Giancarlo Grossi | Università Cattolica del Sacro Cuore (Catholic University of the Sacred Heart) (original) (raw)
Papers by Giancarlo Grossi
1 Cfr. D.N. Rodowick, Il cinema nell'era del virtuale, traduzione a cura di M. Miotti, Milano, Ol... more 1 Cfr. D.N. Rodowick, Il cinema nell'era del virtuale, traduzione a cura di M. Miotti, Milano, Olivares, 2008. 2 A partire dal testo fondativo della concettualizzazione filosofica sul postmoderno, che presenta l'oggetto del proprio studio come rapporto sulla «condizione del sapere nelle società più sviluppate» caratterizzate dall'«informatizzazione della società». Cfr. J.F. Lyotard, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, traduzione a cura di C. Formenti, Milano, Feltrinelli, 1981. 3 Mi riferisco a diverse galassie di studi, dalla Media Archaeology di Erkki Huhtamo, Jussi Parikka e Siegfried Zielinski, all'epistemologia dei media di François Albera e Maria Tortajada, fino alla New Film History inaugurata da Thomas Elsaesser, unite dal ripensamento della temporalità cinematografica a partire dall'avvento della digitalizzazione. Cfr. E. Huhtamo, J. Parikka, Un'archeologia dell'archeologia dei media, in Teorie del cinema. Il dibattito contemporaneo, a cura di A. D'Aloia e R. Eugeni, Milano, Raffaello Cortina, 2017, pp. 295-325; T. Elsaesser, Film History as Media Archaeology, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2010; Archeologia dei media. Temporalità, tecnologia, materia, a cura di G. Fidotta e A. Mariani, Milano, Meltemi, 2017. 4 Cfr. F. Kittler, Grammophon Film Typewriter, Berlin, Brinkmann & Bose, 1986. 5 Cfr. J. Crary, Le tecniche dell'osservatore. Visione e modernità nel XIX secolo, traduzione a cura di L. Acquarelli, Torino, Einaudi, 2013. il visore immaginario: la nascita della realtà virtuale nello spirito del cinema Giancarlo Grossi Eden 33.indd 76-77
La collana è promossa dal Centro interdipartimentale di ricerca Aspi -Archivio storico della psic... more La collana è promossa dal Centro interdipartimentale di ricerca Aspi -Archivio storico della psicologia italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, punto di riferimento nazionale per la raccolta e la valorizzazione delle fonti documentarie relative alla storia delle scienze della mente in Italia tra Otto e Novecento.
Alla ricerca di un'epistemologia dell'esperienza cinematografica, l'articolo si concentra sugli s... more Alla ricerca di un'epistemologia dell'esperienza cinematografica, l'articolo si concentra sugli spasmodici tentativi, tipici della psicologia francese del XIX secolo, di visualizzare il divenire delle immagini mentali mediante la loro incarnazione negli atteggiamenti corporei e traduzione visiva possibile con l'ausilio dei metodi grafici.
Love Exposure ( Ai no mukidashi, Giappone 2008) di Sion Sono rappresenta una delle indagini più i... more Love Exposure ( Ai no mukidashi, Giappone 2008) di Sion Sono rappresenta una delle indagini più interessanti del cinema contemporaneo sull’enigmatica dimensione dell’amore. L’amore è infatti dipinto come un puro Evento, che emerge esclusivamente dalla rottura radicale di ogni catena ontologica di causazione (Badiou). L’Evento amoroso riavvolge la realtà intorno al proprio incontro, dalla sua paradossale impossibile attesa (tutta la prima parte del film è scandita dal conto dei giorni che precedono il suo imprevedibile avvenire) alla sospensione dello spazio e del tempo rispetto alla propria incausata essenza (il racconto dei vissuti precedenti l’incontro riavvolge e approfondisce la narrazione decostruendo la sua linearità temporale). L’amore descritto da Sion Sono è soprattutto produzione di soggettività, nuove entità ineludibilmente esposte. Si creano in un costante paradossale rapporto tra la Legge del Padre e la sua necessaria trasgressione che la alimenta e sostiene. Le Lettere di Paolo diventano così il nucleo significante del film, che contribuiscono insieme alla fotografia feticista, alle narrazioni dei b-movies, alla sociologia dei generi e delle religioni a interrogare nel modo più profondo la paradossale dimensione dell’amore.
