barbara pinelli - Academia.edu (original) (raw)
Papers by barbara pinelli
Questo articolo riflette sui processi di culturalizzazione dell’emancipazione nei punti in cui qu... more Questo articolo riflette sui processi di culturalizzazione dell’emancipazione nei punti in cui questi intersecano l’asilo politico. Al centro della discussione, vi sono i modi con cui i linguaggi dei diritti, dell’umanitario e delle prospettive femministe codificano la violenza sulle rifugiate come pratica sedimentata delle loro culture di origine. Dinanzi a soggetti che chiedono protezione su istanze di violazione, si attende da questi l’uso di un’appropriata grammatica della violenza e una presa di posizione dinanzi alle vicissitudini accadute. Cosa accade quando le soggettivita violate rivendicano un’etica del se che si discosta dall’idea di autodeterminazione loro offerta, trasgredendo a piu riprese le ragioni umanitarie e di genere? Il testo interpella la letteratura che si e interrogata sullo statuto assegnato alle donne diversamente posizionate nella scala del privilegio di genere e il ruolo assegnato, se assegnato, alla loro agency trasformativa. Il filo che lega l’eccezione...
a cura di Claudia Mattalucci - Antropologia e riproduzione Attese, fratture e ricomposizioni della procreazione e della genitorialità in Italia , 2017
Antipode. A radical journal of geography , 2017
Migrants' daily arrivals to Italy's southern coasts and continuous shipwrecks in the Mediterranea... more Migrants' daily arrivals to Italy's southern coasts and continuous shipwrecks in the Mediterranean have captured international media attention, producing a fixation on the scene of landing and a deliberate marginalization of what happens to migrants and refugees after the moment of landing. This paper aims to refocus analytical attention on the lives of asylum seekers after landing in Europe, breaking through the institutional silence that is cast upon the infrastructure of the camp, the logic of assistance and the bureaucratic waiting zone asylum seekers are stuck in. By documenting political changes in European and national policies, the paper reflects on the forms of institutional control and abandonment refugees are subjected to once they land in Italy, and are housed in the governmental camps and extraordinary structures which arose at the time of the Mare Nostrum Operation where strict discipline, carelessness, uncertainty and confusion intertwine.
Etnografia e ricerca qualitativa, 2017
Borders, politics and subjects Introductory notes on refugee research in Europe Keywords: subj... more Borders, politics and subjects
Introductory notes on refugee research in Europe
Keywords: subjectivity, control, refugees, ethnography, anthropology
Abstract: By introducing the special issue of ERQ, Refugee experiences in Eu-
rope. Subjectivity, surveillance and control, these pages aim at offering a gaze
on both the current European political context, and the perspectives we have
chosen to look at refugee experiences. Focused on refugees, their movements
and the policies aimed at governing their subjectivities, this issue looks at
Europe from the chosen vantage point of the Mediterranean basin, Italy and
Greece in particular. European borders have an increasingly tentacular form
capable of continuously shifting between externalizing control over Europe’s
perimeters and localizing this control. Thus, it is necessary to explore how
multiple forms of control deeply affect subjectivities of women and men asking
for asylum and protection in Europe. In this Introduction, an analysis of the
reconfiguration of control – in terms of mobile border, pervasive surveillance
and social abandonment – is accompanied by an exploration of the issue of
subjectivity, intended as empirical and theoretical category. A reflection on
the way in which social and political forces shape the experiences of refugees,
and how they deal with conditions of sufferance and vulnerability, or engage
to identify arenas of action and intervene on their own lives, is at the core
of this contribution.
