Andrea Leonardi | Università degli Studi di Bari (original) (raw)

Monographs by Andrea Leonardi

Research paper thumbnail of Firenze 1911-1922 La pittura italiana del Sei e Settecento in mostra, Firenze, Edifir, collana 'Studi e percorsi storico-artistici'

Research paper thumbnail of Arte antica in mostra. Rinascimento e Barocco genovesi negli anni di Orlando Grosso (1908-1948),

Il volume indaga la fortuna critica della straordinaria dotazione artistica della città di Genova... more Il volume indaga la fortuna critica della straordinaria dotazione artistica della città di Genova, con particolare riferimento alla prima metà del Novecento e al ruolo giocato da Orlando Grosso, direttore del civico Ufficio di Belle Arti, in rapporto con personalità come Bernard Berenson, Wilhelm Suida, Camille Enlart, Corrado Ricci, Ugo Ojetti, Giuseppe Fiocco, Anna Maria Brizio e Carlo Ludovico Ragghianti. Durante il suo mandato, lo spazio “effimero” della mostra e quello istituzionale del museo furono i due fronti di azione nell’ambito di un progetto culturale unitario, di portata internazionale e parallelo alla “Genova pittrice” di Roberto Longhi.

Research paper thumbnail of Genoese Way of Life. Vivere da collezionisti tra Seicento e Settecento

Tra XVI e XVII secolo, l'investimento immobiliare compiuto dall'oligarchia della Repubblica di Ge... more Tra XVI e XVII secolo, l'investimento immobiliare compiuto dall'oligarchia della Repubblica di Genova assume una misura direttamente proporzionale alla ricchezza frutto della posizione egemone conquistata sulle piazze finanziarie d'Europa. Un dinamismo segnato da novità e spunti di aggiornamento, percepito e rilanciato da Pietro Paolo Rubens (1622-26), a Joseph Furttenbach (1627), sino ai viaggiatori del Grand Tour.
Genoese Way of Life ha provato a trovare una strada attraverso taluni aspetti della cultura materiale e visuale della casa genovese tra Sei e Settecento, intesa come strumento d'interpolazione tra agiografia pubblica e magnificenza privata. Il ruolo giocato dall'ambiente domestico, insieme alla famiglia circondata da mobili, quadri e apparati decorativi – spesso decisi in piena coerenza con le scelte sperimentate all'esterno di quelle mura, nelle cappelle e nelle chiese gentilizie – dimostrano una consapevolezza di marca continentale in linea con i brillanti e contemporanei risultati economici. Ricchezza e immagine, articolazione e identità del casato di appartenenza, caratteri autoctoni delle pratiche decorative e degli stili artistici e architettonici, modelli di acquisizione degli oggetti, attributi dell'aristocratico lifestyle, sono tutti elementi in grado d'intersecarsi, garantendo una lettura ‘altra' rispetto a quella consueta che ha confinato l'episodio ‘Genova' nella cosiddetta «scena provinciale» dell'arte e della società italiane.

Research paper thumbnail of Per le dimore e il collezionismo dei Giustiniani a Genova. Tra il cardinale Vincenzo Giustiniani olim Banca e il mercante Vincenzo Giustiniani olim Longo

L’Archivio Durazzo-Giustiniani di Genova conserva un quaderno intitolato «Dissegni della casa pos... more L’Archivio Durazzo-Giustiniani di Genova conserva un quaderno intitolato «Dissegni della casa posta sopra la piazza de Giustiniani» (mm. 284x210), databile alla metà del ‘600. Le piante dei diversi livelli presentano sorprendenti inserti a pop-up che consentono di comprendere, quasi come in un 3D ante litteram, la puntuale conformazione della struttura, con l’indicazione della destinazione d’uso di ciascun ambiente. La dimora, integra e inserita negli elenchi dei Rolli della Repubblica di Genova, è stata la residenza di Vincenzo Giustiniani-Banca, nato a Chio, in città almeno dal 1546, generale dell’Ordine domenicano dal 1558, cardinale dal 1570 e promotore dell’editio critica degli opera omnia di San Tommaso d’Aquino.
Scomparso nel 1582, Vincenzo riposa in Santa Maria sopra Minerva a Roma, nella cappella ornata con la Predica di San Vincenzo Ferrer del genovese Bernardo Castello. Il suo busto, insieme a quello degli altri co-fondatori del più noto ramo romano della famiglia, il cognato Giuseppe e i suoi figli (il cardinale Benedetto e il marchese Vincenzo Giustiniani-Negro) è invece conservato nell’atrio della domus magna dei Giustiniani a Genova. Il dato non deve stupire. Egli fu risolutivo nell’accogliere a Roma Giuseppe, marito della sorella Gerolama, quando, nel 1566, fu costretto a lasciare l’isola di Chio incalzato dai turchi ottomani. L’alto prelato imbastì una rete di protezione che consentì ai suoi parenti di introdursi nella gestione della Depositeria Pontificia e negli ambienti vicini all’oratorio dei Filippini e agli ordini religiosi paupersiti, creando così le condizioni per le scelte artistiche indagate da Silvia Danesi Squarzina.
Il quaderno si è rivelato utile per avviare un confronto con alcune delle riflessioni presenti nel "Discorso sull’architettura" del marchese Vincenzo. I criteri da lui enunciati non potevano non derivare da una conoscenza diretta della situazione locale, a partire dalla villa Giustiniani in Albaro di Galeazzo Alessi, appartenuta ad un terzo ramo della famiglia, quello del committente Luca Giustiniani-Longo sposato con Mariettina Sauli i cui fratelli ingaggiarono l’Alessi per la basilica di Carignano. Uno spazio, la villa di Albaro, dove si manifestò una potente adesione al collezionismo di statue antiche, poi subito esteso alle altre dimore Giustiniani di città, che, sulla scia delle operazioni sviluppate sin dal ‘400 sul mercato dei marmi tra Genova e Chio, sembra anticipare gli interessi dei Giustiniani di Roma.

Research paper thumbnail of Percezione e memoria del giardino storico genovese. Firenze 1931: la Liguria alla Mostra del Giardino Italiano

Il case study muove dalla partecipazione di Orlando Grosso, pittore e direttore dell'Ufficio Comu... more Il case study muove dalla partecipazione di Orlando Grosso, pittore e direttore dell'Ufficio Comunale di Belle Arti a Genova, affiancato da Giuseppe Crosa di Vergagni, architetto, e da Augusto Béguinot, direttore dell'Istituto Botanico Hanbury dell'Università di Genova, alla grande 'Mostra del Giardino Italiano', allestita da Ugo Ojetti a Firenze nel 1931. Grosso, Crosa di Vergagni e Béguinot inviarono a Palazzo Vecchio dipinti di Alessandro Magnasco e di Luigi Garibbo, disegni di Domenico Piola, di Francois Gonin e di Riccardo Lombardo, acquarelli di Francesco Podestà e di Domingo Motta, incisioni di Kussel e di Guidotti, fotografie di Brogi e di Alinari.
I diversi materiali - individuati attraverso una sistematica ricerca condotta presso gli Archivi Storici dei Comuni di Genova e di Firenze, del Gabinetto Fotografico del Polo Museale Fiorentino, del Centro Studi della Wolfsoniana e dei Musei di Strada Nuova a Genova - furono accuratamente selezionati per dare vita a una rappresentazione il più possibile completa del giardino in Liguria tra Cinque e Seicento; non solo, le suggestioni iconografiche raccolte servirono poi a Crosa di Vergagni per creare, sempre in occasione della mostra fiorentina, un modello polimaterico, o 'tipo' di giardino genovese, da inserire nella sequenza di altre nove maquettes che Ojetti e i suoi collaboratori offrirono al pubblico quale 'ordinato riassunto dal pompeiano al romantico' del giardino italiano.
Il lavoro svolto da Crosa di Vergagni trova riscontro in un ampio numero di suoi progetti per ville e giardini destinati alla classe dirigente genovese: disegni dimostrativi di un approccio aggiornato, in particolare se posto a confronto con quanto stava accadendo negli Stati Uniti, tra il 1922 e il 1932, con le operazioni coordinate dalla landscape architect Beatrix Farrand nella dimora dei Bliss di Washington DC, dove non mancano riferimenti concreti ai saperi del giardino genovese di cui si conserva memoria nel fondo Farrand della Dumbarton Oaks Research Library and Collection.
La partecipazione alla 'Mostra' del 1931 maturò in un contesto culturale estremamente sensibile e ricettivo verso il giardino storico a Genova e in Liguria: infatti, già nei primi due decenni del Novecento, erano stati numerosi gli studi e in contributi dedicati a questo territorio, una letteratura legata non solo a nomi di esperti 'locali', come Mario Labò o Antonio Cappellini, ma anche a figure di profilo 'internazionale', come il premio Pulitzer Edith Wharton, gli architetti americani John Shepherd e Geoffrey Jellicoe, il garden designer Inigro Triggs, lo storico dell'architettura Arthur Thomas Bolton e molti altri ancora.

Research paper thumbnail of Feudi, ville, palazzi e quadrerie. Committenze Costa, Gavotti e Siri tra Liguria e Roma nel ‘500 e ‘600

Il rione Parione per i Costa, le chiese di Sant’Andrea della Valle e di Santa Maria della Pace pe... more Il rione Parione per i Costa, le chiese di Sant’Andrea della Valle e di Santa Maria della Pace per i Gavotti, le ville sulle pendici di Monte Mario per i Siri furono punti di riferimento nella mappa delle relazioni da loro intrecciate a Roma con gli spagnoli Herrera, con i banchieri fiorentini Sacchetti e Altoviti, con i Barberini. Le tre famiglie, sulla scorta di questi contatti e dei legami con singole personalità, in primis i cardinali Alessandro Peretti Montalto e Giulio Mazarino, poi con intellettuali come Giovanni Briccio e Giovanni Vittorio de’ Rossi, avviarono sperimentazioni piuttosto avanzate sia nella loro terra d’origine, sia in quella di adozione. Dalla ricca documentazione d’archivio, che consente molteplici spunti di approfondimento – quali, ad esempio, il confronto con la letteratura sui ‘maestri di casa’, con le riflessioni di Vincenzo Giustiniani e di Giulio Mancini in merito all’allestimento della dimora e delle quadrerie -, emerge puntuale l’entità dei loro patrimoni spesso associati ai più importanti nomi di artisti e architetti del Seicento europeo. I feudi, i palazzi, le ville e le quadrerie sono la vetrina della gloria acquisita, il simbolo ‘pietrificato’ di un rango conquistato, espressione di un gusto che doveva dimostrare la piena adesione di questi ‘genovesi fuori di Genova’ alla straordinaria esperienza di vita cui si accostarono con grande slancio.

Research paper thumbnail of Dipinti per i Gavotti. Da Reni a Lanfranco a Pietro da Cortona: una collezione tra Roma, Savona e Genova

I testamenti, le lettere, gli inventari conservati parte nell’archivio di Casa Gavotti e parte ne... more I testamenti, le lettere, gli inventari conservati parte nell’archivio di Casa Gavotti e parte negli Archivi di Stato di Genova, Savona e Roma consentono di tracciare, dagli esordi dell’Età barocca al pieno Settecento, con alcune incursioni sino al XIX secolo, il notevole percorso di una famiglia patrizia che, investendo ingenti somme di denaro, seppe trasformare ricchezze in “consumo culturale”, capitale economico in “capitale simbolico”. Essi crearono un network di presenze la cui genesi e integrazione è il frutto di processi, ascrivibili alla competitività e allo sviluppo, propri di quel fenomeno di globalizzazione ante litteram che ricade nella più ampia declinazione di “mecenatismo” haskelliano. Si tratta di un’indagine non solamente interessata alle quadrerie, che pure riservano interessanti novità, ma attenta anche ai sistemi residenziali, ai luoghi della ricchezza “pietrificata” sfondo per tali insiemi, allargata ai simboli più integrali e integrati di conspicuous consumption e di conspicuous investment. I molti rami della famiglia Gavotti maturarono una cultura aristocratica che diede consistenti frutti tanto sul fronte della raccolta di oggetti d’arte, dei contatti con artisti come Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Orazio Gentileschi, Pietro da Cortona, quanto nell’architettura di ville e di luoghi di delizie, nei palazzi signorili di città e negli edifici religiosi, una sequenza di strutture e apparati decorativi attestanti sofisticate politiche di committenza, in grado di determinare una ricaduta sui casati minori della loro regione d’origine. I Gavotti si allinearono con determinazione al clima intellettuale in voga tra Cinque e Seicento a Roma, in particolare potendo contare sull’appoggio dei Barberini, ma anche in virtù dei rapporti finanziario-commerciali intrattenuti con i Falconieri e i Borghese, generando tra Savona e Genova un’area di riferimento della quale furono i protagonisti insieme ai banchieri Gio Battista e Alessandro Siri, amici e committenti di Gian Lorenzo Bernini, e a Ottavio Costa, colto frequentatore di Caravaggio.

exhibition catalogues by Andrea Leonardi

Research paper thumbnail of Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, catalogo della mostra (Bari, Palazzo degli Studi, Biblioteca di Storia dell'Arte, 4-28 novembre 2024),  Bari, 2024

Il 1964 fu un anno davvero particolare per la città di Bari che, sin dall’inizio del decennio, gi... more Il 1964 fu un anno davvero particolare per la città di Bari che, sin dall’inizio del decennio, già stava inseguendo il velleitario riconoscimento del titolo di ‘Milano del Sud’. Questo accadeva sia in ragione delle novità introdotte, tra spazi pubblici e privati, da progettisti affascinati dagli Stati Uniti come Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano, sia per via del sostegno istituzionale di un politico come Aldo Moro, all’esordio del suo mandato da presidente del Consiglio, iniziato con il suo I Governo nel dicembre del 1963. Nel mese di aprile del ’64, poi, proprio a Bari si andò a commemorare un evento significativo come quello del ventennale del congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale che, nel 1944, si era aperto al Teatro Piccinni con una prolusione di Benedetto Croce. Inoltre, da novembre, nel giovane Ateneo istituito solo quarant’anni prima (quando fu intitolato a Benito Mussolini per celebrarne l’ascesa), si aprì il ciclo di conferenze curato da Adriano Prandi, a discendere dalle celebrazioni nazionali focalizzate su un mito senza tempo come Buonarroti. È in questa specifica circostanza che Prandi invitò Carlo Ludovico Ragghianti a parlare del suo critofilm intitolato Michelangiolo, appena proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tra l’esordio di Aldo Moro come primo ministro (1963) e la sua tragica fine per mano delle Brigate Rosse (1978), si gioca dunque la parte forse più interessante dell’esperienza di Prandi, giunto a Bari all’indomani della nascita della Repubblica, che si ritrovò al centro di una davvero fittissima rete di relazioni, dai Laterza (1943), a Mario Sansone (1948), sino a Luciano Canfora (1978), in grado di saldarne l’attività non solo ai circoli intellettuali del capoluogo pugliese ma, soprattutto, alla dimensione ‘larga’ dell’Italia del dopoguerra. Quelle appena riportate, sono solo alcune delle coordinate su cui è stato costruito questo libro/catalogo che raccoglie i contenuti di una mostra di ricerca sviluppata nell’ambito del progetto CHANGES e in partnership con la Fondazione ‘Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti ˗ ETS’. Allestita nella restaurata Biblioteca di Storia dell’Arte, l’esposizione "Michelangelo antifa- scista a Bari (1964˗1965)", R e VR, è un prodotto che vive tanto nello spazio ‘analogico’ di questo volume cartaceo, che raccoglie gli inediti contributi degli studiosi coinvolti, da Andrea Leonardi, a Fabio Mangone, a Elisa Bonacini, sino a Lorenzo Mattei, a Raffaella Cassano e a Tommaso Casini, quanto in quello ‘virtuale’ del World Wide Web.

Research paper thumbnail of Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of La Liguria di Agostino. Architettura, Iconografia, Spiritualità. 750 Anni di presenza sul territorio

Other books by Andrea Leonardi

Research paper thumbnail of I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità - Indice del volume

Il volume muove dal progetto di ricerca finanziato dal Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti (LEL... more Il volume muove dal progetto di ricerca finanziato dal Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti (LELIA) dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’, L’anello mancante. Il Fondo De Beaumont-Bonelli dell’archivio Jatta a Ruvo e le relazioni della Puglia storica con Roma e l’area padana (PI Andrea Leonardi). Esso abbraccia un orizzonte ampio che si mostra paradigma di quei diversi rami proiettati in una dimensione ‘italiana’, tra Campania, dove si insediarono i membri della famiglia di più diretta filiazione pugliese, Sicilia, Lombardia, l’area umbro-toscana, Piemonte e, ovviamente, Roma. Gli ultimi due ambiti, va da sé, di maggiore visibilità, considerate le aperture in direzione della componente più colta della corte papale, dovute in special modo al nipote di Pio V Ghislieri, il domenicano Michele Bonelli (1541-1598) noto come il ‘cardinale Alessandrino’. In lui la discendenza pugliese volle riconoscere un illustre antenato: lo fece dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa e continuò a farlo sino al quarto decennio dell’Ottocento. L’indagine ha preso l’abbrivio dalle carte, inedite, che fanno parte di un complesso documentario aggregato all’archivio privato della famiglia Jatta, meritoriamente conservate dai discendenti di Giovanni e di Giulio Jatta.

Research paper thumbnail of A. Leonardi, The Taste of Virtuosi Collezionismo e mecenatismo in Italia 1400-1900, Firenze, ARTE - Collana Studi e Percorsi Storico Artistici, Edifir, 2018

Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria sociale, quella dei ‘virtuosi’, a se... more Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria sociale, quella dei ‘virtuosi’, a seguire, nel 1963, Francis Haskell definì un concetto altrettanto performante, quello di ‘provincia’. Muovendo da tali intuizioni ed estendendole insieme al delta cronologico di riferimento (1400-1900), il volume "The Taste of Virtuosi" propone al lettore un ideale crossover per il tramite di personalità – esponenti del ceto dirigente e magnatizio, feudatari, mogli-figlie-madri di feudatari, prelati, ma anche pittori-falsari e intenditrici d’arte – certo distanti dal punto di vista delle epoche di riferimento, della provenienza e della tipologia sociale di appartenenza, ma, comunque, a tal punto significanti da costituire sicuri exempla di nuovi ‘virtuosi’ in ragione di una pratica del collezionismo e del mecenatismo intesa quale «specchio di cultura e termometro del gusto» (C. De Benedictis).

Research paper thumbnail of Genova città d'arte

Essays in exhibition catalogues by Andrea Leonardi

Research paper thumbnail of MICHELANGELO SU ARTSTEPS L’esperienza VR di ‘Michelangelo antifascista a Bari’

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Research paper thumbnail of LA ‘SWINGING BARI’ (1964-1975) E IL DIBATTITO SULLE ARTI Adriano Prandi, la Pinacoteca Provinciale, la Mostra dell’Arte in Puglia dal Tardo Antico al Rococò

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965). Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Il volume, così come il progetto di ricerca e quello espositivo, ideati e curati da Andrea L , so... more Il volume, così come il progetto di ricerca e quello espositivo, ideati e curati da Andrea L , sono stati sviluppati nell'ambito del programma CHANGES "Cultural Heritage Active Innovation for Nex Gen Sustainable Society" (codice progetto: n. PE00000020), dell'Università degli Studi di Bari ' Aldo Moro' , in partnership con 'Fondazione Centro Studi sull' Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti ETS' (Lucca). Le componenti VR e di storytelling digitale della mostra Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965). Il 'non nito' di Adriano Prandi e il crito lm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti muovono dal progetto "Musei: ritorno al futuro/Museums: back to the future" (responsabile di progetto Giuliano V , referente scienti co Andrea L , ricercatrice Elisa B), sempre a discendere dal programma CHANGES "Cultural Heritage Active Innovation for Next Gen Sustainable Society" (codice progetto: n. PE00000020-CUP: H53C22000860006).

Research paper thumbnail of CHANGES: MICHELANGELO ANTIFASCISTA A BARI (1964-’65) Carlo L. Ragghianti e Adriano Prandi nel IV Centenario della scomparsa del Buonarroti

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Research paper thumbnail of 1964-2024 ADRIANO PRANDI, CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI E IL NONNO DI FRANCESCO. Storie parallele/vite parallele

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Comitato di referaggio Il Comitato è composto da studiosi italiani e stranieri, accreditati press... more Comitato di referaggio Il Comitato è composto da studiosi italiani e stranieri, accreditati presso la comunità scienti ca nazionale e internazionale, che si occupano di temi inerenti il patrimonio culturale nelle varie declinazioni di contenuto e disciplinari. I volumi sono sottoposti a referaggio in Peer Review.

Research paper thumbnail of Italia – Puglia – Bari 1912. Il (perduto) Museo Provinciale di Antonio Jatta, , in "Il vaso sui vasi. Capolavori dal Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia", a cura di C. Malacrino, L. Mercuri, C. Lucchese, Reggio Calabria, Museo Nazionale, 12 maggio 2022-10 gennaio 2023.

Research paper thumbnail of Italia 1870. Tre lettere intorno alle gallerie, ai musei e alle pinacoteche della nuova nazione

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of «The Atheneum». Tempi, forme e funzioni per il Palazzo degli Studi e il Museo Provinciale di Bari

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of Firenze 1911-1922 La pittura italiana del Sei e Settecento in mostra, Firenze, Edifir, collana 'Studi e percorsi storico-artistici'

Research paper thumbnail of Arte antica in mostra. Rinascimento e Barocco genovesi negli anni di Orlando Grosso (1908-1948),

Il volume indaga la fortuna critica della straordinaria dotazione artistica della città di Genova... more Il volume indaga la fortuna critica della straordinaria dotazione artistica della città di Genova, con particolare riferimento alla prima metà del Novecento e al ruolo giocato da Orlando Grosso, direttore del civico Ufficio di Belle Arti, in rapporto con personalità come Bernard Berenson, Wilhelm Suida, Camille Enlart, Corrado Ricci, Ugo Ojetti, Giuseppe Fiocco, Anna Maria Brizio e Carlo Ludovico Ragghianti. Durante il suo mandato, lo spazio “effimero” della mostra e quello istituzionale del museo furono i due fronti di azione nell’ambito di un progetto culturale unitario, di portata internazionale e parallelo alla “Genova pittrice” di Roberto Longhi.

