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Books by Giuseppe Previtali

Research paper thumbnail of Educazione visuale

McGraw-Hill, Milano, 2021

I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è gi... more I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è già vecchia, sanno trattare le immagini ad ogni livello: produrle, modificarle, utilizzarle e condividerle; ma sono davvero consapevoli del senso del loro operare? In che modo selezionano i materiali visuali che agiscono o subiscono? Quali fattori provocano la loro adesione emotiva? Che cosa cercano nella massa di frammenti visuali che li circondano? E soprattutto: sanno esercitare senso critico? In forza del proprio ruolo educativo e culturale, la scuola deve riuscire a intervenire in questo processo inarrestabile, ma non necessariamente negativo. Non ha più senso limitare lo studio dell’immagine entro i confini anacronistici della disciplina Arte e immagine, dove si parla prevalentemente di pittura, arrivando a spingersi al massimo verso la fotografia. Da tempo il Ministero ha introdotto specifici obiettivi di apprendimento legati alla conoscenza più ampia dei linguaggi visivi nel loro complesso, non escluso il mondo del digitale, ma la capacità di tradurre in pratica questo mandato è ancora troppo spesso affidata alla buona volontà dei docenti. Questo volume intende proporre e discutere alcune metodologie didattiche di educazione all’immagine e al linguaggio della visualità contemporanea, dalla fotografia al digitale, passando attraverso cinema e televisione. Il testo colma un vuoto importante nel mercato italiano, dove le pubblicazioni in materia risultano datate, troppo prescrittive e scarsamente ricettive rispetto alla complessità mediale contemporanea. Tra le novità troviamo un approccio globale al fenomeno visivo, un campionario di esempi aggiornati di prassi sperimentate nelle scuole e l’intervento su forme spesso dismesse ma in realtà parte integrante della vita del bambino. Il testo si rivolge sia a chi già lavora nell’ambito educativo, in particolare agli insegnanti della scuola di primo e secondo grado, sia a chi ha necessità di costruirsi competenze in materia, come nel caso degli studenti di Scienze della Formazione Primaria.

Research paper thumbnail of L'ultimo tabù. Filmare la morte fra spettacolarizzazione e politica dello sguardo

Meltemi, Milano 2020 Estetiche e culture visuali / n.32

Research paper thumbnail of Pikadon. Sopravvivenze di Hiroshima nella cultura visuale giapponese

Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a in... more Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a infestare la memoria collettiva del popolo giapponese, radicandosi in maniera diffusa all’interno della sua cultura visuale. “Pika–don” si propone, a partire da un’analisi delle testimonianze dei sopravvissuti, di seguire le tracce di alcune immagini del trauma all’interno della visualità nipponica contemporanea. Particolare rilievo è dato alle ombre “fotografate” sui muri dal lampo atomico, messe in relazione con la produzione horror dei primi anni Duemila.

Edited Books and Journal Issues by Giuseppe Previtali

Research paper thumbnail of L'altra metà del conflitto. La comunicazione jihadista da al-Qaeda allo Stato Islamico

Meltemi, Milano, 2022

Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’at... more Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’attacco alle Torri Gemelle, vero e proprio ground zero della visualità contemporanea. Gli spettatori occidentali hanno seguito “a distanza” gli eventi che hanno segnato tale intricata vicenda, dalla dichiarazione della War on Terror di George W. Bush sino alla morte di Osama bin Laden e alla nascita del Califfato dichiarata da Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico.

Papers by Giuseppe Previtali

Research paper thumbnail of “Sotto la soglia. Il lato oscuro del quotidiano da Twin Peaks a Dark”

Elephant&Castle, 2020

In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dü... more In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dürrenmatt, settembre 2020, pp. 4-26

Research paper thumbnail of This is How We See the War. Counter-narratives of the Conflict in Contemporary Jihadist Visuality

Cinergie, 2020

Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of dista... more Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of distance, surgical strikes, machine vision and collateral damages. This image of a technical and "clean" war has been largely criticized from a theoretical point of view by the forensic approach promoted by Weizman. In his inspections in war zones, he stresses the importance of a new sensibility towards the indexical nature of photography, promoting the necessity of a counter-narrative towards the Western ideology of war. After addressing these theoretical issues in the context of the contemporary debate in image theory, the essay will focus on how contemporary jihadism ends up adopting the same approach towards images, in order to produce a personal and specific counter-narrative of warfare. The re-appropriation of Western war images and the production of specific visual outputs by groups such as the so-called Islamic State, has a strong political value. This will be demonstrated analyzing images and videos produced by the Islamic State that are largely unknown to the Western public. Here IS' shows a different face of contemporary warfare, constructing a complex and multi-layered counter-narrative that focuses on concepts such as victimhood and brutality.

Research paper thumbnail of Sguardo dall'alto, sguardi dal basso. Una critica della guerra trasparente

Elephant&Castle, 2020

Elephant&Castle n. 22, giugno 2020 "Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, G... more Elephant&Castle n. 22, giugno 2020
"Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, Greta Perletti

Research paper thumbnail of Cose sotto la pelle. Soglie dell'umano nell'horror degli anni ottanta

Fata Morgana, 2020

In un noto testo del 1984, vero e proprio manifesto dell'antropologia filosofica di stampo analit... more In un noto testo del 1984, vero e proprio manifesto dell'antropologia filosofica di stampo analitico, Derek Parfit dedica un'ampia sezione alla discussione di uno dei temi più controversi fra quelli di suo interesse, l'identità personale 1 . Attraverso una serie intricata di esperimenti mentali, l'autore esplora i confini della definizione di umano, con una particolare attenzione alla conservazione della propria identità in condizioni estreme. Il punto nodale della questione, in breve, può essere così riassunto: esiste un criterio filosofico efficace per determinare ciò che le persone effettivamente sono, anche quando il loro corpo o la loro mente sono soggette a modificazioni radicali? Oppure, ponendo la domanda diversamente: esiste un criterio ontologico in base al quale un soggetto può affermare di essere ancora se stesso in ogni momento della propria vita?