Il controllo dello straniero. I campi dall'800 a oggi a cura di Eliana Augusti, Antonio M. Morone e Michele Pifferi, Viella, Roma, 2017
«LARES» Numero monografico Chiedere asilo in Europa. Confini, margini e soggettività, Sorgoni B. (a cura), anno LXXVIII n.1, pp. 159-180
in Grønseth, Anne Sigfrid (ed.) 2013, Being Human, Being Migrant: Senses of Self and Well-Being, Berghahn Books Oxford-New York, 27-45
«Anthropology Today», 31(2) http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1467-8322.12164/full, 2015
ABSTRACT
«Annuario di Antropologia. Migrazioni e asilo politico», n.15, pp. 85-108
Silenzio dello stato, voce delle donne. Abbandono e sofferenza nell'asilo politico e nella sua as... more Silenzio dello stato, voce delle donne. Abbandono e sofferenza nell'asilo politico e nella sua assenza Partendo da una ricerca condotta nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA), questo articolo documenta le vicissitudini delle donne che dopo lo sbarco vivono l'attesa del permesso ai margini dello stato e del sistema di protezione. Illustrando lo scenario europeo e nazionale sull'asilo e attraverso un caso studio, racconto una realtà che scorre silenziosamente all'ombra della legge, mettendo in luce gli effetti perversi del sistema di protezione che da una parte controlla la posizione legale dei soggetti richidenti asilo non ammettendo sbavature e dall'altra abbandona a una sofferenza duratura, relegando la loro vita quotidiana dentro a griglie di povertà ed esclusione. L'analisi mira a documentare le dinamiche della violenza nei processi di costruzione della soggettività e dal punto di vista di chi subisce l'oppressione sociale. Il saggio riflette costantemente sulla dimensione politica del silenzio e della voce per mostrare come le dinamiche sociali e politiche vissute da chi chiede asilo gettino un'ombra sulle loro soggettività e traiettorie di vita, sino a negare lo status di protezione, e come tutto questo sia percepito con rabbia, sofferenza, e un profondo senso di ingiustizia.
«Annuario di Antropologia. Migrazioni e asilo politico», n.15, pp. 7-20
Quando si ricostruirà la storia delle migrazioni verso l'Italia, il 2011 sarà segnato dal contegg... more Quando si ricostruirà la storia delle migrazioni verso l'Italia, il 2011 sarà segnato dal conteggio dei morti nel Mar Mediterraneo -ufficialmente 1500 1 -e da una sentenza di condanna della Corte Europea per la grave violazione del principio di non refoulement 2 sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dalla ratifica di successivi regolamenti internazionali. Altre vicende, inoltre, meriteranno di essere considerate, meno eclatanti ma continue e quotidiane che, per quanto escludenti, violente e discriminanti, rimarranno in ombra perché "all'ordine del giorno".
Tutti i diritti sono riservati. Questo volume non può essere riprodotto, archiviato o trasmesso, ... more Tutti i diritti sono riservati. Questo volume non può essere riprodotto, archiviato o trasmesso, intero o in parte, in qualunque modo (digitale, elettronico, ottico, meccanico o registrato).
Books by barbara pinelli
Migranti e rifugiate. Antropologia, genere e politica, 2019
Possiamo mettere le rifugiate e le donne che hanno fatto esperienza migratoria al centro della st... more Possiamo mettere le rifugiate e le donne che hanno fatto esperienza migratoria al centro della storia per discutere dello Stato, del potere, delle forze sociali e del soggetto, e attraverso le loro esperienze trovare nuove strade di lettura del mondo e anche farne teoria? Possiamo partire dalla loro testimonianza per rivendicazione comune dei diritti? Questo libro interseca prospettive di genere e di antropologia femminista con indagini sulle donne rifugiate e migranti a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Il testo esplora alcuni studi etnografi ci sulle migrazioni delle donne alla luce dei passaggi storici delle teorie di genere e femministe, proponendo un'angolatura teorica innovati-va per lo studio della mobilità umana. In contrasto con l'immagine persistente che ritrae immigrate e rifugiate come soggetti sospesi nella storia, queste pagine mostrano come siano proprio coloro che infrangono sicurezze, presentandosi sulla scena politica come profughe e migranti, superando le linee del colore, del genere, della classe, a proporre prospettive radicali per l'analisi dei poteri dello Stato, delle gerarchie sociali e anche dell'ineguale distribuzione politica del dolore. In senso più ampio, il volume è un'occasione per mostrare il potenziale scientifico e politico delle prospettive di genere e femministe di fronte all'analisi dei processi sociali e del potere, e per mettere in luce quanto la mobilità umana sia centrale per discutere delle strutture di dominio e prevaricazione, di subordinazione e lesione dei diritti, di resistenze e di lotte.
Antropologia per la Società accoglie contributi di ricerca capaci di coniugare il rigore dell'ana... more Antropologia per la Società accoglie contributi di ricerca capaci di coniugare il rigore dell'analisi, l'attenzione alla comunicazione e l'inquietudine per l'applicazione dei risultati. Guidati dalla convinzione che lo strumento dell'indagine etnografica costituisca un "saper fare" scientifico e al contempo un'esperienza umana assolutamente calata nella società, i testi contenuti nella collana ambiscono a contribuire oltre che con delle interpretazioni, anche atttaverso utili strumenti per l'azione.