Research paper thumbnail of Genoese Way of Life. Vivere da collezionisti tra Seicento e Settecento

Tra XVI e XVII secolo, l'investimento immobiliare compiuto dall'oligarchia della Repubblica di Ge... more Tra XVI e XVII secolo, l'investimento immobiliare compiuto dall'oligarchia della Repubblica di Genova assume una misura direttamente proporzionale alla ricchezza frutto della posizione egemone conquistata sulle piazze finanziarie d'Europa. Un dinamismo segnato da novità e spunti di aggiornamento, percepito e rilanciato da Pietro Paolo Rubens (1622-26), a Joseph Furttenbach (1627), sino ai viaggiatori del Grand Tour.
Genoese Way of Life ha provato a trovare una strada attraverso taluni aspetti della cultura materiale e visuale della casa genovese tra Sei e Settecento, intesa come strumento d'interpolazione tra agiografia pubblica e magnificenza privata. Il ruolo giocato dall'ambiente domestico, insieme alla famiglia circondata da mobili, quadri e apparati decorativi – spesso decisi in piena coerenza con le scelte sperimentate all'esterno di quelle mura, nelle cappelle e nelle chiese gentilizie – dimostrano una consapevolezza di marca continentale in linea con i brillanti e contemporanei risultati economici. Ricchezza e immagine, articolazione e identità del casato di appartenenza, caratteri autoctoni delle pratiche decorative e degli stili artistici e architettonici, modelli di acquisizione degli oggetti, attributi dell'aristocratico lifestyle, sono tutti elementi in grado d'intersecarsi, garantendo una lettura ‘altra' rispetto a quella consueta che ha confinato l'episodio ‘Genova' nella cosiddetta «scena provinciale» dell'arte e della società italiane.

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L’Archivio Durazzo-Giustiniani di Genova conserva un quaderno intitolato «Dissegni della casa pos... more L’Archivio Durazzo-Giustiniani di Genova conserva un quaderno intitolato «Dissegni della casa posta sopra la piazza de Giustiniani» (mm. 284x210), databile alla metà del ‘600. Le piante dei diversi livelli presentano sorprendenti inserti a pop-up che consentono di comprendere, quasi come in un 3D ante litteram, la puntuale conformazione della struttura, con l’indicazione della destinazione d’uso di ciascun ambiente. La dimora, integra e inserita negli elenchi dei Rolli della Repubblica di Genova, è stata la residenza di Vincenzo Giustiniani-Banca, nato a Chio, in città almeno dal 1546, generale dell’Ordine domenicano dal 1558, cardinale dal 1570 e promotore dell’editio critica degli opera omnia di San Tommaso d’Aquino.
Scomparso nel 1582, Vincenzo riposa in Santa Maria sopra Minerva a Roma, nella cappella ornata con la Predica di San Vincenzo Ferrer del genovese Bernardo Castello. Il suo busto, insieme a quello degli altri co-fondatori del più noto ramo romano della famiglia, il cognato Giuseppe e i suoi figli (il cardinale Benedetto e il marchese Vincenzo Giustiniani-Negro) è invece conservato nell’atrio della domus magna dei Giustiniani a Genova. Il dato non deve stupire. Egli fu risolutivo nell’accogliere a Roma Giuseppe, marito della sorella Gerolama, quando, nel 1566, fu costretto a lasciare l’isola di Chio incalzato dai turchi ottomani. L’alto prelato imbastì una rete di protezione che consentì ai suoi parenti di introdursi nella gestione della Depositeria Pontificia e negli ambienti vicini all’oratorio dei Filippini e agli ordini religiosi paupersiti, creando così le condizioni per le scelte artistiche indagate da Silvia Danesi Squarzina.
Il quaderno si è rivelato utile per avviare un confronto con alcune delle riflessioni presenti nel "Discorso sull’architettura" del marchese Vincenzo. I criteri da lui enunciati non potevano non derivare da una conoscenza diretta della situazione locale, a partire dalla villa Giustiniani in Albaro di Galeazzo Alessi, appartenuta ad un terzo ramo della famiglia, quello del committente Luca Giustiniani-Longo sposato con Mariettina Sauli i cui fratelli ingaggiarono l’Alessi per la basilica di Carignano. Uno spazio, la villa di Albaro, dove si manifestò una potente adesione al collezionismo di statue antiche, poi subito esteso alle altre dimore Giustiniani di città, che, sulla scia delle operazioni sviluppate sin dal ‘400 sul mercato dei marmi tra Genova e Chio, sembra anticipare gli interessi dei Giustiniani di Roma.

Research paper thumbnail of Percezione e memoria del giardino storico genovese. Firenze 1931: la Liguria alla Mostra del Giardino Italiano

Il case study muove dalla partecipazione di Orlando Grosso, pittore e direttore dell'Ufficio Comu... more Il case study muove dalla partecipazione di Orlando Grosso, pittore e direttore dell'Ufficio Comunale di Belle Arti a Genova, affiancato da Giuseppe Crosa di Vergagni, architetto, e da Augusto Béguinot, direttore dell'Istituto Botanico Hanbury dell'Università di Genova, alla grande 'Mostra del Giardino Italiano', allestita da Ugo Ojetti a Firenze nel 1931. Grosso, Crosa di Vergagni e Béguinot inviarono a Palazzo Vecchio dipinti di Alessandro Magnasco e di Luigi Garibbo, disegni di Domenico Piola, di Francois Gonin e di Riccardo Lombardo, acquarelli di Francesco Podestà e di Domingo Motta, incisioni di Kussel e di Guidotti, fotografie di Brogi e di Alinari.
I diversi materiali - individuati attraverso una sistematica ricerca condotta presso gli Archivi Storici dei Comuni di Genova e di Firenze, del Gabinetto Fotografico del Polo Museale Fiorentino, del Centro Studi della Wolfsoniana e dei Musei di Strada Nuova a Genova - furono accuratamente selezionati per dare vita a una rappresentazione il più possibile completa del giardino in Liguria tra Cinque e Seicento; non solo, le suggestioni iconografiche raccolte servirono poi a Crosa di Vergagni per creare, sempre in occasione della mostra fiorentina, un modello polimaterico, o 'tipo' di giardino genovese, da inserire nella sequenza di altre nove maquettes che Ojetti e i suoi collaboratori offrirono al pubblico quale 'ordinato riassunto dal pompeiano al romantico' del giardino italiano.
Il lavoro svolto da Crosa di Vergagni trova riscontro in un ampio numero di suoi progetti per ville e giardini destinati alla classe dirigente genovese: disegni dimostrativi di un approccio aggiornato, in particolare se posto a confronto con quanto stava accadendo negli Stati Uniti, tra il 1922 e il 1932, con le operazioni coordinate dalla landscape architect Beatrix Farrand nella dimora dei Bliss di Washington DC, dove non mancano riferimenti concreti ai saperi del giardino genovese di cui si conserva memoria nel fondo Farrand della Dumbarton Oaks Research Library and Collection.
La partecipazione alla 'Mostra' del 1931 maturò in un contesto culturale estremamente sensibile e ricettivo verso il giardino storico a Genova e in Liguria: infatti, già nei primi due decenni del Novecento, erano stati numerosi gli studi e in contributi dedicati a questo territorio, una letteratura legata non solo a nomi di esperti 'locali', come Mario Labò o Antonio Cappellini, ma anche a figure di profilo 'internazionale', come il premio Pulitzer Edith Wharton, gli architetti americani John Shepherd e Geoffrey Jellicoe, il garden designer Inigro Triggs, lo storico dell'architettura Arthur Thomas Bolton e molti altri ancora.

Research paper thumbnail of Feudi, ville, palazzi e quadrerie. Committenze Costa, Gavotti e Siri tra Liguria e Roma nel ‘500 e ‘600

Il rione Parione per i Costa, le chiese di Sant’Andrea della Valle e di Santa Maria della Pace pe... more Il rione Parione per i Costa, le chiese di Sant’Andrea della Valle e di Santa Maria della Pace per i Gavotti, le ville sulle pendici di Monte Mario per i Siri furono punti di riferimento nella mappa delle relazioni da loro intrecciate a Roma con gli spagnoli Herrera, con i banchieri fiorentini Sacchetti e Altoviti, con i Barberini. Le tre famiglie, sulla scorta di questi contatti e dei legami con singole personalità, in primis i cardinali Alessandro Peretti Montalto e Giulio Mazarino, poi con intellettuali come Giovanni Briccio e Giovanni Vittorio de’ Rossi, avviarono sperimentazioni piuttosto avanzate sia nella loro terra d’origine, sia in quella di adozione. Dalla ricca documentazione d’archivio, che consente molteplici spunti di approfondimento – quali, ad esempio, il confronto con la letteratura sui ‘maestri di casa’, con le riflessioni di Vincenzo Giustiniani e di Giulio Mancini in merito all’allestimento della dimora e delle quadrerie -, emerge puntuale l’entità dei loro patrimoni spesso associati ai più importanti nomi di artisti e architetti del Seicento europeo. I feudi, i palazzi, le ville e le quadrerie sono la vetrina della gloria acquisita, il simbolo ‘pietrificato’ di un rango conquistato, espressione di un gusto che doveva dimostrare la piena adesione di questi ‘genovesi fuori di Genova’ alla straordinaria esperienza di vita cui si accostarono con grande slancio.

Research paper thumbnail of Dipinti per i Gavotti. Da Reni a Lanfranco a Pietro da Cortona: una collezione tra Roma, Savona e Genova

I testamenti, le lettere, gli inventari conservati parte nell’archivio di Casa Gavotti e parte ne... more I testamenti, le lettere, gli inventari conservati parte nell’archivio di Casa Gavotti e parte negli Archivi di Stato di Genova, Savona e Roma consentono di tracciare, dagli esordi dell’Età barocca al pieno Settecento, con alcune incursioni sino al XIX secolo, il notevole percorso di una famiglia patrizia che, investendo ingenti somme di denaro, seppe trasformare ricchezze in “consumo culturale”, capitale economico in “capitale simbolico”. Essi crearono un network di presenze la cui genesi e integrazione è il frutto di processi, ascrivibili alla competitività e allo sviluppo, propri di quel fenomeno di globalizzazione ante litteram che ricade nella più ampia declinazione di “mecenatismo” haskelliano. Si tratta di un’indagine non solamente interessata alle quadrerie, che pure riservano interessanti novità, ma attenta anche ai sistemi residenziali, ai luoghi della ricchezza “pietrificata” sfondo per tali insiemi, allargata ai simboli più integrali e integrati di conspicuous consumption e di conspicuous investment. I molti rami della famiglia Gavotti maturarono una cultura aristocratica che diede consistenti frutti tanto sul fronte della raccolta di oggetti d’arte, dei contatti con artisti come Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Orazio Gentileschi, Pietro da Cortona, quanto nell’architettura di ville e di luoghi di delizie, nei palazzi signorili di città e negli edifici religiosi, una sequenza di strutture e apparati decorativi attestanti sofisticate politiche di committenza, in grado di determinare una ricaduta sui casati minori della loro regione d’origine. I Gavotti si allinearono con determinazione al clima intellettuale in voga tra Cinque e Seicento a Roma, in particolare potendo contare sull’appoggio dei Barberini, ma anche in virtù dei rapporti finanziario-commerciali intrattenuti con i Falconieri e i Borghese, generando tra Savona e Genova un’area di riferimento della quale furono i protagonisti insieme ai banchieri Gio Battista e Alessandro Siri, amici e committenti di Gian Lorenzo Bernini, e a Ottavio Costa, colto frequentatore di Caravaggio.

Research paper thumbnail of Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, catalogo della mostra (Bari, Palazzo degli Studi, Biblioteca di Storia dell'Arte, 4-28 novembre 2024),  Bari, 2024

Il 1964 fu un anno davvero particolare per la città di Bari che, sin dall’inizio del decennio, gi... more Il 1964 fu un anno davvero particolare per la città di Bari che, sin dall’inizio del decennio, già stava inseguendo il velleitario riconoscimento del titolo di ‘Milano del Sud’. Questo accadeva sia in ragione delle novità introdotte, tra spazi pubblici e privati, da progettisti affascinati dagli Stati Uniti come Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano, sia per via del sostegno istituzionale di un politico come Aldo Moro, all’esordio del suo mandato da presidente del Consiglio, iniziato con il suo I Governo nel dicembre del 1963. Nel mese di aprile del ’64, poi, proprio a Bari si andò a commemorare un evento significativo come quello del ventennale del congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale che, nel 1944, si era aperto al Teatro Piccinni con una prolusione di Benedetto Croce. Inoltre, da novembre, nel giovane Ateneo istituito solo quarant’anni prima (quando fu intitolato a Benito Mussolini per celebrarne l’ascesa), si aprì il ciclo di conferenze curato da Adriano Prandi, a discendere dalle celebrazioni nazionali focalizzate su un mito senza tempo come Buonarroti. È in questa specifica circostanza che Prandi invitò Carlo Ludovico Ragghianti a parlare del suo critofilm intitolato Michelangiolo, appena proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tra l’esordio di Aldo Moro come primo ministro (1963) e la sua tragica fine per mano delle Brigate Rosse (1978), si gioca dunque la parte forse più interessante dell’esperienza di Prandi, giunto a Bari all’indomani della nascita della Repubblica, che si ritrovò al centro di una davvero fittissima rete di relazioni, dai Laterza (1943), a Mario Sansone (1948), sino a Luciano Canfora (1978), in grado di saldarne l’attività non solo ai circoli intellettuali del capoluogo pugliese ma, soprattutto, alla dimensione ‘larga’ dell’Italia del dopoguerra. Quelle appena riportate, sono solo alcune delle coordinate su cui è stato costruito questo libro/catalogo che raccoglie i contenuti di una mostra di ricerca sviluppata nell’ambito del progetto CHANGES e in partnership con la Fondazione ‘Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti ˗ ETS’. Allestita nella restaurata Biblioteca di Storia dell’Arte, l’esposizione "Michelangelo antifa- scista a Bari (1964˗1965)", R e VR, è un prodotto che vive tanto nello spazio ‘analogico’ di questo volume cartaceo, che raccoglie gli inediti contributi degli studiosi coinvolti, da Andrea Leonardi, a Fabio Mangone, a Elisa Bonacini, sino a Lorenzo Mattei, a Raffaella Cassano e a Tommaso Casini, quanto in quello ‘virtuale’ del World Wide Web.

Research paper thumbnail of Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of La Liguria di Agostino. Architettura, Iconografia, Spiritualità. 750 Anni di presenza sul territorio

Research paper thumbnail of I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità - Indice del volume

Il volume muove dal progetto di ricerca finanziato dal Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti (LEL... more Il volume muove dal progetto di ricerca finanziato dal Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti (LELIA) dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’, L’anello mancante. Il Fondo De Beaumont-Bonelli dell’archivio Jatta a Ruvo e le relazioni della Puglia storica con Roma e l’area padana (PI Andrea Leonardi). Esso abbraccia un orizzonte ampio che si mostra paradigma di quei diversi rami proiettati in una dimensione ‘italiana’, tra Campania, dove si insediarono i membri della famiglia di più diretta filiazione pugliese, Sicilia, Lombardia, l’area umbro-toscana, Piemonte e, ovviamente, Roma. Gli ultimi due ambiti, va da sé, di maggiore visibilità, considerate le aperture in direzione della componente più colta della corte papale, dovute in special modo al nipote di Pio V Ghislieri, il domenicano Michele Bonelli (1541-1598) noto come il ‘cardinale Alessandrino’. In lui la discendenza pugliese volle riconoscere un illustre antenato: lo fece dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa e continuò a farlo sino al quarto decennio dell’Ottocento. L’indagine ha preso l’abbrivio dalle carte, inedite, che fanno parte di un complesso documentario aggregato all’archivio privato della famiglia Jatta, meritoriamente conservate dai discendenti di Giovanni e di Giulio Jatta.

Research paper thumbnail of A. Leonardi, The Taste of Virtuosi Collezionismo e mecenatismo in Italia 1400-1900, Firenze, ARTE - Collana Studi e Percorsi Storico Artistici, Edifir, 2018

Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria sociale, quella dei ‘virtuosi’, a se... more Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria sociale, quella dei ‘virtuosi’, a seguire, nel 1963, Francis Haskell definì un concetto altrettanto performante, quello di ‘provincia’. Muovendo da tali intuizioni ed estendendole insieme al delta cronologico di riferimento (1400-1900), il volume "The Taste of Virtuosi" propone al lettore un ideale crossover per il tramite di personalità – esponenti del ceto dirigente e magnatizio, feudatari, mogli-figlie-madri di feudatari, prelati, ma anche pittori-falsari e intenditrici d’arte – certo distanti dal punto di vista delle epoche di riferimento, della provenienza e della tipologia sociale di appartenenza, ma, comunque, a tal punto significanti da costituire sicuri exempla di nuovi ‘virtuosi’ in ragione di una pratica del collezionismo e del mecenatismo intesa quale «specchio di cultura e termometro del gusto» (C. De Benedictis).

Research paper thumbnail of Genova città d'arte

Research paper thumbnail of MICHELANGELO SU ARTSTEPS L’esperienza VR di ‘Michelangelo antifascista a Bari’

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Research paper thumbnail of LA ‘SWINGING BARI’ (1964-1975) E IL DIBATTITO SULLE ARTI Adriano Prandi, la Pinacoteca Provinciale, la Mostra dell’Arte in Puglia dal Tardo Antico al Rococò

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965). Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Il volume, così come il progetto di ricerca e quello espositivo, ideati e curati da Andrea L , so... more Il volume, così come il progetto di ricerca e quello espositivo, ideati e curati da Andrea L , sono stati sviluppati nell'ambito del programma CHANGES "Cultural Heritage Active Innovation for Nex Gen Sustainable Society" (codice progetto: n. PE00000020), dell'Università degli Studi di Bari ' Aldo Moro' , in partnership con 'Fondazione Centro Studi sull' Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti ETS' (Lucca). Le componenti VR e di storytelling digitale della mostra Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965). Il 'non nito' di Adriano Prandi e il crito lm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti muovono dal progetto "Musei: ritorno al futuro/Museums: back to the future" (responsabile di progetto Giuliano V , referente scienti co Andrea L , ricercatrice Elisa B), sempre a discendere dal programma CHANGES "Cultural Heritage Active Innovation for Next Gen Sustainable Society" (codice progetto: n. PE00000020-CUP: H53C22000860006).

Research paper thumbnail of CHANGES: MICHELANGELO ANTIFASCISTA A BARI (1964-’65) Carlo L. Ragghianti e Adriano Prandi nel IV Centenario della scomparsa del Buonarroti

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Research paper thumbnail of 1964-2024 ADRIANO PRANDI, CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI E IL NONNO DI FRANCESCO. Storie parallele/vite parallele

Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, a cura di Andrea Leonardi, 2024

Comitato di referaggio Il Comitato è composto da studiosi italiani e stranieri, accreditati press... more Comitato di referaggio Il Comitato è composto da studiosi italiani e stranieri, accreditati presso la comunità scienti ca nazionale e internazionale, che si occupano di temi inerenti il patrimonio culturale nelle varie declinazioni di contenuto e disciplinari. I volumi sono sottoposti a referaggio in Peer Review.

Research paper thumbnail of Italia – Puglia – Bari 1912. Il (perduto) Museo Provinciale di Antonio Jatta, , in "Il vaso sui vasi. Capolavori dal Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia", a cura di C. Malacrino, L. Mercuri, C. Lucchese, Reggio Calabria, Museo Nazionale, 12 maggio 2022-10 gennaio 2023.

Research paper thumbnail of Italia 1870. Tre lettere intorno alle gallerie, ai musei e alle pinacoteche della nuova nazione

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of «The Atheneum». Tempi, forme e funzioni per il Palazzo degli Studi e il Museo Provinciale di Bari

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of Pinacoteca, Museo Provinciale o Nazionale? Per una storia del Museo nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928)

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of Non solo «stoviglie» in Terra di Bari. Il collezionismo Jatta: consistenza e strategie tra casa e museo

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of «É tempo di agire». Edward Perry Warren, Antonio Jatta, Bernard Berenson e il mercato artistico-antiquario nella Puglia storica tra musei pubblici e privati (XIX-XX secolo)

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of «La Pinacoteca è già più di una promessa». 1930. Federico Hermanin nel Palazzo del Governo a Bari

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of Il Museo che non c’è (più)

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of Senza il museo

Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928), catalogo della mostra (Bari, 28 febbraio-24 aprile 2020), Edifir, Collana 'Le Voci del Museo', Firenze, 2020

Research paper thumbnail of DA ‘UNIBARTEMODERNA’ A ‘UNIBARTE DEDALO’ (2014-2024). La costruzione di un ecosistema

MUSEI DIGITALI E GENERAZIONE Z. Nuove sfide per nuovi pubblici, a cura di Elisa Bonacini, 2024

Ten years have passed since the page fb.me/ unibartemoderna, in 2014, disclosed its very particul... more Ten years have passed since the page fb.me/ unibartemoderna, in 2014, disclosed its very particular point of view in a context - that of the University of Bari and the Puglia region on which it insists - where making ‘Art History’ it has never been easy due to a whole series of factors: people, absence of research infrastructures, geographical isolation, disciplinary confusions only partially justifiable with the rhetoric of the intersection of knowledge. All this is amplified, when the reading of the historical-artistic complexity extends to museums and museumization processes, as in this case, moreover moving from an external, non-native point of view, as happened other times in 20th century Puglia. In the wake of an ideal continuity, therefore, within the project and just from the beginning, the need was felt not to lose the clear connection with the historical-artistic matrix that moves from Unibartemoderna. This happened through the name itself chosen for the content provider UniBArte Dedalo, a real spin-off which can certainly be read both as a classical-antiquarian reference to Greek mythology and the ‘professional’ skills of the great architect, sculptor and inventor, known above all for having been the builder of the famous Minotaur labyrinth, both as a tribute to an innovative art criticism magazine, Dedalo, conceived and founded in June 1920 by the publisher Emilio Bestetti, who entrusted its direction to a multifaceted personality like Ugo Ojetti.

