Giuseppe Previtali | Università degli Studi di Bergamo (University of Bergamo) (original) (raw)
Books by Giuseppe Previtali
McGraw-Hill, Milano, 2021
I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è gi... more I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è già vecchia, sanno trattare le immagini ad ogni livello: produrle, modificarle, utilizzarle e condividerle; ma sono davvero consapevoli del senso del loro operare? In che modo selezionano i materiali visuali che agiscono o subiscono? Quali fattori provocano la loro adesione emotiva? Che cosa cercano nella massa di frammenti visuali che li circondano? E soprattutto: sanno esercitare senso critico? In forza del proprio ruolo educativo e culturale, la scuola deve riuscire a intervenire in questo processo inarrestabile, ma non necessariamente negativo. Non ha più senso limitare lo studio dell’immagine entro i confini anacronistici della disciplina Arte e immagine, dove si parla prevalentemente di pittura, arrivando a spingersi al massimo verso la fotografia. Da tempo il Ministero ha introdotto specifici obiettivi di apprendimento legati alla conoscenza più ampia dei linguaggi visivi nel loro complesso, non escluso il mondo del digitale, ma la capacità di tradurre in pratica questo mandato è ancora troppo spesso affidata alla buona volontà dei docenti. Questo volume intende proporre e discutere alcune metodologie didattiche di educazione all’immagine e al linguaggio della visualità contemporanea, dalla fotografia al digitale, passando attraverso cinema e televisione. Il testo colma un vuoto importante nel mercato italiano, dove le pubblicazioni in materia risultano datate, troppo prescrittive e scarsamente ricettive rispetto alla complessità mediale contemporanea. Tra le novità troviamo un approccio globale al fenomeno visivo, un campionario di esempi aggiornati di prassi sperimentate nelle scuole e l’intervento su forme spesso dismesse ma in realtà parte integrante della vita del bambino. Il testo si rivolge sia a chi già lavora nell’ambito educativo, in particolare agli insegnanti della scuola di primo e secondo grado, sia a chi ha necessità di costruirsi competenze in materia, come nel caso degli studenti di Scienze della Formazione Primaria.
Meltemi, Milano 2020 Estetiche e culture visuali / n.32
Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a in... more Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a infestare la memoria collettiva del popolo giapponese, radicandosi in maniera diffusa all’interno della sua cultura visuale. “Pika–don” si propone, a partire da un’analisi delle testimonianze dei sopravvissuti, di seguire le tracce di alcune immagini del trauma all’interno della visualità nipponica contemporanea. Particolare rilievo è dato alle ombre “fotografate” sui muri dal lampo atomico, messe in relazione con la produzione horror dei primi anni Duemila.
Edited Books and Journal Issues by Giuseppe Previtali
Meltemi, Milano, 2022
Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’at... more Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’attacco alle Torri Gemelle, vero e proprio ground zero della visualità contemporanea. Gli spettatori occidentali hanno seguito “a distanza” gli eventi che hanno segnato tale intricata vicenda, dalla dichiarazione della War on Terror di George W. Bush sino alla morte di Osama bin Laden e alla nascita del Califfato dichiarata da Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico.
Papers by Giuseppe Previtali
Elephant&Castle, 2020
In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dü... more In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dürrenmatt, settembre 2020, pp. 4-26
Cinergie, 2020
Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of dista... more Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of distance, surgical strikes, machine vision and collateral damages. This image of a technical and "clean" war has been largely criticized from a theoretical point of view by the forensic approach promoted by Weizman. In his inspections in war zones, he stresses the importance of a new sensibility towards the indexical nature of photography, promoting the necessity of a counter-narrative towards the Western ideology of war. After addressing these theoretical issues in the context of the contemporary debate in image theory, the essay will focus on how contemporary jihadism ends up adopting the same approach towards images, in order to produce a personal and specific counter-narrative of warfare. The re-appropriation of Western war images and the production of specific visual outputs by groups such as the so-called Islamic State, has a strong political value. This will be demonstrated analyzing images and videos produced by the Islamic State that are largely unknown to the Western public. Here IS' shows a different face of contemporary warfare, constructing a complex and multi-layered counter-narrative that focuses on concepts such as victimhood and brutality.
