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Papers by Giuseppe Uboldi
Il riso, 2013
Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie, ed è questo l'unico modo in cui è riuscito a sopp... more Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie, ed è questo l'unico modo in cui è riuscito a sopportarle. Di conseguenza tutto ciò che il mondo ha trattato in maniera seria appartiene al lato comico delle cose O. WILDE C'è forse ancora qualcuno che si interessa al riso? Voglio dire il riso vero, che non ha niente a che fare con lo scherzo, con la beffa e col ridicolo. Riso, godimento immenso e delizioso, godimento totale… Dicevo a mia sorella, o lei diceva a me: dài, giochiamo a ridere?… Ridevamo all'infinito del riso del nostro riso… ANNIE LECLERC scrittrice contemporanea Il riso serio, il riso al di là dello scherzo […] non ha oggetto, è l'espressione dell'essere che gioisce perchè è M. KUNDERA Sai cos'è il riso? […] E' l'errore di Dio. Creando l'uomo per sottometterlo ai suoi disegni, Dio gli ha inavvertitamente conferito la facoltà di ridere. Egli ignorava che più tardi questo verme della terra se ne sarebbe servito come mezzo per vendicarsi E. WIESEL La comicità, la potenza del riso, è in colui che ride, e niente affatto nell'oggetto del riso C. BAUDELAIRE Il riso protegge dall'angoscia e contemporaneamente l'esprime GEORGES MINOIS L'uomo è un animale mortale, razionale, capace di ridere NOTKER BALBULUS IX sec. A.C. Solo all'uomo Dio ha permesso il riso P. DE RONSARD XVI secolo Volete farci vivere / strisciando e piangendo / ma è meglio alzarsi / e morire ridendo slogan degli INDIANI METROPOLITANI, Italia 1977 Signore, dammi il senso dell'umorismo, in modo che possa trarre un po' di felicità dalla vita e ne renda partecipi gli altri TH. MORE
Il pensiero al femminile. Etty Hillesum
Si tratta del secondo lavoro dedicato al pensiero delle donne nel XX secolo. Questa volta non abb... more Si tratta del secondo lavoro dedicato al pensiero delle donne nel XX secolo. Questa volta non abbiamo di fronte una filosofa, ma un tipo di "pensiero poetante", che trascorre fra analisi esistenziale e misticismo. Una straordinaria attenzione alle piccole cose del quotidiano, elevate alla dimensione della letteratura e dello spiritualismo più alto
Giacomo Leopardi. L'infinito e il nulla, 2012
"e gli uomini alla luce preferirono le tenebre" Giov.III,19 "siate grandi ed infelici!" D'Alember... more "e gli uomini alla luce preferirono le tenebre" Giov.III,19 "siate grandi ed infelici!" D'Alembert "voglio piuttosto essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi" lettera al padre, fine luglio 1819 Fino a qualche decennio fa Giacomo Leopardi era considerato solo un grande poeta, tutt'al più un poeta con una precisa (e cupa) visione del mondo. Ma a partire dagli anni ottanta del Novecento è iniziata una grande rivalutazione della portata filosofica dell'intera opera leopardiana, che ne ha messo in luce la sistematicità, la coerenza, la profondità e soprattutto l'estrema radicalità. In particolare la puntigliosa ricostruzione del pensiero di L operata da Emanuele Severino ("Il nulla e la poesia", 1990 e "Cosa arcana e stupenda", 1997) ha aperto la strada ad una quantità di studi sul "pensiero poetante" del Nostro. E' stato così messo in evidenza che in questo autore la componente filosofica non è da considerare accessoria o complementare a quella poetica, ma essenziale e fondante. Ho voluto realizzare questo corso Unitre, a cui pensavo da anni, perché considero L uno degli autori fondamentali della letteratura contemporanea, non solo italiana; ma soprattutto un grande spirito, un uomo d' eccezione, che ha saputo trarre dalla propria dolorosa, tragica esperienza di vita una ricchezza poetica e di pensiero che ha pochi uguali. La sua capacità di sollevarsi dal particolare all'universale, di trarre insegnamenti profondi dai fatti più banali del vissuto quotidiano; il suo coraggio nell'affondare il bisturi della ragione critica fin nei recessi più profondi e rimossi della sua (e nostra) psiche, guardando in faccia le dolorose verità che preferiamo nasconderci; l'anticonformismo e lo spirito di contraddizione sempre vigili che gli consentono di scuotere convenzioni e luoghi comuni consolidati-tutto questo fa di lui uno dei pensatori più originali e sorprendenti del suo tempo, largamente in anticipo-su molti punti-rispetto all'epoca in cui visse. Basti ricordare la sua veemente polemica contro "le magnifiche sorti e progressive" celebrate dal suo secolo; come pure la scoperta di temi e spunti critici che si ritroveranno, a distanza di tempo, in Schopenhauer e Nietzsche. Nel nostro lavoro faremo