Research paper thumbnail of CULTURAL HERITAGE E INNOVAZIONE XYZα Mito transgenerazionale o chimera del XX e XXI secolo

MUSEI DIGITALI E GENERAZIONE Z. Nuove sfide per nuovi pubblici, a cura di Elisa Bonacini, 2024

The reflection on the theme of innovation in reference to the broad field of Cultural Heritage, t... more The reflection on the theme of innovation in reference to the broad field of Cultural Heritage, to the XYZα generations and the varieties of museums, could for sure appear a tough challenge, especially if just looking at the applicative aspect, at the use of so- called new technologies, without taking into account their already ultra-mature nature, given that most of them were developed by the so-called boomers, born between 1945 and 1964. Both the museum and the historical-artistic scientific-disciplinary field, that the museum is called to investigate within its serpentine formative processes, they represent an excellent basis for trying to overcome that a-historical dimension that often hovers in everything that, today, is considered ‘innovative’ in terms of cultural heritage and museums but which, however, very often, belongs to a debate that has been going on for decades and is now almost mainstream. From this point of view, a delightful and very successful 1993 volume by Robert Hughes, "The Culture of Complaint" (in Italy "La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto"), whose various investigated instances - from political correctness to multiculturalism, to the politicization of art in the USA in the 20th century - were then largely absorbed by the Gen Z’s proposal, finds a way to make us understand that what we are talking about, the drive for innovation, does not have very recent origins nor dominated by the most recent technological development alone.

Research paper thumbnail of LONTANO DA NAPOLI MA NON TROPPO (1877-1898). LA PUGLIA DI «CITTÀ ANTICHE E MONUMENTI CLASSICI» TRA GIOVANNI JUNIORE JATTA, EDWARD PERRY WARREN E BERNARD BERENSON

La cultura dell’Antico nelle arti figurative dalla Restaurazione alla Grande Guerra, Atti del Convegno Internazionale Università degli Studi di Napoli Federico II 24 - 26 novembre 2021, a cura di I. Valente, M. Osanna, 2023

Research paper thumbnail of Le ville del Ponente genovese. Alle origini di un paradigma tra critica e ricerca

Le VILLE di CORNIGLIANO tra QUATTRO e SETTECENTO, 2022

La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educaz... more La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura e dalla Fondazione Franzoni ETS In copertina: G. Dufour, Veduta delle ville di Cornigliano nel 1870, fine XIX secolo, collezione privata, particolare. Progetto grafico: Andrea Lavaggi © I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati in tutti i Paesi.

Research paper thumbnail of Lauro o della “lettura” del patrimonio artistico (1977)

Il Tempio delle Arti Scritti per Lauro Magnani, a cura di L. Stagno, D. Sanguineti, 2022

Alcune considerazioni sul basamento nell'opera scultorea Mariangela Bruno 116 "Dal primo sino all... more Alcune considerazioni sul basamento nell'opera scultorea Mariangela Bruno 116 "Dal primo sino all'ultimo sangue": la pesca e il commercio del corallo in alcune memorie sabaude del XVIII secolo Paolo Calcagno 124 Ovidio in tavola. Appunti sulla fortuna delle stampe di Giovanni Antonio Rusconi per le Trasformationi di Lodovico Dolce nella maiolica urbinate Giuseppe Capriotti 133 "Presto uscirà il mio volume su Bernardo Strozzi".

Research paper thumbnail of Per la ‘storia’ (breve) di una linea d’indagine e di un progetto di ricerca

A. Leonardi, a cura di, I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità, 2021

«… e chi non si metta in guardia contro l’esagerazione di buona o di mala fede degli scrittori di... more «… e chi non si metta in guardia contro l’esagerazione di buona o di mala fede degli scrittori di patrie memorie, i quali hanno sempre la mania di magnificare specialmente l’antica origine del loro luogo nativo, e lungi dal servire alla scienza ed alla storia, non riescono che a scrivere delle apologie quasi sempre vuote, e spesse volte ridicole, facendosi spacciatori di falsa moneta…»

Giovanni juniore Jatta a Giuseppe Fiorelli, direttore generale
dei Musei e Scavi del Regno. Ruvo, 10 aprile 1877

Research paper thumbnail of Suggestioni 'napoletane', giardini 'romantici' e biblioteche dei 'lumi'. I Bonelli nella Puglia storica tra XVIII e XIX secolo

A. Leonardi, a cura di, I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità, 2021

In the general framework of historical Apulia, the Bonelli family, later joined to that of the De... more In the general framework of historical Apulia, the Bonelli family, later joined to that of the De Beaumont one, had the opportunity to develop an articulated housing system experienced as a single theater of social and urban events. The resulting schedule, especially for the eighteenth- nineteenth century facies, re-emerges through unpublished archival papers. They must be registered with the testimonies of a past which, since 1525, has its roots in one of the places with the highest artistic density in the region, the cathedral of Barletta, thus contributing to the construction of an identity that, still in the Nineteenth century, will recover the profile of Michele Bonelli, the cardinal nephew of Pio V Ghislieri, also known as the ‘Alessandrino’. The investigation of such a substantial heritage, which merged into the Jatta family in the 1930s, favoured the analysis of artistic, historical and cultural processes considered to be characterized by complexity and endowed with an almost constant link with the Neapolitan side. Rooms decorated in the ‘Pompeian’ style, ‘romantic’ gardens, ‘Neapolitan’ collections and libraries inspired by the ideals of the Enlightenment prove to be of undoubted value of their kind, especially for the area considered. The investigations conducted allowed comparisons not only with other residential realities, often the background for artistic and antique flows directed from the South Italy to Naples and Europe, but also precise insights into individual elements of a heritage that is unfortunately at high risk of conservation.

Research paper thumbnail of All’ombra del colosso (1877-1897). Giovanni Battista Cavalcaselle, Bernard Berenson, Giovanni juniore Jatta e Giovanni Castelli: la Disfida dei ‘beni culturali’ nella terra dei Bonelli

A. Leonardi, a cura di, I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità, 2021

The opening of a focus on ‘cultural heritage’ in the Barletta district of the nineteenth century,... more The opening of a focus on ‘cultural heritage’ in the Barletta district of the nineteenth century, the land of the Bonellis, cannot fail to move in the first place and with the lens of the art historian from the recognition action of scholars such as Giovanni Battista Cavalcaselle and Bernard Berenson, both attracted by the Venetian figurative evidence present in Apulia. Their
passage takes place in a phase, the post-unitary one, which, also thanks to the parliamentary experience of the “marchesino” Raffaele Bonelli, which continued uninterrupted from 1861 until his death in 1903, saw the family villa in Barletta still become more crossroads of the needs of a complex territory, known for its antiquarian riches and for its historical-artistic intensity. The latter were both attractive factors for a large humanity able to appreciate them not only in an intellectual sense, but, above all, from an economic point of view. This situation made it even more necessary the protection interventions in the field of ‘cultural heritage’ which, from the new political center-administrative of Rome, they began in the second half
of the nineteenth century to spread in the territories of the provinces. The two unpublished reports preserved in the fund of the General Directorate for Antiquities and Fine Arts of the Central State Archives also fit into this context: the first by Giovanni Jatta Junior regarding the collections present in the main centres of the District which was then implemented with
a council dedicated to the bronze Colossus placed next to the Basilica of Santo Sepolcro in Barletta; the second by Giovanni Castelli, designer of the Palazzo degli Studi di Bari which included the Provincial Museum opened to the public in 1890, who was called by the Minister of Education of the time, Giuseppe Fiorelli, to express an opinion on the demolition of the
monumental portico part of the city residence, also in Barletta, of Senator Bonelli.

Research paper thumbnail of «Quell’incrociarsi fatale ed aguzzo di membra». L’immaginario della peste nella cultura artistica di età barocca

L'immaginario e le epidemie, a cura di G. Amendola, 2020

Research paper thumbnail of Boston-Bari-Chicago: the Taste of Virtuosi. Un’introduzione tra critica e linee di studio, in A. Leonardi, The Taste of Virtuosi. Collezionismo e Mecenatismo in Italia 1400-1900, Edifir, ARTE - Collana Studi e Percorsi Storico Artistici, 2018, pp. 7-16.

Research paper thumbnail of Benvenuti al Sud. Il gusto dei genovesi nel Regno di Napoli: materiali di ricerca, in A. Leonardi, The Taste of Virtuosi. Collezionismo e Mecenatismo in Italia 1400-1900, Edifir, ARTE - Collana Studi e Percorsi Storico Artistici, 2018, pp.  105-122.

The matter of Genoeses in the Viceregno (‘Kingdom of Naples’) is a question which has lent itself... more The matter of Genoeses in the Viceregno (‘Kingdom of Naples’) is a question which has lent itself to multiple critical readings, as highlighted by historians, in particular during the sixteenth and the seventeenth centuries. As “Hombres de negocios”, involved to build up nancial strategies, they also proved to be motivated by a social ambition, satisfied through the acquisition of fiefdoms in Puglia, Basilicata, Campania and Calabria. In order to obtain noble titles, this practice was also emphasized by Rubens in his atlas dedicated to the Palaces of Genoa, when he described the sumptuous residence of the “signor principe di Gerace” (‘Prince of Gerace’). As regard to the historical-artistic implications of this phenomenon – and net of pioneering investigations centred on Naples or on the Sicilian side –, there is still a lack of critical readings of what we can surely define complex forms of patronage and collecting, projected onto the Viceregno. The aim is therefore to trace, through some exemplary cases, the perimeter of the wealth of relationships – not only in economic terms – between the Genoese aristocrats and their southern holdings.

Research paper thumbnail of Margherita Nugent (1891-1954). Lo sguardo di un’intenditrice d’arte sul Barocco genovese, in A. Leonardi, The Taste of Virtuosi. Collezionismo e Mecenatismo in Italia 1400-1900, Edifir, ARTE - Collana Studi e Percorsi Storico Artistici, 2018, pp. 163-180.

The discovery of Genoese painting of the seventeenth and eighteenth centuries has many ancestors ... more The discovery of Genoese painting of the seventeenth and eighteenth centuries has many ancestors and it also goes through the history of exhibitions and through those who cherished to visit them. The case of the attention given to this topic by the countess of Irsina, Margherita Riario-Sforza-Nugent, an eclectic collector who also visited Genoa, but, above all, a frequent attendee of exhibitions in Italy and abroad, is another interesting building block, not so considered in historiography up to today. In particular, her uncommon skill to read artworks – thanks to the connections she often managed to grasp them easily in comparison to the places she visited (e.g. in the Genoese case, the Red, White and Granello Palaces) – achieved unexpected results in her notes, dedicated to the perhaps most iconic painting of the Ligurian baroque, "Reception in a Garden" by Alessandro Magnasco, and de ned by the noblewoman as an «open-air salon», certainly among the most frequent artwork in the blockbuster exhibitions of the Twenties.

Research paper thumbnail of Genova-Taranto, Liguria-Puglia. Percorsi storico-artistici e ambientali tra Età moderna e contemporanea, in A. Uricchio, L'emergenza ambientale a Taranto: le risposte del mondo scientifico e le attività del Polo della 'Magna Grecia'

Il saggio muove dalle Deliciae tarantine di Tommaso Nicolò D’Aquino (1665-1721), la cui edizione ... more Il saggio muove dalle Deliciae tarantine di Tommaso Nicolò D’Aquino (1665-1721), la cui edizione postuma (1771) è dedicata al ‘genovese’ Michele IV Imperiale principe di Francavilla (1719-1782). In prima battuta, il testo di D’Aquino è spunto per inquadrare il caso ‘Taranto’ in una rete di relazioni tra la Liguria e la Puglia su temi come la committenza e il collezionismo, le scelte di artisti, i sistemi residenziali, nell’ambito della più ampia dinamica di rapporti tra la Repubblica di Genova e il Viceregno in Età moderna. Attraverso una lettura complessa, si sono quindi valutati i nessi con Genova e le zone a Ponente della città ligure, in particolare Cornigliano e Sampierdarena; quartieri di ville cinque-seicenteschi, con notevoli aggiornamenti settecenteschi, dove si stabilirono anche esponenti di famiglie proiettate sul meridione regnicolo, quali i ‘pugliesi’ Imperiale di Francavilla. Aree dove l’industria, tra cui Ilva, nata proprio a Genova nel 1905, ha comportato diverse problematiche di tipo paesaggistico-ambientale, di compromissione dei tessuti urbani storici e, da ultimo, di riconversione economico-sociale delle aree interessate; situazioni potenzialmente interessanti per la ricerca, tali da rendere necessarie nuove metodologie di lettura storico-artistica del territorio, di tipo iconologico ed ecologico con applicazioni di realtà virtuale, dando luogo così a modelli da spendere anche in contesti ‘altri’ come appunto la città di Taranto.

Research paper thumbnail of #weareinpuglia. Lorenzo Lotto e i pittori veneti in mostra

Lorenzo Lotto. Contesti, significati, conservazione, a cura di F. Coltrinari, E. Dal Pozzolo, 2020

Research paper thumbnail of La Basilicata di Wart Arslan (1928-1930). Intorno a una missione artistica nella più "negletta tra le Regioni d'Italia"

Wart Arslan e lo studio della Storia dell'Arte tra metodo e ricerca, a cura di M. Visioli, 2019

Research paper thumbnail of "Un ipernodo europeo ai confini del Grand Tour. Alle origini dell'idea di 'museo' nella Puglia storica tra Settecento e Ottocento", in "Arte e cultura fra Classicismo e Lumi. Omaggio a Winckelmann", a cura di L. Facchin, I. Balestrieri, Milano, Jaca Book, 2018, pp. 327-348

In occasione della mostra sulla "Civiltà del Settecento a Napoli " (1980), Francis Haskell definì... more In occasione della mostra sulla "Civiltà del Settecento a Napoli " (1980), Francis Haskell definì il volume dedicato alla collezione dell’ambasciatore inglese William Hamilton, "Les Antiquités étrusques, grecques et romaines" (1766-’67), come il libro più elegante del XVIII secolo. Un così formidabile indicatore di gusto, legato alle rotte del Grand Tour alimentate dai flussi artistici e antiquari che dal meridione convergevano verso Napoli e da lì si aprivano all’Europa, trovò spazio anche nella raccolta libraria della famiglia Jatta ospitata, insieme a una bella quadreria densa di suggestioni seicentesche romane e napoletane, nell’omonimo palazzo a Ruvo di Puglia. La dimora, ora in parte sede del Museo Archeologico Nazionale Jatta, rappresentò sin dagli inizi dell’Ottocento un crocevia di interessi legati all’antico e alla cultura classica, in parallelo alle analoghe esperienze dei Meo-Evoli a Monopoli e dei Bonelli a Barletta (il cui archivio è confluito nel fondo privato Jatta), i secondi originari di Alessandria e imparentati con quei Ghislieri di Bologna artefici, nel 1567 e per iniziativa di Pio V, di una fondazione culturale di primo piano come l’omonimo Collegio di Pavia. I ‘musei’ di queste famiglie —perché come tali risultano concepiti dai loro fondatori-collezionisti anche negli spazi—, furono ispirati da una forma di ‘paternalismo illuminato’ che, nel largo e ancora insondato orizzonte della Puglia storica, già nel secondo Settecento creò le condizioni per il passaggio a una dimensione larga di pubblica fruizione, peraltro da mettere anche a registro rispetto alla giurisprudenza in materia di ‘beni culturali’ della Napoli ferdinandea. A monte di una simile scelta, infatti, si pongono personalità come Michele IV Imperiale (1719-1782) principe di Francavilla e di Oria (cioè il centro che diede i natali a Francesco Milizia nel 1725), cui affiancare l’arcivescovo di Taranto Giuseppe Capecelatro (1744-1836); entrambi ‘pugliesi’ biografati da Benedetto Croce, abitarono in luoghi significanti della Napoli sette-ottocentesca: l’uno, a Palazzo Cellamare; l’altro, presso palazzo Sessa a Cappella Vecchia che già era stato dimora dello stesso Lord Hamilton.

Research paper thumbnail of Giovanni Morelli, Giuseppe Mongeri e gli «Inventari» di musei, gallerie e pinacoteche (1870)

Giovanni Morelli tra critica delle arti e collezionismo, a cura di G. Angelini, 2020

In occasione della pubblicazione degli atti del convegno dedicato a Giovanni Morelli e alla cultu... more In occasione della pubblicazione degli atti del convegno dedicato a Giovanni Morelli e alla cultura dei conoscitori, tenutosi a Bergamo nel 1987, veniva reso noto un fascicolo conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma, tra l’altro contenente una «Relazione sulla Regia Pinacoteca di Napoli» testimone di una missione di Giovanni Morelli nell’ex capitale borbonica, da lui svolta nel 1870 insieme all’amico e collega Giuseppe Mongeri. Lo stesso nucleo documentario custodisce anche un coevo incartamento che, facendo il punto sugli «Inventari delle Gallerie e dei Musei di Belle Arti» della nuova nazione, diventa anche l’occasione per conoscere la posizione dei due studiosi in merito al dibattito sulla distinzione di «Pinacoteche» e di «Musei» dalle «Accademie di Belle Arti».

Research paper thumbnail of Il Rinascimento e il Barocco sono serviti: il teatro della convivialità nella “vita privata” dei genovesi

Le vie del cibo Italia settentrionale (secc. xvi-xx), a cura di M. Cavallera, S.A. Conca Messina, B.A. Raviola , 2019

Research paper thumbnail of Tra Edith Wharton e John Mead  Howells: la riscoperta della “Genoese Way of Life” nel mondo anglosassone

Research paper thumbnail of 'Calabresi’ fuori di Calabria tra XVI e XVII secolo. Su alcune presenze a Genova e la collezione Ferreri di Savona

Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale, borbonica e postunitaria, a cura di Alessandra Anselmi, 2012

Research paper thumbnail of Il Rinascimento di Bernard Berenson (visto da Genova): Laura Gropallo e un ‘ritratto’ per «Nuova Antologia» / The Renaissance by Bernard Berenson (seen from Genoa): Laura Gropallo and a ‘portrait’ for «Nuova Antologia»

Il Capitale Culturale, 2024

Nel 1904 «Nuova Antologia» ospita un contributo della marchesa Laura Gropallo (1872- 1937). Geno... more Nel 1904 «Nuova Antologia» ospita un contributo della marchesa Laura Gropallo (1872- 1937). Genovese, scrittrice e giornalista, ricordata dal poeta Eugenio Montale suo concitta- dino, redattrice della rivista «Cultura», cugina del collezionista e conoscitore d’arte Guido Cagnola, amica intima di Bernard Berenson fin dai suoi primi soggiorni italiani e anche nota per il volume Autori italiani d’oggi (1903), la nobildonna diede alle stampe un precocissimo profilo dello studioso di origini lituane, soffermandosi sugli aspetti metodologici e sulle teo- rie estetiche alla base del suo lavoro. L’analisi condotta da Gropallo sugli studi di Berenson, sino a comprendere l’edizione di The drawings of the Florentine Painters (1903), può anche essere considerata la spia di un rapporto duraturo del noto storico dell’arte con la Liguria. Qui Gropallo abitava nella cittadina rivierasca di Nervi, a poca distanza da Genova, in una villa dove Willhelm Suida, nel 1906, vide persino una Lucrezia ritenuta del Bramantino.

Research paper thumbnail of «Interferenze culturali» per la Storia dell’Arte a Genova Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928- 2019) / «Interferenze culturali» for the History of Art in Genoa Giusta Nicco Fasola (1901-1960) and Ezia Gavazza (1928-2019)

«Il capitale culturale», Supplementi 13, pp. 211-237, 2022

Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019), entrambe piemontesi, sono due donne ... more Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019), entrambe piemontesi, sono due donne che a Genova hanno sviluppato le loro carriere, entrambe segnate dalla passione per la storia dell’arte, con la prima nel ruolo di maestra prediletta della seconda. Vuole il caso che Giusta si fosse laureata in filosofia a Torino nel 1922, proprio l’anno in cui Ugo Ojetti apriva al pubblico di Palazzo Pitti la “Mostra della pittura italiana del Sei e Settecento”. Ancora nel 1990 Gavazza avrebbe criticato quell’evento, sulla scorta delle ‘note’ di Roberto Longhi, ma lo intese anche come propedeutico alla successiva “Mostra di pittori genovesi del Seicento e Settecento” (Genova 1938), da lei considerata come «il primo atto critico» su cui fondare (o rifondare) un’intera stagione di ricerca. Pur con una diversa intensità, le due studiose hanno trovato quindi nel XVII e nel XVIII secolo uno dei motivi di «interferenza culturale» che la proposta intende sondare.

Research paper thumbnail of Statue, oggetti antichi o all’antica per «la memoria a difendere». Sul collezionismo antiquario in Puglia e il ‘museo’ di villa Meo Evoli a Monopoli

MARMORA ET LAPIDEA , 2021

In occasione della mostra dedicata alla Civiltà del Settecento a Napoli (1980), Francis Haskell d... more In occasione della mostra dedicata alla Civiltà del Settecento a Napoli (1980), Francis Haskell definì il volume dedicato alla collezione dell’ambasciatore inglese William Hamilton, 'Les Antiquités étrusques, grecques et romaines' (1766-’67), come il libro più elegante del XVIII secolo. Un così formidabile indicatore di gusto legato alle rotte del Grand Tour trovò spazio anche nella raccolta libraria della famiglia Jatta ospitata nell’omonimo palazzo a Ruvo di Puglia. La dimora, ora in parte sede del Museo Archeologico Nazionale, rappresentò sin dagli inizi dell’Ottocento un crocevia di interessi legati all’antico e alla cultura classica, in parallelo alle analoghe esperienze dei Bonelli a Barletta (il cui archivio è confluito proprio nel fondo privato Jatta) e dei Martinelli-Palmieri-Meo Evoli a Monopoli che qui soprattutto interessano.

Research paper thumbnail of Ephemeral Museums in Pandemic Era: Bari and the Museo Provinciale that Was There, that Has Been and Has Never Been

European Journal of Interdisciplinary Studies, [S.l.], v. 6, n. 2, p. 15-31, aug. 2020. ISSN 2411-4138, 2020

The proposal introduces the theme of the communicative resilience of exhibitions during the Pande... more The proposal introduces the theme of the communicative resilience of exhibitions during the Pandemic Era. On March 7, 2020, Italy and its museums, as well as the countless exhibitions housed in their rooms, were closed leaving hundreds, perhaps thousands, of works without the public: from the paintings of Raphael (Rome, Scuderie del Quirinale), to the tables of the Griffoni Polyptych assembled after three hundred years (Bologna, Palazzo Fava), to the statues of Canova (Rome, Palazzo Braschi), to the Sant'Antonio by Antonio Vivarini and to the San Felice in the chair by Lorenzo Lotto chased by Bernard Berenson in his Apulian 'pilgrimages' (Bari, Palazzo Ateneo). Indeed, the latter is the exhibition to which particular attention is paid here. The spaces of the ancient Museum have come back to life with the exhibition “Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari 1875-1928”. The exhibition involved lenders institutions such as Villa I Tatti - The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, the Central State Archive in Rome, the Pinacoteca of Bari 'Corrado Giaquinto' and several others. The exhibition in Bari was inaugurated on February 28th. After the first five days only the exhibition was closed for the advance of COVID 19 virus. In the 'great hall' - as the main space of the ancient Provincial Museum was called - everything remained suspended and perfectly finished: showcases, exhibitors, paintings, statues, clay and stone art objects. However, there was no longer the possibility of letting people, visitors enter. We said that it would have been wonderful to be said that it would have been wonderful to be able to reopen it at least 'virtually'. And so we did, with an immersive and advanced teaching perspective.