Elephant&Castle, 2020
Elephant&Castle n. 22, giugno 2020 "Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, G... more Elephant&Castle n. 22, giugno 2020
"Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, Greta Perletti
Lexia. Rivista di semiotica, 2019
Fata morgana n. 34 - "Paura", 2018
The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuou... more The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuous arrivals of migrants from the southern part of the Mediterranean has stressed the deficiencies of international migratory policies and, from a political point of view, is contributing to reinforce a xenophobic attitude in the population. This essay starts with the concept that images play a fundamental role in the visual economy of this mass migration. I intend to analyse the ways in which spaces of migrations are represented, and at the same time, shaped by contemporary Italian cinema. Analysing these images also offers an interrogation of the mechanisms of power that produce a certain narrative of these events. This essay proposes to do that by analysing three texts produced in different circumstances and by different powers: La scelta di Catia (a web series produced and sponsored by the Italian navy in order to promote a certain image of the operation Mare Nostrum); Fuocoammare (documentary by Gianfranco Rosi that received the Golden Bear); Io sto con la sposa (International production in which the directors and members of the cast are personally and directly involved with the migrant crisis). Each of these films shapes migratory space in a different way and helps to define the image of the migrant and the spectator.
Elephant&Castle
Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problemati... more Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problematica, soprattutto per quanto concerne il rapporto realtà/immagine. Partendo da questo presupposto, il contributo intende concentrarsi su uno specifico sotto-genere (il mondo movie) che, proprio in forza della sua pionieristica visionarietà, appare un laboratorio d’indagine ideale per riflettere sul “valore di verità” delle immagini contemporanee. Questi (pseudo-)documentari, prodotti in serie in Italia per almeno tre decenni a partire dagli anni Sessanta e a lungo ignorati dalla critica, evidenziano oggi un grandissimo interesse analitico, soprattutto per aver anticipato interrogativi teorici di stringente attualità. Attraverso un’analisi che coinvolgerà aspetti testuali e paratestuali, si cercherà quindi di mostrare come questi film siano riusciti a “fabbricare il falso”, mettendo profondamente in discussione la centralità che viene tradizionalmente attribuita al carattere indexicale dell’immagine e aprendo per certi versi la strada all’attuale “età postdocumentaria”.
Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del... more Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del genere sia in ambito nipponico che statunitense grazie a numerosi remake, è stato al centro di un vivo interesse critico soprattutto in relazione alla novità delle tematiche e delle scelte stilistiche perseguite. Sono passati quasi vent’anni dall’uscita di Ringu (Nakata Hideo) e Cure (Kurosawa Kiyoshi), che hanno fondato il filone e forse ancora troppo poco è stato detto sulle ragioni profonde che hanno portato a questo epocale cambiamento nelle strategie di figurazione dell’orrore. In particolare sembra che in questi lungometraggi (ed in altri coevi, come Kairo, Ju-On etc.) sia possibile ravvisare un peculiare interesse per le tematiche dell’impronta, cosa che permetterebbe di parlare di un’autentica estetica del fotografico. A partire da questo presupposto, il saggio si propone di ricollegare la rappresentazione del trapasso ad una delle grandi immagini rimosse dell’immaginario giapponese: le “ombre” rimaste sui muri e sulle strade di Hiroshima e Nagasaki all’indomani dell’attacco atomico nucleare del 1945. Assumendo queste fotografie come strumenti di indagine privilegiata, si mostrerà come questi film si presentino come un ripensamento di alcuni temi ed elementi iconografici che nella memoria nipponica sono indissolubilmente legati alla catastrofe nucleare (l’ansia escatologica, l’introiezione del senso di colpa, il tema del contagio pandemico etc.).