riferimento in particolare ai testi più esplicitamente filosofici di L : le "Operette morali" e lo "Zibaldone"; ma naturalmente si attingerà anche dai "Canti", come pure dal ricco Epistolario. L'intenzione è di proporre un ritratto a tutto tondo di una grande personalità, che solo uno sguardo volgare e superficiale potrebbe liquidare come uno sconfitto dalla vita, un fallito propagandista della religione del Nulla. "L'ingegno di L mi pare stupendo e tremendo […] Leopardi fa spavento" Pietro Giordani,1819 "quest'uomo debole e incerto fu la mente più dura e inflessibile del suo secolo" Pietro Citati "L. pensa l'essenziale. E' uno dei pensatori essenziali dell'Occidente" Emanuele Severino "L. è il filosofo del futuro della civiltà della tecnica" Emanuele Severino "mirare intrepidamente il deserto della vita […] accettare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa ma vera" Giacomo Leopardi "quel sublime maestro del nulla che fu Leopardi" Franco Volpi "sospeso e scisso tra un nichilismo assoluto e disperato e velleità individuali e umanitarie" F. De Sanctis In questa presentazione del pensiero di L prenderò le mosse dalla ricostruzione che ne ha fatto Emanuele Severino nelle due approfondite ricerche già citate. Per Severino L è il poeta-filosofo del nichilismo occidentale, colui che meglio lo interpreta e che lo porta alle estreme
Il pensiero al femminile. Hannah Arendt, 2019
Questo lavoro continua il discorso-ricerca iniziato qualche anno fa con Simone Weil e Edith Stein
L'uomo e il limite, 2016
INTRODUZIONE Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che n... more INTRODUZIONE Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un'epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v'è grande felicità senza grandi divieti. Anche negli affari non si può correr dietro a qualunque profitto, se no non si approda a nulla. Il confine costituisce l'arcano del fenomeno, il segreto della forza, della fortuna, della fede e del problema di sostenersi, uomo microscopico, nell'universo sconfinato. Robert Musil L'uomo è-così pare-l'unico essere finito che aspiri all'infinito. Da qui derivano la sua grandezza e la sua infelicità strutturale. Diceva Jean Paul Sartre che non esiste propriamente una "natura umana", perché essa è continuamente "in fieri", si configura e modifica costantemente in funzione delle scelte che ogni giorno ognuno di noi è "condannato" a compiere. L'uomo è un pro-getto, sempre incompiuto, sempre teso a trascendere se stesso e la realtà in cui è inserito. Siamo costituiti, in quanto individui, da tutto un insieme di limiti strutturali (fisici, cronologico-spaziali, socioculturali, psicologici); ma questi limiti sono mobili, fluidi, si modificano costantemente nel tempo, e noi li superiamo continuamente. E' proprio il limite che ci definisce come esseri singoli; siamo individui proprio perché de-limitati rispetto agli altri. Se l'uomo ha sempre voluto superare i suoi limiti, ciò è avvenuto nel senso di farli retrocedere, di spostarli, non certo di eliminarli. Nello stesso tempo però egli crea limiti sempre nuovi, nuovi ostacoli, nuovi muri, in una rincorsa infinita fra bisogni, problemi, desideri e realizzazioni. Nell'essere umano esiste una contraddizione fondamentale fra una realtà biologica limitata ed una coscienza di sè estremamente acuta, unita ad un desiderio illimitato; o-in altri termini-fra un corpo finito ed uno spirito che aspira all'infinito. Si comprende che qui è in gioco una questione filosofica, metafisica, teologica: perché i limiti da sempre infatti appartengono alla definizione di ciò che l'uomo è; l'assenza di limiti, l'infinito, appartengono invece alla definizione di Dio e a ciò che Dio è. Più banalmente, in alcuni esseri umani l'ambizione, non sempre sostenuta da qualità adeguate, è una potente spinta a porsi obiettivi che tanti altri giudicherebbero irrealistici-o disumani. In effetti, un grande ambizioso non si pone limiti, e spesso finisce per franare insieme a tutte le sue realizzazioni. Si vedano le parabole di alcuni grandi leader politici o di grandi conquistatori.. Di fronte agli sconvolgimenti prodotti dall'inarrestabile sviluppo tecnologico del nostro tempo "è diventato urgente ripensare l'idea di limite" (Remo Bodei), per chiederci, ad esempio, se non ci siano dei limiti che non si possano/debbano infrangere-anche se ne avessimo la possibilità. I limiti con cui dobbiamo confrontarci sono molteplici, ed essenzialmente interconnessi: limiti fisici, spaziotemporali, politici, culturali, ecologici, economici, conoscitivi, morali. Limiti fisici. Noi siamo costituiti da un corpo dai confini-limiti precisi, inserito in uno spazio delimitato in