Research paper thumbnail of «Studiosi», «dotti», «amatori» e «financo i curiosi» (G. Jatta, 1869). Il disegno nella Puglia storica dell’Ottocento tra «oggetti e monumenti storici o di arte»

Predella journal of visual arts, n°45-46, 2019 www.predella.it - Monografia / Monograph, 2019

The theme of the Design and its possible print translations in the so-called “historical Apulia” ... more The theme of the Design and its possible print translations in the so-called “historical Apulia” can be approached from several points of view. By presenting exemplary cases, this essay aims to reconstructing the circumstances that brought together men (architects, restorers, travellers, connoisseurs) and institutions (public and private museums, provinces, Society of National History) which were already present or being established in the reference area during the 19th century. At that time, growing importance was attached to the visual experience relating to different kinds of documentation; within this framework, the possibilities of analysis of the most diverse types of graphic translations (technical reliefs, sketches, illustrations accompanying printed texts) overlap with a wide range of leading figures: from cultured travellers – who were attentive not only to the artistic monument, but also to the more strictly archaeological object – up to the “large” world of merchants and collectors, present on several occasions in this area between the 19th and 20th centuries and attracted by the rich artistic endowment of the territory. Palazzo degli Studi di Bari, designed by the Neapolitan engineer Giovanni Castelli, acted as a catalyst for all this; it represents the synthesis and, at the same time, the starting point for this research.

Research paper thumbnail of L'apparato genovese per la beatificazione di Alessandro Sauli (1741): nuovi documenti per una 'solennite magnifique', in "Quaderni Franzoniani", n. 18, 2015 (ma 2019), pp. 159-222.

"Quaderni Franzoniani", 2019

La durata del processo di beatificazione di Alessandro Sauli, cominciato in prima battuta a Pavi... more La durata del processo di beatificazione di Alessandro Sauli, cominciato in prima battuta a Pavia negli anni 1624-’25, ma terminato solo nel 1741, è uno dei motivi che ha spinto la famiglia Sauli a riconsiderare il ruolo della basilica di Santa Maria Assunta in Carignano a Genova. Se, ancora agli inizi del Seicento, il manufatto costruito dal 1548 su progetto di Galeazzo Alessi era percepito per lo più come emblema gentilizio, con le notizie delle prime grazie da lui concesse diventa, molto gradualmente, anche luogo di trionfo del santo in pectore. Grazie, quelle del vescovo barnabita, peraltro coincidenti con la beatificazione (1610) dell’esponente in assoluto più vicino alla sua congregazione, vale a dire san Carlo Borromeo. Certo sull’atteggiamento dei Sauli ha pesato anche la celebrazione agiografica di Alessandro: promotore di opere d’arte al pari della sua famiglia d’origine, egli fu vicino in particolare al pittore milanese Ambrogio Figino; sempre Alessandro è descritto interessato all’architettura, a tal punto da essere paragonato da Valeriano Maggi allo stesso autore delle "Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiastiche" (1577).

E’ il 1974 quando Maria Luisa Gatti Perer pubblica sulla rivista "Arte Lombarda" i risultati di un’articolata ricerca condotta su un ciclo di disegni destinati a illustrare episodi della vita di Alessandro Sauli, due dei quali contemporanei alla fase di allestimento degli apparati per la sua beatificazione. Fogli tutt’ora custoditi presso l’Archivio Storico dei Barnabiti a Milano. Nella città dove la famiglia di Alessandro aveva la sua cappella gentilizia in Santa Maria delle Grazie, si sono conservate dunque anche importanti testimonianze grafiche e documentarie di una vicenda che conobbe il suo esito sontuoso appunto nella basilica di Carignano sotto l’abile regia di Lorenzo de Ferrari, il quale, sempre nella città genovese, aveva già curato gli apparati per le canonizzazioni di Stanislao Kotska e di Luigi Gonzaga nella chiesa del Gesù (1726), nonché quelli per Caterina Fieschi-Adorno nella cattedrale di San Lorenzo (1736).
Dell’apparato di De Ferrari esiste anche una breve ma efficace descrizione individuata nel fondo Sauli dell’Archivio Durazzo-Giustiniani a Genova. Si tratta del coronamento di un percorso sviluppato coniugando spazi e devozione che andava a valorizzare non solo il profilo del neo beato, ma anche le scelte di committenza compiute in chiave transgenerazionale dai diversi membri della famiglia Sauli tra Sei e Settecento, prima da Gio Antonio (1596-1661), poi da Francesco Maria (1622-1699), quindi da Domenico Maria Ignazio (1675-1760).

L’apparato per la beatificazione di Alessandro Sauli diventa così il tramite per mettere a sistema le principali tappe di una formidabile stagione artistica segnata dalle pale d’altare di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, di Giulio Cesare Procaccini, di Francesco Vanni, di Domenico Piola, di Carlo Maratta, cui sommare l’altare maggiore di Massimiliano Soldani Benzi, le statue in stucco di Francesco Carlone e di Francesco Schiaffino, sino alle monumentali quattro statue degli altrettanti pilastri, tra cui spicca tuttora quella di ‘un vescovo’ pensata da Pierre Puget per ‘rappresentare a suo tempo il venerando Alessandro Sauli del quale si tratta la beatificazione’.

Atti del Convegno di Studi, Genova, Biblioteca Franzoniana, 11 ottobre 2014, in coedizione con: «Barnabiti Studi», 33 (2016).

Research paper thumbnail of Nobili genovesi nel Regno di Napoli. Michele IV Imperiale (1719–1782) principe di Francavilla tra gusto per l’antico e cultura figurativa veneta, in "Artibus et Historiae", 78, 2018

Artibus et Historiae, 2018

La prima edizione (1771) delle Deliciae tarantine, poemetto che descrive la città di Taranto, è d... more La prima edizione (1771) delle Deliciae tarantine, poemetto che descrive la città di Taranto, è dedicata al genovese Michele IV Imperiale (1719-1782). Un elemento così concreto della Taranto barocca introduce a questa ricognizione sulle relazioni tra l’area apula e la Repubblica di Genova, attraverso l’hub partenopeo, con una costante rappresentata dall’interesse per la cultura figurativa veneta. Residente a Napoli ma con un titolo nobiliare pugliese (principe di Fracavilla), l’Imperiale possedeva il palazzo Cellamare, dove era custodita anche una versione della Cena in casa di Simone del Veronese, il cui prototipo - dipinto per il monastero dei Santi Nazario e Celso di Verona (1556) - è ora alla Galleria Sabauda di Torino, dopo il passaggio a Genova in palazzo Balbi-Durazzo (1737). La condizione dell’Imperiale è speculare a quella di molti altri genovesi oriundi (Ardizzone, Sauli, Doria, Giustiniani, Grimaldi, De Mari) che, dal Cinquecento, promossero una formidabile espansione feudale nel Viceregno.

The first edition (1771) of the Deliciae tarantine, poem wich describes the city of Taranto, is dedicated to the Genoese Michele IV Imperiale (1719-1782). This concrete evidence from the Baroque Taranto opens this research on the relationships between the Apulian region and the Genoese Republic, through the Neapoltian hub and with a constant interest for Venetian figurative arts. Michele Imperiale, settled in Naples, but honoured by an Apulian aristocracy title (prince of Francavilla), owned the Cellamare palace where there was even one version of the Supper in the House of Simon Pharisee by Veronese, derived from the version depicted for the Santi Nazario e Celso monastery in Verona (1556), later documented in the Balbi-Durazzo palace in Genoa (1737). Imperiale’s strategies are similar to those of other Genoese noblemen (Ardizzone, Sauli, Doria, Giustiniani, Grimaldi, De Mari) who promoted an impressive feudal spread in the Kingdom of Naples.

Research paper thumbnail of L'apparato genovese per la beatificazione di Alessandro Sauli (1741): nuovi documenti per una  'solennite magnifique', in "Barnabiti Studi", n. 33, 2016, pp. 175-228.

La durata del processo di beatificazione di Alessandro Sauli, cominciato in prima battuta a Pavia... more La durata del processo di beatificazione di Alessandro Sauli, cominciato in prima battuta a Pavia negli anni 1624-’25, ma terminato solo nel 1741, è uno dei motivi che ha spinto la famiglia Sauli a riconsiderare il ruolo della basilica di Santa Maria Assunta in Carignano a Genova. Se, ancora agli inizi del Seicento, il manufatto costruito dal 1548 su progetto di Galeazzo Alessi era percepito per lo più come emblema gentilizio, con le notizie delle prime grazie da lui concesse diventa, molto gradualmente, anche luogo di trionfo del santo in pectore. Grazie, quelle del vescovo barnabita, peraltro coincidenti con la beatificazione (1610) dell’esponente in assoluto più vicino alla sua congregazione, vale a dire san Carlo Borromeo. Certo sull’atteggiamento dei Sauli ha pesato anche la celebrazione agiografica di Alessandro: promotore di opere d’arte al pari della sua famiglia d’origine, egli fu vicino in particolare al pittore milanese Ambrogio Figino; sempre Alessandro è descritto interessato all’architettura, a tal punto da essere paragonato da Valeriano Maggi allo stesso autore delle "Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiastiche" (1577).

E’ il 1974 quando Maria Luisa Gatti Perer pubblica sulla rivista "Arte Lombarda" i risultati di un’articolata ricerca condotta su un ciclo di disegni destinati a illustrare episodi della vita di Alessandro Sauli, due dei quali contemporanei alla fase di allestimento degli apparati per la sua beatificazione. Fogli tutt’ora custoditi presso l’Archivio Storico dei Barnabiti a Milano. Nella città dove la famiglia di Alessandro aveva la sua cappella gentilizia in Santa Maria delle Grazie, si sono conservate dunque anche importanti testimonianze grafiche e documentarie di una vicenda che conobbe il suo esito sontuoso appunto nella basilica di Carignano sotto l’abile regia di Lorenzo de Ferrari, il quale, sempre nella città genovese, aveva già curato gli apparati per le canonizzazioni di Stanislao Kotska e di Luigi Gonzaga nella chiesa del Gesù (1726), nonché quelli per Caterina Fieschi-Adorno nella cattedrale di San Lorenzo (1736).
Dell’apparato di De Ferrari esiste anche una breve ma efficace descrizione individuata nel fondo Sauli dell’Archivio Durazzo-Giustiniani a Genova. Si tratta del coronamento di un percorso sviluppato coniugando spazi e devozione che andava a valorizzare non solo il profilo del neo beato, ma anche le scelte di committenza compiute in chiave transgenerazionale dai diversi membri della famiglia Sauli tra Sei e Settecento, prima da Gio Antonio (1596-1661), poi da Francesco Maria (1622-1699), quindi da Domenico Maria Ignazio (1675-1760).

L’apparato per la beatificazione di Alessandro Sauli diventa così il tramite per mettere a sistema le principali tappe di una formidabile stagione artistica segnata dalle pale d’altare di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, di Giulio Cesare Procaccini, di Francesco Vanni, di Domenico Piola, di Carlo Maratta, cui sommare l’altare maggiore di Massimiliano Soldani Benzi, le statue in stucco di Francesco Carlone e di Francesco Schiaffino, sino alle monumentali quattro statue degli altrettanti pilastri, tra cui spicca tuttora quella di ‘un vescovo’ pensata da Pierre Puget per ‘rappresentare a suo tempo il venerando Alessandro Sauli del quale si tratta la beatificazione’.

Research paper thumbnail of Collezionisti, collezionismo e processi di musealizzazione in Puglia tra XVIII e XIX secolo

Le norme in materia di patrimonio artistico e archeologico emanate da Ferdinando I di Borbone nel... more Le norme in materia di patrimonio artistico e archeologico emanate da Ferdinando I di Borbone nel 1822 rappresentano un momento importante anche per la Puglia che, dal XVIII secolo, è stata percorsa da identità e storie di collezionisti interessati tanto al patrimonio archeologico autoctono, quanto alle testimonianze figurative esogene di matrice padano-veneta. Tale dinamica, oltre a inserirsi nel novero dei flussi artistici e antiquari - disciplinati sin dal 1755 - diretti dal meridione verso Napoli e l’Europa sulle rotte del Grand Tour, sembra configurare un prima e un dopo nel modo di intendere lo status del collezionista e l’idea stessa di collezione. In prima battuta, il saggio intende quindi considerare la figura di un genovese fuori di Genova come Michele IV Imperiale principe di Francavilla, nel 1778 nominato proprio da Ferdinando I presidente della “Regale Accademia di Scienze e Belle Lettere” a Napoli, figura di spicco emersa con gli studi di Benedetto Croce che affonda le sue radici in una dimensione legata ancora ad un’idea di “mecenatismo” di matrice haskelliana. In seconda istanza, muovendo sempre dalla temperie legislativo-culturale borbonica, si vuole proporre una prima ricognizione sui nuovi modelli di colta erudizione collezionistica in area apula, non solo alla base di raccolte come quella di Giuseppe Maria Giovene a Molfetta o degli Jatta a Ruvo di Puglia, ma anche funzionale alla formazione di istituzioni post-unitarie come il Museo Archeologico Provinciale di Bari dotato peraltro di una interessante pinacoteca. Questo lavoro si inserisce nell'ambito del progetto di ricerca di Ateneo dell'Università degli Studi di Bari 'Aldo Moro' dedicato al tema "Collezionismo e processi di musealizzazione tra Puglia e Basilicata in Età Moderna e Contemporanea" (coordinatore Andrea Leonardi).

Research paper thumbnail of Modelli genovesi per gli Scotti di Laino

This case study suggests a reflection on the subject of ‘Grande decorazione’ in Genoa between the... more This case study suggests a reflection on the subject of ‘Grande decorazione’ in Genoa between the seventeenth and eighteenth century. e essay presents the proposal of a possible Genoese influence and related patterns in the artistic production of the Scotti family from Intelvi Valley. e Scotti did not work in Genoa, actually. It is however necessary to remind that many artists (sculptors, architects, painters) came to Genoa from the Lombard region and not only during the Baroque era. In particular, the paper focus on the Genoese Domenico Parodi, painter and sculptor. He played a key role in this context, mediating between the local and European artistic tradition of the seventeenth century and the Rococo period.

Research paper thumbnail of Un giardino tardo-manierista nella campagna ingauna: la ‘villa delli signori Costa’ a Piambellino,

Tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento, i tre fratelli Costa, Ottavio, Pier Francesco... more Tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento, i tre fratelli Costa, Ottavio, Pier Francesco seniore e Alessandro, si impegnano in diversa misura nella realizzazione di uno straordinario luogo d’otium adorno di antichi marmi, numerosi dipinti e preziose suppellettili coniugando sapientemente l’esigenza dell’utilitas con quella di una colta e molto spesso propagandistica venustas. Piambellino è la punta avanzata di un complesso di dimore di villa che qualificava la fascia territoriale suburbana di Albenga, disseminata di tenute e case signorili costruite dal ceto dirigente locale. Casa Costa palesò un notevole interesse per gli spazi di verzura, arrivando a investire risorse paragonabili a quelle che sostennero e alimentarono il mecenatismo e il collezionismo familiare pervasi da un evidente afflato romano. A tal proposito è importante rilevare che, negli stessi anni, i Costa possedevano a Roma, oltre alle dimore cittadine menzionate da Filippo Titi (1674), la villa di San Martino ai Monti, non distante dall’abitazione del cardinale Alessandro Peretti Montalto a Santa Maria Maggiore. Per l’alto prelato curarono, attraverso la banca costituita con gli Herrera, gli acquisti di oggetti d’arte destinati alla sua dimora testimoniati dagli incartamenti conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano. Della villa e del giardino di Piambellino, delle sue collezioni si propone inoltre una lettura iconologica, anche attraverso il filtro delle suggestioni offerte dalle carte d’archivio che, trascritte in coda al contributo, sono comprese in un arco temporale che va dal 1604 al 1747.

Research paper thumbnail of Collezionare libri: la raccolta del banchiere-mecenate Ottavio Costa

“Annali di Critica d’Arte”, IV, pp. 563-605 , 2008

Il raffinato collezionismo di Ottavio Costa (1554-1639) non ha riguardato solo gli oggetti d'arte... more Il raffinato collezionismo di Ottavio Costa (1554-1639) non ha riguardato solo gli oggetti d'arte raccolti in decenni di ragguardevoli e ponderate committenze. I dettagliatissimi inventari fatti redigere periodicamente dal banchiere-mecenate ingauno attestano una discreta considerazione maturata anche per i manoscritti e le fonti a stampa. Tre documenti stilati tra il 1600 e il 1641 offrono lo spunto per una riflessione sulla cultura sofisticata e cosmopolita di uno dei primi estimatori di Caravaggio, vicino a Guido Reni e al Cavalier d'Arpino. La sua biblioteca, nella quale si riconoscono anche gli apporti dei fratelli Pier Francesco e Alessandro, si pone accanto ad altre celebri collezioni di libri avviate da personaggi a loro vicini, come quelle del cardinale Francesco Maria del Monte o del cardinale Alessandro Peretti Montalto.

Research paper thumbnail of Per Orazio Borgianni (1578-1616) a Savona e la Sacra Famiglia con Sant'Anna dell'abate Gio Carlo Gavotti

in "Studi di Storia dell'Arte", XXIII, , 2013

""The essay proposes a focus on the presence of the works of Orazio Borgianni in Savona, the most... more ""The essay proposes a focus on the presence of the works of Orazio Borgianni in Savona, the most important city of western Liguria. This topic is historically established through the altarpiece of the Nativity of the Virgin in the Shrine of Nostra Signora di Misericordia: the painting (already appreciated by Roberto
Longhi in 1914) was probably due to the patronage of Pozzobonelli. Pozzobonelli family is the starting point for identifying new tracks useful to explain this and other evidence
‘borgiannesche’ in Savona, a condition due to their links with other important native families like Ferreri and Gavotti. In Savona, Ferreri and Gavotti had two rich collections of paintings respectively inventoried in 1676 and 1682. In particular, the Gavotti collection
could exhibit a “Nostra Signora con San Giuseppe, Bambino con cornice dorata con una colomba in braccio et altra figura”. The
painting mentioned in the inventory of 1682 (added to the legacy of Gio Carlo Gavotti, known for its links with personalities such
as Guido Reni and cardinal Giulio Mazarino) coincides with the one found in a private collection of Savona. The recent restoration
of this work (with a iconographic solution of great fortune) has revealed the signature of Borgianni with the characteristic letters ‘OB’, unlike the Koerfer version but in analogy with Longhi and Hazlitt variations.""

Research paper thumbnail of Gio Antonio Sauli e una lettera di Giovanni Battista Manzini. Su dieci quadri di Guido Reni acquistati da Anton Giulio I Brignole-Sale

Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, Feb 2014

The essay proposes a focus on the relationships between Genoa and Bologna in the middle of the 17... more The essay proposes a focus on the relationships between Genoa and Bologna in the middle of the 17th Century. The topic is a letter written in May 1641 by Giovanni Battista Manzini (1599-1664) to Gio Antonio Sauli (1596-1661) about ten pictures of Guido Reni bought by Anton Giulio I Brignole-Sale (1605-1662). The quality of the paintings mentioned in the letter, especially four ‘Sibille’, was questioned. Anton Giulio Brignole- Sale wrote to Manzini: “de quadri le quattro Sibille (...) sono sicuramente stimati copie, in alcuna delle quali Guido, al più, al più, habbia data qualche pennellata”. Later, Manzini wrote to his friend Sauli for an help in this difficult diplomatic relationship, to re-establish his honor. This is not surprising. The noble Genoese Gio Antonio Sauli is known for his interests in art and patronage. Especially, he loved the works of Orazio Gentileschi. The unknown letter written by Manzini to Gio Antonio Sauli in 1641 is an important new element to understand the complexity of the phenomenon of collecting.

Research paper thumbnail of Rinascimento, Manierismo o Barocco? La sfida dell’arte antica in mostra (1911-1922-1938-1952)

Research paper thumbnail of Renaissance/Baroque. The building of Italian national identity through ancient art exhibitions (1922-1952), panel a cura di M.B. Failla, C. Giometti, A. Leonardi, Renaissance Society of America Annual Meeting, Chicago, 21-23 marzo 2024

In the first decades of the 20th century, the building of Italian national identity also passed t... more In the first decades of the 20th century, the building of Italian national identity also passed through the filter of exhibitions. Florence in 1922 (“Pittura Italiana del Sei e Settecento”), Venice in 1929 ("Settecento italiano"), again Florence between 1931 (“Mostra del Giardino italiano") and 1948 ("Mostra della casa italiana nei secoli”), are the spectacular events in which perhaps most of all the instrument of the 'ephemeral museum’ (quoting Francis Haskell) allowed the transition from the hegemony of the Renaissance to an unprecedented prominence of the Baroque. From the theme of cultural primacy over foreign schools, a topic that has not failed to provide equally problematic results (Rome 1930, "Gli antichi pittori spagnoli della collezione Contini-Bonacossi"), to the decadence-non-decadence debate in the relationship with the 'old masters', to the link with 'other' figurative cultures, everything mixes and overlaps. In a context always poised between research, collecting and the market, the fragments of an exceptional cultural heritage from churches, palaces, Scuole and monasteries become protagonists. Its variety had immediately appeared very rich: paintings, statues, engravings, portions of the ceiling, altarpieces, teleri, lunettes, overdoors, documented - as did their contemporary intellectual instances - a culture so flexible that it could embrace genre and history painting, figure or sacred painting, up to portraiture. Referring to the splendors of Baroque Venice, it is what Giandomenico Romanelli defined as the 'most astonishing theater and diorama that has ever been conceived and put into shape in the West’. Starting from 1922, the panel intends to focus attention on a narrative model capable of informing the whole of Europe, which moved from the monographic and biographical approach still in vogue in the nineteenth century to considering entire groups of artists or regional schools, thus also creating the basis for a renewal of the Renaissance/Baroque periodization.

