Walter Landi | University of Innsbruck (original) (raw)
Walter Landi nasce a Bolzano nel 1976 e compie i propri studi a Freiburg i.Br. e a Trento, dove nel 2002 si laurea in Lettere moderne con una tesi in Storia medievale. Nel 2006 consegue il Dottorato di ricerca in Studi storici e nel 2021 l’Abilitazione scientifica nazionale a Professore associato di Storia medievale.
Per diversi anni ricercatore postdoc e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali dell’Università degli Studi di Trento, dal 2014 al 2020 è stato archivista presso l’Archivio provinciale di Bolzano e dal 2020 al 2023 professore a contratto di Storia medievale presso la Leopold-Franzens-Universität di Innsbruck e collaboratore scientifico del Castello del Buonconsiglio/Monumenti e collezioni provinciali di Trento, così come collaboratore di ricerca presso il Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università degli Studi di Verona e il Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Trento. Attualmente è docente presso la Scuola di Archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Bolzano, dove dal 2016 insegna Diplomatica, sfragistica e araldica, professore a contratto di Discipline ausiliarie della Storia presso la Leopold-Franzens-Universität di Innsbruck, ispettore amministrativo per il settore storico-archivistico della Soprintendenza ai Beni culturali della Provincia autonoma di Bolzano e come tale nuovamente impiegato presso l’Archivio provinciale.
Presidente del Museumsverein Bozen; vicepresidente del Südtiroler Burgeninstitut; membro del consiglio direttivo della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche; socio ordinario dell’Accademia Roveretana degli Agiati di Scienze, Lettere ed Arti, della Società Italiana per la Storia medievale e del Gruppo di ricerca per la storia regionale “Storia e Regione/Geschichte und Region”.
Walter Landi wurde 1976 in Bozen geboren; Studium der Fächer Geschichte, Kunstgeschichte, Philosophie und italienische Literatur in Trient und Freiburg im Breisgau. 2002 Sponsion; 2006 Doktorat in Geschichtswissenschaften; 2021 Habilitation in Mittelalterlicher Geschichte.
Über mehrere Jahre wissenschaftlicher Assistent am Lehrstuhl für Mittelalterliche Geschichte und Forschungsstipendiat am Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali der Universität Trient, fungierte er 2014 bis 2020 als Archivar am Südtiroler Landesarchiv in Bozen und 2020 bis 2023 als Lehrbeauftragter für mittelalterliche Geschichte an der Leopold-Franzens-Universität Innsbruck sowie als wissenschaftlicher Mitarbeiter am Trienter Landesmuseum „Castello del Buonconsiglio/Monumenti e collezioni provinciali“, am Dipartimento Culture e Civiltà der Universität Verona und am Dipartimento Economia e Management der Universität Trient. Zurzeit ist er Dozent am postuniversitären Lehrgang für Archivkunde, Paläographie und Diplomatik des Staatsarchivs Bozen, wo er seit 2016 Urkundenlehre, Siegelkunde und Heraldik unterrichtet, Lehrbeauftragter für historische Hilfswissenschaften an der Leopold-Franzens-Universität Innsbruck, Verwaltungsinspektor für den historisch-archivalischen Bereich am Landesdenkmalamt der Autonomen Provinz Bozen und als solcher im Südtiroler Landesarchiv wieder tätig.
Präsident des Museumsvereins Bozen; Vizepräsident des Südtiroler Burgeninstituts; Vorstandsmitglied der Società di Studi Trentini di Scienze Storiche; ordentliches Mitglied der Accademia Roveretana degli Agiati di Scienze, Lettere ed Arti, der Società Italiana per la Storia medievale und der Forschungsgruppe zur Regionalgeschichte „Geschichte und Region/Storia e Regione“.