Book Reviews by barbara pinelli
Recensione - testo a cura di casa delle donne per non subire violenza Bologna
Occorre una grammatica per parlare di violenza. Servono regole e norme, concetti ed esperienze af... more Occorre una grammatica per parlare di violenza. Servono regole e norme, concetti ed esperienze affinchè non solo la sintassi, ma l'intero discorso costruito intorno alla violenza possano nominarla e descriverla in termini appropriati. È questo ambizioso compito che Chiara Cretella e Imma Mora Sánchez inseguono, e raggiungono, in queste pagine. È bello e reale il loro presupposto iniziale. Dinanzi ad un fatto sociale e culturale che affonda le radici in un dominio di genere storicamente sedimentato capace di toccare da vicino le esistenze di molte, troppe, donne vi è necessità storica, teorica e politica d'interrogarsi sul silenzio che ancora soffoca un'esperienza che d'invisibile ha ben poco. Significa che le concrete esperienze destinate a ledere l'integrità fisica, psichica, culturale, sessuale e ancora lavorativa, economica, d'immagine pubblica e privata delle donne provocando sofferenza, paura, denigrazione, morte non possono non avere le parole giuste per raccontarle. All'introduzione che chiarisce lo spazio riflessivo in cui i lemmi scelti affondano le loro radici – dalle teorie femministe e di genere che da decenni riflettono sulle modalità con cui il dominio maschile e lo sguardo androcentrico hanno permeato l'intero mondo sociale e della conoscenza, all'impegno politico dei centri antiviolenza, e ancora alle prospettive discorsive che mostrano quanto immagini e parole siano capaci di far emergere oppure di offuscare determinati processi sociali – segue un cronologia delle principali normative nazionali e internazionali pronunciate sulla violenza contro le donne. Un insieme poi di otto distinte parti, fra loro suddivise in voci, teorie, concetti e pratiche politiche, costruisce quello che le autrici chiamano «vocabolario sociale» sulla violenza. Vi è una chiara scelta d'impostazione. Il lungo elenco di prospettive e definizioni che queste pagine offrono concorrono a mostrare quanto siano vasti e radicati i contorni della violenza. Non è sufficiente, per quanto importante, definire la violenza entro le mura domestiche o discutere di femminicidio. Per nominare la violenza e smascherarne la potenza, occorre vedere quanto profonde siano le sue fondamenta culturali e fin dove si allungano le sue conseguenze sociali. Una genealogia delle riflessioni di genere e femministe sul potere e sulle sue dicotomie, significati attribuiti al corpo e alle sue esperienze, le risposte politiche che le donne hanno dato alla violenza, e ancora un ampliamento dello sguardo che parte dalla violenza diretta per procedere verso la violenza strutturale o legata alle immagini trovano qui valore. Un sapere così costruito obbliga, infine, ad una presa di posizione. Dare un nome non si limita, dicono le autrici, a dar voce ma a far esistere. Mostrata nelle sue articolazioni storiche e culturali, soggettive ed esperienziali, il discorso sulla violenza qui costruito fa proprio anche un intento politico. Rimanda ad un'assunzione di responsabilità, e non ammette posizioni che gettino ombre giustificatorie, neutre o disinteressate sulla violenza contro le donne.
Recensione Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo di Giuseppe C... more Recensione
Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo
di Giuseppe Campesi
Questo articolo riflette sui processi di culturalizzazione dell’emancipazione nei punti in cui qu... more Questo articolo riflette sui processi di culturalizzazione dell’emancipazione nei punti in cui questi intersecano l’asilo politico. Al centro della discussione, vi sono i modi con cui i linguaggi dei diritti, dell’umanitario e delle prospettive femministe codificano la violenza sulle rifugiate come pratica sedimentata delle loro culture di origine. Dinanzi a soggetti che chiedono protezione su istanze di violazione, si attende da questi l’uso di un’appropriata grammatica della violenza e una presa di posizione dinanzi alle vicissitudini accadute. Cosa accade quando le soggettivita violate rivendicano un’etica del se che si discosta dall’idea di autodeterminazione loro offerta, trasgredendo a piu riprese le ragioni umanitarie e di genere? Il testo interpella la letteratura che si e interrogata sullo statuto assegnato alle donne diversamente posizionate nella scala del privilegio di genere e il ruolo assegnato, se assegnato, alla loro agency trasformativa. Il filo che lega l’eccezione...