Research paper thumbnail of RINASCIMENTO/BAROCCO. LA COSTRUZIONE DELL' IDENTITÀ ITALIANA ATTRAVERSO LE MOSTRE DI ARTE ANTICA (1922-1952), Bari, 31 gennaio 2024

Dialoghi sul Patrimonio Culturale, PASAP_MED, 2024

Nei primi decenni del XX secolo, la costruzione dell’identità nazionale italiana passa anche attr... more Nei primi decenni del XX secolo, la costruzione dell’identità nazionale italiana passa anche attraverso il filtro delle occasioni espositive. Firenze nel 1911 (Ritratto italiano) e nel 1922 (Pittura Italiana del Sei e Settecento), Venezia nel 1929 (Settecento italiano), di nuovo il capoluogo toscano tra il 1931 (Mostra del Giardino italiano) e il 1948 (Mostra della casa italiana nei secoli), sono i momenti spettacolari in cui forse maggiormente lo strumento del ‘museo effimero’, storiograficamente definito da Francis Haskell, ha permesso di passare dall’egemonia del Rinascimento a un inedito protagonismo del Barocco. Dal tema del primato culturale rispetto alle scuole straniere, che pure non mancarono di approfondimenti altrettanto problematici (Roma 1930, Esposizione di antica pittura spagnola), al dibattito decadenza-non decadenza nel rapporto con i ‘maestri antichi’, al legame con culture figurative ‘altre’, tutto si mescola e si sovrappone. In un contesto sempre in bilico tra ricerca, collezionismo e mercato, ad andare in scena sono i frammenti di un patrimonio nazionale fatto di chiese, di palazzi, di sacrestie, di scuole, di conventi, di ospizi, di monasteri, la cui varietà era apparsa sin da subito eccezionale. Quadri, statue, incisioni, porzioni di soffitti, pale d’altare, teleri, lunette, sopraporte, documentavano, al pari delle istanze intellettuali coeve, una cultura a tal punto duttile ed eterogenea in grado di abbracciare la pittura di genere e di storia, quella di figura o quella sacra, la ritrattistica, dando luogo a una dinamica che Giandomenico Romanelli, riferendosi agli splendori della Venezia barocca, ha definito il ‘più strabiliante olimpo e paradiso, arcadia, parnaso, teatro e diorama che mai sia stato concepito e messo in forma nell’Occidente’. Prendendo a riferimento l’arco cronologico che muove dal 1911 e arriva sino al 1952, il seminario intende focalizzare l’attenzione su di un modello narrativo in grado di informare l’intera Europa che, sebbene non scevro da condizionamenti politici, dal tratto monografico e biografico ancora in voga nell’Ottocento, passò a considerare interi gruppi di artisti o di scuole regionali, creando così anche le basi per un rinnovamento della periodizzazione Rinascimento/Barocco.

Research paper thumbnail of What Renaissance? Galeazzo Alessi (1512–72) and the Legacy of a ‘virtuoso e molto eccellente architetto’, 68th Annual Meeting RSA, Dublin, 30 March–2 April 2022

Research paper thumbnail of Across Italy: Berenson's Renaissance and His Artistic Idea, in The 67th Annual Meeting of the Renaissance Society of America (Virtual), 13-15, 20-22 april 2021

Panel Monitor: Maria Giulia Aurigemma, Università degli Studi 'G. D'Annunzio' Chieti-Pescara. Pre... more Panel Monitor: Maria Giulia Aurigemma, Università degli Studi 'G. D'Annunzio' Chieti-Pescara. Presentations: a. "Berenson and 'the great Morelli': Books, Museums, and Villas in Milan and Lombardy", Gianpaolo Angelini, Università degli Studi di Pavia; b. "Berenson: A Methodological Portrait by Laura Gropallo and His Travels between Genoa and Liguria", Andrea Leonardi, Università degli Studi di Bari Aldo Moro; c. "Aldo De Rinaldis and the Visual Memory of a Connoisseur: Berenson in Naples", Giuseppe De Sandi, Università degli Studi di Bari; d. "'Not only in Ferrara, but throughout the dominions of its Este lords': Berenson in Romagna", Alessandra Casati, Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

Research paper thumbnail of The Italian eighteenth century: exhibitions between complexities and identities (1911-1998)

15th International Congress on the Enlightenment, Edimburgo, 14-19 July, 2019

The Italian complex identity in the XVIII c. can be well considered through the lens of its spect... more The Italian complex identity in the XVIII c. can be well considered through the lens of its spectacular events of some exhibitions during the XX c.. Florence in 1911 (“Ritratto italiano”) and in 1922 (“Pittura italiana del Sei e Settecento”), Venice in 1929 (“Settecento italiano”), again the Tuscan capital in 1931 (“Mostra del Giardino Italiano”) and in 1948 ("Mostra della casa italiana nei secoli”), and Milan in 1991 (“Il Settecento lombardo”) and, abandoning the 'encyclopedic' pattern, in 1998 (“Pietro Verri e la Milano dei Lumi”), were the cities where the system of the ‘ephemeral museum’, with its Haskell’s imprint, involves a series of reflections: the theme of the cultural primacy, the debate ‘weakness-or-not’, the link with ‘other’ cultures and the mutual influences among the leading artists in literature and in figurative arts. This system was signed with its par-excellence Enlightenment traits by an emptiness for the Lombard area and it had to wait for a long time before being celebrated as in the period between the First and Second World Wars. The exhibitions, except for the Milanese one in 1998, presented constant features in its continuous correspondences and in its matches, defining an unlimited, rich imagery. It emerged the huge variety of artistic proofs, linked to the buildings (churches, palaces, sacristies, schools, convents, nursing homes, monasteries). Paintings, statues, roof pieces, altarpieces, teleri, lunettes, overdoors demonstrated - as the concurrent intellectuals did – a so heterogeneous and versatile culture in order to embrace different genres of painting, historical painting, figurative or sacred painting, and even the portraiture, generating a process that G. Romanelli, with his reference to the “Splendori del Settecento veneziano” (1995), defined «the most amazing Olympus and Paradise, Arcadia, Parnassus, theatre and diorama which was never realized and achieved in the West».

Research paper thumbnail of Patronage and Collecting in Spanish Italy from the Sixteenth to Seventeenth Century, The 63rd Annual Meeting of the Renaissance Society of America Chicago, 30 March - 1 April 2017

Research paper thumbnail of The Taste of Virtuosi: Patronage and Collecting in Italy, 1400–1700 - The Renaissance Society of America Annual Meeting (Boston,  31 March 2016)

Research paper thumbnail of "Musei e beni culturali dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’. Un progetto per la valorizzazione del patrimonio di Ateneo", convegno "Collezioni e musei storico-artistici universitari: riflessioni su problemi e prospettive", Macerata, 11 e 12 dicembre

L'impegno per la valorizzazione del patrimonio monumentale della ‘Aldo Moro’ è stato di recente p... more L'impegno per la valorizzazione del patrimonio monumentale della ‘Aldo Moro’ è stato di recente perseguito in una serie di attività che, da un lato, hanno inteso promuovere la storia delle collezioni, artistiche e scientifiche, acquisite nel corso degli anni ed esposte nelle diverse sedi dell’università e, dall’altro, a conservare memoria e valore attraverso il recupero del patrimonio architettonico. In questo senso la mostra del 2020 "Il museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel palazzo degli Studi di Bari (1875-1928)" (Edifir, Firenze, collana “Le voci del museo) ha ricostruito una parte cruciale della storia collezionistica dell’Università. Più di recente, il restauro della cancellata dell’artista Giuseppe Capogrossi, installata nel 1983 a segnare l’accesso del Palazzo “P. Del Prete”, sede del dipartimento di Giurisprudenza, arriva dopo la ristrutturazione del Palazzo Chiaia-Napolitano (opera dell’omonimo studio di progettazione), a riprova di un interesse ampio per le opere artistiche e architettoniche che compongono l’eterogeneo patrimonio diffuso tra le sedi. Un censimento di tale patrimonio annovera anche il palazzo d’Aquino e il convento di San Francesco, a Taranto, il palazzo in Strada Torretta, villa Larocca, il palazzo delle Poste, a Bari. Si tratta quindi di materiali eterogenei - per cronologia e provenienza - che si rivelano spesso di notevole interesse, sia dal punto di vista storico-artistico, sia sotto il profilo storico-archeologico, specie considerandoli nella loro relazione con gli spazi dell’Università e con il territorio su cui l'Istituzione insiste. Anche alla luce dell’esperienza internazionale (European Academic Heritage Network www.universeum.it) e dell'iniziale lavoro sulle singole sedi monumentali, il nostro contributo intende proporre la necessaria istituzione di una potenziale forma museale diffusa che consentirebbe soluzioni innovative di tutela e promozione in una rete inclusiva, orizzontale e transdisciplinare. Tale ipotesi verrà sviluppata, da un lato, attraverso un’indagine sulla consistenza di tale patrimonio e, dall’altro, sottolineando il complesso rapporto Ateneo-Città per via delle frequenti sovrapposizioni tra insediamenti universitari e nodi urbani socialmente sensibili o in via di trasformazione (centro storico di Bari e Polo Universitario Ionico a Taranto). La scelta di contribuire al convegno collettivamente è mossa dalla convinzione che il tema dei “Beni Culturali” trovi nell'Ateneo barese uno spettro ampio di competenze nei campi cruciali della tutela e della valorizzazione. Da ultimo e anche grazie al progetto CHANGES (Cultural Heritage Active Innovation for Nex-Gen Sustainable Society), sono state realizzate già alcune tappe in vista di ulteriori azioni e piattaforme partecipative digitali come soluzione di comunicazione avanzata.

Research paper thumbnail of Una "collezione da museo". I Martinelli a Monopoli e la nascita di un paradigma espositivo nella Puglia di età borbonica, in "Archeologia in Puglia in età borbonica", convegno internazionale (Bari, 9-10 novembre 2023)

Nel suo fondativo libro dedicato ai musei Alessandra Mottola Molfino ha scritto (parafrasando Wal... more Nel suo fondativo libro dedicato ai musei Alessandra Mottola Molfino ha scritto (parafrasando Walter Benjamin) che, senza i collezionisti, molto probabilmente, oggi, non esisterebbero tali istituzioni. Allo stesso modo, nel bene o nel male, possiamo affermare che se nella Puglia di Età borbonica non ci fossero state famiglie come i Martinelli a Monopoli, forse non avremmo potuto contare su un sistema di ‘collezioni da museo’ così come lo conosciamo ora e nel quale ricadono casi altrettanto paradigmatici, quali sono quelli degli Jatta o dei Caputi a Ruvo (rispettivamente ora Museo Nazionale e Collezione Banca Intesa). L’episodio monopolitano, che qui interessa, s’inserisce in un più largo contesto, chiaramente preunitario e per certi aspetti autonomo dall’ipernodo napoletano che, andatosi a cristallizzare dagli anni Trenta del XIX secolo, bene può essere letto attraverso una missiva del 1895 conservata presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma. Essa venne scritta dal salernitano Andrea Calenda di Tavani, allora prefetto di Bari, a Giuseppe Fiorelli, capo della Direzione Generale del Ministero della Pubblica Istruzione, nel frattempo mutata da ‘Musei e Scavi del Regno’ ad ‘Antichità e Belle Arti’. Nel quadro del dibattito sorto intorno all’ordinamento amministrativo italiano post-unitario, l’incartamento non solo accolse la riflessione di Calenda di Tavani sui benefici del decentramento di competenze alle Regioni, da lui intese come un «consorzio di Province», dove, in via prioritaria, dovevano porsi gli interventi a sostegno «degli Istituti di Istruzione Superiore, degli Archivi Storici e delle Accademie di Belle Arti», ma, soprattutto, risultò funzionale alla valutazione - con una prospettiva e uno sguardo inusualmente larghi - del territorio di cui era stato chiamato a occuparsi per conto del Governo centrale. Premettendo che nella «Provincia» affidatagli non vi era «memoria che vi fossero in alcun tempo esistite Pinacoteche e Gallerie pubbliche» (a Bari il Museo Provinciale ubicato nel Palazzo degli Studi aprì i battenti solo nel 1890), comunque egli sottolineò la presenza di un tessuto collezionistico già sei-settecentesco - avviatosi tra gli altri con gli Acquaviva d’Aragona a Conversano e con i De Paù a Terlizzi -, in grado di fare da premessa alla stagione primo-ottocentesca. Quest’ultima, più legata alla cruciale componente archeologico-antiquaria, ebbe nel caso Martinelli (al tempo della lettera di Calenda di Tavani un patrimonio che di lì a poco passò poi ai Meo-Evoli) la punta in assoluto tra le più avanzate.

Research paper thumbnail of Una carta da lettera parlante (1888-1891). 
La ‘grande decorazione’ di Rinaldo Casanova dall’Europa al Museo Provinciale di Bari, in "Ingannare 'l’occhio a maraviglia'. Quadraturismo e grande decorazione", Matera, 4-6 ottobre, VIII Convegno Internazionale di Studi a cura di Elisa Acanfora

Ingannare “l’occhio a maraviglia”. Quadraturismo e grande decorazione, Matera, 4-6 ottobre, VIII Convegno Internazionale di Studi a cura di Elisa Acanfora, 2023

Funzionali alla restituzione del contesto extra-locale in cui l’operazione di decorazione del Mus... more Funzionali alla restituzione del contesto extra-locale in cui l’operazione di decorazione del Museo Provinciale di Bari andò a prendere forma negli anni dell’Ottocento post-unitario e revivalistico, sono alcune lettere che il pittore bolognese Rinaldo Casanova scrive in gran parte da Londra. Esse costituiscono un ulteriore strumento di conoscenza in aggiunta al ricco repertorio di modelli conservato presso l’Accademia di Belle Arti a Napoli reso noto da Fabio Mangone. Una di queste missive, in particolare quella datata al 23 agosto del 1890, oltre a sottolineare che il Nostro era rimasto nel Regno Unito per motivi di salute, informa del suo impegno per il lavoro in quel di Bari, non prima, però, di aver portato a termine gli impegni sul versante inglese, tra cui una «volta della nuova ala appositamente costruita per i quadri del Sciuti acquistati dal colonnello North». Il dato pare interessante, perché dimostra il grado di apprezzamento raggiunto da Casanova presso i ceti medio-alti della società britannica, richiamando un preciso episodio che, realmente accaduto a Londra al tempo dell’Italian Exhibition del 1888 aveva visto protagonista il militare inglese John Thomas North (tra l’altro presidente del «reception committee» dell’esposizione), assurto a una discreta notorietà per aver acquistato tutti i dipinti del pittore siciliano Giuseppe Sciuti lì esposti. Non si sarebbe trattato poi dell’unico caso. Un altro impegno del Casanova d’oltremanica, sempre correlato alla vicenda delle esposizioni destinate alla promozione dell’immagine nazionale all’estero, venne da lui richiamato in una seconda lettera del 1891, in relazione ai suoi «impegni presi per la Venezia in Londra» nell’ambito delle Olympia Exhibitions, ossia per una delle ricostruzioni quasi complete della famosa città dei dogi che poi Casanova reiterò presso il «Winter Garden Pavillon» di Birmingham. Si noti come la corrispondenza di Casanova dedicata al Museo Provinciale di Bari venisse a svolgersi su una raffinata carta intestata color avorio con caratteri a stampa blu o rossi, dove l’artista in primo luogo si presentava insignito di tutta una serie di altisonanti titoli e riconoscimenti onorifici. Non solo, con la stessa elegante diligenza la medesima carta da lettere lo indicava quale professionista estremamente versatile: «contractor for artistic ornamental decorative works in every style, for interior and exterior of mansions, palaces, churches, theatres, hotels and any other kind of public or private buildings». A seguire, venivano elencate le sue molteplici specialità spese tra le diverse tipologie di tecniche decorative, oltre al dettaglio - qui oggetto d’interesse per una prima sistematica mappatura del suo catalogo, all’insegna di un dialogo tra ambito locale e scala continentale - «of the principal works executed by the chevalier Casanova at differents epochs in England and in Italy». In questo caso, si trattava di interventi eseguiti per ville (soprattutto in Inghilterra), palazzi pubblici e privati, oltre che, come recitava sempre la sua carta intestata, per edifici religiosi, stazioni, grandi alberghi, ristoranti di lusso, tra «Sussex, Naples, Leicester, Posillipo, London, Eltham, Teano, Salerno, Rome» e, naturalmente, «Bari». La scelta di Bari per Casanova sì spiegava anche con il grado di visibilità da lui raggiunto in ambito meridionale,. Proprio nel 1888, infatti, la rivista palermitana L’arte decorativa illustrata ne scrisse proponendolo ai suoi lettori come «uno dei più grandi concettisti che vanti l’arte della pittura decorativa”, rendendolo, così, perfettamente rispondente al clima intellettuale di una Bari di secondo Ottocento pervasa da istanze positiviste, antiquarie, ma anche mercantili e borghesi.

Research paper thumbnail of Léontine Gruvelle e la donazione della collezione di Giuseppe De Nittis al Comune di Barletta

RITRATTI DI LÉONTINE GRUVELLE DE NITTIS. Storia, arte, letteratura, atti del convegno (Barletta, 2 aprile 2023), a cura di Beatrice Stasi, 2023

Contributo inserito negli atti del convegno tenutosi presso il castello di Barletta lo scorso 2 a... more Contributo inserito negli atti del convegno tenutosi presso il castello di Barletta lo scorso 2 aprile 2023.

Research paper thumbnail of Lontano da Napoli ma non troppo. Edward Perry Warren, Antonio Jatta, Bernard Berenson e il mercato artistico-antiquario nella Puglia storica tra musei pubblici e privati (XIX-XX secolo),  in "Moving Masters III. Opere in viaggio: artisti, collezionisti, conoscitori e mercanti", Parma, 29 giugno '23

Seminario svolto presso l'Università di Parma nell'ambito del Dottorato di ricerca in "Scienze fi... more Seminario svolto presso l'Università di Parma nell'ambito del Dottorato di ricerca in "Scienze filologico-letterarie, storico- filosofiche e artistiche" - Laboratorio disciplinare L-ART/04.

Research paper thumbnail of Un confronto 1911-1922. La pittura italiana del Sei e Settecento in mostra a Firenze tra Ugo Ojetti e Roberto Longhi
, in "Summer School Officina 1922 - Una mostra alle origini della fortuna del barocco", Venaria, Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"
, 7-9 giugno 2023

Research paper thumbnail of «An incalculable loss» (The New York Times, 2020). La peste e il barocco: appunti sparsi per un immaginario artistico pandemico, in "Epidemie seicentesche: casi di studio (Testimonianze tra testi e immagini)", Dottorato di Storia, Storia dell'Arte e Archeologia, Università di Genova, 26.05.2023

Research paper thumbnail of Per «mero caso» (Roberto Longhi, 1914). Orazio Borgianni in Liguria e la «questione» del Seicento (ma non solo) tra connoisseurship, storiografia artistica, collezionismo e musei effimeri

Orazio Borgianni. Bilanci e nuovi orizzonti, Atti della giornata di studi (Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Barberini, 28 ottobre 2020), 2022

Stampa Esperia, Lavis (Trento) Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in... more Stampa Esperia, Lavis (Trento) Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore.

Research paper thumbnail of ‘Interferenze culturali’ per la Storia dell’Arte a Genova. Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019), in "Le donne storiche dell'arte", convegno internazionale di Studi, Genova, 26-27 maggio 2022

Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019), entrambe piemontesi sono due donne c... more Giusta Nicco Fasola (1901-1960) ed Ezia Gavazza (1928-2019), entrambe piemontesi sono due donne che a Genova hanno sviluppato carriere molto diverse, ma entrambe segnate dalla passione per la storia dell’arte, con la prima nel ruolo di maestra prediletta della seconda accanto ad Adolfo Venturi, Mario Salmi, Gèza de Francovich, una rete senza barriere di genere e di metodi poi allargata a studiosi come Edoardo Arslan, Pasquale Rotondi, Eugenio Battisti, Giulio Carlo Argan, Giuliano Briganti. Esse condivisero anche l’attenzione per la politica militante: Nicco Fasola negli anni difficili del secondo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra, iscritta prima al Partito Nazionale Fascista (1933-1943), fu poi nel Comitato toscano di Liberazione Nazionale insieme a Carlo Ludovico Ragghianti ed Ernesto Codignola, quindi nel Partito d’Azione e infine in quello Socialista; Gavazza tra le file di quello Comunista, nella fase del boom economico postbellico, del ‘miracolo italiano’ poi incupitosi negli anni di piombo, militanza però mai ideologica e fine a se stessa la sua, tanto da ricevere continua e attenta vicinanza da personalità del ‘capitale’ come il collezionista Aldo Zerbone. Anche gli esiti della ricerca certo sono stati molto diversi: da un lato, Nicco Fasola con le grandi monografie d’artista ("Jacopo della Quercia", 1934; "Nicola Pisano, orientamenti del gusto italiano", 1940; "Piero della Francesca", 1942; "Pontormo o del Cinquecento", 1948); dall’altro, Gavazza con i macroproblemi dello splendor laico e religioso dell’universo barocco ("La Grande decorazione a Genova", 1974; "Lo spazio dipinto. Il grande affresco genovese nel ‘600", 1989; "Genova nell’età barocca", 1992).
Pur con una diversa intensità, le due studiose hanno trovato nel XVII secolo uno dei motivi di ‘interferenza culturale’ che la proposta intende sondare. Vuole il caso che Giusta si fosse laureata in filosofia a Torino nel 1922, proprio l’anno in cui Ugo Ojetti apriva al pubblico di Palazzo Pitti la mastodontica "Mostra della pittura italiana del ‘600 e ‘700": un contenitore al servizio della politica culturale del Ventennio che tra l’altro, nella Firenze dove poi lei giunse per insegnare e per sposarsi con Cesare Fasola nel 1934, per la prima volta nel XX secolo gli esperti avrebbero raccontato delle ‘storie pittoriche’ regionali - tra cui quella genovese a giocare un ruolo di spicco -, ma anche di singole personalità come il lombardo Caravaggio documentato con un davvero ampio repertorio di opere. Quello del 1922 a Firenze di sicuro è stato uno snodo importante per la storia dell’arte in generale, ma anche per le due storiche dell’arte che qui interessano in particolare: Nicco Fasola, ancora nel 1951 (l’anno di un’altra grande esposizione, il Caravaggio di Roberto Longhi), mandò in stampa il suo Caravaggio anticaravaggesco che, come la mostra di Milano, si affrancava clamorosamente dalla lettura andata in scena a Firenze trent’anni prima; mentre Gavazza, ancora nel 1990 ("La pittura in Liguria. Il secondo Seicento"), avrebbe invece ripreso in mano direttamente il medesimo evento, certo per criticarlo sulla scorta delle ‘note’ di Longhi, ma anche per leggerlo come propedeutico alla successiva "Mostra di pittori genovesi del Seicento e Settecento" (1938), a sua volta da lei intesa come ‘il primo atto critico’ su cui fondare (o rifondare) un’intera stagione di ricerca.