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Papers by Walter Landi
La Vallagarina, fra XII e XIII secolo, era soggetta a una nutrita serie di signorie rurali dipend... more La Vallagarina, fra XII e XIII secolo, era soggetta a una nutrita serie di signorie rurali dipendenti dal potere dei principi-vescovi di Trento. A partire dalla seconda metà del Duecento le diverse signorie, vuoi per acquisto vuoi per successione ereditaria, furono riunite sotto il governo di Guglielmo “il Grande” da Castelbarco. Alla sua morte, i diversi distretti castellani in cui la valle era suddivisa, fra la Chiusa di Verona, Nago e Beseno, furono suddivisi fra i suoi eredi. L’esiziale frantumazione della signoria che era stata di Guglielmo, a partire dalla metà del Trecento produsse un generale indebolimento della potenza familiare, ormai costretta a barcamenarsi fra le ambizioni egemoniche dei Della Scala, dei Visconti e dei conti di Tirolo. Ai primi del Quattrocento, col testamento di Azzone Francesco di Castelbarco († 1410), in valle si insinuò anche Venezia, cui seguì una progressiva esautorazione degli altri Castelbarco da parte di Venezia stessa, dei conti di Tirolo e dei principi-vescovi di Trento. Dopo l’espulsione dalla valle e l’estinzione degli altri rami familiari, l’unica linea a sopravvivere al generale declino fu quella di Castel Gresta, che riuscì a mantenere la propria signoria ancora per secoli e da cui derivano anche i Castelbarco tutt’ora esistenti.
Dal principio del Trecento la necessità di confrontarsi con poteri territoriali che si vanno defi... more Dal principio del Trecento la necessità di confrontarsi con poteri territoriali che si vanno definendo in maniera più netta e di affrontare situazioni di crisi interna dovute ai frazionamenti patrimoniali o al trasferimento di alcuni rami famigliari in sedi castrensi differenti o lontane da quella d’origine spinge le stirpi signorili trentine e sudtirolesi a cercare strumenti di rafforzamento della coscienza genealogica. Le fonti così registrano nuove accezioni nel campo semantico della “famiglia” (domus, parentela, genealogia…), mentre la costruzione di un palazzo in città o più tardi nel centro della propria signoria territoriale serve a rafforzare il prestigio della discendenza. Contemporaneamente la comparsa dei primi blasoni sui sigilli, negli stemmari e sulle lapidi sepolcrali costituisce un segno riconoscibile di tale ricerca di autocoscienza, che si esprime anche nella realizzazione di affreschi profani che ingentiliscono le pareti delle antiche dimore castellane e, dal XV secolo, nella creazione di fantasiose genealogie con cui celebrare artatamente l’antichità delle proprie origini.
L’attività mineraria d’area trentino-altoatesina è caratterizzata, per l’epoca medievale, da una ... more L’attività mineraria d’area trentino-altoatesina è caratterizzata, per l’epoca medievale, da una serie di privilegi imperiali che ne regolamentano l’esercizio da parte dei vescovi di Trento e Bressanone. A Trento risultano fondamentali i privilegi del 1161 e del 1189, che definiscono anche i diritti minerari delle dinastie comitali insediate sul territorio, in particolare i conti di Tirolo e di Appiano. A proposito di questi ultimi, la documentazione evidenzia un coinvolgimento soprattutto nella produzione dell’argento (ma non solo) e un ruolo a volte concorrenziale e conflittuale coll’episcopio.
In the Middle Ages, the mining activity in the area today corresponding to Trentino-South Tyrol was characterized by a series of imperial privileges regulating its exercise by the bishops of Trent and Bressanone. In Trent, the privileges of 1161 and 1189 are of fundamental importance; they also define the mining rights of the comital dynasties established in the territory, in particular the Counts of Tyrol and Appiano. With regard to the latter, the documentation shows their involvement mainly, but not exclusively, in the production of silver, and a role that was at times in competition and conflict with the episcopate.