cui si muove; non abbiamo il dono dell'ubiquità, ma possiamo muoverci, spostando così anche i limiti spaziali in cui siamo situati. Il nostro corpo è il confine fra noi e il resto del mondo, ma anche il ponte che ci mette in comunicazione con esso. Il corpo che siamo definisce i contorni ed i limiti del nostro essere: non possiamo uscirne. I limiti fisici determinano fondamentalmente la nostra soggezione alla fatica, al dolore e alla morte. Limiti cronologici e spaziali. Noi viviamo in un'epoca storica determinata, siamo stati "gettati" in questo tempo e non in un altro; da questo nostro tempo non possiamo evadere, saltando nel passato o nel futuro. Potevamo nascere in un'altra epoca, forse migliore per noi. Inoltre siamo capitati in un
Il pensiero al femminile. Simone Weil, Edith Stein, 2018
Uno studio sulla specificità del filosofare in una prospettiva femminile. prima parte di un lavor... more Uno studio sulla specificità del filosofare in una prospettiva femminile. prima parte di un lavoro proseguito poi con un saggio su Hannah Arendt
Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito p... more Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un'epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v'è grande felicità senza grandi divieti. Anche negli affari non si può correr dietro a qualunque profitto, se no non si approda a nulla. Il confine costituisce l'arcano del fenomeno, il segreto della forza, della fortuna, della fede e del problema di sostenersi, uomo microscopico, nell'universo sconfinato. Robert Musil
Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito p... more Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un'epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v'è grande felicità senza grandi divieti. Anche negli affari non si può correr dietro a qualunque profitto, se no non si approda a nulla. Il confine costituisce l'arcano del fenomeno, il segreto della forza, della fortuna, della fede e del problema di sostenersi, uomo microscopico, nell'universo sconfinato. Robert Musil L'uomo è -così pare -l'unico essere finito che aspiri all'infinito. Da qui derivano la sua grandezza e la sua infelicità strutturale. Diceva Jean Paul Sartre che non esiste propriamente una "natura umana", perché essa è continuamente "in fieri", si configura e modifica costantemente in funzione delle scelte che ogni giorno ognuno di noi è "condannato" a compiere. L'uomo è un pro-getto, sempre incompiuto, sempre teso a trascendere se stesso e la realtà in cui è inserito. Siamo costituiti, in quanto individui, da tutto un insieme di limiti strutturali (fisici, cronologicospaziali, socioculturali, psicologici); ma questi limiti sono mobili, fluidi, si modificano costantemente nel tempo, e noi li superiamo continuamente. E' proprio il limite che ci definisce come esseri singoli; siamo individui proprio perché de-limitati rispetto agli altri. Se l'uomo ha sempre voluto superare i suoi limiti, ciò è avvenuto nel senso di farli retrocedere, di spostarli, non certo di eliminarli. Nello stesso tempo però egli crea limiti sempre nuovi, nuovi ostacoli, nuovi muri, in una rincorsa infinita fra bisogni, problemi, desideri e realizzazioni. Nell'essere umano esiste una contraddizione fondamentale fra una realtà biologica limitata ed una coscienza di sè estremamente acuta, unita ad un desiderio illimitato; o -in altri termini -fra un corpo finito ed uno spirito che aspira all'infinito. Si comprende che qui è in gioco una questione filosofica, metafisica, teologica: perché i limiti da sempre infatti appartengono alla definizione di ciò che l'uomo è; l'assenza di limiti, l'infinito, appartengono invece alla definizione di Dio e a ciò che Dio è. Più banalmente, in alcuni esseri umani l'ambizione, non sempre sostenuta da qualità adeguate, è una potente spinta a porsi obiettivi che tanti altri giudicherebbero irrealistici -o disumani. In effetti, un grande ambizioso non si pone limiti, e spesso finisce per franare insieme a tutte le sue realizzazioni. Si vedano le parabole di alcuni grandi leader politici o di grandi conquistatori.. Di fronte agli sconvolgimenti prodotti dall'inarrestabile sviluppo tecnologico del nostro tempo "è diventato urgente ripensare l'idea di limite" (Remo Bodei), per chiederci, ad esempio, se non ci siano dei limiti che non si possano/debbano infrangere -anche se ne avessimo la possibilità. I limiti con cui dobbiamo confrontarci sono molteplici, ed essenzialmente interconnessi: limiti fisici, spaziotemporali, politici, culturali, ecologici, economici, conoscitivi, morali. Limiti fisici. Noi siamo costituiti da un corpo dai confini-limiti precisi, inserito in uno spazio delimitato