Research paper thumbnail of Luigi Tommaso Belgrano (1838-1895), Orlando Grosso (1882-1968) e il “mito” della dimora genovese tra studi eruditi ed esposizioni

LE STAGIONI DELL’ERUDIZIONE E LE GENERAZIONI DEGLI ERUDITI. Una storia europea (secoli XV-XIX), convegno internazionale, Firenze, Palazzo Medici Riccardi, Biblioteca Riccardiana, Biblioteca Nazionale Centrale, 27-29 aprile 2022, 2022

Research paper thumbnail of "J'en fait des tableaux". Léontine Gruvelle e la 'pinacoteca' delle "Notes et souvenirs du peintre Joseph De Nittis" (Parigi, 1895),

Ritratti di Léontine De Nittis. Storia, Arte, Letteratura, Giornata di Studi, Castello di Barletta, Sala Rossa, 2 aprile, 2022

Research paper thumbnail of Italy 1974: celebrating Galeazzo Alessi and the Genoese Renaissance

What Renaissance? Galeazzo Alessi (1512–72) and the Legacy of a ‘virtuoso e molto eccellente architetto’, 68th Annual Meeting RSA, Dublin, 30 March–2 April 2022, 2022

In the mid-seventies of the Twentieth Century Corrado Maltese pointed out the fragmentary charact... more In the mid-seventies of the Twentieth Century Corrado Maltese pointed out the fragmentary character of a large part of the literature which until then had been dedicated to Galeazzo Alessi (1512-1572), made, at least in part, by the writings of Mario Lab , who died in 1961. The proposal start from the
conference and the ‘alessiana’ exhibition in Palazzo Bianco (April-May 1974): these events were both accompanied by an impressive photographic campaign carried out in Umbria, Lombardy and above all Liguria. These turn out to be useful today to reflect on the prestige of Alessi and in particular on the splendor of Renaissance Genoa which, then proposed - not surprisingly - as a model by P.P. Rubens for "the overseas provinces", continued to be an element of fascination at least until the beginning of the Twentieth Century with the studies of Edith Wharton (1904) and John Mead Howells (1922).

Research paper thumbnail of Lontano da Napoli ma non troppo (1877-1898): la Puglia di «città antiche e monumenti classici» tra Giovanni Juniore Jatta, Edward Perry Warren e Bernard Berenson

, in LA CULTURA DELL'ANTICO NELLE ARTI FIGURATIVE DALLA RESTAURAZIONE ALLA GRANDE GUERRA, convegno internazionale, Università degli Studi di Napoli Federico II, 24-26 novembre 2021, 2021

E’ il 1877 quando la Relazione intorno alle città antiche ed ai monumenti classici del Distretto ... more E’ il 1877 quando la Relazione intorno alle città antiche ed ai monumenti classici del Distretto di Barletta venne stilata da Giovanni juniore Jatta (1832-1895), già acuto autore del Catalogo del Museo Jatta con breve spiegazione dei monumenti da servir da guida ai curiosi (Napoli, 1869), cioè da colui che era stato designato dallo zio Giovanni seniore (1767-1844) come l’erede-curatore della raccolta di famiglia iniziata a Napoli e poi musealizzata in quel di Ruvo. Una Relazione come quella che qui si presenta (59 pagine) può ritenersi prova delle competenze di Giovanni juniore derivate dai suoi studi classici e da lui riversate nel ruolo da ispettore agli Scavi e ai Monumenti per il Ministero della Pubblica Istruzione. La Relazione, che è anche prova oggettiva della preminenza assunta in quegli anni dalla disciplina archeologica rispetto alla storia dell’arte (un dibattito che può agilmente essere seguito sulla rivista Nuova Antologia), venne indirizzata a Giuseppe Fiorelli, capo (dal 1875 al 1891) dell’allora Direzione Generale degli Scavi e dei Musei del Regno, poi Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti. Conservatasi presso l’Archivio Centrale dello Stato, la Relazione certo è da ritenersi cascame della più ampia azione ministeriale volta a definire un catalogo di tutti gli oggetti antichi presenti sul territorio italiano finalmente unificato (peraltro essa è dotata di una corposissima Giunta dedicata al colosso di Barletta). Tuttavia, la Relazione è solo un tassello della più ampia e trasversale attenzione per l’‘antico’ che negli stessi anni interessò in particolare la cosiddetta Puglia storica. Poco più tardi, infatti, nel maggio del 1898, Edward Perry Warren (1860-1928), collezionista d’arte americano, amico di Isabella Gardner Stewart, proprietario della Warren Cup oggi al British Museum, autore di diverse opere che proponevano una visione idealizzata delle relazioni omosessuali legate al mondo classico (The Prince who did not exist, 1900; A tale of Pausanian Love, 1919; A defence of Pausanian Love, 1927) e, non ultimo, grande sponsor del giovane Bernard Berenson per il suo ingresso alla Harvard University (1894), scrisse proprio al figlio di Giovanni juniore, Antonio Jatta (1853-1912). Scopo della missiva firmata da colui che nel 1895 si era già visto dedicare da BB una monografia su Lorenzo Lotto (Lorenzo Lotto. An Essay in Constructive Art Criticism), era quello di ottenere informazioni circa l’acquisto di un «bellissimo vaso istoriato» - il cosiddetto vaso Armenise - proveniente da Ceglie del Campo, località che, insieme a Ruvo di Puglia e a Canosa, nel corso del XIX secolo si era sempre più identificata come centro di approvvigionamento di reperti destinati tanto a realtà museali private (e tra queste vi era proprio quella degli Jatta a Ruvo di Puglia), quanto a quelle pubbliche come il Real Museo Borbonico a Napoli. La questione, che lascia intendere un’evidente saldatura di multiformi interessi, coincide tra l’altro con la formazione delle raccolte del Museo Provinciale di Bari cui il vaso in questione venne infine destinato dallo stesso Warren in ragione dei buoni uffici di Antonio Jatta. In tale quadro, va notato come gli Jatta furono tra i più attivi promotori di questo Istituto che, non a caso, verrà poi visitato anche da Berenson nel 1908.

Research paper thumbnail of Ephemeral Museums in Pandemic Era. Bari and the Museo Provinciale that was there, that has been and has never been

ICMS XXIII PROCEEDINGS BOOK Volume II 23 rd International Conference on Multidisciplinary Studies: "Resilience for Survival", 2020

The proposal introduces the theme of the communicative resilience of exhibitions during the Pande... more The proposal introduces the theme of the communicative resilience of exhibitions during the Pandemic Era. On March 7, 2020, Italy and its museums, as well as the countless exhibitions housed in their rooms, were closed leaving hundreds, perhaps thousands, of works without the public: from the paintings of Raphael (Rome, Scuderie del Quirinale), to the tables of the Griffoni Polyptych assembled after three hundred years (Bologna, Palazzo Fava), to the statues of Canova (Rome, Palazzo Braschi), to the Sant'Antonio by Antonio Vivarini and to the San Felice in the chair by Lorenzo Lotto chased by Bernard Berenson in his Apulian 'pilgrimages' (Bari, Palazzo Ateneo). Indeed, the latter is the exhibition to which particular attention is paid here. The spaces of the ancient Museum have come back to life with the exhibition Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari 1875-1928. The exhibition involved lenders institutions such as Villa I Tatti - The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, the Central State Archive in Rome, the Pinacoteca of Bari 'Corrado Giaquinto' and several others. The exhibition in Bari was inaugurated on February 28th. After the first five days only the exhibition was closed for the advance of COVID 19 virus. In the 'great hall' - as the main space of the ancient Provincial Museum was called - everything remained suspended and perfectly finished: showcases, exhibitors, paintings, statues, clay and stone art objects. However, there was no longer the possibility of letting people, visitors enter. We said that it would have been wonderful to be able to reopen it at least 'virtually'. And so we did, with an immersive and advanced teaching perspective, involving the PhD in ‘Literature, Languages and Arts’, also the ‘Archaeological Heritage’ postgraduate course and the second level degree in ‘Art History’ of the University of Bari.

Research paper thumbnail of “È tempo di agire”: Edward Perry Warren, Antonio Jatta, Bernard Berenson and the Apulian art market between private and public museums (XIX-XX century) - RESEARCHING ART MARKET PRACTICES FROM PAST TO PRESENT AND TOOLS FOR THE FUTURE, Accademia Nazionale di San Luca, Rome 25-26 November 2019

International workshop series - RESEARCHING ART MARKET PRACTICES FROM PAST TO PRESENT AND TOOLS FOR THE FUTURE

It is May 1898 when Edward Perry Warren (1860-1928), known as Ned Warren, American art collector,... more It is May 1898 when Edward Perry Warren (1860-1928), known as Ned Warren, American art collector, friend of Isabella Gardner Stewart, author of works proposing an idealized and ancient classical view of homosexual relationships (The Prince who did not exist, 1900; A tale of Pausanian Love, 1919; A defence of Pausanian Love, 1927) and, last but not least, great sponsor of the young Bernard Berenson for his entry to Harvard University (1894), wrote to Antonio Jatta (1853-1912), heir of a very wealthy bourgeois family who had linked his name to the history of Apulian-Lucanian collecting in the early 19th century. The matter of the letter was the purchase of a “bellissimo vaso istoriato" found in Ceglie del Campo, a town which, along with Ruvo di Puglia and Canosa, had become one of the major supply centers of archaeological finds for private and public museums in South Italy (among these were the Jatta Museum in Ruvo di Puglia and the ‘Reale Museo Borbonico’ in Naples). Starting from this episode, the proposal wants to represent - above all through epistolary testimonies - the coordinates of a very large phenomenon that in reality did not exclusively concern the ‘cultural heritage’ of archaeological origin. In fact, the Apulian context between Bari, Lecce and Taranto, thanks to the constitution of new public museums (especially in post-unified Italy), still remains an unexplored art market, where supply and demand drafted negotiations on variously attributed painting works - with clear improvement intent - to artists like Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Correggio, Rubens and Van Dyck. This aspect suggests a possible conflict of interests, as it then went on to become clear in particular with the constitution of that ‘Museo Provinciale’ in Bari - which had among its promoters Antonio Jatta himself - visited by Berenson in 1908 together with his friend Carlo Placci and nephew Lucien Henraux.

Research paper thumbnail of Dismissioni ‘di corte’ e dismissioni ‘reali’. La ‘corona’ delle ville comunali genovesi e un “museo che riserverà sorprese agli studiosi e ai profani” (M. Labò, 1922)

RESIDENZE STORICHE E PATRIMONIO CULTURALE Le dismissioni tra pubblica fruizione e forme museali, Reggia di Venaria, 13 novembre 2019

Il progetto rientra nell’ambito delle iniziative congiunte dedicate al tema 'Residenze Reali, dis... more Il progetto rientra nell’ambito delle iniziative congiunte dedicate al tema 'Residenze Reali, dismissioni, musei 1919-2019', realizzate in sinergia tra il Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude con l’Università degli
Studi di Torino, il Centro documentazione Residenze Reali Lombarde con il Politecnico di Milano:
. Reggia di Venaria
Mercoledì 13 Novembre 2019, Residenze storiche e patrimonio culturale,
a cura del Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude e dell’Università degli Studi di Torino
. Palazzo Reale di Milano
Giovedì 14 novembre 2019, Il patrimonio storico artistico tra dismissione e dispersione. Casi studio e assetti
attuali e futuro, a cura del Centro documentazione Residenze Reali Lombarde e del Politecnico di Milano

Research paper thumbnail of Accanto all’antico: “la raccolta del signor Jatta  è la sola che meriti nella nostra provincia il nome di Pinacoteca”

Sguardi incrociati sull’antico Napoli e l’Europa, dalla Rivoluzione alla Restaurazione (1790-1840). Convegno Internazionale di Studi, Napoli 7-8-9 novembre 2019, 2019

Il 23 ottobre del 2018 una Lucrezia di Artemisia Gentileschi è stata battuta all’asta a Vienna pe... more Il 23 ottobre del 2018 una Lucrezia di Artemisia Gentileschi è stata battuta all’asta a Vienna per un milione e ottocentottantacinquemila euro (Vienna, Palais Dorotheum, 23.10.2018, lotto n. 56). Il dipinto proveniva dalla collezione Jatta a Ruvo di Puglia dove era entrato in modo probabilmente contestuale alla grande quantità di reperti antichi accumulati dalla famiglia rubastina sin dagli anni Trenta del XIX secolo. Senza dubbio un formidabile indicatore di gusto, il quadro può essere considerato rappresentativo di una stagione di cui si ha contezza soprattutto attraverso le carte legate al problema delle dispersioni post-unitarie che, in effetti, restituiscono la questione di un collezionismo —con ogni evidenza non solo di matrice archeologica— sviluppatosi anche in contesti come quello della cosiddetta ‘Puglia storica’ agli inizi dell’Ottocento, una realtà che si dimostra in questo modo solo apparentemente periferica rispetto all’ipernodo partenopeo. Il fenomeno è a più riprese fotografato nelle comunicazioni epistolari intercorse tra la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti a Roma, la Prefettura di Bari e i diversi esperti a fare da ‘sentinelle’ presenti sul territorio. In tal senso, è del 1885, una lettera indirizzata dal prefetto di Bari al Ministero della Pubblica Istruzione che valuta con una prospettiva inusualmente storica le principali opere d’arte ancora presenti nelle quadrerie private dell’area, creando una linea di continuità tra le forme di collezionismo Sei-Settecentesche e quelle appunto primo-ottocentesche di cui il caso Jatta può essere considerato la punta avanzata: “in quanto a raccolte private quantunque disgraziatamente molti anni or sono furono distrutte o sperperate sono di positiva importanza, cioè quella posseduta dalla famiglia Paù in Terlizzi e l’altra che si possedeva dal conte di Conversano, entrambe vendute ai rigattieri, rimane in Ruvo di Puglia la discreta raccolta di quadri antichi presso la distinta famiglia Jatta, tra i quali una decina sono considerati di qualche valore artistico, e fra questi due da essere particolarmente considerati”. La cosa non deve stupire, dal momento che nella stessa dimora Jatta si conservava anche un altro eccezionale elemento significante costituito dal volume dedicato alla collezione dell’ambasciatore inglese William Hamilton, "Les Antiquités étrusques, grecques et romaines" (1766-’67), considerato da Francis Haskell, in occasione della mostra dedicata alla "Civiltà del Settecento a Napoli" (1980), come il libro più elegante del XVIII secolo. La residenza di cui sopra, ora in parte sede del Museo Archeologico Nazionale Jatta, rappresentò dunque sin dagli inizi dell’Ottocento un crocevia di interessi legati all’antico, alla cultura classica, cui porre accanto le esperienze figurative seicentesche - talvolta espressione di classicismi ‘altri’ come nel caso della suddetta Lucrezia -, in parallelo ad analoghe situazioni come quella dei Meo-Evoli a Monopoli e dei Bonelli a Barletta. La proposta intende leggere i ‘musei’ di queste famiglie —perché come tali risultano concepiti dai loro fondatori-collezionisti anche negli spazi—, ispirati da una forma di ‘paternalismo illuminato’ che, nel largo orizzonte della Puglia storica, già dal secondo Settecento creò le condizioni per il passaggio a una dimensione larga di pubblica fruizione, peraltro da mettere anche a registro rispetto alla giurisprudenza in materia di ‘beni culturali’ della Napoli ferdinandea.

Research paper thumbnail of The Italian eighteenth century Paintings, statues, drawings and objects: encyclopedic exhibitions (Venice, Florence 1929-1948)

15th International Congress on the Enlightenment, Edinburgh, 14-19 July, 2019

During the XX c. the exhibitions on the XVIII c. in Italy, included the regional ones, seem to ha... more During the XX c. the exhibitions on the XVIII c. in Italy, included the regional ones, seem to have a standard narrative structure which differs from those dedicated on an individual painter or on a group of artists. The complex identity of this period, spread to the entire Europe, imposes an ‘encyclopedic’ pattern despite the political influences. Traditional masterpieces (paintings, statues) are matched by graphics, decorative and textile arts, music, publishing and theatre. With its block-buster traits, the passage is from a model of ‘ephemeral museum’ focused only on painting, as in the case of the Florentine exhibitions “Ritratto Italiano” (1911) and “Pittura Italiana del Sei e Settecento” (1922), to a generalist one. It took place, not by chance, in Venice in the Biennale gardens with the event “Settecento Italiano” (1929). The exhibition -out of the context with this contemporary setting- can be paradigmatic, since it expresses the vivacity of that historical period, laden with a large generations of players (painters, writers, composers and interpreters), as well as new genres, like the ‘veduta’, always within a new figurative culture. Paradoxically, it happened in a period in which the critics was adopting the A. Venturi’s point of view about the presumed ‘artistic weakness of the century’, but that did not stop the cultural turn which strengthened, at first, in Florence, thanks to the diachronic “Mostra del Giardino Italiano” (1931) by U. Ojetti, organizer of two previous events (1911,1922), and then, in the 2th post-war phase, with the “Mostra della casa italiana nei secoli” (1948) by C.L. Ragghianti. Both called attention to the XVIII c. with setups between ‘teatrini’ (1931), heirs of the 'tableaux-vivants' tradition, and the ‘ricostruzioni d’ambiente’ (1948), traceable back to the period rooms and, in some ways, to the literature on the history of decorative arts, of which the unsurpassed example was E. Warton with her "The Decoration of Houses” (1897).

Research paper thumbnail of L’arte al servizio dell’identità e del passato. Settecento genovese: 1/ I Della Rovere tra Albisola e Savona; 2/ Gli Imperiale a Francavilla; 3/ I Doria-Panphilj a Melfi, convegno annuale SISSD - L'invenzione del passato nel XVIII secolo, Rimini, 27-29 maggio 2019

SOCIETÀ ITALIANA DI STUDI SUL SECOLO XVIII L'invenzione del passato nel XVIII secolo

OGGETTO DELLA RICERCA La proposta verte sul tema dell’arte al servizio dell’identità e, dunque, ... more OGGETTO DELLA RICERCA
La proposta verte sul tema dell’arte al servizio dell’identità e, dunque, della costruzione e della celebrazione di un passato, vero o fittizio, da parte di gruppi familiari nel XVIII secolo. Tale processo passa soprattutto attraverso la ricerca della memoria, di un legame diretto tanto con l’antico di un casato, quanto con i protagonisti della propria o altrui stirpe. La famiglia è così insieme autore, argomento e primo destinatario di un simile processo, spesso costruito mediante le carte d’archivio. L’intenzione di coltivare un eventuale ‘mito’ fondativo di tipo cartaceo non solleva però i promotori di tale sforzo da applicarsi a ulteriori passaggi, che si traducono nella concretezza di manufatti artistici in grado di assumere un valore altamente iconico (cappelle, sistemi residenziali, apparati decorativi, quadrerie). Nello specifico, il processo indagato trova una sua esemplare trasversalità geografica per il tramite delle famiglie genovesi a Genova e fuori di Genova, appunto spesso proiettate in una dimensione regionale propria degli Stati italiani e, dunque, europea.

STATO DEGLI STUDI
Il macro-tema ha potuto già contare su alcune prime riflessioni in occasione dell’appuntamento annuale SISSD 2018 e, ancora, nel più recente convegno “I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di un’identità” (Pavia, 2018). Nei casi appena ricordati, il binomio identità-famiglia ha trovato una sua lettura nella componente della memoria (G.Ciappelli). Tale schema, esteso al versante storico-artistico, ha poi condotto alla verifica —larga e trasversale— di una molteplicità di fenomeni-modello a discendere da una letteratura di tipo ‘fondativo’. Tra questi, il rapporto tra ‘provincia’ e ambienti della corta pontificia (F.Haskell, G.Briganti), i sistemi palazzo- villa-giardino (G.Labrot, M.Fagiolo), passando per le raccolte artistiche intese come indicatori di gusto e di tendenze (K.Pomian, G.Spezzaferro), sino alle strutture residenziali di tipo ‘neo- feudale’ (F.Zeri), che, a loro volta, nello specifico genovese di rapporti mai unidirezionali con il Meridione, originano anch’esse da un solido assunto storiografico (G.Galasso, A.Musi, C.Bitossi, E. Grendi).

1/ OBIETTIVI (A. Leonardi)
Obiettivo della proposta è valutare le modalità con cui l’identità quattro-cinquecentesca del casato roveresco, così fortemente connotato in virtù del rapporto con l’ambiente romano, abbia impattato nella dinamica settecentesca del Ponente genovese. In un contesto agilmente assimilabile all’idea di ‘provincia’ haskelliana, è Francesco Maria della Rovere, futuro doge della Repubblica, a curare l’aggiornamento degli spazi pubblici e privati legati al ‘mito’ della sua famiglia, ricordiamo costruito sull’esperienza di Sisto IV e di Giulio II: ne sono prova la cappella sistina di Savona e la contestuale villa Della Rovere poi Gavotti ad Albisola con la cosiddetta ‘sala dei Papi’. L’opera di trasformazione di questi antichi ambienti non mancò di diventare anche argomento di dibattito tra i membri della locale Colonia degli Arcadi. Alcuni di loro, ad esempio, arrivarono a giudicare gli elementi della cappella quattrocentesca —tra questi il monumento funebre dei genitori di Sisto IV — «molto più belli di quelli che vi sono stati posti di nuovo», esprimendo così un giudizio di valore anche rispetto alle analoghe scelte decorative adottate nella cappella e nella galleria delle stagioni della dimora suburbana albisolese.