During the thirteenth Century, the management of mining activity in the territory of Trento was c... more During the thirteenth Century, the management of mining activity in the territory of Trento was characterized by the monopoly exercised by the ruling prince-bishops, thanks to the socalled Frederician privileges granted in 1161 and 1189. As a result of this situation, it is impossible to identify any mines owned by the local aristocracy, apart from the cases of the Counts of Eppan and of Tyrol respectively, for both of whom the 1189 privilege explicitly made an exception. Nevertheless, the mechanisms of tendering contracts, enfeoffment and the granting of concessions allowed some members of the ruling urban elite and the encastled regional nobility to involve themselves in profitable fashion in the production of metallurgies and iron and steel. The historical sources provide a vivid picture of this activity and show how involvement in the bishopric’s mining industry constituted an extraordinary means of social advancement for various mining entrepreneurs in the region.
Torre Burri ad Ala è un edificio di origine duecentesca che all’esterno della parete occidentale,... more Torre Burri ad Ala è un edificio di origine duecentesca che all’esterno della parete occidentale, oggi inglobata da un caseggiato addossatole nel tardo medioevo (Casa Pandolfi), presenta un lacerto d’affresco caratterizzato da stemmi e figure zoomorfe assegnabili stilisticamente alla seconda metà del XIV secolo. Il presente saggio si preoccupa di identificare gli stemmi, gli armigeri e di fornirne una datazione più precisa, ma non solo. L’analisi del monumento e del contesto che lo produsse, raggiunta sulla base di un ampio vaglio delle fonti araldiche del tempo e di materiale archivistico in gran parte inedito e di provenienza non regionale, ha condotto a una ridefinizione del rapporto dei signori di Ala, cioè i Castelbarco, con i duchi d’Austria, con i Visconti e con Venezia, così come all’identificazione della torre stessa quale sede signorile castrobarcense ad Ala e come evoluzione dell’antica gastaldia trentino-vescovile di cui i Castelbarco erano detentori perlomeno dal 1203.
The Torre Burri building at Ala (Trentino) whose core dates back to the 13th century, displays on a small part of its western external wall – today overbuilt by the adjacent Casa Pandolfi – a fresco detailing coats of arms and zoomorphic figures from the second half of the 14th century. The paper aims to identify the specific heraldic signs and the various armor-bearers, proposing a more precise age determination of the paintings. In order to better understand the peculiar cultural and social context of the monument, were reconsidered here both the heraldic elements and their origin, as well as a great deal of unpublished archival sources of mostly non-regional provenance. The analysis leads to new conclusions about the complex relationship between the Ala-based noble family of Castelbarco and the Habsburgian dukes of Austria, the Visconti dynasty and the Republic of Venice. Finally, the paper advocates for identifying the Burri tower with the Castelbarco’s seat within the Ala village, serving as the former demesne (castaldy) of the Trento bishopric, the functions of which were detained by the Castelbarco family itself at least since 1203.
The religious life of the city and diocese of Trento during the 13th century is characterized by ... more The religious life of the city and diocese of Trento during the 13th century is characterized by a range of moments and institutions in which the believers' devoutness can be expressed. Documents allow to accurately reconstruct the structures in which souls are taken care of, the role of pilgrimages in that society and the profile of the various institutes of perfection in which the ecclesiastical community deals with charity requests and prayers and also where each person can find prayer and personal ascesis. Between 1225 and 1250 life, which is marked by ancient disciplines linked to Augustinian and Benedictine orders, is renewed by the introduction of mendicant orders and by an ecclesiastical renewal which aims to improve and standardize the believers’ devotion and to transform society into a community of perfection. The greater control on souls developed by the introduction of Inquisition allows, thanks to a succession of trials, to control the spreading of Cathar and Dulcinian heresy in the region, as well as the vices and abuses of the clergy of that time.
La vita religiosa della città e della diocesi di Trento nel corso del XIII secolo è caratterizzata da un’ampia varietà di momenti e istituzioni in cui la pietà dei fedeli può trovare espressione. La documentazione permette di ricostruire con una certa precisione le strutture entro le quali si sviluppa la cura d’anime, il ruolo dei pellegrinaggi nella società del tempo e il profilo dei diversi istituti di perfezione, dove la comunità ecclesiale si occupa delle istanze di carità, concentra la preghiera e i singoli individui trovano possibilità di ascesi. La vita scandita da discipline secolari, legate a ordini di matrice agostiniana e benedettina, nel corso del secondo quarto del XIII secolo viene rinnovata dall’introduzione degli ordini mendicanti e da un rinnovamento ecclesiastico che mira a migliorare e a normalizzare la pietà dei credenti e a trasformare la società tutta in una comunità di buoni cristiani. Il maggior controllo sulle anime che si sviluppa con l’introduzione dell’Inquisizione permette, grazie a una serie di processi, di seguire anche la diffusione dell’eresia catara e dolciniana in regione, così come la presenza di vizi e abusi fra il clero del tempo.