a cura di Claudia Mattalucci - Antropologia e riproduzione Attese, fratture e ricomposizioni della procreazione e della genitorialità in Italia , 2017
Antipode. A radical journal of geography , 2017
Migrants' daily arrivals to Italy's southern coasts and continuous shipwrecks in the Mediterranea... more Migrants' daily arrivals to Italy's southern coasts and continuous shipwrecks in the Mediterranean have captured international media attention, producing a fixation on the scene of landing and a deliberate marginalization of what happens to migrants and refugees after the moment of landing. This paper aims to refocus analytical attention on the lives of asylum seekers after landing in Europe, breaking through the institutional silence that is cast upon the infrastructure of the camp, the logic of assistance and the bureaucratic waiting zone asylum seekers are stuck in. By documenting political changes in European and national policies, the paper reflects on the forms of institutional control and abandonment refugees are subjected to once they land in Italy, and are housed in the governmental camps and extraordinary structures which arose at the time of the Mare Nostrum Operation where strict discipline, carelessness, uncertainty and confusion intertwine.
Etnografia e ricerca qualitativa, 2017
Borders, politics and subjects Introductory notes on refugee research in Europe Keywords: subj... more Borders, politics and subjects
Introductory notes on refugee research in Europe
Keywords: subjectivity, control, refugees, ethnography, anthropology
Abstract: By introducing the special issue of ERQ, Refugee experiences in Eu-
rope. Subjectivity, surveillance and control, these pages aim at offering a gaze
on both the current European political context, and the perspectives we have
chosen to look at refugee experiences. Focused on refugees, their movements
and the policies aimed at governing their subjectivities, this issue looks at
Europe from the chosen vantage point of the Mediterranean basin, Italy and
Greece in particular. European borders have an increasingly tentacular form
capable of continuously shifting between externalizing control over Europe’s
perimeters and localizing this control. Thus, it is necessary to explore how
multiple forms of control deeply affect subjectivities of women and men asking
for asylum and protection in Europe. In this Introduction, an analysis of the
reconfiguration of control – in terms of mobile border, pervasive surveillance
and social abandonment – is accompanied by an exploration of the issue of
subjectivity, intended as empirical and theoretical category. A reflection on
the way in which social and political forces shape the experiences of refugees,
and how they deal with conditions of sufferance and vulnerability, or engage
to identify arenas of action and intervene on their own lives, is at the core
of this contribution.
Il controllo dello straniero. I campi dall'800 a oggi a cura di Eliana Augusti, Antonio M. Morone e Michele Pifferi, Viella, Roma, 2017
«LARES» Numero monografico Chiedere asilo in Europa. Confini, margini e soggettività, Sorgoni B. (a cura), anno LXXVIII n.1, pp. 159-180
in Grønseth, Anne Sigfrid (ed.) 2013, Being Human, Being Migrant: Senses of Self and Well-Being, Berghahn Books Oxford-New York, 27-45
«Anthropology Today», 31(2) http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1467-8322.12164/full, 2015
ABSTRACT
«Annuario di Antropologia. Migrazioni e asilo politico», n.15, pp. 85-108
Silenzio dello stato, voce delle donne. Abbandono e sofferenza nell'asilo politico e nella sua as... more Silenzio dello stato, voce delle donne. Abbandono e sofferenza nell'asilo politico e nella sua assenza Partendo da una ricerca condotta nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA), questo articolo documenta le vicissitudini delle donne che dopo lo sbarco vivono l'attesa del permesso ai margini dello stato e del sistema di protezione. Illustrando lo scenario europeo e nazionale sull'asilo e attraverso un caso studio, racconto una realtà che scorre silenziosamente all'ombra della legge, mettendo in luce gli effetti perversi del sistema di protezione che da una parte controlla la posizione legale dei soggetti richidenti asilo non ammettendo sbavature e dall'altra abbandona a una sofferenza duratura, relegando la loro vita quotidiana dentro a griglie di povertà ed esclusione. L'analisi mira a documentare le dinamiche della violenza nei processi di costruzione della soggettività e dal punto di vista di chi subisce l'oppressione sociale. Il saggio riflette costantemente sulla dimensione politica del silenzio e della voce per mostrare come le dinamiche sociali e politiche vissute da chi chiede asilo gettino un'ombra sulle loro soggettività e traiettorie di vita, sino a negare lo status di protezione, e come tutto questo sia percepito con rabbia, sofferenza, e un profondo senso di ingiustizia.