McGraw-Hill, Milano, 2021
I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è gi... more I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è già vecchia, sanno trattare le immagini ad ogni livello: produrle, modificarle, utilizzarle e condividerle; ma sono davvero consapevoli del senso del loro operare? In che modo selezionano i materiali visuali che agiscono o subiscono? Quali fattori provocano la loro adesione emotiva? Che cosa cercano nella massa di frammenti visuali che li circondano? E soprattutto: sanno esercitare senso critico? In forza del proprio ruolo educativo e culturale, la scuola deve riuscire a intervenire in questo processo inarrestabile, ma non necessariamente negativo. Non ha più senso limitare lo studio dell’immagine entro i confini anacronistici della disciplina Arte e immagine, dove si parla prevalentemente di pittura, arrivando a spingersi al massimo verso la fotografia. Da tempo il Ministero ha introdotto specifici obiettivi di apprendimento legati alla conoscenza più ampia dei linguaggi visivi nel loro complesso, non escluso il mondo del digitale, ma la capacità di tradurre in pratica questo mandato è ancora troppo spesso affidata alla buona volontà dei docenti. Questo volume intende proporre e discutere alcune metodologie didattiche di educazione all’immagine e al linguaggio della visualità contemporanea, dalla fotografia al digitale, passando attraverso cinema e televisione. Il testo colma un vuoto importante nel mercato italiano, dove le pubblicazioni in materia risultano datate, troppo prescrittive e scarsamente ricettive rispetto alla complessità mediale contemporanea. Tra le novità troviamo un approccio globale al fenomeno visivo, un campionario di esempi aggiornati di prassi sperimentate nelle scuole e l’intervento su forme spesso dismesse ma in realtà parte integrante della vita del bambino. Il testo si rivolge sia a chi già lavora nell’ambito educativo, in particolare agli insegnanti della scuola di primo e secondo grado, sia a chi ha necessità di costruirsi competenze in materia, come nel caso degli studenti di Scienze della Formazione Primaria.
Meltemi, Milano 2020 Estetiche e culture visuali / n.32
Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a in... more Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a infestare la memoria collettiva del popolo giapponese, radicandosi in maniera diffusa all’interno della sua cultura visuale. “Pika–don” si propone, a partire da un’analisi delle testimonianze dei sopravvissuti, di seguire le tracce di alcune immagini del trauma all’interno della visualità nipponica contemporanea. Particolare rilievo è dato alle ombre “fotografate” sui muri dal lampo atomico, messe in relazione con la produzione horror dei primi anni Duemila.
Meltemi, Milano, 2022
Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’at... more Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’attacco alle Torri Gemelle, vero e proprio ground zero della visualità contemporanea. Gli spettatori occidentali hanno seguito “a distanza” gli eventi che hanno segnato tale intricata vicenda, dalla dichiarazione della War on Terror di George W. Bush sino alla morte di Osama bin Laden e alla nascita del Califfato dichiarata da Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico.
Elephant&Castle, 2020
In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dü... more In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dürrenmatt, settembre 2020, pp. 4-26
Cinergie, 2020
Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of dista... more Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of distance, surgical strikes, machine vision and collateral damages. This image of a technical and "clean" war has been largely criticized from a theoretical point of view by the forensic approach promoted by Weizman. In his inspections in war zones, he stresses the importance of a new sensibility towards the indexical nature of photography, promoting the necessity of a counter-narrative towards the Western ideology of war. After addressing these theoretical issues in the context of the contemporary debate in image theory, the essay will focus on how contemporary jihadism ends up adopting the same approach towards images, in order to produce a personal and specific counter-narrative of warfare. The re-appropriation of Western war images and the production of specific visual outputs by groups such as the so-called Islamic State, has a strong political value. This will be demonstrated analyzing images and videos produced by the Islamic State that are largely unknown to the Western public. Here IS' shows a different face of contemporary warfare, constructing a complex and multi-layered counter-narrative that focuses on concepts such as victimhood and brutality.
Elephant&Castle, 2020
Elephant&Castle n. 22, giugno 2020 "Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, G... more Elephant&Castle n. 22, giugno 2020
"Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, Greta Perletti
Lexia. Rivista di semiotica, 2019
Fata morgana n. 34 - "Paura", 2018
The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuou... more The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuous arrivals of migrants from the southern part of the Mediterranean has stressed the deficiencies of international migratory policies and, from a political point of view, is contributing to reinforce a xenophobic attitude in the population. This essay starts with the concept that images play a fundamental role in the visual economy of this mass migration. I intend to analyse the ways in which spaces of migrations are represented, and at the same time, shaped by contemporary Italian cinema. Analysing these images also offers an interrogation of the mechanisms of power that produce a certain narrative of these events. This essay proposes to do that by analysing three texts produced in different circumstances and by different powers: La scelta di Catia (a web series produced and sponsored by the Italian navy in order to promote a certain image of the operation Mare Nostrum); Fuocoammare (documentary by Gianfranco Rosi that received the Golden Bear); Io sto con la sposa (International production in which the directors and members of the cast are personally and directly involved with the migrant crisis). Each of these films shapes migratory space in a different way and helps to define the image of the migrant and the spectator.