La Vallagarina, fra XII e XIII secolo, era soggetta a una nutrita serie di signorie rurali dipend... more La Vallagarina, fra XII e XIII secolo, era soggetta a una nutrita serie di signorie rurali dipendenti dal potere dei principi-vescovi di Trento. A partire dalla seconda metà del Duecento le diverse signorie, vuoi per acquisto vuoi per successione ereditaria, furono riunite sotto il governo di Guglielmo “il Grande” da Castelbarco. Alla sua morte, i diversi distretti castellani in cui la valle era suddivisa, fra la Chiusa di Verona, Nago e Beseno, furono suddivisi fra i suoi eredi. L’esiziale frantumazione della signoria che era stata di Guglielmo, a partire dalla metà del Trecento produsse un generale indebolimento della potenza familiare, ormai costretta a barcamenarsi fra le ambizioni egemoniche dei Della Scala, dei Visconti e dei conti di Tirolo. Ai primi del Quattrocento, col testamento di Azzone Francesco di Castelbarco († 1410), in valle si insinuò anche Venezia, cui seguì una progressiva esautorazione degli altri Castelbarco da parte di Venezia stessa, dei conti di Tirolo e dei principi-vescovi di Trento. Dopo l’espulsione dalla valle e l’estinzione degli altri rami familiari, l’unica linea a sopravvivere al generale declino fu quella di Castel Gresta, che riuscì a mantenere la propria signoria ancora per secoli e da cui derivano anche i Castelbarco tutt’ora esistenti.
Dal principio del Trecento la necessità di confrontarsi con poteri territoriali che si vanno defi... more Dal principio del Trecento la necessità di confrontarsi con poteri territoriali che si vanno definendo in maniera più netta e di affrontare situazioni di crisi interna dovute ai frazionamenti patrimoniali o al trasferimento di alcuni rami famigliari in sedi castrensi differenti o lontane da quella d’origine spinge le stirpi signorili trentine e sudtirolesi a cercare strumenti di rafforzamento della coscienza genealogica. Le fonti così registrano nuove accezioni nel campo semantico della “famiglia” (domus, parentela, genealogia…), mentre la costruzione di un palazzo in città o più tardi nel centro della propria signoria territoriale serve a rafforzare il prestigio della discendenza. Contemporaneamente la comparsa dei primi blasoni sui sigilli, negli stemmari e sulle lapidi sepolcrali costituisce un segno riconoscibile di tale ricerca di autocoscienza, che si esprime anche nella realizzazione di affreschi profani che ingentiliscono le pareti delle antiche dimore castellane e, dal XV secolo, nella creazione di fantasiose genealogie con cui celebrare artatamente l’antichità delle proprie origini.
L’attività mineraria d’area trentino-altoatesina è caratterizzata, per l’epoca medievale, da una ... more L’attività mineraria d’area trentino-altoatesina è caratterizzata, per l’epoca medievale, da una serie di privilegi imperiali che ne regolamentano l’esercizio da parte dei vescovi di Trento e Bressanone. A Trento risultano fondamentali i privilegi del 1161 e del 1189, che definiscono anche i diritti minerari delle dinastie comitali insediate sul territorio, in particolare i conti di Tirolo e di Appiano. A proposito di questi ultimi, la documentazione evidenzia un coinvolgimento soprattutto nella produzione dell’argento (ma non solo) e un ruolo a volte concorrenziale e conflittuale coll’episcopio.