in cui si muove; non abbiamo il dono dell'ubiquità, ma possiamo muoverci, spostando così anche i limiti spaziali in cui siamo situati. Il nostro corpo è il confine fra noi e il resto del mondo, ma anche il ponte che ci mette in comunicazione con esso. Il corpo che siamo definisce i contorni ed i limiti del nostro essere: non possiamo uscirne. I limiti fisici determinano fondamentalmente la nostra soggezione alla fatica, al dolore e alla morte. Limiti cronologici e spaziali. Noi viviamo in un'epoca storica determinata, siamo stati "gettati" in questo tempo e non in un altro; da questo nostro tempo non possiamo evadere, saltando nel passato o nel futuro. Potevamo nascere in un'altra epoca, forse migliore per noi. Inoltre siamo capitati in un
Non essere mai nati è la cosa migliore e la seconda, una volta venuti al mondo, tornare lì donde ... more Non essere mai nati è la cosa migliore e la seconda, una volta venuti al mondo, tornare lì donde si è giunti. (Sofocle) Ars longa, vita brevis (Ippocrate) E devo andarmene prima di aver detto la mia ultima parola. Si deve sempre andare via prima di aver finito il proprio compito. E' la più triste della tristezze della vita (Charles Renouvier) Come è possibile dire sì alla vita nonostante la morte? (Viktor Frankl) Penso vivo agisco desidero e amo come se fossi immortale (Jean Ziegler) Se lo privi della sua finitudine, l'uomo cessa di essere soggetto di una qualsiasi storia. (Jean Ziegler) O soffrire, o morire. (anonima, 2015) 1. Introduzione. Perché questo corso. Perché parlare della morte Mi sembra opportuno spendere qualche parola per motivare la scelta di questo tema per il corso di filosofia 2015-16. Forse qualcuno penserà che sia inopportuno proporre un argomento siffatto in tempi già di per sé ingrati e calamitosi, e che sarebbe meglio occuparsi di questioni più positive. Perché parlare della morte, insomma, in un mondo già così tormentato? In realtà gli uomini hanno sempre parlato della morte, fin dalla storia, attraverso i miti, che sono finzioni dell'immaginazioni utili a frapporre uno schermo protettivo fra noi e il nulla. Perciò in realtà parlare della morte significa parlare dell'immaginazione umana, che oggettiva questo Nulla, che lo fa esistere come un altro mondo; e in questo modo lo tiene anche a distanza, rendendolo infine in qualche modo accettabile. E' chiaro insomma che parlare della morte significa parlare degli infiniti discorsi che su di essa sono stati fatti; anche perché la morte in quanto tale non esiste: non è uno stato, né un oggetto; esiste solo il morire, l'atto del morire, il processo del morire. Resta da chiedersi-dopo l'interrogativo sul perché si possa e debba parlare della morte-anche come parlarne, dato che quella della morte è chiaramente un'esperienza negata al soggetto stesso che muore, e per questo fondamentalmente incomunicabile, chiusa nel cerchio impenetrabile della soggettività. Noi possiamo fare esperienza – e in un senso molto relativo – solo della morte dell'altro, e solo delle sue forme, non del contenuto di essa. Ritengo che possa essere utile e stimolante dedicarsi ad una riflessione approfondita e ad ampio raggio su una realtà che ci riguarda tutti in modo essenziale, ma a cui per lo più non badiamo, che anzi escludiamo dall'orizzonte della nostra vita quotidiana. Si dirà, con buoni argomenti, che è un bene che non si pensi alla morte, che agli effetti pratici questo atteggiamento ci aiuti a vivere pienamente ed intensamente. E sia. Ma credo anche che una comprensione matura e serena del fatto della morte possa illuminare la nostra stessa vita, perché fra vita e morte c'è un rapporto stretto, una complicazione assoluta. Viviamo in un'epoca che sempre più tende a mettere fra parentesi la morte, ad occultarla, a considerarla come uno sgradevole accidente, come un difetto di fabbricazione passibile di eliminazione in un
Drafts by Giuseppe Uboldi
questa ricerca propone un confronto fra la saggezza popolare che si esprime nei proverbi e le opi... more questa ricerca propone un confronto fra la saggezza popolare che si esprime nei proverbi e le opinioni dei filosofi (e più in generale degli intellettuali) relativamente ad una serie di argomenti: pace-guerra, vizi e virtù, uomo-donna, parola e conoscenza, potere e giustizia...
Un confronto fra la saggezza popolare depositata nei proverbi e le opinioni di alcuni fra i maggi... more Un confronto fra la saggezza popolare depositata nei proverbi e le opinioni di alcuni fra i maggiori filosofi su alcuni temi di grande rilevanza, come: vita-morte, fatalismo e disincanto, vizi e virtù, donne e uomini, potere legge giustizia, parola conoscenza verità, pace-guerra.