Research paper thumbnail of Messaggeri di Allah. Note sul martirio filmato nei video dello Stato Islamico

Lexia. Rivista di semiotica, 2019

Research paper thumbnail of Counter-Narrative of the Miracle. The Image of Italy in the Mondo Genre

Research paper thumbnail of Dietro la maschera e sotto la pelle. Alcune osservazioni sul "divenire altro" nel filone slasher

Research paper thumbnail of Unicità singolari in cerca di sé

Research paper thumbnail of "Dimmi che non è vero". Lo snuff movie come limite del visivo

Fata morgana n. 34 - "Paura", 2018

Research paper thumbnail of Il corpo degli dei

Research paper thumbnail of "Fear Death by Water". Representations of Migratory Space in Contemporary Italian Cinema

The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuou... more The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuous arrivals of migrants from the southern part of the Mediterranean has stressed the deficiencies of international migratory policies and, from a political point of view, is contributing to reinforce a xenophobic attitude in the population. This essay starts with the concept that images play a fundamental role in the visual economy of this mass migration. I intend to analyse the ways in which spaces of migrations are represented, and at the same time, shaped by contemporary Italian cinema. Analysing these images also offers an interrogation of the mechanisms of power that produce a certain narrative of these events. This essay proposes to do that by analysing three texts produced in different circumstances and by different powers: La scelta di Catia (a web series produced and sponsored by the Italian navy in order to promote a certain image of the operation Mare Nostrum); Fuocoammare (documentary by Gianfranco Rosi that received the Golden Bear); Io sto con la sposa (International production in which the directors and members of the cast are personally and directly involved with the migrant crisis). Each of these films shapes migratory space in a different way and helps to define the image of the migrant and the spectator.

Research paper thumbnail of Gli strani vizi del cinema giallo. Corpi, traumi e genere nel giallo all'italiana

Research paper thumbnail of L'ultimo istante. Etica ad estetica della morte

Research paper thumbnail of Al di là del vero e del falso. Sul rapporto realtà/immagine nel genere mondo movies

Elephant&Castle

Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problemati... more Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problematica, soprattutto per quanto concerne il rapporto realtà/immagine. Partendo da questo presupposto, il contributo intende concentrarsi su uno specifico sotto-genere (il mondo movie) che, proprio in forza della sua pionieristica visionarietà, appare un laboratorio d’indagine ideale per riflettere sul “valore di verità” delle immagini contemporanee. Questi (pseudo-)documentari, prodotti in serie in Italia per almeno tre decenni a partire dagli anni Sessanta e a lungo ignorati dalla critica, evidenziano oggi un grandissimo interesse analitico, soprattutto per aver anticipato interrogativi teorici di stringente attualità. Attraverso un’analisi che coinvolgerà aspetti testuali e paratestuali, si cercherà quindi di mostrare come questi film siano riusciti a “fabbricare il falso”, mettendo profondamente in discussione la centralità che viene tradizionalmente attribuita al carattere indexicale dell’immagine e aprendo per certi versi la strada all’attuale “età postdocumentaria”.

Research paper thumbnail of I fantasmi di Hiroshima. Immagini dell'atomica nell'horror giapponese degli anni Novanta

Research paper thumbnail of Spettri nucleari. Sulla memoria di Hiroshima in alcuni J-Horror alle soglie del Duemila

Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del... more Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del genere sia in ambito nipponico che statunitense grazie a numerosi remake, è stato al centro di un vivo interesse critico soprattutto in relazione alla novità delle tematiche e delle scelte stilistiche perseguite. Sono passati quasi vent’anni dall’uscita di Ringu (Nakata Hideo) e Cure (Kurosawa Kiyoshi), che hanno fondato il filone e forse ancora troppo poco è stato detto sulle ragioni profonde che hanno portato a questo epocale cambiamento nelle strategie di figurazione dell’orrore. In particolare sembra che in questi lungometraggi (ed in altri coevi, come Kairo, Ju-On etc.) sia possibile ravvisare un peculiare interesse per le tematiche dell’impronta, cosa che permetterebbe di parlare di un’autentica estetica del fotografico. A partire da questo presupposto, il saggio si propone di ricollegare la rappresentazione del trapasso ad una delle grandi immagini rimosse dell’immaginario giapponese: le “ombre” rimaste sui muri e sulle strade di Hiroshima e Nagasaki all’indomani dell’attacco atomico nucleare del 1945. Assumendo queste fotografie come strumenti di indagine privilegiata, si mostrerà come questi film si presentino come un ripensamento di alcuni temi ed elementi iconografici che nella memoria nipponica sono indissolubilmente legati alla catastrofe nucleare (l’ansia escatologica, l’introiezione del senso di colpa, il tema del contagio pandemico etc.).

Research paper thumbnail of Educazione visuale

McGraw-Hill, Milano, 2021

I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è gi... more I nativi digitali, e ancor più l’ultima generazione di bambini e ragazzi per cui l’etichetta è già vecchia, sanno trattare le immagini ad ogni livello: produrle, modificarle, utilizzarle e condividerle; ma sono davvero consapevoli del senso del loro operare? In che modo selezionano i materiali visuali che agiscono o subiscono? Quali fattori provocano la loro adesione emotiva? Che cosa cercano nella massa di frammenti visuali che li circondano? E soprattutto: sanno esercitare senso critico? In forza del proprio ruolo educativo e culturale, la scuola deve riuscire a intervenire in questo processo inarrestabile, ma non necessariamente negativo. Non ha più senso limitare lo studio dell’immagine entro i confini anacronistici della disciplina Arte e immagine, dove si parla prevalentemente di pittura, arrivando a spingersi al massimo verso la fotografia. Da tempo il Ministero ha introdotto specifici obiettivi di apprendimento legati alla conoscenza più ampia dei linguaggi visivi nel loro complesso, non escluso il mondo del digitale, ma la capacità di tradurre in pratica questo mandato è ancora troppo spesso affidata alla buona volontà dei docenti. Questo volume intende proporre e discutere alcune metodologie didattiche di educazione all’immagine e al linguaggio della visualità contemporanea, dalla fotografia al digitale, passando attraverso cinema e televisione. Il testo colma un vuoto importante nel mercato italiano, dove le pubblicazioni in materia risultano datate, troppo prescrittive e scarsamente ricettive rispetto alla complessità mediale contemporanea. Tra le novità troviamo un approccio globale al fenomeno visivo, un campionario di esempi aggiornati di prassi sperimentate nelle scuole e l’intervento su forme spesso dismesse ma in realtà parte integrante della vita del bambino. Il testo si rivolge sia a chi già lavora nell’ambito educativo, in particolare agli insegnanti della scuola di primo e secondo grado, sia a chi ha necessità di costruirsi competenze in materia, come nel caso degli studenti di Scienze della Formazione Primaria.