Il problema del dispositivo e l’impressione di realtà ad esso correlata hanno le loro origini neg... more Il problema del dispositivo e l’impressione di realtà ad esso correlata hanno le loro origini negli studi estetici e psicologici sulla locomozione umana che si sviluppano verso la fine del XIX secolo. L’articolo segue l’opera dell’estetologo francese Paul Souriau, L’esthétique du mouvement (1889), con il fine di analizzare le condizioni materiali in cui sorge concretamente la disposizione dello spettatore cinematografico, sottolineando le implicazioni ontologiche e politiche relative a questo fenomeno. Una particolare attenzione è posta in questo senso sull’incrocio che si crea tra le ricerche della teoria della rappresentazione e la nascita di dispositivi pre-cinematografici che fungono da strumento scientifico nel processo di oggettivazione e controllo del movimento umano.
Books by Giancarlo Grossi
Meltemi, 2017
Alle soglie del Novecento, in Francia, vari studiosi, esponenti dei campi disciplinari più divers... more Alle soglie del Novecento, in Francia, vari studiosi, esponenti dei campi disciplinari più diversi, dall’estetica alla morfologia artistica, dalla psicologia alla neurologia alla psichiatria, convergono nell’elezione di un comune oggetto di studio: il movimento umano. Nascono nuovi saperi sul corpo, frammentato e ricostruito dall’apporto delle tecnologie visive. In quegli stessi anni, nel medesimo contesto culturale, sta emergendo una nuova esperienza di scrittura del movimento, il cinema. È possibile stabilire un nesso tra questi due processi? È quanto fa il libro di Giancarlo Grossi, analizzando istituzioni mediche, pubblicazioni psicologiche e filosofiche, apparati iconografici appartenenti al contesto francese dell’epoca, dove clinici come Charcot, Richer, Gilles de la Tourette, psicologi come Binet e Janet, estetologi come Souriau e Guyau saranno chiamati in causa come insoliti precursori del cinema, sulla scia dei più recenti approcci della cultura visuale e dell’epistemologia dei media.
1 Cfr. D.N. Rodowick, Il cinema nell'era del virtuale, traduzione a cura di M. Miotti, Milano, Ol... more 1 Cfr. D.N. Rodowick, Il cinema nell'era del virtuale, traduzione a cura di M. Miotti, Milano, Olivares, 2008. 2 A partire dal testo fondativo della concettualizzazione filosofica sul postmoderno, che presenta l'oggetto del proprio studio come rapporto sulla «condizione del sapere nelle società più sviluppate» caratterizzate dall'«informatizzazione della società». Cfr. J.F. Lyotard, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, traduzione a cura di C. Formenti, Milano, Feltrinelli, 1981. 3 Mi riferisco a diverse galassie di studi, dalla Media Archaeology di Erkki Huhtamo, Jussi Parikka e Siegfried Zielinski, all'epistemologia dei media di François Albera e Maria Tortajada, fino alla New Film History inaugurata da Thomas Elsaesser, unite dal ripensamento della temporalità cinematografica a partire dall'avvento della digitalizzazione. Cfr. E. Huhtamo, J. Parikka, Un'archeologia dell'archeologia dei media, in Teorie del cinema. Il dibattito contemporaneo, a cura di A. D'Aloia e R. Eugeni, Milano, Raffaello Cortina, 2017, pp. 295-325; T. Elsaesser, Film History as Media Archaeology, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2010; Archeologia dei media. Temporalità, tecnologia, materia, a cura di G. Fidotta e A. Mariani, Milano, Meltemi, 2017. 4 Cfr. F. Kittler, Grammophon Film Typewriter, Berlin, Brinkmann & Bose, 1986. 5 Cfr. J. Crary, Le tecniche dell'osservatore. Visione e modernità nel XIX secolo, traduzione a cura di L. Acquarelli, Torino, Einaudi, 2013. il visore immaginario: la nascita della realtà virtuale nello spirito del cinema Giancarlo Grossi Eden 33.indd 76-77
La collana è promossa dal Centro interdipartimentale di ricerca Aspi -Archivio storico della psic... more La collana è promossa dal Centro interdipartimentale di ricerca Aspi -Archivio storico della psicologia italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, punto di riferimento nazionale per la raccolta e la valorizzazione delle fonti documentarie relative alla storia delle scienze della mente in Italia tra Otto e Novecento.