In the Middle Ages, the mining activity in the area today corresponding to Trentino-South Tyrol was characterized by a series of imperial privileges regulating its exercise by the bishops of Trent and Bressanone. In Trent, the privileges of 1161 and 1189 are of fundamental importance; they also define the mining rights of the comital dynasties established in the territory, in particular the Counts of Tyrol and Appiano. With regard to the latter, the documentation shows their involvement mainly, but not exclusively, in the production of silver, and a role that was at times in competition and conflict with the episcopate.
During the thirteenth Century, the management of mining activity in the territory of Trento was c... more During the thirteenth Century, the management of mining activity in the territory of Trento was characterized by the monopoly exercised by the ruling prince-bishops, thanks to the socalled Frederician privileges granted in 1161 and 1189. As a result of this situation, it is impossible to identify any mines owned by the local aristocracy, apart from the cases of the Counts of Eppan and of Tyrol respectively, for both of whom the 1189 privilege explicitly made an exception. Nevertheless, the mechanisms of tendering contracts, enfeoffment and the granting of concessions allowed some members of the ruling urban elite and the encastled regional nobility to involve themselves in profitable fashion in the production of metallurgies and iron and steel. The historical sources provide a vivid picture of this activity and show how involvement in the bishopric’s mining industry constituted an extraordinary means of social advancement for various mining entrepreneurs in the region.
Torre Burri ad Ala è un edificio di origine duecentesca che all’esterno della parete occidentale,... more Torre Burri ad Ala è un edificio di origine duecentesca che all’esterno della parete occidentale, oggi inglobata da un caseggiato addossatole nel tardo medioevo (Casa Pandolfi), presenta un lacerto d’affresco caratterizzato da stemmi e figure zoomorfe assegnabili stilisticamente alla seconda metà del XIV secolo. Il presente saggio si preoccupa di identificare gli stemmi, gli armigeri e di fornirne una datazione più precisa, ma non solo. L’analisi del monumento e del contesto che lo produsse, raggiunta sulla base di un ampio vaglio delle fonti araldiche del tempo e di materiale archivistico in gran parte inedito e di provenienza non regionale, ha condotto a una ridefinizione del rapporto dei signori di Ala, cioè i Castelbarco, con i duchi d’Austria, con i Visconti e con Venezia, così come all’identificazione della torre stessa quale sede signorile castrobarcense ad Ala e come evoluzione dell’antica gastaldia trentino-vescovile di cui i Castelbarco erano detentori perlomeno dal 1203.
The Torre Burri building at Ala (Trentino) whose core dates back to the 13th century, displays on a small part of its western external wall – today overbuilt by the adjacent Casa Pandolfi – a fresco detailing coats of arms and zoomorphic figures from the second half of the 14th century. The paper aims to identify the specific heraldic signs and the various armor-bearers, proposing a more precise age determination of the paintings. In order to better understand the peculiar cultural and social context of the monument, were reconsidered here both the heraldic elements and their origin, as well as a great deal of unpublished archival sources of mostly non-regional provenance. The analysis leads to new conclusions about the complex relationship between the Ala-based noble family of Castelbarco and the Habsburgian dukes of Austria, the Visconti dynasty and the Republic of Venice. Finally, the paper advocates for identifying the Burri tower with the Castelbarco’s seat within the Ala village, serving as the former demesne (castaldy) of the Trento bishopric, the functions of which were detained by the Castelbarco family itself at least since 1203.
The religious life of the city and diocese of Trento during the 13th century is characterized by ... more The religious life of the city and diocese of Trento during the 13th century is characterized by a range of moments and institutions in which the believers' devoutness can be expressed. Documents allow to accurately reconstruct the structures in which souls are taken care of, the role of pilgrimages in that society and the profile of the various institutes of perfection in which the ecclesiastical community deals with charity requests and prayers and also where each person can find prayer and personal ascesis. Between 1225 and 1250 life, which is marked by ancient disciplines linked to Augustinian and Benedictine orders, is renewed by the introduction of mendicant orders and by an ecclesiastical renewal which aims to improve and standardize the believers’ devotion and to transform society into a community of perfection. The greater control on souls developed by the introduction of Inquisition allows, thanks to a succession of trials, to control the spreading of Cathar and Dulcinian heresy in the region, as well as the vices and abuses of the clergy of that time.