Si vedrà che i pregiudizi sono di casa ovunque, e che il pensiero popolare non è più retrogrado di quello di parecchi filosofi
Il pensiero cinese, 2021
Si tratta di una ampia sintesi divulgativa sui più vari aspetti della weltansschaung cinese, dall... more Si tratta di una ampia sintesi divulgativa sui più vari aspetti della weltansschaung cinese, dalla cultura e la religione popolari alle grandi correnti del pensiero filosofico, alle grandi religioni, con una particolare attenzione alle radici profonde della mentalità cinese
Teaching Documents by Giuseppe Uboldi
Storia dell'anarchismo, 2023
Questo lavoro vuole presentare un quadro complessivo del pensiero anarchico nelle sue molteplici ... more Questo lavoro vuole presentare un quadro complessivo del pensiero anarchico nelle sue molteplici articolazioni storiche, insieme ad una ricostruzione delle vicende più significative della storia dell'anarchismo
Il riso, 2013
Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie, ed è questo l'unico modo in cui è riuscito a sopp... more Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie, ed è questo l'unico modo in cui è riuscito a sopportarle. Di conseguenza tutto ciò che il mondo ha trattato in maniera seria appartiene al lato comico delle cose O. WILDE C'è forse ancora qualcuno che si interessa al riso? Voglio dire il riso vero, che non ha niente a che fare con lo scherzo, con la beffa e col ridicolo. Riso, godimento immenso e delizioso, godimento totale… Dicevo a mia sorella, o lei diceva a me: dài, giochiamo a ridere?… Ridevamo all'infinito del riso del nostro riso… ANNIE LECLERC scrittrice contemporanea Il riso serio, il riso al di là dello scherzo […] non ha oggetto, è l'espressione dell'essere che gioisce perchè è M. KUNDERA Sai cos'è il riso? […] E' l'errore di Dio. Creando l'uomo per sottometterlo ai suoi disegni, Dio gli ha inavvertitamente conferito la facoltà di ridere. Egli ignorava che più tardi questo verme della terra se ne sarebbe servito come mezzo per vendicarsi E. WIESEL La comicità, la potenza del riso, è in colui che ride, e niente affatto nell'oggetto del riso C. BAUDELAIRE Il riso protegge dall'angoscia e contemporaneamente l'esprime GEORGES MINOIS L'uomo è un animale mortale, razionale, capace di ridere NOTKER BALBULUS IX sec. A.C. Solo all'uomo Dio ha permesso il riso P. DE RONSARD XVI secolo Volete farci vivere / strisciando e piangendo / ma è meglio alzarsi / e morire ridendo slogan degli INDIANI METROPOLITANI, Italia 1977 Signore, dammi il senso dell'umorismo, in modo che possa trarre un po' di felicità dalla vita e ne renda partecipi gli altri TH. MORE
Il pensiero al femminile. Etty Hillesum
Si tratta del secondo lavoro dedicato al pensiero delle donne nel XX secolo. Questa volta non abb... more Si tratta del secondo lavoro dedicato al pensiero delle donne nel XX secolo. Questa volta non abbiamo di fronte una filosofa, ma un tipo di "pensiero poetante", che trascorre fra analisi esistenziale e misticismo. Una straordinaria attenzione alle piccole cose del quotidiano, elevate alla dimensione della letteratura e dello spiritualismo più alto
Giacomo Leopardi. L'infinito e il nulla, 2012
"e gli uomini alla luce preferirono le tenebre" Giov.III,19 "siate grandi ed infelici!" D'Alember... more "e gli uomini alla luce preferirono le tenebre" Giov.III,19 "siate grandi ed infelici!" D'Alembert "voglio piuttosto essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi" lettera al padre, fine luglio 1819 Fino a qualche decennio fa Giacomo Leopardi era considerato solo un grande poeta, tutt'al più un poeta con una precisa (e cupa) visione del mondo. Ma a partire dagli anni ottanta del Novecento è iniziata una grande rivalutazione della portata filosofica dell'intera opera leopardiana, che ne ha messo in luce la sistematicità, la coerenza, la profondità e soprattutto l'estrema radicalità. In particolare la puntigliosa ricostruzione del pensiero di L operata da Emanuele Severino ("Il nulla e la poesia", 1990 e "Cosa arcana e stupenda", 1997) ha aperto la strada ad una quantità di studi sul "pensiero poetante" del Nostro. E' stato così messo in evidenza che in questo autore la componente filosofica non è da considerare accessoria o complementare a quella poetica, ma essenziale e fondante. Ho voluto realizzare questo corso Unitre, a cui pensavo da anni, perché considero L uno degli autori fondamentali della letteratura contemporanea, non solo italiana; ma soprattutto un grande spirito, un uomo d' eccezione, che ha saputo trarre dalla propria dolorosa, tragica esperienza di vita una ricchezza poetica e di pensiero che ha pochi uguali. La sua capacità di sollevarsi dal particolare all'universale, di trarre insegnamenti profondi dai fatti più banali del vissuto quotidiano; il suo coraggio nell'affondare il bisturi della ragione critica fin nei recessi più profondi e rimossi della sua (e nostra) psiche, guardando in faccia le dolorose verità che preferiamo nasconderci; l'anticonformismo e lo spirito di contraddizione sempre vigili che gli consentono di scuotere convenzioni e luoghi comuni consolidati-tutto questo fa di lui uno dei pensatori più