Elephant&Castle
Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problemati... more Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problematica, soprattutto per quanto concerne il rapporto realtà/immagine. Partendo da questo presupposto, il contributo intende concentrarsi su uno specifico sotto-genere (il mondo movie) che, proprio in forza della sua pionieristica visionarietà, appare un laboratorio d’indagine ideale per riflettere sul “valore di verità” delle immagini contemporanee. Questi (pseudo-)documentari, prodotti in serie in Italia per almeno tre decenni a partire dagli anni Sessanta e a lungo ignorati dalla critica, evidenziano oggi un grandissimo interesse analitico, soprattutto per aver anticipato interrogativi teorici di stringente attualità. Attraverso un’analisi che coinvolgerà aspetti testuali e paratestuali, si cercherà quindi di mostrare come questi film siano riusciti a “fabbricare il falso”, mettendo profondamente in discussione la centralità che viene tradizionalmente attribuita al carattere indexicale dell’immagine e aprendo per certi versi la strada all’attuale “età postdocumentaria”.
Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del... more Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del genere sia in ambito nipponico che statunitense grazie a numerosi remake, è stato al centro di un vivo interesse critico soprattutto in relazione alla novità delle tematiche e delle scelte stilistiche perseguite. Sono passati quasi vent’anni dall’uscita di Ringu (Nakata Hideo) e Cure (Kurosawa Kiyoshi), che hanno fondato il filone e forse ancora troppo poco è stato detto sulle ragioni profonde che hanno portato a questo epocale cambiamento nelle strategie di figurazione dell’orrore. In particolare sembra che in questi lungometraggi (ed in altri coevi, come Kairo, Ju-On etc.) sia possibile ravvisare un peculiare interesse per le tematiche dell’impronta, cosa che permetterebbe di parlare di un’autentica estetica del fotografico. A partire da questo presupposto, il saggio si propone di ricollegare la rappresentazione del trapasso ad una delle grandi immagini rimosse dell’immaginario giapponese: le “ombre” rimaste sui muri e sulle strade di Hiroshima e Nagasaki all’indomani dell’attacco atomico nucleare del 1945. Assumendo queste fotografie come strumenti di indagine privilegiata, si mostrerà come questi film si presentino come un ripensamento di alcuni temi ed elementi iconografici che nella memoria nipponica sono indissolubilmente legati alla catastrofe nucleare (l’ansia escatologica, l’introiezione del senso di colpa, il tema del contagio pandemico etc.).
The historical trauma of Hiroshima and Nagasaki deeply shocked Japan, and its phantom is still pr... more The historical trauma of Hiroshima and Nagasaki deeply shocked Japan, and its phantom is still present nowadays in various productions of Japanese visual culture. Following the example of the exhibition Little Boy curated by the artist Murakami Takashi, this essay will analyse the problematic relationship between the memory of Hiroshima and the human body. In this context, the role played by technology is fundamental, as the three proposed models of post-atomic body will try to specify. The protected body, for example, implies a positive conception of the technological element, which becomes a sort of protective shell (as demonstrated by several robotic anime such as Mazinga Z, Mobile Suit Gundam and Evangelion). The second proposed model is called grafted body (Tetsuo) and suggests a more complex and less optimistic vision of technology: here, the mechanical element can violate and penetrate the human flesh, even replace it. Finally, the model of the mutated body (Godzilla, Akira) reminds us of the atomic radiation and the biological mutations suffered by the victims of the bomb.