«Annuario di Antropologia. Migrazioni e asilo politico», n.15, pp. 7-20
Quando si ricostruirà la storia delle migrazioni verso l'Italia, il 2011 sarà segnato dal contegg... more Quando si ricostruirà la storia delle migrazioni verso l'Italia, il 2011 sarà segnato dal conteggio dei morti nel Mar Mediterraneo -ufficialmente 1500 1 -e da una sentenza di condanna della Corte Europea per la grave violazione del principio di non refoulement 2 sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dalla ratifica di successivi regolamenti internazionali. Altre vicende, inoltre, meriteranno di essere considerate, meno eclatanti ma continue e quotidiane che, per quanto escludenti, violente e discriminanti, rimarranno in ombra perché "all'ordine del giorno".
Tutti i diritti sono riservati. Questo volume non può essere riprodotto, archiviato o trasmesso, ... more Tutti i diritti sono riservati. Questo volume non può essere riprodotto, archiviato o trasmesso, intero o in parte, in qualunque modo (digitale, elettronico, ottico, meccanico o registrato).
Migranti e rifugiate. Antropologia, genere e politica, 2019
Possiamo mettere le rifugiate e le donne che hanno fatto esperienza migratoria al centro della st... more Possiamo mettere le rifugiate e le donne che hanno fatto esperienza migratoria al centro della storia per discutere dello Stato, del potere, delle forze sociali e del soggetto, e attraverso le loro esperienze trovare nuove strade di lettura del mondo e anche farne teoria? Possiamo partire dalla loro testimonianza per rivendicazione comune dei diritti? Questo libro interseca prospettive di genere e di antropologia femminista con indagini sulle donne rifugiate e migranti a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Il testo esplora alcuni studi etnografi ci sulle migrazioni delle donne alla luce dei passaggi storici delle teorie di genere e femministe, proponendo un'angolatura teorica innovati-va per lo studio della mobilità umana. In contrasto con l'immagine persistente che ritrae immigrate e rifugiate come soggetti sospesi nella storia, queste pagine mostrano come siano proprio coloro che infrangono sicurezze, presentandosi sulla scena politica come profughe e migranti, superando le linee del colore, del genere, della classe, a proporre prospettive radicali per l'analisi dei poteri dello Stato, delle gerarchie sociali e anche dell'ineguale distribuzione politica del dolore. In senso più ampio, il volume è un'occasione per mostrare il potenziale scientifico e politico delle prospettive di genere e femministe di fronte all'analisi dei processi sociali e del potere, e per mettere in luce quanto la mobilità umana sia centrale per discutere delle strutture di dominio e prevaricazione, di subordinazione e lesione dei diritti, di resistenze e di lotte.
Antropologia per la Società accoglie contributi di ricerca capaci di coniugare il rigore dell'ana... more Antropologia per la Società accoglie contributi di ricerca capaci di coniugare il rigore dell'analisi, l'attenzione alla comunicazione e l'inquietudine per l'applicazione dei risultati. Guidati dalla convinzione che lo strumento dell'indagine etnografica costituisca un "saper fare" scientifico e al contempo un'esperienza umana assolutamente calata nella società, i testi contenuti nella collana ambiscono a contribuire oltre che con delle interpretazioni, anche atttaverso utili strumenti per l'azione.