originali e sorprendenti del suo tempo, largamente in anticipo-su molti punti-rispetto all'epoca in cui visse. Basti ricordare la sua veemente polemica contro "le magnifiche sorti e progressive" celebrate dal suo secolo; come pure la scoperta di temi e spunti critici che si ritroveranno, a distanza di tempo, in Schopenhauer e Nietzsche. Nel nostro lavoro faremo riferimento in particolare ai testi più esplicitamente filosofici di L : le "Operette morali" e lo "Zibaldone"; ma naturalmente si attingerà anche dai "Canti", come pure dal ricco Epistolario. L'intenzione è di proporre un ritratto a tutto tondo di una grande personalità, che solo uno sguardo volgare e superficiale potrebbe liquidare come uno sconfitto dalla vita, un fallito propagandista della religione del Nulla. "L'ingegno di L mi pare stupendo e tremendo […] Leopardi fa spavento" Pietro Giordani,1819 "quest'uomo debole e incerto fu la mente più dura e inflessibile del suo secolo" Pietro Citati "L. pensa l'essenziale. E' uno dei pensatori essenziali dell'Occidente" Emanuele Severino "L. è il filosofo del futuro della civiltà della tecnica" Emanuele Severino "mirare intrepidamente il deserto della vita […] accettare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa ma vera" Giacomo Leopardi "quel sublime maestro del nulla che fu Leopardi" Franco Volpi "sospeso e scisso tra un nichilismo assoluto e disperato e velleità individuali e umanitarie" F. De Sanctis In questa presentazione del pensiero di L prenderò le mosse dalla ricostruzione che ne ha fatto Emanuele Severino nelle due approfondite ricerche già citate. Per Severino L è il poeta-filosofo del nichilismo occidentale, colui che meglio lo interpreta e che lo porta alle estreme
Il pensiero al femminile. Hannah Arendt, 2019
Questo lavoro continua il discorso-ricerca iniziato qualche anno fa con Simone Weil e Edith Stein
L'uomo e il limite, 2016
INTRODUZIONE Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che n... more INTRODUZIONE Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un'epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v'è grande felicità senza grandi divieti. Anche negli affari non si può correr dietro a qualunque profitto, se no non si approda a nulla. Il confine costituisce l'arcano del fenomeno, il segreto della forza, della fortuna, della fede e del problema di sostenersi, uomo microscopico, nell'universo sconfinato. Robert Musil L'uomo è-così pare-l'unico essere finito che aspiri all'infinito. Da qui derivano la sua grandezza e la sua infelicità strutturale. Diceva Jean Paul Sartre che non esiste propriamente una "natura umana", perché essa è continuamente "in fieri", si configura e modifica costantemente in funzione delle scelte che ogni giorno ognuno di noi è "condannato" a compiere. L'uomo è un pro-getto, sempre incompiuto, sempre teso a trascendere se stesso e la realtà in cui è inserito. Siamo costituiti, in quanto individui, da tutto un insieme di limiti strutturali (fisici, cronologico-spaziali, socioculturali, psicologici); ma questi limiti sono mobili, fluidi, si modificano costantemente nel tempo, e noi li superiamo continuamente. E' proprio il limite che ci definisce come esseri singoli; siamo individui proprio perché de-limitati rispetto agli altri. Se l'uomo ha sempre voluto superare i suoi limiti, ciò è avvenuto nel senso di farli retrocedere, di spostarli, non certo di eliminarli. Nello stesso tempo però egli crea limiti sempre nuovi, nuovi ostacoli, nuovi muri, in una rincorsa infinita fra bisogni, problemi, desideri e realizzazioni. Nell'essere umano esiste una contraddizione fondamentale fra una realtà biologica limitata ed una coscienza di sè estremamente acuta, unita ad un desiderio illimitato; o-in altri termini-fra un corpo finito ed uno spirito che aspira all'infinito. Si comprende che qui è in gioco una questione filosofica, metafisica, teologica: perché i limiti da sempre infatti appartengono alla definizione di ciò che l'uomo è; l'assenza di limiti, l'infinito, appartengono invece alla definizione di Dio e a ciò che Dio è. Più banalmente, in alcuni esseri umani l'ambizione, non sempre sostenuta da qualità adeguate, è una potente spinta a porsi obiettivi che tanti altri giudicherebbero irrealistici-o disumani. In effetti, un grande ambizioso non si pone limiti, e spesso finisce per franare insieme a tutte le sue realizzazioni. Si vedano le parabole di alcuni grandi leader politici o di grandi conquistatori.. Di fronte agli sconvolgimenti prodotti dall'inarrestabile sviluppo tecnologico del nostro tempo "è diventato urgente ripensare l'idea di limite" (Remo Bodei), per chiederci, ad esempio, se non ci siano dei limiti che non si possano/debbano infrangere-anche se ne avessimo la possibilità. I limiti con cui dobbiamo confrontarci sono molteplici, ed essenzialmente interconnessi: limiti fisici, spaziotemporali, politici, culturali, ecologici, economici, conoscitivi, morali. Limiti fisici. Noi siamo costituiti da un corpo dai confini-limiti precisi, inserito in uno spazio delimitato in cui si muove; non abbiamo il dono dell'ubiquità, ma possiamo muoverci, spostando così anche i limiti spaziali in cui siamo situati. Il nostro corpo è il confine fra noi e il resto del mondo, ma anche il ponte che ci mette in comunicazione con esso. Il corpo che siamo definisce i contorni ed i limiti del nostro essere: non possiamo uscirne. I limiti fisici determinano fondamentalmente la nostra soggezione alla fatica, al dolore e alla morte. Limiti cronologici e spaziali. Noi viviamo in un'epoca storica determinata, siamo stati "gettati" in questo tempo e non in un altro; da questo nostro tempo non possiamo evadere, saltando nel passato o nel futuro. Potevamo nascere in un'altra epoca, forse migliore per noi. Inoltre siamo capitati in un