Research paper thumbnail of Orlando Grosso e l’arte genovese: mostre, ricerca scientifica e un progetto di museo per l’arte italiana contemporanea all’ombra della Tour Eiffel (1908-1948), in "Esposizioni" - Convegno internazionale, CSAC, Abbazia di Valserena, Parma 27-28 gennaio 2017

Una formidabile stagione di valorizzazione e di conoscenza per l’arte antica genovese matura nell... more Una formidabile stagione di valorizzazione e di conoscenza per l’arte antica genovese matura nella prima metà del Novecento, quando in Italia e in Europa diversi momenti espositivi spettacolari contribuiscono a definirne la specificità storiografica (soprattutto tra Rinascimento e Barocco), affiancando tale vicenda alle più note e, in quella fase, già consolidate realtà toscane, romane e venete. Nel delta cronologico preso a riferimento, lo spazio ‘effimero’ della mostra si affianca a quello istituzionale del museo, spesso in gestazione, completandosi vicendevolmente in un progetto culturale unitario, davvero di portata internazionale. E’ Orlando Grosso, pittore e direttore dell’Ufficio Belle Arti di Genova, a tracciare il perimetro di un case study sino a quel momento praticamente inedito: l’approccio di Grosso è contraddistinto da un saper vedere ‘largo’, sicuramente condizionato dalla politica del tempo, ma utile anche a porre le basi per gli approfondimenti che si susseguiranno nel secondo dopoguerra. Procedendo per casi esemplari, il contributo intende tracciare le coordinate delle mostre e degli allestimenti museali genovesi attraverso l’attività di un intellettuale al centro di relazioni estese e sempre di notevole livello (Berenson, Longhi, Ragghianti, Geiger, Bernard). Quella di Grosso è stata una progettualità sofisticata, a sostegno di una politica espositiva capace di grandi aperture: dal 1908 al 1948, si moltiplicarono gli appuntamenti culturali da lui promossi, di cui si mantiene traccia attraverso i cataloghi, le recensioni sulle maggiori riviste di quegli anni, la documentazione archivistica e fotografica. Con Camille Enlhart, Ugo Ojetti e Corrado Ricci, in particolare, egli tratterà a lungo della creazione di un museo di arte italiana contemporanea a Parigi, tutto questo in parallelo alla prima apertura ‘moderna’ di Palazzo Bianco in Strada Nuova e alla creazione di quel sistema museale cittadino divenuto poi paradigma, nell’Italia della ricostruzione, con l’esperienza di Franco Albini e di Caterina Marcenaro.

Research paper thumbnail of Arte e impegno civile Michelangelo Buonarroti: fu un'icona antifascista

La Repubblica, 1 novembre 2024, 2024

Research paper thumbnail of "Le grandi mostre tra il 1911 e il 1922 a Firenze nel libro di Andrea Leonardi. Intervista all’autore", di Paola Stroppiana, CanaleArte, 29 maggio 2023

Il volume è inserito nella collana “Studi e Percorsi Storico-Artistici”, co-diretta dallo stesso ... more Il volume è inserito nella collana “Studi e Percorsi Storico-Artistici”, co-diretta dallo stesso Leonardi (professore associato di ‘Storia dell’Arte Moderna’ presso l’Università di Bari), insieme a Patrizia Dragoni (professoressa ordinaria di ‘Museologia e Critica Artistica e del Restauro’ all’Università degli Studi di Macerata). Relazioni, articoli di giornale, interviste, scambi epistolari, bozze di saggi mai usciti, tra cui, soprattutto, quelle gustosissime inerenti le diverse redazioni della Farragine sul Seicento e sul Settecento italiani mostrati a Firenze di Roberto Longhi (poi da lui sintetizzata negli Scritti Giovanili del 1961), sono gli strumenti impiegati dall’autore per indagare i tratti di un’Italia che, negli anni compresi tra il primo conflitto mondiale e la marcia su Roma, decise di prendere in mano la questione ‘beni culturali’. Firenze 1911 (la Mostra del Ritratto Italiano), Firenze 1915 (la mancata Mostra delle ville e dei giardini italiani), Firenze 1922 (la Mostra della Pittura Italiana del Sei e Settecento): in questi tre passaggi è possibile riassumere la progettualità di Ugo Ojetti (1871-1946) in capo al tema delle grandi esposizioni retrospettive di arte antica. Si è trattato di un’intensa stagione di studio, di ricerca e di divulgazione del patrimonio nazionale, che, dopo l’ottobre del ’22, prese ovviamente un’altra piega politico-culturale.

Research paper thumbnail of Villa Bonelli il tesoro che aspetta di essere salvato, La Repubblica,, 9 maggio 2023

La Repubblica, 2023

Villa Bonelli e la "Disfida" del prossimo 11 maggio sono 'protagoniste' martedì 9 maggio, sulle p... more Villa Bonelli e la "Disfida" del prossimo 11 maggio sono 'protagoniste' martedì 9 maggio, sulle pagine baresi de "La Repubblica". L' appuntamento è a Barletta, Castello, Sala Rossa, dalle 17.00. Fabio Mangone presenterà il volume "I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità" (Firenze, Edifir, collana "Studi e percorsi storico-artistici"), mentre alla succcessiva tavola rotonda sono previsti gli interventi di Gianpaolo Angelini, Raffaella Cassano, Fabrizio Vona, Luisa Filannino, Giuliano Volpe.

Research paper thumbnail of Il caso Jatta. Dalla collezione al museo, in "La Repubblica", 14 maggio 2022

Research paper thumbnail of Museo De Nittis. Nel suo nome la prima galleria

La Repubblica, 2 aprile , 2022

Research paper thumbnail of Immaginare la città. L'Ateneo in prima linea per la cultura del bello, La Repubblica, 29/04/21

La Repubblica, 2021

Nel 1986, lo storico dell'arte Giulio Carlo Argan scriveva di come i musei delle grandi città ris... more Nel 1986, lo storico dell'arte Giulio Carlo Argan scriveva di come i musei delle grandi città rischiassero di diventare «oggetto di un turismo di massa che avrebbe potuto anche condurre alla paralisi di tutte le attività culturali». Quasi quaranta anni dopo possiamo dire che Bari-soprattutto quando parliamo di musei-non sembra correre in alcun modo questo pericolo.

Research paper thumbnail of C'era una volta (e c'è ancora) il Museo di Bari, La Repubblica, sabato 29 febbraio 2020

La Repubblica, 2020

L' articolo illustra la mostra "Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel P... more L' articolo illustra la mostra "Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928)", allestita nel Salone degli Affreschi dell’attuale Palazzo Ateneo (28 febbraio-24 aprile 2020), in origine sede dell’antico Museo Provinciale. L’iniziativa è centrata sul momento formativo di un’Istituzione che, indagata ‘dentro’, ‘intorno’ e ‘fuori’ a un contenitore divenuto dal 1928 di matrice esclusivamente archeologica, in realtà ha giocato in origine un ruolo di rilievo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico meridionale, nell’ambito del largo e spesso difficile quadro nazionale postunitario. Il Museo Provinciale di Bari si è dimostrato così un punto di riferimento sia per quanto concerne la ‘riscoperta’ del Medioevo, sia per quanto attiene le direttrici del collezionismo e della connoisseurship di Età Moderna. Ponendo sempre al centro dell’attenzione il manufatto artistico, la ricerca è stata supportata da una sistematica ricognizione documentaria che restituisce il museo barese quale snodo capace di attrarre l’attenzione di un’ampia platea di studiosi. Tra questi, si contano personalità di formazione e cultura mitteleuropea come Martin Wackernagel, allievo di Heinrich Wölfflin e in Puglia al seguito di un esperto medievista come Arthur Haseloff; conoscitori delle complesse problematiche figurative ‘veneto-adriatiche’ (dai Vivarini a Tintoretto) come Gustavo Frizzoni e Mario Salmi; sino a comprendere studiosi ed esperti frequentatori del mercato antiquario internazionale come Bernard Berenson, ‘pellegrino di Puglia’ ante litteram, nonché il suo amico e mecenate statunitense Edward Perry Worren.

Research paper thumbnail of Della vita privata dei genovesi’. Lo spazio domestico nella Repubblica di Genova tra Sei e Settecento e la sua proiezione europea

Il successo della Repubblica di Genova è stato misurato dagli storici sulla base dei fasti commer... more Il successo della Repubblica di Genova è stato misurato dagli storici sulla base dei fasti commerciali e finanziari che, nel corso dei secoli, hanno garantito la sua prosperità in equilibrio tra le sfere di influenza francese e spagnola. Certo una potenza fragile per più motivi: 1) perché dotata di una proiezione globale, ma sostanzialmente priva di un vero territorio, a eccezione di quegli imbelli Domini costellati di ville e giardini che il cartografo Matteo Vinzoni illustrò alla metà del Settecento con dovizia di particolari; 2) perché dotata di un sistema di potere contrario alla monarchia, ma cresciuto grazie ad una aristocrazia di mercanti abbastanza scaltri da nominare la Madonna regina della città (1637) e, contemporaneamente, da ricercare nel meridione regnicolo una legittimazione neo-feudale; 3) perché titolare di un rapporto con la Curia romana cementato sì da papi e cardinali spesso di origine ligure, ma non sufficiente ad arginare la furia del visitatore apostolico Francesco Bossio contro dimore talmente ricche da rischiare di "oltrepassare la christiana modestia" (1582). E’ in questa complessa e contraddittoria cornice che si crearono le condizioni per un gran numero di iniziative legate all’arte e all’architettura che, comunque, non bastarono a far sì che chiunque vivesse a Genova si potesse automaticamente classificare come 'ricco': le case non erano tutte simili alle dimore disegnate da Galeazzo Alessi e poi ‘propagandate’ da Pietro Paolo Rubens. La cifra di quanto la povertà fosse diffusa anche a Genova è data dall’enorme cubatura dell’Albergo dei Poveri che le classi agiate fecero costruire (1652-’56), essenzialmente, per togliere (e togliersi) di torno gli inopportuni mendicanti assiepati davanti alle eleganti abitazioni affacciate sulle Strade Nuove o concentrate nelle riservatissime ‘curie’; dimore peraltro segnate da uno status particolare, quello identificato dal pittore-diplomatico fiammingo al servizio dei Gonzaga che ebbe a scrivere di residenze di "gentiluomini" (va ricordato, al governo di una Repubblica), paragonabili per splendore a palazzi di principi "assoluti", a capo di una Monarchia.
Il ‘caso Genova’ è degno di nota perché tutte le componenti appena ricordate hanno contribuito ad alimentarne il mito. In questo lavoro non si è inteso stabilire quanto i contorni del mito si avvicinino a una generica realtà, ma capire - principalmente attraverso una rosa di inventari scelti per esemplarità - come questi aspetti abbiano impattato sulla vita di alcuni casati, i Sauli, i Brignole-Sale, i Pallavicini, i Grillo, i Centurione. Uno spoglio filologico che, unito a quello condotto su numerosi altri documenti, è servito a porre in risalto la grande varietà di caratteri, destinazioni e beni che una dimora genovese poteva vantare, la funzione degli oggetti d’arte nella vita del clan o, per dirla con le parole di Marta Ajmar, "the cultural significance of things". A tal proposito, non esiste una risposta univoca. La ricerca ha provato a trovare una strada attraverso la cultura materiale e visuale della casa genovese tra Sei e Settecento intesa come strumento di interpolazione tra immagine pubblica e privata. L’ambiente domestico, e al suo interno la famiglia che viveva circondata da determinati mobili, da determinati quadri e da determinati apparati decorativi (spesso decisi in piena coerenza con le scelte sperimentate all’esterno di quelle mura, nelle cappelle e nelle chiese gentilizie), dimostra una consapevolezza di marca europea pari o addirittura superiore ai risultati economici. Ricchezza e immagine, articolazione e identità della famiglia, tipi autoctoni delle pratiche decorative e degli stili artistici e architettonici, modelli di acquisizione degli oggetti, attributi dell’aristocratico lifestyle genovese, sono tutti elementi che si intersecano tra loro, con l’obiettivo di fornire una lettura ‘altra’ rispetto a quella, celebre e ormai storicizzata, di Francis Haskell, il quale, nel grande affresco dedicato a Roma e a Venezia durante l’età barocca, aveva confinato l’episodio ‘Genova’ nel riduttivo contesto della cosiddetta "scena provinciale" dell’arte e della società italiane.
I palazzi di Genova riflettono un dialogo fra la ‘tradizione’ incarnata dall’estetica medievale del centro storico e l’innovazione dei modelli ‘post-moderni’ alessiani, poi rivoluzionata ancora dai rivolgimenti barocchi ammirati dai testimoni che passarono per la città, da Furttenbach ai viaggiatori del Grand Tour. In queste architetture maturò il profilo dell’esagerata genoese way of life che neanche le leggi suntuarie riuscirono a contenere: lo attestano quei ritratti di Rubens e di Van Dyck che, come ha notato Giorgio Doria, mostrano contabili issati su cavalli rampanti e mogli di prestatori di denaro che ambivano al rango di principessa. Gli spazi domestici genovesi giocarono in tal modo molti ruoli: luoghi di ricevimento, teatri di celebrazione e agiografia; soprattutto furono una manifestazione di gusto e di valore, non solo per i membri dell’upper class che ebbero la fortuna di vivere in queste dimore, ma anche per un’intera società sempre in bilico tra originalità ed emulazione.
Alla luce di quanto detto, il volume è stato organizzato in due parti, articolate in sei capitoli e sette appendici documentarie. Il primo capitolo è dedicato all’analisi delle fonti, le voci dei contemporanei, che hanno contribuito a creare il ‘mito’ delle dimore genovesi [I]. Segue la presentazione di alcune delle diverse modalità di declinare e intendere la ‘vita privata’ di questa aristocrazia affacciata sul mondo: l’approccio dinastico al mecenatismo, con la diacronica saga dei Sauli impegnati sul doppio e intercambiabile registro della domus magna in San Genesio e della basilica alessiana di Carignano, entrambe trasformate in ‘oggetti barocchi’ internazionali con il contributo di artisti come Claudio David, Domenico Piola, Pierre Puget, Massimiliano Soldani Benzi, Diego Francesco Carlone, Francesco Maria Schiaffino; nel mezzo, il rapporto epistolare con molti di questi personaggi e il ruolo giocato in qualità di intermediari nella circostanza di complicate triangolazioni, come quella che nel 1641 vide protagonisti Gio Battista Manzini, Gio Antonio Sauli e Anton Giulio Brignole-Sale intorno a dieci quadri di Guido Reni [II]. I capitoli successivi proseguono indagando altri temi: la personalizzazione degli spazi abitativi, con l’esempio di tre ‘case’ volute, rispettivamente, da un cardinale (Vincenzo Giustiniani-Banca), uno storiografo (Raffaele Soprani) e un pittore-intellettuale (Gio Battista Paggi) [III]; la ‘macchina’ abitativa, con lo ‘smontaggio’ di una complessa dimora del Seicento come Palazzo Rosso, residenza dei Brignole-Sale [IV]; la via notarile alle ‘grande decorazione’, con alcuni scritti contenenti le premesse culturali e iconografiche di due importanti cicli affrescati da Domenico Parodi per Paolo Gerolamo III Pallavicini e Gio Francesco III Brignole-Sale [V]; il rischio di dispersione dei patrimoni raccolti, con le pratiche di vendita all’incanto e con le dispute testamentarie che segnarono le famiglie Grillo e Centurione [VI]. La seconda parte del libro, invece, propone le ricordate appendici archivistiche, sei delle quali organizzate per unità parentali: ciascuna di esse è introdotta da un sintetico profilo focalizzato sulla posizione del casato nella geografia del potere cittadino e sul suo atteggiamento in termini di supporto alle iniziative di committenza. La settima e ultima appendice raccoglie, infine, cinque brani sul tema della residenza genovese che il mondo della colta erudizione di primo Novecento dedicò all’argomento, sulla scia degli studi avviati da Luigi Tommaso Belgrano con il saggio 'Della vita privata dei genovesi' (1866).

Research paper thumbnail of Sampierdarena tra ricostruzione storica e restituzione tridimensionale

Il lavoro si inserisce nell'ambito di una collaborazione avviata da anni tra alcuni ricercatori e... more Il lavoro si inserisce nell'ambito di una collaborazione avviata da anni tra alcuni ricercatori e docenti del DIRAS (Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Arti e Spettacolo) e del DIBE (Dipartimento di Ingegneria Biofisica ed Elettronica) dell'Università degli Studi di Genova: l'équipe si è impegnata a sperimentare tecniche informatiche, in particolare 3D, legate allo studio e alla divulgazione di temi legati al patrimonio culturale.
In questo caso si è voluto proporre una prima ricostruzione virtuale basata sui risultati degli studi da tempo condotti sul fenomeno delle ville storiche: l'attenzione è stata dedicata a Sampierdarena proprio per il carattere estremamente significativo assunto storicamente dal fenomeno in quel contesto e per la frammentarietà dell'esistente che vale a testimoniarlo oggi. La ricostruzione offre uno strumento utile per lo studioso nel riscontro tra esistente e immagine storica, permette di 'ricollocare' lo spettatore in punti di vista originariamente dotati di un approccio al paesaggio e al costruito certo diverso da quello attuale, privato delle prospettive esistenti nel passato. In questo senso il prodotto ottenuto si presenta come continuamente implementabile con i dati che emergono dalla ricerca storica.
Ma l'analisi si volge anche al campo della divulgazione per comunicare a un pubblico ampio, attraverso le immagini fornite con il mezzo informatico, i caratteri di una situazione oggi ampiamente compromessa dalle trasformazioni urbane, ma che non si vuole considerare come perduta alla conoscenza. Certo le trasformazioni sono state tali da rendere estremamente difficile la comprensione del contesto in cui si inseriscono gli elementi ancora conservati, anche da parte degli stessi abitanti. La ricostruzione 3D vuole agevolare la presa di coscienza di un rapporto con il territorio radicalmente trasformato, ma comprensibile nei suoi caratteri originali se opportunamente mediato. In questo senso l'operazione ambisce a farsi supporto di un processo di conoscenza e recupero.

Research paper thumbnail of #weareinpuglia. 'Dipinti veneti importati'. Ciclo 'Mostre Impossibili' Rai Radio3

Mostre Impossibili, RAI Radio3, 2020

Le presenze del Rinascimento veneto in Puglia sono un tema strettamente correlato alla storia di ... more Le presenze del Rinascimento veneto in Puglia sono un tema strettamente correlato alla storia di contenitori espositivi permanenti (i musei) ed effimeri (le mostre) della regione. In particolare a questo secondo aspetto, è ascrivibile un grande evento tenutosi nella ‘swinging Bari’ degli anni Sessanta: la ‘Mostra dell’Arte in Puglia dal Tardo Antico al Rococò’ (1964). L’iniziativa generò un largo dibattito tra gli addetti ai lavori, così come attesta il confronto ‘a distanza’ tra Michele D’Elia, Rodolfo Pallucchini, Maria Calì e Maria Stella Calò, che racconta di una straordinaria stagione di ricerca.

Research paper thumbnail of Il Museo che non c'è. Arte, collezionismo, gusto antiquario. Ciclo 'Mostre Impossibili' Rai Radio3

Mostre Impossibili, RAI Radio3, 2020

Il Museo che non c'è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875... more Il Museo che non c'è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928)', allestita nel Salone degli Affreschi dell'attuale Palazzo Ateneo (28 febbraio-24 aprile 2020), in origine sede dell'antico Museo Provinciale. L'Istituto si è dimostrato un punto di riferimento sia per quanto concerne la 'riscoperta' del Medioevo, sia per quanto attiene le direttrici dell'arte, del collezionismo e della connoisseurship di Età Moderna. Sono in particolare le vetrine storiche che ci parlano di presenze 'in assenza': sotto le volte affrescate da Rinaldo Casanova i ripiani sono ancora lì, imbarcati per ricordare ai visitatori il peso dei vasi e delle suppellettili che ora non ci sono più e che, insieme alla quadreria, incantarono Bernard Berenson, Edward Perry Warren, Paul Signac e Giuseppe Ungaretti. La visita vuole essere un invito a riflettere e a lavorare su come tornare a far vivere questa identità perduta di straordinario valore.

Research paper thumbnail of Patrimoni in movimento. Vendite, spoliazioni, lasciti, donazioni, II Convegno dottorale interdisciplinare a cura di G. Amapani, A. Bartuccio, C. Ferrari, V. Tamani, Parma-Modena, 9-10 maggio 2024

Research paper thumbnail of Da Dedalo a izi.TRAVEL Comunicare e disseminare i contenuti della ricerca umanistica in UNIBA,  Bari, 13 novembre

UniBArte Dedalo

Lunedì 13 novembre, presso l’Aula ‘Leogrande’ del Centro Polifunzionale Studenti a Bari, avrà luo... more Lunedì 13 novembre, presso l’Aula ‘Leogrande’ del Centro Polifunzionale Studenti a Bari, avrà luogo la presentazione del progetto UniBArte - Dedalo.

UniBArte - Dedalo - che gira su Izi.TRAVEL - è un ‘contenitore’ orizzontale, inclusivo e transdisciplinare pensato per i laureandi/specializzandi/dottorandi dell’Ateneo di Bari, in modo da favorire la realizzazione di progetti di storytelling digitale, principalmente a muovere dai loro lavori di tesi inerenti il cosiddetto Patrimonio Culturale nelle sue diverse sfaccettature, materiali e immateriali, nonché nelle sue più svariate declinazioni professionali.

Il check meeting rientra nell'ambito del progetto di ricerca "Museums back to the future" del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica - DIRIUM (responsabile di progetto Giuliano Volpe, referente scientifico Andrea Leonardi, ricercatrice Elisa Bonacini), a discendere dal programma CHANGES “Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society" (codice progetto: n. PE00000020 - CUP: H53C22000860006).