I mondo movies sono un genere tipicamente italiano che ha abitato il mercato cinematografico nazi... more I mondo movies sono un genere tipicamente italiano che ha abitato il mercato cinematografico nazionale dal 1958 (Europa di notte) alla fine degli anni Ottanta. Si tratta di un filone di pseudo-documentari che, avendo attraversato per un trentennio il mercato dei generi nazionale, costituisce un ottimo caso di studio per indagare l’evoluzione di alcune grandi narrazioni culturali all’interno del paese. È cosa nota, infatti, che questi lungometraggi privilegiassero immagini pruriginose e/o violente, sfidando continuamente i limiti del visibile. Donne sempre più spogliate e corpi feriti, aperti e violati sfilano fianco a fianco in un autentico “freakshow di celluloide” (Curti, La Selva, 2007). Proprio per queste caratteristiche i film del filone finirono, a fronte di un successo di pubblico imprevisto, per risultare invisi tanto alla critica laica quanto a quella cattolica. Se al film-simbolo del fenomeno, Mondo Cane, venne riconosciuto il merito di “suscitare alcune opportune e positive riflessioni sull’uomo”, come si legge nella relativa segnalazione del Centro Cattolico, i numerosissimi epigoni vennero aspramente criticati per la facilità con cui mostravano immagini inopportune e, soprattutto, pericolose per i giovani. Il saggio intende offrire una panoramica della ricezione del filone mondo in ambito cattolico, interrogando una serie di fonti diverse (del genere si parla tanto nei documenti del Segretariato Generale che sulle riviste) per ricostruire un’immagine il più complessa possibile del fenomeno. Si tratta di un’indagine che – mai svolta prima per i mondo movies – consentirà anche di valutare la posizione della politica cinematografica cattolica in relazione a una serie di temi chiave quali il corpo sessuato, le sessualità non normative etc.
Il filone dei mondo movies, di straordinario successo in Italia a partire dai primi anni Sessanta... more Il filone dei mondo movies, di straordinario successo in Italia a partire dai primi anni Sessanta, è ancora oggi poco considerato a livello teorico-critico. Queste pellicole sono state tacciate, non senza qualche ragione, di essere deprecabili da un punto di vista etico ed estetico. Rilette con meno pregiudizi queste opere si rivelano invece un interessantissimo bacino testuale, che merita di essere riscoperto almeno sotto il profilo storico-culturale. A partire da questa consapevolezza il saggio interroga i mondo movies degli anni Ottanta focalizzando la propria attenzione sul problema delle identità sessuali e di genere. Seguendo l’intuizione di Dalla Gassa (che considera i mondo movies come un rituale di rispecchiamento collettivo), si metteranno in evidenza le modalità attraverso cui commento e immagini concorrono a costruire determinate narrazioni di genere. A partire dalla loro pervasività presso il pubblico i mondo sono riusciti ad edificare degli autentici immaginari visuali che, riproponendo sullo schermo stereotipi e luoghi comuni, hanno contribuito a radicare negli spettatori una certa immagine delle sessualità non-normative. Gay e transessuali sono in questo senso considerati degli anti-modelli, relegati in una posizione di passività ed utili per definire in negativo l’immagine dell’uomo contemporaneo negli anni in cui l’Aids cominciava a diffondersi.
Mondo Cane (Jacopetti, Cavara and Prosperi, Italy, 1962) offers a lurid catalogue of archival fil... more Mondo Cane (Jacopetti, Cavara and Prosperi, Italy, 1962) offers a lurid catalogue of archival film from around the world, focusing on violence, destruction, and sexuality, and especially the brutal engagements between human beings and the animal kingdom. The film inspired the ‘mondo’ cycle and the ‘shockumentary’ genre at large. In spite of the international success of such films, at home in Italy critics and scholars saw them as expressions of degradation and obscenity. Since then these films have been neglected by Italian scholars, largely because of the ideological and political use of the camera which is so typical of style. After a brief recognition of the critical reception of the phenomenon, the paper aims to underline some of the more typical elements of the mondo genre. In so doing the films will be considered from a transmedial point of view: the strategies of construction of a “reality effect” will be analysed focusing on the osmotic relationship between images and voice over commentary. The ideological role of the film editing will be analysed as well in order to problematize the link between the image and its reference in the real world.
in Ornella Castiglione (a cura di), "Confini. Traiettorie geografiche e simboliche tra cinema, ar... more in Ornella Castiglione (a cura di), "Confini. Traiettorie geografiche e simboliche tra cinema, architettura e altre discipline", Aracne, Roma 2020.