La vita religiosa della città e della diocesi di Trento nel corso del XIII secolo è caratterizzata da un’ampia varietà di momenti e istituzioni in cui la pietà dei fedeli può trovare espressione. La documentazione permette di ricostruire con una certa precisione le strutture entro le quali si sviluppa la cura d’anime, il ruolo dei pellegrinaggi nella società del tempo e il profilo dei diversi istituti di perfezione, dove la comunità ecclesiale si occupa delle istanze di carità, concentra la preghiera e i singoli individui trovano possibilità di ascesi. La vita scandita da discipline secolari, legate a ordini di matrice agostiniana e benedettina, nel corso del secondo quarto del XIII secolo viene rinnovata dall’introduzione degli ordini mendicanti e da un rinnovamento ecclesiastico che mira a migliorare e a normalizzare la pietà dei credenti e a trasformare la società tutta in una comunità di buoni cristiani. Il maggior controllo sulle anime che si sviluppa con l’introduzione dell’Inquisizione permette, grazie a una serie di processi, di seguire anche la diffusione dell’eresia catara e dolciniana in regione, così come la presenza di vizi e abusi fra il clero del tempo.
Geschichte und Region/Storia e regione, 2015
Die Blickachse dieser Ausgabe von GRSR ist auf Grundstrukturen gesellschaftlichen Lebens der Vorm... more Die Blickachse dieser Ausgabe von GRSR ist auf Grundstrukturen gesellschaftlichen Lebens der Vormoderne in ländlichen Räumen gerichtet. Naturgemäß ist damit keine neue Gesamtübersicht beabsichtigt, sondern drei themenzentrierte Aufsätze nehmen auf je unterschiedliche Weise Diskussionsfelder in den Blick, die zentral in die Fragestellung und die Spezifika einer vorindustriellen, genuin ländlichen Wirtschaftsweise hineinführen. Es geht dabei um die Erscheinungsformen ländlicher Soziabilität in einer Epoche, die zu der uns vertrauten, beinahe vollständigen Integration alles Nicht-Städtischen in die moderne Marktgesellschaft vorgängig war.
I contributi mirano a un equilibrio tra l’aspetto economico e quello sociale, offrendo a entrambi nuove acquisizioni per la comprensione dell’“ambiente rurale” dell’Europa premoderna. Ciò significa anche, da un punto di vista metodologico, lasciarsi alle spalle la tradizionale, unilaterale fissazione sulle logiche di sviluppo urbano-industriale. In questo senso ci si può avvalere di nuove importanti acquisizioni teoriche della più recente storiografia. Quest’ultima ha mostrato chiaramente come le condizioni di vita delle comunità rurali del medioevo della prima età moderna non possano essere comprese appieno utilizzando il tradizionale riferimento alla loro presunta autosufficienza e lontananza dal mercato.
Beiträge:
Volker Stamm: Was ist historische Wirtschaftsanthropologie?