Il pensiero al femminile. Simone Weil, Edith Stein, 2018
Uno studio sulla specificità del filosofare in una prospettiva femminile. prima parte di un lavor... more Uno studio sulla specificità del filosofare in una prospettiva femminile. prima parte di un lavoro proseguito poi con un saggio su Hannah Arendt
Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito p... more Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un'epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v'è grande felicità senza grandi divieti. Anche negli affari non si può correr dietro a qualunque profitto, se no non si approda a nulla. Il confine costituisce l'arcano del fenomeno, il segreto della forza, della fortuna, della fede e del problema di sostenersi, uomo microscopico, nell'universo sconfinato. Robert Musil
Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito p... more Sono troppo cosciente… Fernando Pessoa "Faust" Quel segreto consiste nel fatto che non è lecito permettersi tutto. Un'epoca in cui tutto è permesso ha sempre reso infelici coloro che vivevano in essa. Onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa. La felicità senza limiti non esiste. Non v'è grande felicità senza grandi divieti. Anche negli affari non si può correr dietro a qualunque profitto, se no non si approda a nulla. Il confine costituisce l'arcano del fenomeno, il segreto della forza, della fortuna, della fede e del problema di sostenersi, uomo microscopico, nell'universo sconfinato. Robert Musil L'uomo è -così pare -l'unico essere finito che aspiri all'infinito. Da qui derivano la sua grandezza e la sua infelicità strutturale. Diceva Jean Paul Sartre che non esiste propriamente una "natura umana", perché essa è continuamente "in fieri", si configura e modifica costantemente in funzione delle scelte che ogni giorno ognuno di noi è "condannato" a compiere. L'uomo è un pro-getto, sempre incompiuto, sempre teso a trascendere se stesso e la realtà in cui è inserito. Siamo costituiti, in quanto individui, da tutto un insieme di limiti strutturali (fisici, cronologicospaziali, socioculturali, psicologici); ma questi limiti sono mobili, fluidi, si modificano costantemente nel tempo, e noi li superiamo continuamente. E' proprio il limite che ci definisce come esseri singoli; siamo individui proprio perché de-limitati rispetto agli altri. Se l'uomo ha sempre voluto superare i suoi limiti, ciò è avvenuto nel senso di farli retrocedere, di spostarli, non certo di eliminarli. Nello stesso tempo però egli crea limiti sempre nuovi, nuovi ostacoli, nuovi muri, in una rincorsa infinita fra bisogni, problemi, desideri e realizzazioni. Nell'essere umano esiste una contraddizione fondamentale fra una realtà biologica limitata ed una coscienza di sè estremamente acuta, unita ad un desiderio illimitato; o -in altri termini -fra un corpo finito ed uno spirito che aspira all'infinito. Si comprende che qui è in gioco una questione filosofica, metafisica, teologica: perché i limiti da sempre infatti appartengono alla definizione di ciò che l'uomo è; l'assenza di limiti, l'infinito, appartengono invece alla definizione di Dio e a ciò che Dio è. Più banalmente, in alcuni esseri umani l'ambizione, non sempre sostenuta da qualità adeguate, è una potente spinta a porsi obiettivi che tanti altri giudicherebbero irrealistici -o disumani. In effetti, un grande ambizioso non si pone limiti, e spesso finisce per franare insieme a tutte le sue realizzazioni. Si vedano le parabole di alcuni grandi leader politici o di grandi conquistatori.. Di fronte agli sconvolgimenti prodotti dall'inarrestabile sviluppo tecnologico del nostro tempo "è diventato urgente ripensare l'idea di limite" (Remo Bodei), per chiederci, ad esempio, se non ci siano dei limiti che non si possano/debbano infrangere -anche se ne avessimo la possibilità. I limiti con cui dobbiamo confrontarci sono molteplici, ed essenzialmente interconnessi: limiti fisici, spaziotemporali, politici, culturali, ecologici, economici, conoscitivi, morali. Limiti fisici. Noi siamo costituiti da un corpo dai confini-limiti precisi, inserito in uno spazio delimitato in cui si muove; non abbiamo il dono dell'ubiquità, ma possiamo muoverci, spostando così anche i limiti spaziali in cui siamo situati. Il nostro corpo è il confine fra noi e il resto del mondo, ma anche il ponte che ci mette in comunicazione con esso. Il corpo che siamo definisce i contorni ed i limiti del nostro essere: non possiamo uscirne. I limiti fisici determinano fondamentalmente la nostra soggezione alla fatica, al dolore e alla morte. Limiti cronologici e spaziali. Noi viviamo in un'epoca storica determinata, siamo stati "gettati" in questo tempo e non in un altro; da questo nostro tempo non possiamo evadere, saltando nel passato o nel futuro. Potevamo nascere in un'altra epoca, forse migliore per noi. Inoltre siamo capitati in un