“Il giorno prima”, in Pedro Armocida, Caterina Taricano (a cura di), Giuliano Montaldo. Una stori... more “Il giorno prima”, in Pedro Armocida, Caterina Taricano (a cura di), Giuliano Montaldo. Una storia italiana, Marsilio, Venezia 2020, pp. 233-239.
in Bruno Fornara (a cura di), "The B-Generations. Sull'utilità e il danno dei b-movies per la vit... more in Bruno Fornara (a cura di), "The B-Generations. Sull'utilità e il danno dei b-movies per la vita", edizioni di Cineforum 2019.
In Maria Auriemma, Francesca de Cianni, Paolo Miccoli, Adele Sorice (a cura di), "La menzogna. Le... more In Maria Auriemma, Francesca de Cianni, Paolo Miccoli, Adele Sorice (a cura di), "La menzogna. Le altre facce della realtà", Unior Press, Napoli 2019.
in G. Plaitano, S. Venturini, P. Villa (eds.), "Moving Pictures, Living Machines. Automation, Ani... more in G. Plaitano, S. Venturini, P. Villa (eds.), "Moving Pictures, Living Machines. Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media", Mimesis International.
In Stefania Parigi, Christian Uva, Vito Zagarrio (a cura di), "Cinema e identità italiana. Cultu... more In Stefania Parigi, Christian Uva, Vito Zagarrio (a cura di), "Cinema e identità italiana. Cultura visuale e immaginario nazionale fra tradizione e contemporaneità", Roma Tre Press, Roma 2019
A History of Cinema Without Names/3. New Research Paths and Methodological Glosses (edited by Diego Cavallotti, Simone Dotto and Leonardo Quaresima), 2018
Convegno Internazionale “NECS 2022 Conference. Epistemic Media: Atlas, Archive, Network”, Nationa... more Convegno Internazionale “NECS 2022 Conference. Epistemic Media: Atlas, Archive, Network”, National University of of Theatre and Film I.L. Caragiale, Bucharest, 22-26 giugno 2022
Seminario “We Don’t Stop Here: 20 anni di Mulholland Drive”, Università Cattolica del Sacro Cuore... more Seminario “We Don’t Stop Here: 20 anni di Mulholland Drive”, Università Cattolica del Sacro Cuore (Sede di Brescia), 29 aprile 2022
Convegno internazionale online: “ICLA-CLAM Conference. Transcodifications: Literatures, Arts, Med... more Convegno internazionale online: “ICLA-CLAM Conference. Transcodifications: Literatures, Arts, Media”, Università degli studi dell’Aquila, 01-03 luglio 2021
Convegno internazionale online: “NECS 2021 Conference. Transitions: Moving Images and Bodies”, Un... more Convegno internazionale online: “NECS 2021 Conference. Transitions: Moving Images and Bodies”, Università di Palermo, 07-13 giugno 2021
Convegno Internazionale online: “Traduzioni, tradizioni e rivistazioni dell’opera di Dante”, Univ... more Convegno Internazionale online: “Traduzioni, tradizioni e rivistazioni dell’opera di Dante”, Università degli Studi di Bergamo, 13-15 maggio 2021
Convegno Internazionale online: “Migrazioni, cittadinanze, inclusività. Narrazioni dell’Italia pl... more Convegno Internazionale online: “Migrazioni, cittadinanze, inclusività. Narrazioni dell’Italia plurale, tra immaginario e politiche per la diversità”
Convegno online: “La copia. Un dialogo fra arte cinema, filologia, filosofia, letteratura e stori... more Convegno online: “La copia. Un dialogo fra arte cinema, filologia, filosofia, letteratura e storia”, Università di Parma, 25-26 novembre 2020
Paper presentato al convegno internazionale "Cine-excess XIV", Birmingham City University
Convegno Internazionale “Cinema delle donne e media contemporanei”, Università degli Studi di Rom... more Convegno Internazionale “Cinema delle donne e media contemporanei”, Università degli Studi di Roma Tre, novembre 2019.