Research paper thumbnail of L'ultimo tabù. Filmare la morte fra spettacolarizzazione e politica dello sguardo

Meltemi, Milano 2020 Estetiche e culture visuali / n.32

Research paper thumbnail of Pikadon. Sopravvivenze di Hiroshima nella cultura visuale giapponese

Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a in... more Almeno in parte inesprimibili per la loro potenza traumatica, questi eventi hanno continuato a infestare la memoria collettiva del popolo giapponese, radicandosi in maniera diffusa all’interno della sua cultura visuale. “Pika–don” si propone, a partire da un’analisi delle testimonianze dei sopravvissuti, di seguire le tracce di alcune immagini del trauma all’interno della visualità nipponica contemporanea. Particolare rilievo è dato alle ombre “fotografate” sui muri dal lampo atomico, messe in relazione con la produzione horror dei primi anni Duemila.

Research paper thumbnail of L'altra metà del conflitto. La comunicazione jihadista da al-Qaeda allo Stato Islamico

Meltemi, Milano, 2022

Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’at... more Lo spettro del terrorismo jihadista è stato una delle grandi costanti del XXI secolo, sin dall’attacco alle Torri Gemelle, vero e proprio ground zero della visualità contemporanea. Gli spettatori occidentali hanno seguito “a distanza” gli eventi che hanno segnato tale intricata vicenda, dalla dichiarazione della War on Terror di George W. Bush sino alla morte di Osama bin Laden e alla nascita del Califfato dichiarata da Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico.

Research paper thumbnail of “Sotto la soglia. Il lato oscuro del quotidiano da Twin Peaks a Dark”

Elephant&Castle, 2020

In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dü... more In Elephant & Castle n. 23 (30 anni di Twin Peaks) a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Jacques Dürrenmatt, settembre 2020, pp. 4-26

Research paper thumbnail of This is How We See the War. Counter-narratives of the Conflict in Contemporary Jihadist Visuality

Cinergie, 2020

Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of dista... more Contemporary warfare, especially from a Western point of view, is more and more an issue of distance, surgical strikes, machine vision and collateral damages. This image of a technical and "clean" war has been largely criticized from a theoretical point of view by the forensic approach promoted by Weizman. In his inspections in war zones, he stresses the importance of a new sensibility towards the indexical nature of photography, promoting the necessity of a counter-narrative towards the Western ideology of war. After addressing these theoretical issues in the context of the contemporary debate in image theory, the essay will focus on how contemporary jihadism ends up adopting the same approach towards images, in order to produce a personal and specific counter-narrative of warfare. The re-appropriation of Western war images and the production of specific visual outputs by groups such as the so-called Islamic State, has a strong political value. This will be demonstrated analyzing images and videos produced by the Islamic State that are largely unknown to the Western public. Here IS' shows a different face of contemporary warfare, constructing a complex and multi-layered counter-narrative that focuses on concepts such as victimhood and brutality.

Research paper thumbnail of Sguardo dall'alto, sguardi dal basso. Una critica della guerra trasparente

Elephant&Castle, 2020

Elephant&Castle n. 22, giugno 2020 "Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, G... more Elephant&Castle n. 22, giugno 2020
"Trasparenze", a cura di Silvia Casini, Francesca di Blasio, Greta Perletti

Research paper thumbnail of Cose sotto la pelle. Soglie dell'umano nell'horror degli anni ottanta

Fata Morgana, 2020

In un noto testo del 1984, vero e proprio manifesto dell'antropologia filosofica di stampo analit... more In un noto testo del 1984, vero e proprio manifesto dell'antropologia filosofica di stampo analitico, Derek Parfit dedica un'ampia sezione alla discussione di uno dei temi più controversi fra quelli di suo interesse, l'identità personale 1 . Attraverso una serie intricata di esperimenti mentali, l'autore esplora i confini della definizione di umano, con una particolare attenzione alla conservazione della propria identità in condizioni estreme. Il punto nodale della questione, in breve, può essere così riassunto: esiste un criterio filosofico efficace per determinare ciò che le persone effettivamente sono, anche quando il loro corpo o la loro mente sono soggette a modificazioni radicali? Oppure, ponendo la domanda diversamente: esiste un criterio ontologico in base al quale un soggetto può affermare di essere ancora se stesso in ogni momento della propria vita?

Research paper thumbnail of Messaggeri di Allah. Note sul martirio filmato nei video dello Stato Islamico

Lexia. Rivista di semiotica, 2019

Research paper thumbnail of Counter-Narrative of the Miracle. The Image of Italy in the Mondo Genre

Research paper thumbnail of Dietro la maschera e sotto la pelle. Alcune osservazioni sul "divenire altro" nel filone slasher

Research paper thumbnail of Unicità singolari in cerca di sé

Research paper thumbnail of "Dimmi che non è vero". Lo snuff movie come limite del visivo

Fata morgana n. 34 - "Paura", 2018

Research paper thumbnail of Il corpo degli dei

Research paper thumbnail of "Fear Death by Water". Representations of Migratory Space in Contemporary Italian Cinema

The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuou... more The migratory crisis that Italy and Europe are facing today is globally well-know. The continuous arrivals of migrants from the southern part of the Mediterranean has stressed the deficiencies of international migratory policies and, from a political point of view, is contributing to reinforce a xenophobic attitude in the population. This essay starts with the concept that images play a fundamental role in the visual economy of this mass migration. I intend to analyse the ways in which spaces of migrations are represented, and at the same time, shaped by contemporary Italian cinema. Analysing these images also offers an interrogation of the mechanisms of power that produce a certain narrative of these events. This essay proposes to do that by analysing three texts produced in different circumstances and by different powers: La scelta di Catia (a web series produced and sponsored by the Italian navy in order to promote a certain image of the operation Mare Nostrum); Fuocoammare (documentary by Gianfranco Rosi that received the Golden Bear); Io sto con la sposa (International production in which the directors and members of the cast are personally and directly involved with the migrant crisis). Each of these films shapes migratory space in a different way and helps to define the image of the migrant and the spectator.