Alla ricerca di un'epistemologia dell'esperienza cinematografica, l'articolo si concentra sugli s... more Alla ricerca di un'epistemologia dell'esperienza cinematografica, l'articolo si concentra sugli spasmodici tentativi, tipici della psicologia francese del XIX secolo, di visualizzare il divenire delle immagini mentali mediante la loro incarnazione negli atteggiamenti corporei e traduzione visiva possibile con l'ausilio dei metodi grafici.
Love Exposure ( Ai no mukidashi, Giappone 2008) di Sion Sono rappresenta una delle indagini più i... more Love Exposure ( Ai no mukidashi, Giappone 2008) di Sion Sono rappresenta una delle indagini più interessanti del cinema contemporaneo sull’enigmatica dimensione dell’amore. L’amore è infatti dipinto come un puro Evento, che emerge esclusivamente dalla rottura radicale di ogni catena ontologica di causazione (Badiou). L’Evento amoroso riavvolge la realtà intorno al proprio incontro, dalla sua paradossale impossibile attesa (tutta la prima parte del film è scandita dal conto dei giorni che precedono il suo imprevedibile avvenire) alla sospensione dello spazio e del tempo rispetto alla propria incausata essenza (il racconto dei vissuti precedenti l’incontro riavvolge e approfondisce la narrazione decostruendo la sua linearità temporale). L’amore descritto da Sion Sono è soprattutto produzione di soggettività, nuove entità ineludibilmente esposte. Si creano in un costante paradossale rapporto tra la Legge del Padre e la sua necessaria trasgressione che la alimenta e sostiene. Le Lettere di Paolo diventano così il nucleo significante del film, che contribuiscono insieme alla fotografia feticista, alle narrazioni dei b-movies, alla sociologia dei generi e delle religioni a interrogare nel modo più profondo la paradossale dimensione dell’amore.
Il problema del dispositivo e l’impressione di realtà ad esso correlata hanno le loro origini neg... more Il problema del dispositivo e l’impressione di realtà ad esso correlata hanno le loro origini negli studi estetici e psicologici sulla locomozione umana che si sviluppano verso la fine del XIX secolo. L’articolo segue l’opera dell’estetologo francese Paul Souriau, L’esthétique du mouvement (1889), con il fine di analizzare le condizioni materiali in cui sorge concretamente la disposizione dello spettatore cinematografico, sottolineando le implicazioni ontologiche e politiche relative a questo fenomeno. Una particolare attenzione è posta in questo senso sull’incrocio che si crea tra le ricerche della teoria della rappresentazione e la nascita di dispositivi pre-cinematografici che fungono da strumento scientifico nel processo di oggettivazione e controllo del movimento umano.
Meltemi, 2017
Alle soglie del Novecento, in Francia, vari studiosi, esponenti dei campi disciplinari più divers... more Alle soglie del Novecento, in Francia, vari studiosi, esponenti dei campi disciplinari più diversi, dall’estetica alla morfologia artistica, dalla psicologia alla neurologia alla psichiatria, convergono nell’elezione di un comune oggetto di studio: il movimento umano. Nascono nuovi saperi sul corpo, frammentato e ricostruito dall’apporto delle tecnologie visive. In quegli stessi anni, nel medesimo contesto culturale, sta emergendo una nuova esperienza di scrittura del movimento, il cinema. È possibile stabilire un nesso tra questi due processi? È quanto fa il libro di Giancarlo Grossi, analizzando istituzioni mediche, pubblicazioni psicologiche e filosofiche, apparati iconografici appartenenti al contesto francese dell’epoca, dove clinici come Charcot, Richer, Gilles de la Tourette, psicologi come Binet e Janet, estetologi come Souriau e Guyau saranno chiamati in causa come insoliti precursori del cinema, sulla scia dei più recenti approcci della cultura visuale e dell’epistemologia dei media.