Paper presentato alla conferenza internazionale "Fear 2000 - 2019" Sheffield Hallam University, ... more Paper presentato alla conferenza internazionale "Fear 2000 - 2019"
Sheffield Hallam University, giugno 2019
Paper presentato al "XVII MAGIS – International Film and Media Studies Spring School" Gorizia, Ma... more Paper presentato al "XVII MAGIS – International Film and Media Studies Spring School"
Gorizia, March 23rd – 26th
Section: Porn Studies
Paper presentato al "XXVI International Film and Media Studies Conference. Moving Pictures, Livin... more Paper presentato al "XXVI International Film and Media Studies Conference. Moving Pictures, Living Machines. Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media"
Gorizia, March 21st – 23rd
Intervento presentato alla giornata di studi "Storia & Storie" organizzata dall'AIRSC (associazio... more Intervento presentato alla giornata di studi "Storia & Storie" organizzata dall'AIRSC (associazione italiana per le ricerche di storia del cinema).
Paper presentato al workshop della CUC (Consulta Universitaria Cinema). Parma, novembre 2018
Convegno FIC (Federazione Italiana Cineforum) Settembre 2018
In un recente contributo sul tema del found footage horror, Hantke (2016) ha individuato in Ringu... more In un recente contributo sul tema del found footage horror, Hantke (2016) ha individuato in Ringu (1998) un luogo teorico fondamentale per l’elaborazione del rapporto fra tecnologie visuali e cinema horror contemporaneo. Riprendendo temi già elaborati da Videodrome (1983), il film è in effetti uno dei testi più lucidi da cui muovere per diagnosticare la fortuna che il tema della tecnofobia ha ancora oggi nel genere. A partire da questa prospettiva, l’intervento intende presentare alcune linee guida per un’ipotesi di lettura dell’horror mainstream degli ultimi vent’anni. Si cercherà di dimostrare come il genere abbia continuamente elaborato (secondo varie traiettorie) un identico plesso tematico, legato alle modalità attraverso cui le tecnologie visuali contemporanee (dalla sicurezza alle forme di comunicazione social) hanno modificato il nostro sguardo e la nostra visione del mondo. Se ad esempio i found footage horror paiono elaborare il fallimento della promessa di una forensic visuality continuamente frustrata, il caso dello screencasting horror (filone ancora in divenire ma di assoluto interesse) è ancora più esplicito nel farci assumere lo sguardo di una macchina, che produce immagini e morte disancorandosi ormai completamente dall’elemento umano.
Fear 2000 Horror Now Conference (Sheffield Hallam University, 6-7 April 2018) Lots of interestin... more Fear 2000 Horror Now Conference (Sheffield Hallam University, 6-7 April 2018)
Lots of interesting contributions have been written on found-footage horror movies and on the ways in which technology and its narrative presence can become a vehicle for the representation and diffusion of fear. Assuming a Foucauldian perspective, the most intriguing element in movies such as The Blair Witch Project, Paranormal Activity etc. is the fact that the grammar of fear is constructed using the same apparata that constitute our contemporary mediasphere. In this sense, this kind of horror offer a peculiar point of view on the politic of the gaze that is inscribed within the technology that we use every day.
Given that nowadays we are living in an historical moment where technology changes rapidly, we can expect to identify new trends in horror or specific films that deal with the innovations that concern the ways in which we see, produce and work with images. This is the case of screencasting horror, a new and yet unexplored subgenre that the paper will address to underline the new ways in which (new) technologies are used to create fear. Screencasting horror appears to be the natural prosecution of the aesthetic that was typical of found footage horror, and yet the proper visual problem connected with it appears to be different: in this specific case we share the point of view of a machine (as in Unfriended), that is both a visual and killing apparatus. In this sense this kind of movies seem to resonate with some intriguing theoretical positions on the semantic consistency of the expression “to shoot” and on the role of operational images in contemporary visual culture (see Theweleit or Farocki). Therefore, the paper will address the aesthetical problems connected with the genre and will offer a first attempt to theoretically analyze a subgenre that has yet to receive this kind of attention.