Massimo Della Misericordia: “Bona compagnia”. Le confraternite tra comunità e parrocchia in Valtellina tra il XV e XVI secolo
Emanuele Curzel: Sul ruolo economico delle chiese di villaggio dell’area trentina nel tardo medioevo. Notizie da libri di conti dell’area trentina
Marina Hilber: Professionalisierung wider Willen? Die Ausbildung von Hebammen in Tirol und Vorarlberg im Spannungsfeld von Norm und Aushandlung
Walter Landi: L’incastellamento di fronte al diritto feudale. Il caso dell’episcopato di Trento fra XII e XIII secolo
Bettina Anzinger/Georg Neuhauser: Bergbau und Stadt – Das Bergrevier Klausen in der Frühen Neuzeit. Ein Forschungsbericht
Paola Trevisan: Presenze zingare nel nord Italia dall’Unità al Fascismo. Una ricostruzione fra antropologia, storia e memorie
Gertrud Margesin: Bericht zur Tagung „Am Rande der großen Politik. Italien und der Alpenraum beim Wiener Kongress“ (24. bis 26. September 2014, Innsbruck)
Saggi di: Italo Franceschini, Walter Landi, Luigi Marchesi, Alberto Mosca, Mauro Nequirito, Marco... more Saggi di: Italo Franceschini, Walter Landi, Luigi Marchesi,
Alberto Mosca, Mauro Nequirito, Marco Stenico, Gian Maria Varanini
Nel medioevo gli ambienti laici erano spesso decorati con stemmi, imprese ed emblemi araldici: re... more Nel medioevo gli ambienti laici erano spesso decorati con stemmi, imprese ed emblemi araldici: regge, castelli, dimore private e edifici pubblici erano frequentemente “contrassegnati” da simboli ed emblemi di potere della casata o della signoria regnante, del comune, ma anche delle arti e delle corporazioni. Di questi vasti apparati decorativi il Nord Italia, specie per il Tre e Quattrocento, presenta un gran numero di testimonianze superstiti. Col procedere degli studi e col loro infittirsi, è diventato sempre più evidente quanto il solo studio materiale e monografico dei singoli brani pittorici non riesca a soddisfare numerose questioni: come venivano recepiti tali ambienti dai contemporanei? Quale era la loro funzione reale? C’era una connessione tra i temi dipinti e la funzione degli ambienti in cui questi erano visibili?
Con la recente riemersione di un vasto numero di tali occorrenze, è diventato necessario affrontare il fenomeno nella sua globalità e individuare le chiavi interpretative e i metodi di studio da seguire. Accanto a una lettura più tradizionalmente storico-artistica, risulta infatti sempre più importante la comprensione dei contesti storici e politici in cui queste manifestazioni pittoriche furono prodotte, per evitare che tali testimonianze vengano trattate come oggetti tra loro isolati.
Il convegno è dedicato all’analisi del fenomeno e coinvolgerà tutto il territorio dell’Italia settentrionale, dal Piemonte al Friuli, toccando quindi sia l’area alpina sia quella padana. Data la varietà tematica e regionale, il convegno sarà strutturato su due giornate, che verranno divise nel seguente modo: una prima sessione sarà dedicata al metodo e alle fonti, seguita da quattro sessioni regionali (territorio sabaudo e Lombardia viscontea; il Tirolo e il Trentino; la città di Verona; Ferrara e il Nord-est) e infine la conclusione.
Il convegnodi studi è organizzato per celebrare la ricorrenza del cinquecentenario della morte de... more Il convegnodi studi è organizzato
per celebrare la ricorrenza del cinquecentenario della
morte dell’imperatore Massimiliano I, straordinaria figura
di soluzione fra epoca medievale e moderna, strettamente
legata alla città di Bolzano, a Castel Roncolo e al
territorio dell’antica Contea Tirolese. L’incontro, in particolare,
intende affrontare diversi aspetti connessi alla
guerra che l’imperatore mosse contro Venezia fra 1509
e 1516, la stessa che porterà il Tirolo a raggiungere quei
confini che avrebbe mantenuto – tranne brevi interruzioni
– per quattro secoli fino alla fine della Prima Guerra
mondiale.
Die wissenschaftliche Tagung wird anlässlich des
fünfhundertjährigen Todesjahres von Kaiser Maximilian I.
ausgerichtet. Er war ein außergewöhnlicher Herrscher,
am Übergang vom Mittelalter zur Neuzeit, der sich zutiefst
mit der Stadt Bozen, mit Schloss Runkelstein und
der Grafschaft Tirol verbunden fühlte.
Die Tagung will sich besonders mit unterschiedlichen
Aspekten des Krieges beschäftigen, den der Kaiser zwischen
1509 und 1516 gegen die RepublikVenedig führte und im Zuge dessen Tirol jene Ausdehnung erfuhr, die es – mit kurzen Unterbrechungen – für vier Jahrhunderte
bis zum Ende des ErstenWeltkrieges beibehalten
sollte.