Research paper thumbnail of una “partita a poker” (Roberto Longhi) / una mostra “stupefacente” (Francis Haskell), Notte dei Ricercatori - Bari, 29 settembre 2023

Notte dei ricercatori. La notte che illumina la conoscenza, 2023

Nell'ambito della 'Notte dei ricercatori 2023', l'iniziativa muove dal recente volume di Andrea L... more Nell'ambito della 'Notte dei ricercatori 2023', l'iniziativa muove dal recente volume di Andrea Leonardi, "Firenze 1911-1922. La pittura italiana del Seicento e Settecento in mostra" (Firenze, Edifir, 2022, pp. 400), per aprire a una riflessione sul tema largo del Patrimonio e dei suoi valori identitari, con particolare riferimento all'idea di 'nazione' che, agli inizi del Novecento, non mancò di farsi strada anche per il tramite di un'etichetta storiografica inclusiva come quella del 'Barocco'. L'appuntamento, che avrà modo di cogliere stringenti analogie con l'attualità dei musei, dei 'musei effimeri' e delle collezioni non solo italiane, conterà sugli interventi dell'autore del libro, affiancato da Claudio STRINATI (storico dell'arte e Segretario Nazionale dell'Accademia di San Luca), nonché da Fabrizio VONA (storico dell'arte, già direttore del Polo Museale della Puglia e Soprintendente speciale per Napoli e la Reggia di Caserta)

Research paper thumbnail of "Living Heritage", Sannicandro di Bari, Castello Normanno-Svevo, sabato 9 novembre 2023, ore 18.00

Living Heritage, 2023

Living heritage è un'iniziativa curata da Giuseppe Amapani con il supporto di "MUNDI Festival", "... more Living heritage è un'iniziativa curata da Giuseppe Amapani con il supporto di "MUNDI Festival", "Of[f] the archive" e del Comune di Sannicandro di Bari. L'evento è finalizzato a riflettere sullo sfruttamento delle risorse culturali in Puglia e a proporre soluzioni alternative, ragionate e concrete, per la valorizzazione del patrimonio.
Interverranno:
- Giuseppe Giannone, sindaco di Sannicandro e architetto

- Andrea Leonardi, professore di Storia delle Arti in Età Moderna all'Università degli Studi "Aldo Moro" di Bari

- Michela Frontino, curatrice di Of[f] the Archive, esperta di cultura fotografica e specializzata nella catalogazione e nella valorizzazione degli archivi

- Roberto Dimaggio, project manager del MUNDI Festival, esperto di progettazione per le industrie creative.

L'appuntamento avrà luogo SABATO 9 SETTEMBRE alle ore 18.00 presso il CASTELLO NORMANNO-SVEVO di Sannicandro di Bari.

Research paper thumbnail of Invasione al Museo Provinciale nel Palazzo degli Studi, Università di Bari 'Aldo Moro', 18 maggio, ore 13.00-15.00

Per il decennale delle Invasioni Digitali l'Università degli Studi di Bari 'Aldo Moro' apre per l... more Per il decennale delle Invasioni Digitali l'Università degli Studi di Bari 'Aldo Moro' apre per la prima volta le porte agli @InvasoriDigitali!

Quest'anno, a Bari, le Invasioni Digitali si svolgeranno il 18 maggio, dalle ore 13.00 alle 15.00, negli spazi forse a più alta densità artistica dell'Università degli Studi di Bari, quelli un tempo ospitanti l'antico Museo Provinciale, ora sede del Rettorato (salone principale). L'iniziativa, che prenderà in considerazione anche altri ambienti come l'Aula Magna, legata però ad un momento storico successivo, vuole favorire la presa di coscienza dei processi formativi di un'Istituzione che, diventata dal 1928 un 'contenitore' di matrice esclusivamente archeologica, in realtà ha giocato, almeno in origine, un ruolo da protagonista sul piano della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico-artistico e antiquario meridionale. Nel quadro del largo e spesso difficile momento nazionale postunitario, il Museo Provinciale di Bari si è dimostrato, infatti, un punto di riferimento sia per quanto concerne la 'riscoperta' del Medioevo, sia per quanto attiene le direttrici del collezionismo e della connoisseurship di Età Moderna.

L’Invasione è sviluppata nell’ambito del “Laboratorio su musei digitali, partecipazione e storytelling”, curato dalla dott.ssa Elisa BONACINI per l’insegnamento di “Museologia” (prof. Andrea LEONARDI) del Corso di Laurea Triennale in Scienze dei Beni Culturali.

La proposta muove dal progetto CHANGES (Cultural Heritage Active Innovation for Nex- Gen Sustainable Society https://sites.google.com/uniroma1.it/changes/home), Spoke 1 (Historical landscapes, traditions and cultural identities) e Spoke 4 (Virtual technologies for museums and art Collections), linea tematica "Musei: ritorno al futuro" (referente scientifico prof. Andrea LEONARDI, PNRR_PE_81)

Research paper thumbnail of La "Disfida" dei beni culturali nella terra dei Bonelli - tavola rotonda, Barletta, Castello, Sala Rossa, 11 maggio 2023, ore 17.00

"I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di una identità", 2021

La tavola rotonda, che avrà luogo a Barletta presso la Sala Rossa del Castello, il prossimo giove... more La tavola rotonda, che avrà luogo a Barletta presso la Sala Rossa del Castello, il prossimo giovedì 11 maggio 2023 dalle ore 17.00, si svolge nell’ambito del Maggio dei Libri e su iniziativa del Consiglio Regionale di Italia Nostra e della sua sezione barlettana. Contestualmente, con l’intervento di Fabio Mangone (Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’), si terrà la presentazione del volume "I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l’area padana. La costruzione di una identità" (Firenze, Edifir, 2021, collana “Studi e Percorsi Storico-Artistici”).

Research paper thumbnail of La pittura italiana del Sei e Settecento in mostra - Firenze, Palazzo Pucci, via de' Pucci, martedì 28 marzo, ore 17,30

«Bella è la Mostra del Seicento e del Settecento italiano a Firenze, in questa brutta primavera. ... more «Bella è la Mostra del Seicento e del Settecento italiano a Firenze, in questa brutta primavera. Sono scesi dai santuari, dai colli dagli altari i pittori più odiati, più tormentati d'Italia; e ci stanno ottimamente e stancano e piacciono (...)». Roberto Longhi, "Farragine sul Seicento e sul Settecento italiani mostrati a Firenze".

Research paper thumbnail of What Renaissance? Galeazzo Alessi (1512-1572)  e l’eredità di “un virtuoso e molto eccellente architetto” , Pavia, Collegio Ghislieri, 18-19 maggio 2022

Alla metà degli anni Settanta del Novecento Corrado Maltese denunciava il carattere frammentario ... more Alla metà degli anni Settanta del Novecento Corrado Maltese denunciava il carattere frammentario e soprattutto non coordinato di buona parte della letteratura che sino a quel momento era stata dedicata a Galeazzo Alessi (1512-1572), fatta eccezione almeno in parte per gli scritti di Mario Labò, scomparso poco più di dieci anni prima del grande convegno (Galeazzo Alessi e l’architettura del Cinquecento) tenutosi a Genova nel 1974. Nella circostanza del simposio dedicato all’architetto perugino i trentanove relatori alternatisi nei quattro giorni e mezzo di lavori non avevano portato a conclusioni definitive, è vero però che essi contribuirono a definire la disposizione dell’Alessi a recepire elementi vitali dagli ambiti regionali dove egli ebbe modo di operare (Liguria, Lombardia, Umbria, qui tutti nuovamente rappresentati), oltre alla sua proiezione di marca europea che è andata ben oltre il Rinascimento. La seconda componente in particolare non è dovuta alla fortuna editoriale di un trattato, come è accaduto ad esempio per Palladio, bensì al fatto di essere legata al ricordo di Pietro Paolo Rubens, che ha codificato un immaginario residenziale e di mecenatismo (il quasi mitologico «cubo solido con il salone in mezzo») indissolubilmente legato all’ambito genovese e alessiano, dai Sauli al Marino. A discendere dalla recente esperienza del LXVIII convegno annuale della Renaissance Society of America (Dublino, 2022), si è inteso dunque proporre a Pavia un nuovo momento di approfondimento intorno al tema della ‘fortuna’ dell’Alessi, questa volta però dal punto di vista prevalente degli storici dell’arte e senza estendere le possibili direttrici di ricerca all’intero campo dell’architettura del Cinquecento, provando a evitare così le problematiche di ‘misura’ che avevano afflitto l’esperienza congressuale genovese. Facendo nostra la riflessione di Maltese fissata nelle conclusioni degli atti di allora, ci auguriamo di non esser tornati ad aver «sottovalutato gravemente l’argomento Alessi»: in ogni caso, che l’Alessi possa perdonarci anche questa volta.

Research paper thumbnail of Presentazione del volume I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l’area padana. La costruzione di una identità

Pavia, Collegio Ghislieri, Aula Goldoniana, 7 ottobre 2021, ore 18.00. L'evento si terrà in prese... more Pavia, Collegio Ghislieri, Aula Goldoniana, 7 ottobre 2021, ore 18.00. L'evento si terrà in presenza su prenotazione attraverso la piattaforma Eventbrite (il link sarà reso disponibile sul sito www.ghislieri.it) e in streaming sul canale YouTube del Collegio. All'ingresso, sarà necessario presentare un Green Pass valido.

Research paper thumbnail of Gestire la ricerca, la conoscenza dei sistemi di ricerca e dei sistemi di finanziamento al tempo della ‘contaminazione dei saperi’ e dell’‘innovazione umanistica'

Dottorato di ricerca in 'Lettere, Lingue, Arti', XXXVI ciclo, modulo di 'Gestione della ricerca, ... more Dottorato di ricerca in 'Lettere, Lingue, Arti', XXXVI ciclo, modulo di 'Gestione della ricerca, della conoscenza dei sistemi di ricerca e dei sistemi di finanziamento con particolare riferimento alla storia dell'arte'. 08/06/21 h. 9.30-12.00, Team-aula virtuale 'Didattica Dottorato Lettere Lingue Arti'

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad

Terzo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad', sviluppato nell'ambito ... more Terzo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad', sviluppato nell'ambito del Dottorato di Ricerca in 'Lettere, Lingue, Arti' del Dipartimento LELIA. Gianpaolo ANGELINI, "'Spazio davanti e attorno'. Roberto Salvini e il riallestimento degli Uffizi 1950-1955". Firenze, Conversazione nelle Gallerie degli Uffizi, 4 maggio 2019

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad

Secondo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad', sviluppato nell'ambit... more Secondo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad', sviluppato nell'ambito del Dottorato di Ricerca in 'Lettere, Lingue, Arti' del Dipartimento LELIA. Massimiliano CESARI, "Contenuti e contenitori per la Storia dell'Arte a Lecce". Lecce, Centro Storico, 30 marzo 2019

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad

Primo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad', sviluppato nell'ambito ... more Primo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell'Arte - #ontheroad', sviluppato nell'ambito del Dottorato di Ricerca in 'Lettere, Lingue, Arti' del Dipartimento LELIA. Margherita PRIARONE, "Il patrimonio civico e museale genovese: Palazzo Bianco e Palazzo Rosso". Genova, Musei di Strada Nuova, 12 marzo 2019

Research paper thumbnail of Bari, Università degli Studi, 24 ottobre 2018, ore 11.00. Presentazione del volume "The Taste of Virtuosi. Collezionismo e mecenatismo in Italia (1400-1900)". Intervengono Linda Borean, Università degli Studi di Udine - Marco Tanzi, Università del Salento

Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria, quella dei ‘virtuosi’, a seguire, n... more Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria, quella dei ‘virtuosi’, a seguire, nel 1963, Francis Haskell definì un concetto altrettanto performante, quello di ‘provincia’. Muovendo da tali intuizioni ed estendendole insieme al delta cronologico di riferimento (1400-1900), il volume The Taste of Virtuosi propone al lettore un ideale crossover per il tramite di personalità – esponenti del ceto dirigente e magnatizio, feudatari, mogli- glie-madri di feudatari, prelati, ma anche pittori-falsari e intenditrici d’arte – certo distanti dal punto di vista delle epoche di riferimento, della provenienza e della tipologia sociale di appartenenza, ma, comunque, a tal punto significanti da costituire sicuri exempla di nuovi ‘virtuosi’ in ragione di una pratica del collezionismo e del mecenatismo intesa quale «specchio di cultura e termometro del gusto» (C. De Benedictis).

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - Questioni e metodi

Quarto appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nel... more Quarto appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nell’ambito del Dottorato di Ricerca in ‘Lettere, Lingue, Arti’ del Dipartimento LELIA. Linda BOREAN I. Il collezionismo d’arte a Venezia in età moderna. Metodologie di una ricerca. II. Il collezionismo di disegni a Venezia nel Settecento. Il caso di Anton Maria Zanetti tra connoisseurship
e mercato. Bari, Centro Polifunzionale Studenti, sala 2, 24 ottobre 2018 - ore 15.00-18.00; 25 ottobre 2018 - ore 10.00-13.00.

Research paper thumbnail of Pavia, Collegio Ghislieri, 19 ottobre 2018, ore 17.00. Presentazione del volume "The Taste of Virtuosi. Collezionismo e mecenatismo in Italia (1400-1900)". Interviene Alessandro Rovetta, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano

Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria, quella dei ‘virtuosi’, a seguire, n... more Nel 1962, Giuliano Briganti introduceva un’inedita categoria, quella dei ‘virtuosi’, a seguire, nel 1963, Francis Haskell definì un concetto altrettanto performante, quello di ‘provincia’. Muovendo da tali intuizioni ed estendendole insieme al delta cronologico di riferimento (1400-1900), il volume The Taste of Virtuosi propone al lettore un ideale crossover per il tramite di personalità – esponenti del ceto dirigente e magnatizio, feudatari, mogli- glie-madri di feudatari, prelati, ma anche pittori-falsari e intenditrici d’arte – certo distanti dal punto di vista delle epoche di riferimento, della provenienza e della tipologia sociale di appartenenza, ma, comunque, a tal punto significanti da costituire sicuri exempla di nuovi ‘virtuosi’ in ragione di una pratica del collezionismo e del mecenatismo intesa quale «specchio di cultura e termometro del gusto» (C. De Benedictis).

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - Questioni e Metodi

Terzo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nell... more Terzo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nell’ambito del Dottorato di Ricerca in ‘Lettere, Lingue, Arti’ del Dipartimento LELIA. Paola NICITA I. Dalle collezioni nobiliari al museo pubblico. La Galleria Nazionale in Roma a Palazzo Corsini. Collezioni e acquisti di un museo per l'Italia unita. II. La forma del museo nell'Italia del Dopoguerra. La Galleria Nazionale in Roma a Palazzo Barberini. Acquisti e dispersioni: il caso della collezione Barberin. Bari, Centro Polifunzionale Studenti, sala 2, 22 maggio 2018 - ore 15.00-18.00; 23 maggio 2018 - ore 10.00-13.00.

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - Questioni e Metodi

Secondo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato ne... more Secondo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nell’ambito del Dottorato di Ricerca in ‘Lettere, Lingue, Arti’ del Dipartimento LELIA. Massimiliano CALDERA I. Gaudenzio Ferrari e il Sacro Monte di Varallo: un nuovo modello figurativo per il Rinascimento lombardo. II. Conservare la ‘montagna sacra’. Aspetti e problemi del restauro nei Sacri Monti. Bari, Palazzo Ateneo - Aula Magna 26 aprile 2018 - ore 15.00-18.00; 27 aprile 2018 - ore 10.00-13.00.

Research paper thumbnail of Incontri di Storia dell'Arte - Questioni e metodi

Primo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nell... more Primo appuntamento del ciclo 'Incontri di Storia dell’Arte - Questioni e Metodi’, sviluppato nell’ambito del Dottorato di Ricerca in ‘Lettere, Lingue, Arti’ del Dipartimento LELIA.

Cecilia CAVALCA
I. Opere d’arte e materiali
II. Pietre dipinte. Il gioco delle tracce tra arte e natura: 1530-1630

Bari, Centro Polifunzionale Studenti, sala 2
22 marzo 2018 - ore 15.00-18.00
23 marzo 2018 - ore 10.00-13.00

Research paper thumbnail of Dai musei di ieri al museo di domani - Tavola rotonda

Università degli Studi di Bologna Ravenna, Palazzo Corradini, aula Tumidei venerdì 24 novembre 2... more Università degli Studi di Bologna
Ravenna, Palazzo Corradini, aula Tumidei
venerdì 24 novembre 2017

Introduce Luigi TOMASSINI, direttore Dipartimento Beni Culturali. Interverranno Maria Giulia AURIGEMMA, Donatella BIAGI MAINO, Duccio K. MARIGNOLI, Giovanni PAGLIA, Bruno TOSCANO e gli autori dei libri Raffaella FONTANAROSSA (La capostipite di sé. Una donna alla guida dei musei. Caterina Marcenaro a Genova 1948-71) e Andrea LEONARDI (Arte antica in mostra. Rinascimento e barocco genovesi negli anni di Orlando Grosso. 1908-1948)

Research paper thumbnail of Il Museo che c'era e non c'è (più) nel Palazzo degli Studi di Bari, "UniBArte - Dedalo" (izi.Travel - The storytelling platform)

UniBArte Dedalo, 2023

Sempre più frequentato è il tema delle collezioni, dei musei e dei processi di musealizzazione, m... more Sempre più frequentato è il tema delle collezioni, dei musei e dei processi di musealizzazione, muovendo in generale anche dagli episodi pugliesi e, in particolare, dal Museo Provinciale di Bari, che, ricordiamo, nel 2020, è stato oggetto della mostra "Il museo che non c'è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari (1875-1928)" (catalogo Edifir, collana "Le voci del museo" fondata da Cristina De Benedictis e Antonio Paolucci", Firenze, 2020). Ora e grazie alla collaborazione con Elisa Bonacini è disponibile online uno strumento inclusivo, orizzontale e transdisciplinare che, toccando alcuni dei temi presentati in sede espositiva nel 2020, gira sulla piattaforma izi.Travel accedendo ad "UniBArte Dedalo". "UniBArte Dedalo" è un prodotto CHANGES (Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society) - progetto di ricerca "Museums back to the future" (responsabile di progetto Giuliano Volpe, referente scientifico Andrea Leonardi, ricercatrice Elisa Bonacini. Codice progetto: n. PE00000020 - CUP: H53C22000860006)

Research paper thumbnail of Museologia DEF - Programma Laboratorio CHANGES

L’iniziativa è sviluppata nell'ambito del progetto Changes (Cultural Heritage Active Innovation f... more L’iniziativa è sviluppata nell'ambito del progetto Changes (Cultural Heritage Active Innovation for Nex-Gen Sustainable Society), Spoke 4 (Virtual technologies for museums and art Collections), linea tematica "Musei: ritorno al futuro" (referente scientifico prof. Andrea Leonardi, PNRR_PE_81).

Research paper thumbnail of Percorsi di Museologia, 2016, 2

ALLE ORIGINI DELLA "GENOVA PITTRICE". IL BAROCCO GENOVESE TRA COLLEZIONISMO, CONNOISSEURSHIP E “M... more ALLE ORIGINI DELLA "GENOVA PITTRICE". IL BAROCCO GENOVESE TRA COLLEZIONISMO, CONNOISSEURSHIP E “MUSEI EFFIMERI”

ANDREA LEONARDI
(Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)

COLLEGIO GHISLIERI, PAVIA
AULA GOLDONIANA, 14 APRILE 2016, ore 11.30

Research paper thumbnail of ROSSO FERRARI

TAR, agosto 2023, pp. 1-31, 2023

1° di agosto 2023, a Genova, dove sono rientrato appositamente per ritirare in Posta il 'pensiero... more 1° di agosto 2023, a Genova, dove sono rientrato appositamente per ritirare in Posta il 'pensiero' di tal Simone Ferrari, leggo da internet professore associato di II fascia (SSD L-ART/02) presso un noto Ateneo del Nord Italia.
Premesso che nessuno nega il diritto di fare ricorso contro una Commissione ASN (B1 - Storia dell'Arte), quello che lascia perplessi è il metodo con cui avviene il coinvolgimento di persone terze estranee alla vicenda. Il 20 luglio scorso vengo contattato dal ‘Collega’ di cui sopra - che non ho il piacere di conoscere ma che si premura di dirmi che stava in vacanza in Sardegna (!)-, avendo lui ottenuto il mio numero di cellulare da un'amica (tirata d’orecchi per l''amica'). Il suddetto era alla ricerca di uno o più ‘cointeressati’ tra quanti l’abilitazione di prima fascia l’hanno ottenuta (al contrario di lui), così da poter procedere contro di loro (!) e al deposito della sua azione legale. Ovviamente declino immediatamente l’invito, ringraziandolo per l’attenzione (è ironico) e bloccando il suo contatto anche su whatsapp. Il risultato è che il 21 dello stesso mese di luglio il Ferrari procede comunque e, leggo oggi dagli atti, deposita il suo ricorso presso il TAR del Lazio. Tutto bene (è sempre ironico). Quello che però non tollero, oltre a essere contattato telefonicamente da un estraneo in piena estate - oltreché indebitamente coinvolto ‘per conoscenza’ -, è che il ricorrente abbia individuato come recapito postale non il mio indirizzo di residenza o quello professionale, bensì quello di mia mamma, dove ovviamente non abito (la cosa direi che già rappresenta un problema per il ricorrente).
Il fatto che mia mamma abbia 82 anni, fortunatamente portati in splendida forma e già da tempo in spiaggia nella sua meta di vacanza preferita, mi porta a ritenere che non debba in alcun modo rischiare di essere importunata con notifiche di atti giudiziari, senza tenere conto della violazione della sua privacy e della sua tranquillità. Questo genere di iniziative rivelano una scorrettezza di fondo su cui sarebbe necessario riflettere, anche a più ampio raggio, circa lo ‘stare al mondo’ di alcuni componenti della forse troppo variegata categoria 'storici dell'arte'. Dal momento che il suddetto Ferrari chiede l’invalidazione della totalità dei lavori della Commissione ASN (allego qui la foto della 'procura speciale alle liti' che riassume il tutto con i recapiti degli avvocati che lo rappresentano), ho ritenuto opportuno dare massimo risalato alla cosa, in modo che tutti i Colleghi eventualmente interessati ne siano informati e possano così tutelarsi come meglio riterranno opportuno da un simile ‘colpo di calore’.

Research paper thumbnail of Ephemeral Museums in Pandemic Era: Bari and the Museo Provinciale that Was There, that Has Been and Has Never Been

European Journal of Interdisciplinary Studies, 2021

The proposal introduces the theme of the communicative resilience of exhibitions during the Pande... more The proposal introduces the theme of the communicative resilience of exhibitions during the Pandemic Era. On March 7, 2020, Italy and its museums, as well as the countless exhibitions housed in their rooms, were closed leaving hundreds, perhaps thousands, of works without the public: from the paintings of Raphael (Rome, Scuderie del Quirinale), to the tables of the Griffoni Polyptych assembled after three hundred years (Bologna, Palazzo Fava), to the statues of Canova (Rome, Palazzo Braschi), to the Sant'Antonio by Antonio Vivarini and to the San Felice in the chair by Lorenzo Lotto chased by Bernard Berenson in his Apulian 'pilgrimages' (Bari, Palazzo Ateneo). Indeed, the latter is the exhibition to which particular attention is paid here. The spaces of the ancient Museum have come back to life with the exhibition “Il Museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel Palazzo degli Studi di Bari 1875-1928”. The exhibition involved lenders institutions such as ...