Recensione - testo a cura di casa delle donne per non subire violenza Bologna
Occorre una grammatica per parlare di violenza. Servono regole e norme, concetti ed esperienze af... more Occorre una grammatica per parlare di violenza. Servono regole e norme, concetti ed esperienze affinchè non solo la sintassi, ma l'intero discorso costruito intorno alla violenza possano nominarla e descriverla in termini appropriati. È questo ambizioso compito che Chiara Cretella e Imma Mora Sánchez inseguono, e raggiungono, in queste pagine. È bello e reale il loro presupposto iniziale. Dinanzi ad un fatto sociale e culturale che affonda le radici in un dominio di genere storicamente sedimentato capace di toccare da vicino le esistenze di molte, troppe, donne vi è necessità storica, teorica e politica d'interrogarsi sul silenzio che ancora soffoca un'esperienza che d'invisibile ha ben poco. Significa che le concrete esperienze destinate a ledere l'integrità fisica, psichica, culturale, sessuale e ancora lavorativa, economica, d'immagine pubblica e privata delle donne provocando sofferenza, paura, denigrazione, morte non possono non avere le parole giuste per raccontarle. All'introduzione che chiarisce lo spazio riflessivo in cui i lemmi scelti affondano le loro radici – dalle teorie femministe e di genere che da decenni riflettono sulle modalità con cui il dominio maschile e lo sguardo androcentrico hanno permeato l'intero mondo sociale e della conoscenza, all'impegno politico dei centri antiviolenza, e ancora alle prospettive discorsive che mostrano quanto immagini e parole siano capaci di far emergere oppure di offuscare determinati processi sociali – segue un cronologia delle principali normative nazionali e internazionali pronunciate sulla violenza contro le donne. Un insieme poi di otto distinte parti, fra loro suddivise in voci, teorie, concetti e pratiche politiche, costruisce quello che le autrici chiamano «vocabolario sociale» sulla violenza. Vi è una chiara scelta d'impostazione. Il lungo elenco di prospettive e definizioni che queste pagine offrono concorrono a mostrare quanto siano vasti e radicati i contorni della violenza. Non è sufficiente, per quanto importante, definire la violenza entro le mura domestiche o discutere di femminicidio. Per nominare la violenza e smascherarne la potenza, occorre vedere quanto profonde siano le sue fondamenta culturali e fin dove si allungano le sue conseguenze sociali. Una genealogia delle riflessioni di genere e femministe sul potere e sulle sue dicotomie, significati attribuiti al corpo e alle sue esperienze, le risposte politiche che le donne hanno dato alla violenza, e ancora un ampliamento dello sguardo che parte dalla violenza diretta per procedere verso la violenza strutturale o legata alle immagini trovano qui valore. Un sapere così costruito obbliga, infine, ad una presa di posizione. Dare un nome non si limita, dicono le autrici, a dar voce ma a far esistere. Mostrata nelle sue articolazioni storiche e culturali, soggettive ed esperienziali, il discorso sulla violenza qui costruito fa proprio anche un intento politico. Rimanda ad un'assunzione di responsabilità, e non ammette posizioni che gettino ombre giustificatorie, neutre o disinteressate sulla violenza contro le donne.
Recensione Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo di Giuseppe C... more Recensione
Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo
di Giuseppe Campesi
CALL FOR PAPERS_ESCAPES.LABORATORIO DI STUDI CRITICI SULLE MIGRAZIONI FORZATE RAGION DI STATO RAG... more CALL FOR PAPERS_ESCAPES.LABORATORIO DI STUDI CRITICI SULLE MIGRAZIONI FORZATE
RAGION DI STATO RAGIONI UMANITARIE. GENEALOGIE E PROSPETTIVE DEL SISTEMA DI ASILO
Perfect victims and monstrous invaders: media, borders, and intersectionality in Italy, 2021
This article explores the reconfiguration of public, political and media discourses on migration ... more This article explores the reconfiguration of public, political and media discourses on migration to Italy’s Southern coasts since the re-making of the Mediterranean border regime, beginning in 2013. Combining our respective anthropological and cultural studies approaches, this article looks at how borders filter and control, and examines the semiotic implications of borders through shared reflections on the tightening of the EU border regime and Italy’s political positions on migrants and refugees. In the first section, Pinelli analyses border politics by looking at the shifts in humanitarian and political registers constructed on refugee women since 2010. Drawing on her ethnographic research, Pinelli demonstrates how these discursive registers legitimise the refusal of other migrants and exclude women from recognition as political and historical subjects. In the second section, Giuliani applies cultural and critical visual studies approaches to understand how two opposing media discourses on incoming migrants converge in construing the moral panic against migrants’ threats and, consequently, Italy as in need of protection. In bridging these two sections, our aim is to offer a feminist intersectional perspective to understand how sedimented categories of gender, race, sex, and class regulate relations between the receiving State and subjects who are the signers of historical hierarchies of difference (refugees, migrants, women), and to simultaneously explore the processes which construct the receiving ‘imagined community’ as white, innocent and under siege.