So sehr die vallis Norica(na) (deutsch: Norital) in der Tiroler Forschung als fest etablierte Grö... more So sehr die vallis Norica(na) (deutsch: Norital) in der Tiroler Forschung als fest etablierte Größe erscheint, so wenig sind die Motivation des Namens und die räumliche Funktion abschließend geklärt. Neue Erkenntnisse hierzu ermöglicht die Betrachtung im Rahmen der Genese des frühen bairischen Herzogtums und seiner besonderen Konnotation mit Noricum. Diese in die Frühzeit zurückreichende, enge Verbindung zum bairischen Herrschaftsraum wirkt fort im Umgang mit der " agilolfingischen Konkursmasse " (Joachim Jahn) nach dem Sturz Herzog Tassilos III. 15.15–16.00: Dr. Walter LANDI (Bozen/Innsbruck): Burg – Dynastie – Herrschaft. Die Grafen von Tirol und die Anfänge tirolischer " Staatlichkeit " Die Gründung von Schloss Tirol um 1100 stellt zugleich den Ausgangspunkt für einen nahezu zweihundert Jahre währenden Prozess dar, der in die Ausformung eines wichtigen Territoriums im Kontaktraum zwischen Regnum Italicum und Regnum Teutonicum münden sollte. Der Vortrag befasst sich mit den Anfangsgründen der Burg, den die Entwicklung begleitenden herrschaftlichen Dynamiken, mit den Gründen für die Übertragung des Namens der dominierenden Grafendynastie auf das werdende Land sowie mit der Herkunft der Grafen und den Umständen ihrer Verwurzelung " an der Etsch und im Gebirge ". 16.15–16.30: Kaffeepause 16.30–17.15: Dr. Martin MITTERMAIR (Pfalzen): Die Baugeschichte von Schloss Tirol im Mittelalter. Versuch einer Bilanz langjähriger bauhistorischer Untersuchungen Kaum eine andere Burg unseres Landes bewahrt einen derart dichten Bestand an mittelalterlicher Bausubstanz wie Schloss Tirol. Dieser konnte in den letzten Jahrzehnten bauhistorisch untersucht und dokumentiert werden. Im Mittelalter war die Burg Residenz und zugleich Mittelpunkt eines großen Besitzkomplexes, diese zentralörtliche Funktion spiegelt sich auch in der Architektur wider. Mit seinem frühen Entstehungszeitpunkt und seinen architektonischen Ausprägungen fügt sich der Komplex bruchlos in die Entwicklung des mitteleuropäischen Burgenbaus jener Zeit insgesamt. Der Verlust der Residenzfunktion um 1420 brachte die Bautätigkeit auf der Burg jäh zum Erliegen. 17.30–18.15: Dr. Gustav PFEIFER (Bozen): Landeswerdung durch " Übervogtung ". Zur Bedeutung der Brixner Hochstiftsvogtei zwischen dem 11. und dem 13. Jahrhundert Vogtei (lat. advocatia) ist ein schillernder Terminus und bezeichnet im weitesten Sinne Schutzherrschaft über Kirchengut. Die seit 1027 mit den Grafschaftsrechten ausgestatteten Bischöfe von Brixen hatten bei ihrem Herrschaftsausbau im 12. Jahrhundert vielfach die Konkurrenz der mit der Vogtei über ihr Hochstift betrauten Grafengeschlechter zu fürchten. Trotz ähnlicher Ausgangslage wie in Salzburg, wo den Erzbischöfen schließlich die Entvogtung und die Ausbildung eines Territoriums gelang, unterlagen die Brixner Oberhirten ab etwa 1170 dem herrschaftspolitischen Druck der Andechser, der Grafen von Tirol und der Tirol-Görzer.
Die Tagung beleuchtet die Vielfalt, aber auch die zeitliche Dynamik kultureller Ausdrucksformen d... more Die Tagung beleuchtet die Vielfalt, aber auch die zeitliche Dynamik kultureller Ausdrucksformen des Adels und seines Umfelds im Mittelalter