Non essere mai nati è la cosa migliore e la seconda, una volta venuti al mondo, tornare lì donde ... more Non essere mai nati è la cosa migliore e la seconda, una volta venuti al mondo, tornare lì donde si è giunti. (Sofocle) Ars longa, vita brevis (Ippocrate) E devo andarmene prima di aver detto la mia ultima parola. Si deve sempre andare via prima di aver finito il proprio compito. E' la più triste della tristezze della vita (Charles Renouvier) Come è possibile dire sì alla vita nonostante la morte? (Viktor Frankl) Penso vivo agisco desidero e amo come se fossi immortale (Jean Ziegler) Se lo privi della sua finitudine, l'uomo cessa di essere soggetto di una qualsiasi storia. (Jean Ziegler) O soffrire, o morire. (anonima, 2015) 1. Introduzione. Perché questo corso. Perché parlare della morte Mi sembra opportuno spendere qualche parola per motivare la scelta di questo tema per il corso di filosofia 2015-16. Forse qualcuno penserà che sia inopportuno proporre un argomento siffatto in tempi già di per sé ingrati e calamitosi, e che sarebbe meglio occuparsi di questioni più positive. Perché parlare della morte, insomma, in un mondo già così tormentato? In realtà gli uomini hanno sempre parlato della morte, fin dalla storia, attraverso i miti, che sono finzioni dell'immaginazioni utili a frapporre uno schermo protettivo fra noi e il nulla. Perciò in realtà parlare della morte significa parlare dell'immaginazione umana, che oggettiva questo Nulla, che lo fa esistere come un altro mondo; e in questo modo lo tiene anche a distanza, rendendolo infine in qualche modo accettabile. E' chiaro insomma che parlare della morte significa parlare degli infiniti discorsi che su di essa sono stati fatti; anche perché la morte in quanto tale non esiste: non è uno stato, né un oggetto; esiste solo il morire, l'atto del morire, il processo del morire. Resta da chiedersi-dopo l'interrogativo sul perché si possa e debba parlare della morte-anche come parlarne, dato che quella della morte è chiaramente un'esperienza negata al soggetto stesso che muore, e per questo fondamentalmente incomunicabile, chiusa nel cerchio impenetrabile della soggettività. Noi possiamo fare esperienza – e in un senso molto relativo – solo della morte dell'altro, e solo delle sue forme, non del contenuto di essa. Ritengo che possa essere utile e stimolante dedicarsi ad una riflessione approfondita e ad ampio raggio su una realtà che ci riguarda tutti in modo essenziale, ma a cui per lo più non badiamo, che anzi escludiamo dall'orizzonte della nostra vita quotidiana. Si dirà, con buoni argomenti, che è un bene che non si pensi alla morte, che agli effetti pratici questo atteggiamento ci aiuti a vivere pienamente ed intensamente. E sia. Ma credo anche che una comprensione matura e serena del fatto della morte possa illuminare la nostra stessa vita, perché fra vita e morte c'è un rapporto stretto, una complicazione assoluta. Viviamo in un'epoca che sempre più tende a mettere fra parentesi la morte, ad occultarla, a considerarla come uno sgradevole accidente, come un difetto di fabbricazione passibile di eliminazione in un
questa ricerca propone un confronto fra la saggezza popolare che si esprime nei proverbi e le opi... more questa ricerca propone un confronto fra la saggezza popolare che si esprime nei proverbi e le opinioni dei filosofi (e più in generale degli intellettuali) relativamente ad una serie di argomenti: pace-guerra, vizi e virtù, uomo-donna, parola e conoscenza, potere e giustizia...
Un confronto fra la saggezza popolare depositata nei proverbi e le opinioni di alcuni fra i maggi... more Un confronto fra la saggezza popolare depositata nei proverbi e le opinioni di alcuni fra i maggiori filosofi su alcuni temi di grande rilevanza, come: vita-morte, fatalismo e disincanto, vizi e virtù, donne e uomini, potere legge giustizia, parola conoscenza verità, pace-guerra.
Si vedrà che i pregiudizi sono di casa ovunque, e che il pensiero popolare non è più retrogrado di quello di parecchi filosofi
Il pensiero cinese, 2021
Si tratta di una ampia sintesi divulgativa sui più vari aspetti della weltansschaung cinese, dall... more Si tratta di una ampia sintesi divulgativa sui più vari aspetti della weltansschaung cinese, dalla cultura e la religione popolari alle grandi correnti del pensiero filosofico, alle grandi religioni, con una particolare attenzione alle radici profonde della mentalità cinese
Storia dell'anarchismo, 2023
Questo lavoro vuole presentare un quadro complessivo del pensiero anarchico nelle sue molteplici ... more Questo lavoro vuole presentare un quadro complessivo del pensiero anarchico nelle sue molteplici articolazioni storiche, insieme ad una ricostruzione delle vicende più significative della storia dell'anarchismo