Research paper thumbnail of Gli strani vizi del cinema giallo. Corpi, traumi e genere nel giallo all'italiana

Research paper thumbnail of L'ultimo istante. Etica ad estetica della morte

Research paper thumbnail of Al di là del vero e del falso. Sul rapporto realtà/immagine nel genere mondo movies

Elephant&Castle

Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problemati... more Nel sistema dei generi cinematografici, il documentario occupa da sempre una posizione problematica, soprattutto per quanto concerne il rapporto realtà/immagine. Partendo da questo presupposto, il contributo intende concentrarsi su uno specifico sotto-genere (il mondo movie) che, proprio in forza della sua pionieristica visionarietà, appare un laboratorio d’indagine ideale per riflettere sul “valore di verità” delle immagini contemporanee. Questi (pseudo-)documentari, prodotti in serie in Italia per almeno tre decenni a partire dagli anni Sessanta e a lungo ignorati dalla critica, evidenziano oggi un grandissimo interesse analitico, soprattutto per aver anticipato interrogativi teorici di stringente attualità. Attraverso un’analisi che coinvolgerà aspetti testuali e paratestuali, si cercherà quindi di mostrare come questi film siano riusciti a “fabbricare il falso”, mettendo profondamente in discussione la centralità che viene tradizionalmente attribuita al carattere indexicale dell’immagine e aprendo per certi versi la strada all’attuale “età postdocumentaria”.

Research paper thumbnail of I fantasmi di Hiroshima. Immagini dell'atomica nell'horror giapponese degli anni Novanta

Research paper thumbnail of Spettri nucleari. Sulla memoria di Hiroshima in alcuni J-Horror alle soglie del Duemila

Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del... more Il fenomeno della “New wave” dell’horror giapponese, che ha portato ad un rapido rinnovamento del genere sia in ambito nipponico che statunitense grazie a numerosi remake, è stato al centro di un vivo interesse critico soprattutto in relazione alla novità delle tematiche e delle scelte stilistiche perseguite. Sono passati quasi vent’anni dall’uscita di Ringu (Nakata Hideo) e Cure (Kurosawa Kiyoshi), che hanno fondato il filone e forse ancora troppo poco è stato detto sulle ragioni profonde che hanno portato a questo epocale cambiamento nelle strategie di figurazione dell’orrore. In particolare sembra che in questi lungometraggi (ed in altri coevi, come Kairo, Ju-On etc.) sia possibile ravvisare un peculiare interesse per le tematiche dell’impronta, cosa che permetterebbe di parlare di un’autentica estetica del fotografico. A partire da questo presupposto, il saggio si propone di ricollegare la rappresentazione del trapasso ad una delle grandi immagini rimosse dell’immaginario giapponese: le “ombre” rimaste sui muri e sulle strade di Hiroshima e Nagasaki all’indomani dell’attacco atomico nucleare del 1945. Assumendo queste fotografie come strumenti di indagine privilegiata, si mostrerà come questi film si presentino come un ripensamento di alcuni temi ed elementi iconografici che nella memoria nipponica sono indissolubilmente legati alla catastrofe nucleare (l’ansia escatologica, l’introiezione del senso di colpa, il tema del contagio pandemico etc.).

Research paper thumbnail of I figli della Bomba. Figure della corporeità post-atomica nella cultura visuale giapponese

The historical trauma of Hiroshima and Nagasaki deeply shocked Japan, and its phantom is still pr... more The historical trauma of Hiroshima and Nagasaki deeply shocked Japan, and its phantom is still present nowadays in various productions of Japanese visual culture. Following the example of the exhibition Little Boy curated by the artist Murakami Takashi, this essay will analyse the problematic relationship between the memory of Hiroshima and the human body. In this context, the role played by technology is fundamental, as the three proposed models of post-atomic body will try to specify. The protected body, for example, implies a positive conception of the technological element, which becomes a sort of protective shell (as demonstrated by several robotic anime such as Mazinga Z, Mobile Suit Gundam and Evangelion). The second proposed model is called grafted body (Tetsuo) and suggests a more complex and less optimistic vision of technology: here, the mechanical element can violate and penetrate the human flesh, even replace it. Finally, the model of the mutated body (Godzilla, Akira) reminds us of the atomic radiation and the biological mutations suffered by the victims of the bomb.

Research paper thumbnail of Uno spettacolo osceno. La critica cattolica di fronte al fenomeno "Mondo Movies"

I mondo movies sono un genere tipicamente italiano che ha abitato il mercato cinematografico nazi... more I mondo movies sono un genere tipicamente italiano che ha abitato il mercato cinematografico nazionale dal 1958 (Europa di notte) alla fine degli anni Ottanta. Si tratta di un filone di pseudo-documentari che, avendo attraversato per un trentennio il mercato dei generi nazionale, costituisce un ottimo caso di studio per indagare l’evoluzione di alcune grandi narrazioni culturali all’interno del paese. È cosa nota, infatti, che questi lungometraggi privilegiassero immagini pruriginose e/o violente, sfidando continuamente i limiti del visibile. Donne sempre più spogliate e corpi feriti, aperti e violati sfilano fianco a fianco in un autentico “freakshow di celluloide” (Curti, La Selva, 2007). Proprio per queste caratteristiche i film del filone finirono, a fronte di un successo di pubblico imprevisto, per risultare invisi tanto alla critica laica quanto a quella cattolica. Se al film-simbolo del fenomeno, Mondo Cane, venne riconosciuto il merito di “suscitare alcune opportune e positive riflessioni sull’uomo”, come si legge nella relativa segnalazione del Centro Cattolico, i numerosissimi epigoni vennero aspramente criticati per la facilità con cui mostravano immagini inopportune e, soprattutto, pericolose per i giovani. Il saggio intende offrire una panoramica della ricezione del filone mondo in ambito cattolico, interrogando una serie di fonti diverse (del genere si parla tanto nei documenti del Segretariato Generale che sulle riviste) per ricostruire un’immagine il più complessa possibile del fenomeno. Si tratta di un’indagine che – mai svolta prima per i mondo movies – consentirà anche di valutare la posizione della politica cinematografica cattolica in relazione a una serie di temi chiave quali il corpo sessuato, le sessualità non normative etc.