Ballard’s novel Crash focuses on the erotic/pornographic fascination provided by extreme bodies a... more Ballard’s novel Crash focuses on the erotic/pornographic fascination provided by extreme bodies and – more specifically – on the role provided by scars, wounds and medical-surgical elements in constructing this fascination. From its pages emerges a new interest for lesioned flesh that, while proposing a new politics of bodies and eroticism, take us back to context of artistic visual experimentations. It is well-known, just to give an example, the morbid charm of Hans Bellmer’s La poupée and the new imagerie of the body that it displayed in the context of historical avantgards. In the contemporary mediasphere we can trace the same problematic fascination for the extreme territories of the wounded body in a peculiar kind of pornographic images, provided by amputee pornography. In this kind of videos, the extremity of the body depends on the lack of one (or more than one) imb, and on a new usage of the body as eroticized surface. The main aim of the paper will be to present a general overview of the problematic features of this particular kind of (extreme) pornography and, starting from this point, to propose some reflections on the way in which this kind of liminal porn is able to re-discuss and re-contextualize some key elements of contemporary porn theory. Some of the question which the paper will try to provide an answer to, will be: which are the main aesthetical features of amputee porn? What kind of body is narratively constructed by these videos? Which are (some of) the cultural roots that connect wounds and erotic fascination? In which ways amputee porn can be a key example to re-discuss and re-contextualize some theoretical assumption of porn studies?
Intervento presentato al XXIII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici "Cinema e identit... more Intervento presentato al XXIII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici "Cinema e identità italiana. Cultura visuale e immaginario nazionale fra tradizione e contemporaneità" (Università di Roma Tre, 28-29 novembre 2017)
Quando John Grierson definì per primo il cinema documentario come un trattamento creativo della r... more Quando John Grierson definì per primo il cinema documentario come un trattamento creativo della realtà filmata (che quindi poteva essere anche in parte ricostruita o mistificata in nome della sua resa cinematografica), la teoria del cinema insisteva invece sulla capacità della settima arte di farsi specchio del reale, di replicare in senso mimetico e speculare il mondo dei fenomeni. Oggi quest’ultima interpretazione appare quantomeno riduttiva e non a caso la posizione di Grierson ha ripreso piede a partire dal secondo dopoguerra (per la contemporaneità, Ivelise Perniola parla addirittura e non a torto di “età postdocumentaria”. Almeno dal punto di vista del senso comune, però, questa assunzione teorica è stata tutt’altro che aproblematica, considerando ad esempio che un intero genere – quello dei mondo movies – è stato unitamente tacciato di mistificazione a scopo fraudolento.
Proprio a partire da una panoramica di questi particolari (pseudo?)-documentari prodotti in Italia fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, l’intervento intende concentrarsi sullo spinoso tema della fabbricazione del falso (di un’enunciazione quindi orientata alla menzogna) all’interno del cinema documentario. In questo senso si confronteranno – nel modo più produttivo possibile – due posizioni teoriche: quella dei sostenitori della necessità di un’aderenza forte al dato reale (soprattutto nel caso di documentari con l’ambizione di veicolare una narrazione legata alle minoranze o a questioni di rilevanza sociale) e quella di chi legge il documentario come una costruzione linguistica che – a partire dal reale – si pone il principale obiettivo di disporre un certo indirizzo di lettura nello spettatore. Infine, attraverso alcuni esempi ritenuti particolarmente significativi, si cercherà di illustrare come – in singoli casi – queste due istanze vengono negoziate nel contesto del documentario contemporaneo.
Schede per il catalogo generale di Bergamo Film Meeting 2019 (pp. 104-106, 110-111, 114, 205, 208)
Humanities Summer School Department of Foreign Languages, Literatures and Cultures University of ... more Humanities Summer School
Department of Foreign Languages, Literatures and Cultures
University of Bergamo (A.Y. 2018/2019)
Laboratorio di videomontaggio per il corso di "Videonarrazioni" (Corso di Laurea Magistrale in Co... more Laboratorio di videomontaggio per il corso di "Videonarrazioni" (Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione, Informazione, Editoria - Dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione, Università degli studi di Bergamo)
Laboratorio didattico alternativo al tirocinio - Università degli Studi di Bergamo, dipartimento ... more Laboratorio didattico alternativo al tirocinio - Università degli Studi di Bergamo, dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione (A.A. 2017/2018)
Laboratorio didattico alternativo al tirocinio (anno accademico 2016/2017) Università degli Studi... more Laboratorio didattico alternativo al tirocinio (anno accademico 2016/2017)
Università degli Studi di Bergamo (Dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione).