a venire. E' proprio questo filo, trasparente ma indistruttibile come una corda di nylon, a legare la Plath non solo al proprio tempo, ma ad ogni epoca nella quale la si leggerà. Non certo per il solito andirivieni di mode culturali, che troppo spesso valorizzano un autore sulla base di effimere atmosfere artistiche o intellettuali, ma per l'autenticità di una vicenda che va ben oltre la biografia: essa, per così dire, riflette e ricapitola un frammento di storia. Non è dunque possibile affrontare la lettura di una poesia come quella di Sylvia Plath -produzione vasta, complessa e sottoposta a incandescenti trasformazioni interne -senza un taglio che renda un poco più agevole orientarsi in tale operazione. Nelle pagine che seguono proporrò due percorsi, suggeriti da una lettura diretta dell'intera produzione dell'autrice. Affrontando la lettura di testi come i racconti meno noti, i diari e le poesie meno divulgate (soprattutto quelle appartenenti alla produzione giovanile) si è fatta strada in me la consapevolezza di quanto il radicamento di questa poetessa nel proprio contesto e nel proprio spazio geografico sia importante. Non è che una fra le possibili bussole, a cui possiamo chiedere di orientare il nostro viaggio attraverso una delle voci più forti e originali di metà secolo; ma, proprio in quanto poco valorizzato dalla pur vastissima letteratura critica, intendo proporlo come primo percorso di lettura.

Research paper thumbnail of COPIA SAGGIO WEIL

grande e singolare pensatrice alsaziana prematuramente scomparsa nel 1943 in un sanatorio del Ken... more grande e singolare pensatrice alsaziana prematuramente scomparsa nel 1943 in un sanatorio del Kent, non fu, almeno direttamente, una teorica della guerra. Lo fu però trasversalmente, visceralmente, ai margini di una produzione speculativa centrata su temi che costituiscono l'hard core della guerra, del suo insuperabile ostacolo epistemologico: il bene e il male, la giustizia, la sofferenza, la distanza abissale fra umano e divino. Lo fu per vocazione esistenziale, per la presenza di quell'ananke destinata ad attraversare tutti gli spiriti dotati di autentico senso tragico. La sventura storica del conflitto mondiale, con i suoi cupi prodromi, segna la vita di questa donna sin dagli albori. Ebrea per parte di entrambi i genitori, ma allevata in un genuino spirito laico, sarà sempre lacerata fra un'impotente solidarietà verso la sua gente e una lucida distanza critica nei confronti del dio d'Israele. Un dio giudicato da Simone troppo lontano dalla legge dell'amore e quindi per lei freno, fino alla fine, ad abbracciare qualunque confessione monoteista, compresa quella cristiana; nonostante una forte attrazione per la figura di Cristo, coltivata per tutta la vita e culminata in veri e propri "insight" mistici. Educata nelle migliori scuole e allieva prediletta del filosofo Alain, non volendo degradare la propria superiorità intellettuale a odioso privilegio, giunge a calpestarla, preferendo per alcuni anni all'insegnamento il duro lavoro in fabbrica e nei campi. Un'esperienza decisamente usurante per una giovane donna di salute cagionevole, e tuttavia affrontata con eccezionale energia, così come le altre attività più direttamente connesse al conflitto: la militanza nella guerra civile spagnola, interrotta da un incidente; l'instancabile opera, a Marsiglia, a favore di prigionieri e internati; le manifestazioni antifasciste parigine; poi, nell'ultimo soggiorno a Londra, il lavoro di redattrice presso "France Libre". La guerra è dunque, nella teoria e nella pratica, una presenza inseparabile dalla vita di Simone Weil, che già adolescente intuisce la minaccia incombente sul secolo e la esprime con gli strumenti simbolici che è in grado di manipolare: da bambina la fiaba, poi i versi -in seguito, per stessa ammissione dell'autrice, diradatisi per una sorta di autocensura creativa; infine la prosa saggistica e la più distesa scrittura poetica della tragedia (nell'incompiuta Venezia salva). Ma soprattutto gli aforismi, spesso paradossali nella loro levigata durezza, che rappresentano il limpido distillato di moltissime pagine di appunti sparsi. In tutta questa produzione, ormai ben nota ma quasi completamente inedita durante la vita dell'autrice, l'opera della Weil e l'ombra della guerra si accompagnano come una foto e il suo negativo. Non è soltanto il conflitto presente, nella sua tragica contingenza, a scuotere la coscienza dell'autrice; è la guerra come categoria metafisica, o meglio la sua fonte netta e inestinguibile, il male. Nel saggio L'Iliade o il poema della forza, scritto all'indomani della dichiarazione di guerra, emergono per la prima volta un tema e una caratteristica che rimarranno costanti nel corso della sua intensa speculazione. Il tema è il malheur, la sventura, che schiaccia i vinti ma anche i vincitori, a loro volta trascinati in un vortice di micidiale alternanza, sotto il giogo di quella necessità già ben nota ai greci. La caratteristica è quella di una scrittura assolutamente originale, che penetra con la medesima punta di diamante nel simbolico letterario come nella concretezza storico -esistenziale; l'esperienza di un libro viene così restituita con gli stessi colori della vita, dell'amore e del dolore. Non a caso nel Saggio sulla nozione di lettura, scritto nel 1941 e pubblicato postumo, la Weil paragona ogni interpretazione del mondo a quell'atto così quotidiano, eppure misterioso, che consente di decodificare tanti piccoli caratteri scuri sul foglio; caratteri di per sé insignificanti, ma capaci di trascinarci emotivamente, direbbe Dante, «come cosa salda». Anche in questo scritto, apparentemente lontano dalla guerra, essa fa capolino con inquietante acribia, paragonabile a quella di un raggio laser: «la guerra, la politica, l'eloquenza, l'arte, l'insegnamento, ogni azione sugli altri consiste essenzialmente nel mutare ciò che gli uomini leggono», scrive l'autrice. E'

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Sia grazia essere qui, nel giusto della vita, nell'opera del mondo. Sia così.

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Fermarmi qui! Mirare anch'io questa natura un poco. Del mare mattutino e del limpido cielo smagli... more Fermarmi qui! Mirare anch'io questa natura un poco. Del mare mattutino e del limpido cielo smaglianti azzurri, e gialla riva: tutto s'abbella nella grande luce effusa (….) K. Kavafis

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L'isola di luce, con briciole di scrittura a cuore, a mezzanotte, nel piccolo luccichio della chi... more L'isola di luce, con briciole di scrittura a cuore, a mezzanotte, nel piccolo luccichio della chiave d'avviamento.

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Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, 2015

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Già finalista al premio Nabokov nel 2018 con la raccolta di saggi "Lo sguardo dello stupore: lett... more Già finalista al premio Nabokov nel 2018 con la raccolta di saggi "Lo sguardo dello stupore: lettura di cinque poeti contemporanei" (Viennepierre, 2005) Alessandra Paganardi è finalista nel 2019 con questo libro di poesia efficace ed espressivo cui alcuni testi sono stati condivisi in siti come inlimine.it e atelierpoesia; in riviste come Gradiva, Il Segnale, Steve e in antologie come Europa in versi; Binari InVersi, Perturbamento. "Mare apparente", "Angeli guardiani", "Il resto della vita", "Monogramma", "Il codice del vetro", "Il peso del vento", "A termine" sono le sette sezioni in cui è diviso il libro. Come suggerisce Giancarlo Pontiggia questa raccolta si pone come una prova "di resistenza e di passione contro ogni forma di conformismo", ed è proprio così che leggerò questi testi cercando di non lasciarne delle attribuzioni improprie.

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Costruzioni Psicoanalitiche, 2006

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Quanto più rileggiamo l'opera di Sylvia Plath, tanto più emerge in noi la sensazione che questa s... more Quanto più rileggiamo l'opera di Sylvia Plath, tanto più emerge in noi la sensazione che questa scrittrice abbia avuto, anche rispetto ad altri autori apparentemente più inclini di lei a una poesia scopertamente "civile", un rapporto particolare col proprio tempo. Un legame forte e insieme invisibile, nato da un'acutissima dote profetica: che è poi la risultante di una sensibilità capace di entrare nel reale a punta di diamante, anche quando parrebbe incline a starsene in disparte. Come se la lettura dei dolori storici recenti e presenti -il disastro mondiale, il bipolarismo, la competizione nucleare, la guerra fredda -potesse diventare per l'autrice la sonda in grado di farle avvertire, con vibrazioni inquietanti, molti disastri a venire. E' proprio questo filo, trasparente ma indistruttibile come una corda di nylon, a legare la Plath non solo al proprio tempo, ma ad ogni epoca nella quale la si leggerà. Non certo per il solito andirivieni di mode culturali, che troppo spesso valorizzano un autore sulla base di effimere atmosfere artistiche o intellettuali, ma per l'autenticità di una vicenda che va ben oltre la biografia: essa, per così dire, riflette e ricapitola un frammento di storia. Non è dunque possibile affrontare la lettura di una poesia come quella di Sylvia Plath -produzione vasta, complessa e sottoposta a incandescenti trasformazioni interne -senza un taglio che renda un poco più agevole orientarsi in tale operazione. Nelle pagine che seguono proporrò due percorsi, suggeriti da una lettura diretta dell'intera produzione dell'autrice. Affrontando la lettura di testi come i racconti meno noti, i diari e le poesie meno divulgate (soprattutto quelle appartenenti alla produzione giovanile) si è fatta strada in me la consapevolezza di quanto il radicamento di questa poetessa nel proprio contesto e nel proprio spazio geografico sia importante. Non è che una fra le possibili bussole, a cui possiamo chiedere di orientare il nostro viaggio attraverso una delle voci più forti e originali di metà secolo; ma, proprio in quanto poco valorizzato dalla pur vastissima letteratura critica, intendo proporlo come primo percorso di lettura.

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grande e singolare pensatrice alsaziana prematuramente scomparsa nel 1943 in un sanatorio del Ken... more grande e singolare pensatrice alsaziana prematuramente scomparsa nel 1943 in un sanatorio del Kent, non fu, almeno direttamente, una teorica della guerra. Lo fu però trasversalmente, visceralmente, ai margini di una produzione speculativa centrata su temi che costituiscono l'hard core della guerra, del suo insuperabile ostacolo epistemologico: il bene e il male, la giustizia, la sofferenza, la distanza abissale fra umano e divino. Lo fu per vocazione esistenziale, per la presenza di quell'ananke destinata ad attraversare tutti gli spiriti dotati di autentico senso tragico. La sventura storica del conflitto mondiale, con i suoi cupi prodromi, segna la vita di questa donna sin dagli albori. Ebrea per parte di entrambi i genitori, ma allevata in un genuino spirito laico, sarà sempre lacerata fra un'impotente solidarietà verso la sua gente e una lucida distanza critica nei confronti del dio d'Israele. Un dio giudicato da Simone troppo lontano dalla legge dell'amore e quindi per lei freno, fino alla fine, ad abbracciare qualunque confessione monoteista, compresa quella cristiana; nonostante una forte attrazione per la figura di Cristo, coltivata per tutta la vita e culminata in veri e propri "insight" mistici. Educata nelle migliori scuole e allieva prediletta del filosofo Alain, non volendo degradare la propria superiorità intellettuale a odioso privilegio, giunge a calpestarla, preferendo per alcuni anni all'insegnamento il duro lavoro in fabbrica e nei campi. Un'esperienza decisamente usurante per una giovane donna di salute cagionevole, e tuttavia affrontata con eccezionale energia, così come le altre attività più direttamente connesse al conflitto: la militanza nella guerra civile spagnola, interrotta da un incidente; l'instancabile opera, a Marsiglia, a favore di prigionieri e internati; le manifestazioni antifasciste parigine; poi, nell'ultimo soggiorno a Londra, il lavoro di redattrice presso "France Libre". La guerra è dunque, nella teoria e nella pratica, una presenza inseparabile dalla vita di Simone Weil, che già adolescente intuisce la minaccia incombente sul secolo e la esprime con gli strumenti simbolici che è in grado di manipolare: da bambina la fiaba, poi i versi -in seguito, per stessa ammissione dell'autrice, diradatisi per una sorta di autocensura creativa; infine la prosa saggistica e la più distesa scrittura poetica della tragedia (nell'incompiuta Venezia salva). Ma soprattutto gli aforismi, spesso paradossali nella loro levigata durezza, che rappresentano il limpido distillato di moltissime pagine di appunti sparsi. In tutta questa produzione, ormai ben nota ma quasi completamente inedita durante la vita dell'autrice, l'opera della Weil e l'ombra della guerra si accompagnano come una foto e il suo negativo. Non è soltanto il conflitto presente, nella sua tragica contingenza, a scuotere la coscienza dell'autrice; è la guerra come categoria metafisica, o meglio la sua fonte netta e inestinguibile, il male. Nel saggio L'Iliade o il poema della forza, scritto all'indomani della dichiarazione di guerra, emergono per la prima volta un tema e una caratteristica che rimarranno costanti nel corso della sua intensa speculazione. Il tema è il malheur, la sventura, che schiaccia i vinti ma anche i vincitori, a loro volta trascinati in un vortice di micidiale alternanza, sotto il giogo di quella necessità già ben nota ai greci. La caratteristica è quella di una scrittura assolutamente originale, che penetra con la medesima punta di diamante nel simbolico letterario come nella concretezza storico -esistenziale; l'esperienza di un libro viene così restituita con gli stessi colori della vita, dell'amore e del dolore. Non a caso nel Saggio sulla nozione di lettura, scritto nel 1941 e pubblicato postumo, la Weil paragona ogni interpretazione del mondo a quell'atto così quotidiano, eppure misterioso, che consente di decodificare tanti piccoli caratteri scuri sul foglio; caratteri di per sé insignificanti, ma capaci di trascinarci emotivamente, direbbe Dante, «come cosa salda». Anche in questo scritto, apparentemente lontano dalla guerra, essa fa capolino con inquietante acribia, paragonabile a quella di un raggio laser: «la guerra, la politica, l'eloquenza, l'arte, l'insegnamento, ogni azione sugli altri consiste essenzialmente nel mutare ciò che gli uomini leggono», scrive l'autrice. E'

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Sia grazia essere qui, nel giusto della vita, nell'opera del mondo. Sia così.

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Fermarmi qui! Mirare anch'io questa natura un poco. Del mare mattutino e del limpido cielo smagli... more Fermarmi qui! Mirare anch'io questa natura un poco. Del mare mattutino e del limpido cielo smaglianti azzurri, e gialla riva: tutto s'abbella nella grande luce effusa (….) K. Kavafis

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L'isola di luce, con briciole di scrittura a cuore, a mezzanotte, nel piccolo luccichio della chi... more L'isola di luce, con briciole di scrittura a cuore, a mezzanotte, nel piccolo luccichio della chiave d'avviamento.