Research paper thumbnail of "Siamo fatti così: aiuto!". La rappresentazione dell'identità di genere nei mondo movies

Il filone dei mondo movies, di straordinario successo in Italia a partire dai primi anni Sessanta... more Il filone dei mondo movies, di straordinario successo in Italia a partire dai primi anni Sessanta, è ancora oggi poco considerato a livello teorico-critico. Queste pellicole sono state tacciate, non senza qualche ragione, di essere deprecabili da un punto di vista etico ed estetico. Rilette con meno pregiudizi queste opere si rivelano invece un interessantissimo bacino testuale, che merita di essere riscoperto almeno sotto il profilo storico-culturale. A partire da questa consapevolezza il saggio interroga i mondo movies degli anni Ottanta focalizzando la propria attenzione sul problema delle identità sessuali e di genere. Seguendo l’intuizione di Dalla Gassa (che considera i mondo movies come un rituale di rispecchiamento collettivo), si metteranno in evidenza le modalità attraverso cui commento e immagini concorrono a costruire determinate narrazioni di genere. A partire dalla loro pervasività presso il pubblico i mondo sono riusciti ad edificare degli autentici immaginari visuali che, riproponendo sullo schermo stereotipi e luoghi comuni, hanno contribuito a radicare negli spettatori una certa immagine delle sessualità non-normative. Gay e transessuali sono in questo senso considerati degli anti-modelli, relegati in una posizione di passività ed utili per definire in negativo l’immagine dell’uomo contemporaneo negli anni in cui l’Aids cominciava a diffondersi.

Research paper thumbnail of Costruire il reale. Primi rilievi per una ricontestualizzazione critica dei mondo movies italiani

Mondo Cane (Jacopetti, Cavara and Prosperi, Italy, 1962) offers a lurid catalogue of archival fil... more Mondo Cane (Jacopetti, Cavara and Prosperi, Italy, 1962) offers a lurid catalogue of archival film from around the world, focusing on violence, destruction, and sexuality, and especially the brutal engagements between human beings and the animal kingdom. The film inspired the ‘mondo’ cycle and the ‘shockumentary’ genre at large. In spite of the international success of such films, at home in Italy critics and scholars saw them as expressions of degradation and obscenity. Since then these films have been neglected by Italian scholars, largely because of the ideological and political use of the camera which is so typical of style. After a brief recognition of the critical reception of the phenomenon, the paper aims to underline some of the more typical elements of the mondo genre. In so doing the films will be considered from a transmedial point of view: the strategies of construction of a “reality effect” will be analysed focusing on the osmotic relationship between images and voice over commentary. The ideological role of the film editing will be analysed as well in order to problematize the link between the image and its reference in the real world.

Research paper thumbnail of It's Out There. Figure del confine nel cinema horror contemporaneo

in Ornella Castiglione (a cura di), "Confini. Traiettorie geografiche e simboliche tra cinema, ar... more in Ornella Castiglione (a cura di), "Confini. Traiettorie geografiche e simboliche tra cinema, architettura e altre discipline", Aracne, Roma 2020.

Research paper thumbnail of Dalla B alla Z. Alcune note sull'exploitation moderna

in Bruno Fornara (a cura di), "The B-Generations. Sull'utilità e il danno dei b-movies per la vit... more in Bruno Fornara (a cura di), "The B-Generations. Sull'utilità e il danno dei b-movies per la vita", edizioni di Cineforum 2019.

Research paper thumbnail of A Creative Treatment of Actuality. Costruzione del reale e menzogna nel cinema documentario

In Maria Auriemma, Francesca de Cianni, Paolo Miccoli, Adele Sorice (a cura di), "La menzogna. Le... more In Maria Auriemma, Francesca de Cianni, Paolo Miccoli, Adele Sorice (a cura di), "La menzogna. Le altre facce della realtà", Unior Press, Napoli 2019.

Research paper thumbnail of Haunted Machines and the Fear of Mechanic Life

in G. Plaitano, S. Venturini, P. Villa (eds.), "Moving Pictures, Living Machines. Automation, Ani... more in G. Plaitano, S. Venturini, P. Villa (eds.), "Moving Pictures, Living Machines. Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media", Mimesis International.

Research paper thumbnail of Vite al confine. Spazi e immagini delle migrazioni nella cultura visuale italiana

In Stefania Parigi, Christian Uva, Vito Zagarrio (a cura di), "Cinema e identità italiana. Cultu... more In Stefania Parigi, Christian Uva, Vito Zagarrio (a cura di), "Cinema e identità italiana. Cultura visuale e immaginario nazionale fra tradizione e contemporaneità", Roma Tre Press, Roma 2019

Research paper thumbnail of Immagini delle migrazioni ed esperienze del rifugio. Note intorno ad estetica e politica

Research paper thumbnail of The Gesture of "Shooting". Cinema and the Act of Recording Death

A History of Cinema Without Names/3. New Research Paths and Methodological Glosses (edited by Diego Cavallotti, Simone Dotto and Leonardo Quaresima), 2018

Research paper thumbnail of The Gamification of Terror. The Imaginary of Videogames in the Islamic State’s Media Production

Convegno internazionale online: “ICLA-CLAM Conference. Transcodifications: Literatures, Arts, Med... more Convegno internazionale online: “ICLA-CLAM Conference. Transcodifications: Literatures, Arts, Media”, Università degli studi dell’Aquila, 01-03 luglio 2021

Research paper thumbnail of The Techniques of Sex: Valentina Nappi's Narratives of Pornographies

Paper presentato al "XVII MAGIS – International Film and Media Studies Spring School" Gorizia, Ma... more Paper presentato al "XVII MAGIS – International Film and Media Studies Spring School"
Gorizia, March 23rd – 26th
Section: Porn Studies

Research paper thumbnail of Haunted Machines and the Fear of Mechanic Life

Paper presentato al "XXVI International Film and Media Studies Conference. Moving Pictures, Livin... more Paper presentato al "XXVI International Film and Media Studies Conference. Moving Pictures, Living Machines. Automation, Animation and the Imitation of Life in Cinema and Media"
Gorizia, March 21st – 23rd

Research paper thumbnail of “La freccia dei monoteisti". Prime ipotesi per una storicizzazione della produzione mediatica del Califfato

Intervento presentato alla giornata di studi "Storia & Storie" organizzata dall'AIRSC (associazio... more Intervento presentato alla giornata di studi "Storia & Storie" organizzata dall'AIRSC (associazione italiana per le ricerche di storia del cinema).

Research paper thumbnail of Il tema della morte filmata fra pseudo-documentarismo e terrorismo: riflessioni metodologiche

Paper presentato al workshop della CUC (Consulta Universitaria Cinema). Parma, novembre 2018

Research paper thumbnail of Storie di confini. Narrazioni delle migrazioni, politiche dell'immagine

Convegno FIC (Federazione Italiana Cineforum) Settembre 2018

Research paper thumbnail of Terrore digitale: horror contemporaneo e tecnologie del visivo

In un recente contributo sul tema del found footage horror, Hantke (2016) ha individuato in Ringu... more In un recente contributo sul tema del found footage horror, Hantke (2016) ha individuato in Ringu (1998) un luogo teorico fondamentale per l’elaborazione del rapporto fra tecnologie visuali e cinema horror contemporaneo. Riprendendo temi già elaborati da Videodrome (1983), il film è in effetti uno dei testi più lucidi da cui muovere per diagnosticare la fortuna che il tema della tecnofobia ha ancora oggi nel genere. A partire da questa prospettiva, l’intervento intende presentare alcune linee guida per un’ipotesi di lettura dell’horror mainstream degli ultimi vent’anni. Si cercherà di dimostrare come il genere abbia continuamente elaborato (secondo varie traiettorie) un identico plesso tematico, legato alle modalità attraverso cui le tecnologie visuali contemporanee (dalla sicurezza alle forme di comunicazione social) hanno modificato il nostro sguardo e la nostra visione del mondo. Se ad esempio i found footage horror paiono elaborare il fallimento della promessa di una forensic visuality continuamente frustrata, il caso dello screencasting horror (filone ancora in divenire ma di assoluto interesse) è ancora più esplicito nel farci assumere lo sguardo di una macchina, che produce immagini e morte disancorandosi ormai completamente dall’elemento umano.

Research paper thumbnail of The Eye of the Machine. Fear, Power and Technology in Screencasting Horror

Fear 2000 Horror Now Conference (Sheffield Hallam University, 6-7 April 2018) Lots of interestin... more Fear 2000 Horror Now Conference (Sheffield Hallam University, 6-7 April 2018)

Lots of interesting contributions have been written on found-footage horror movies and on the ways in which technology and its narrative presence can become a vehicle for the representation and diffusion of fear. Assuming a Foucauldian perspective, the most intriguing element in movies such as The Blair Witch Project, Paranormal Activity etc. is the fact that the grammar of fear is constructed using the same apparata that constitute our contemporary mediasphere. In this sense, this kind of horror offer a peculiar point of view on the politic of the gaze that is inscribed within the technology that we use every day.
Given that nowadays we are living in an historical moment where technology changes rapidly, we can expect to identify new trends in horror or specific films that deal with the innovations that concern the ways in which we see, produce and work with images. This is the case of screencasting horror, a new and yet unexplored subgenre that the paper will address to underline the new ways in which (new) technologies are used to create fear. Screencasting horror appears to be the natural prosecution of the aesthetic that was typical of found footage horror, and yet the proper visual problem connected with it appears to be different: in this specific case we share the point of view of a machine (as in Unfriended), that is both a visual and killing apparatus. In this sense this kind of movies seem to resonate with some intriguing theoretical positions on the semantic consistency of the expression “to shoot” and on the role of operational images in contemporary visual culture (see Theweleit or Farocki). Therefore, the paper will address the aesthetical problems connected with the genre and will offer a first attempt to theoretically analyze a subgenre that has yet to receive this kind of attention.

Research paper thumbnail of "Long Live the New Flesh". Notes on amputation (and) pornography

Ballard’s novel Crash focuses on the erotic/pornographic fascination provided by extreme bodies a... more Ballard’s novel Crash focuses on the erotic/pornographic fascination provided by extreme bodies and – more specifically – on the role provided by scars, wounds and medical-surgical elements in constructing this fascination. From its pages emerges a new interest for lesioned flesh that, while proposing a new politics of bodies and eroticism, take us back to context of artistic visual experimentations. It is well-known, just to give an example, the morbid charm of Hans Bellmer’s La poupée and the new imagerie of the body that it displayed in the context of historical avantgards. In the contemporary mediasphere we can trace the same problematic fascination for the extreme territories of the wounded body in a peculiar kind of pornographic images, provided by amputee pornography. In this kind of videos, the extremity of the body depends on the lack of one (or more than one) imb, and on a new usage of the body as eroticized surface. The main aim of the paper will be to present a general overview of the problematic features of this particular kind of (extreme) pornography and, starting from this point, to propose some reflections on the way in which this kind of liminal porn is able to re-discuss and re-contextualize some key elements of contemporary porn theory. Some of the question which the paper will try to provide an answer to, will be: which are the main aesthetical features of amputee porn? What kind of body is narratively constructed by these videos? Which are (some of) the cultural roots that connect wounds and erotic fascination? In which ways amputee porn can be a key example to re-discuss and re-contextualize some theoretical assumption of porn studies?

Research paper thumbnail of Vite al confine. Spazi e immagini delle migrazioni nella cultura visuale italiana

Intervento presentato al XXIII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici "Cinema e identit... more Intervento presentato al XXIII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici "Cinema e identità italiana. Cultura visuale e immaginario nazionale fra tradizione e contemporaneità" (Università di Roma Tre, 28-29 novembre 2017)

Research paper thumbnail of "A Creative Treatment of Actuality". Costruzione del reale e menzogna nel cinema documentario.

Quando John Grierson definì per primo il cinema documentario come un trattamento creativo della r... more Quando John Grierson definì per primo il cinema documentario come un trattamento creativo della realtà filmata (che quindi poteva essere anche in parte ricostruita o mistificata in nome della sua resa cinematografica), la teoria del cinema insisteva invece sulla capacità della settima arte di farsi specchio del reale, di replicare in senso mimetico e speculare il mondo dei fenomeni. Oggi quest’ultima interpretazione appare quantomeno riduttiva e non a caso la posizione di Grierson ha ripreso piede a partire dal secondo dopoguerra (per la contemporaneità, Ivelise Perniola parla addirittura e non a torto di “età postdocumentaria”. Almeno dal punto di vista del senso comune, però, questa assunzione teorica è stata tutt’altro che aproblematica, considerando ad esempio che un intero genere – quello dei mondo movies – è stato unitamente tacciato di mistificazione a scopo fraudolento.
Proprio a partire da una panoramica di questi particolari (pseudo?)-documentari prodotti in Italia fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, l’intervento intende concentrarsi sullo spinoso tema della fabbricazione del falso (di un’enunciazione quindi orientata alla menzogna) all’interno del cinema documentario. In questo senso si confronteranno – nel modo più produttivo possibile – due posizioni teoriche: quella dei sostenitori della necessità di un’aderenza forte al dato reale (soprattutto nel caso di documentari con l’ambizione di veicolare una narrazione legata alle minoranze o a questioni di rilevanza sociale) e quella di chi legge il documentario come una costruzione linguistica che – a partire dal reale – si pone il principale obiettivo di disporre un certo indirizzo di lettura nello spettatore. Infine, attraverso alcuni esempi ritenuti particolarmente significativi, si cercherà di illustrare come – in singoli casi – queste due istanze vengono negoziate nel contesto del documentario contemporaneo.

Research paper thumbnail of Lo strano vizio del cinema giallo. Corpi, identità deviate e genere nell'Italia degli anni Settanta

Profondo Rosso (Dario Argento, 1975) è per molti versi un film centrale per comprendere la parabo... more Profondo Rosso (Dario Argento, 1975) è per molti versi un film centrale per comprendere la parabola del giallo all’italiana sviluppatosi fra gli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. In uno dei momenti centrali dell’inchiesta del protagonista (Mark Dally), egli incontra il principale sospettato (l’amico Carlo), in compagnia di un transessuale. Considerando che fino alla fine del film Carlo sarà il principale indiziato (di Mark e nostro), è significativo che la sua identità sessuale sia costruita come non normativa (dal momento che la sequenza del transessuale non ha, a conti fatti, alcuno scopo nella progressione narrativa). A partire da questo caso esemplare l’intervento intende rileggere la produzione del giallo italiano del periodo concentrandosi in particolare sulla ricorrenza di assassini (o sospettati) presentati come deviati/traumatizzati sessuali o comunque portatori di identità di genere subalterne. Si tratta, questa è l’ipotesi che si intende proporre, di una coincidenza non causale, in un momento storico nel quale le barriere del visibile cominciavano a farsi più permissive (la legalizzazione di fatto della pornografia è dei primi anni Settanta) e i discorsi sulla sessualità, il potere e l’identità sempre più diffusi.

Research paper thumbnail of The Gesture of "Shooting". Cinema and the Act of Recording Death

The expression “to shoot”, crucial concept in the grammar of cinema, remind us of a sometimes-ove... more The expression “to shoot”, crucial concept in the grammar of cinema, remind us of a sometimes-overlooked connection. In fact, it also identifies the act of killing, mainly with a fire-arm. Moving from the assumption that this etymology can reveal itself to be a useful tool for a re-consideration of tendencies that cross the history of cinema, the paper will discuss the notion of “snuff” as a problematic genre in which this semantic overlay is particularly evident. A possible starting point is provided by those early “attraction” films that directly depict a killing that happens in front of the camera, such as in Electrocutioning of an elephant (Edison, 1903). In all these movies, all the intricacy of the act of shooting reveals itself: to film a death does not barely mean to testimony it, but to provoke it again and again. The same complexity is involved in different documentary movies, or in films that directly reflect on the act of filming (Peeping Tom, Michael Powell 1960; L’occhio Selvaggio, Paolo Cavara, 1967). It is important to notice that in these movies (such as in the ones directly involved with the idea of snuff movie as an urban legend) the moment of death is, quite surprisingly, not directly represented. The spectator cannot directly experience the perverse pleasure of death on film, that is permitted just to the vicarious characters that incarnate his gaze: after all there is no need to see the corpse, if the act of filming it is so deeply connected with the act of killing.

Friday, March 31", 15.00-19.00 Workshops  Polo Santa Chiara, Via Santa Chiara 1

Research paper thumbnail of Desires of Flesh. From Snuff Movie to Snuff Porn

The video revolution of the 1980s deeply changed porn industry, contributing to promote new forma... more The video revolution of the 1980s deeply changed porn industry, contributing to promote new formats, aesthetic styles (such as gonzo) and genres. This shift also involved one of the most problematic and difficult to define aspect of porn: the concept of snuff. It is well-known that the idea of snuff movie was firstly codified by Ed Sanders in his book about Mason’s family dated 1972. As illustrated by Kerekes and Slater in their classical (and recently republished) book Killing for Culture, snuff rapidly become a sort of urban legend and its fortune was strengthened by the release of the film Snuff (1976), thanks to its untruthful “real-death” ending. As demonstrated by the continuous release of film devoted to the topic, the fortune of snuff never really ended, probably thanks to its untraceable and disturbing nature. Even porn industry started to produce false snuff videos, generating a new pornographic genre rightly defined snuff porn. Its birth can be dated back to the 80’s, with productions like The New York Centrefold Massacre (1982) and Violations (1986). The paper will try to connect the genealogy of snuff porn to the video revolution of the 80’s, analysing both its format and aesthetic and its underground distributive system. As a matter of fact, it seems that the raise of this problematic porn genre can be explained as a consequence of the new possibilities offered by the video technology. The paper will then try to reach some conclusions reflecting on the ideological value of snuff porn, considering some titles from the ‘90s such as Wave’s Most Gruesome Quicksand Death, Real Detective Stories, the Strangled series etc. What kind of pleasure is displayed in this videos? What idea of pornography is represented in these productions, that often ignore some key-elements of porn such as penetration and money shot? Can the idea of filming death be considered a new (or at least a different) declination of the concept of pornography?

Friday, March 31", 15.00-19.00 Workshops  Polo Santa Chiara, Via Santa Chiara 1

Research paper thumbnail of "Mondo Cane" e oltre. Per una riqualificazione e un ripensamento del genere mondo movies

I mondo movies hanno costituito, per più di tre decenni, un genere estremamente rilevante all'int... more I mondo movies hanno costituito, per più di tre decenni, un genere estremamente rilevante all'interno dell’industria dell’intrattenimento filmico italiano. A fronte di un’accoglienza di pubblico particolarmente favorevole (soprattutto in relazione ai primi film del filone), la critica italiana si è dimostrata nel tempo piuttosto restia a riconoscere dignità ad un genere che basava la propria capacità di attrazione sulla messa in mostra di corpi nudi e azioni violente. Ciò si è tradotto, in generale, in un certo appiattimento del dibattito teorico-critico sull’argomento e solo negli ultimi anni si sta cominciando a parlare nuovamente del fenomeno (grazie ai contributi di Dalla Gassa, Pezzotta e – più recentemente – Fogliato).
Sembra giunto in effetti il momento di operare una generale revisione, se non proprio un ripensamento degli studi in materia. Se infatti in ambito internazionale l’interesse per le opere di Jacopetti e dei suoi epigoni non è mai veramente scemato (lo dimostra il lungo capitolo dedicato ai mondo nella nuova edizione del fondamentale Killing for Culture), in questo ambito sembra aver prevalso una interpretazione per così dire “enigmistica” del fenomeno, volta a decostruire i testi per verificare quali e quante scene fossero frutto di una ricostruzione.
L’intervento, ponendosi come punto di riflessione conclusiva di un percorso inquadrato all’interno di un più ampio progetto dottorale in corso di svolgimento, si propone di fornire alcune chiavi di lettura per favorire un ripensamento storiografico del genere. In particolare si proporrà di spostare l’attenzione dal “valore di verità” delle immagini, per concentrarsi sulle strategie di autenticazione messe in atto dai registi. Si tratta di uno slittamento del punto di vista che, per il suo chiamare in causa diversi elementi (testuali e paratestuali), appare oggi utile per fornire un quadro più complesso e completo del fenomeno.

Research paper thumbnail of Do it again. Appunti per una prospettiva sulle GIF pornografiche

Navigando su Tumblr ci si rende facilmente conto che in questo social network la GIF ha trovato u... more Navigando su Tumblr ci si rende facilmente conto che in questo social network la GIF ha trovato un ambiente d’elezione. Pur essendo recentemente stato implementato anche da Facebook all’interno delle chat istantanee e non solo, il linguaggio GIF pare essersi radicato fortemente in quella sede ed aver trovato nuove e impreviste possibilità di applicazione. In particolare, sfruttando sia la forma ricorsiva delle animazioni che il rapporto dialettico fra fissità e flusso, le GIF sono diventate un veicolo privilegiato d’espressione all’interno di profili dedicati alla pornografia e al suo divismo. L’intervento si propone di mostrare, a partire da questo presupposto, come la GIF possa diventare un utile strumento analitico, oltre che un semplice mezzo di diffusione dell’iconografia pornografica. La GIF, portando alle estreme conseguenze la coazione a ripetere insita nel gesto performativo della pornografia, mostra in maniera palese come il linguaggio porn si basi sulla reiterazione di gestualità codificate e dalla forte valenza semantica. A partire da questa prospettiva si illustrerà quindi, anche attraverso una serie di esempi significativi, come il gesto costituisca un parametro essenziale per lo studio della performatività porn e del suo divismo.

Research paper thumbnail of The “Pornification” of Terror: Islamic State’s Images and the Spread of Hijab Porn

This paper will be presented at XIV MAGIS - Gorizia International Film Studies Spring School (Uni... more This paper will be presented at XIV MAGIS - Gorizia International Film Studies Spring School (University of Udine - 14th March 2016)

Research paper thumbnail of Il figlio di Zelig

Nell'ambito della mostra CINEAFFETTI Proiezione di IL FIGLIO DI ZELIG (Davide Ferrario, 1995, 15... more Nell'ambito della mostra CINEAFFETTI

Proiezione di IL FIGLIO DI ZELIG (Davide Ferrario, 1995, 15ʼ). Davide Ferrario presenta il suo cineaffetto di regista in compagnia di Emanuela Martini (direttore del Torino Film
Festival) e Barbara Grespi. Discussant: Sara Damiani, Stefano Guerini Rocco, Tommaso Isabella, Giuseppe Previtali, Lorenzo Rossi.

venerdì 4 dic h. 16.00-17.30 GAMeC - Spazio ParolaImmagine

Un attore frustrato a causa della promessa fatta alla madre di non abbandonare mai Bergamo, esprime selvaggiamente
il suo camaleontismo, inlandosi in tutti i set dei lm che sono stati girati in città. Un divertissement d’autore, omaggio stralunato ad Allen e alla sua creatura più celebre

Research paper thumbnail of Itinerari transmediali. Attualità del trauma di Hiroshima fra cinema e nuovi media

Intervento al Convegno Internazionale "Cinema & Storia. Tempo, memoria, identità nelle immagini d... more Intervento al Convegno Internazionale "Cinema & Storia. Tempo, memoria, identità nelle immagini del nuovo millennio" (Università degli studi di Roma Tre, 27 Novembre 2015)

Research paper thumbnail of Visual Culture Digital Images, Virtual Reality, Videogames and their Cultural Roots SYLLABUS

Humanities Summer School Department of Foreign Languages, Literatures and Cultures University of ... more Humanities Summer School
Department of Foreign Languages, Literatures and Cultures
University of Bergamo (A.Y. 2018/2019)

Research paper thumbnail of Laboratorio di Videomontaggio (A.A. 2018/2019)

Laboratorio di videomontaggio per il corso di "Videonarrazioni" (Corso di Laurea Magistrale in Co... more Laboratorio di videomontaggio per il corso di "Videonarrazioni" (Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione, Informazione, Editoria - Dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione, Università degli studi di Bergamo)

Research paper thumbnail of Immagini dell’attualità: immagini migranti, immagini di guerra, immagini del terrore (A.A.2017/2018)

Laboratorio didattico alternativo al tirocinio - Università degli Studi di Bergamo, dipartimento ... more Laboratorio didattico alternativo al tirocinio - Università degli Studi di Bergamo, dipartimento di Lettere, Filosofia e Comunicazione (A.A. 2017/2018)