Luca Azzetta | Università degli Studi di Firenze (University of Florence) (original) (raw)
Papers by Luca Azzetta
LIMINA, 2024
L’articolo mostra la dipendenza del commento al Purgatorio dell’Anonimo Fiorentino dalle chiose a... more L’articolo mostra la dipendenza del commento al Purgatorio dell’Anonimo Fiorentino dalle chiose alla Commedia di Andrea Lancia. Alcune lezioni che caratterizzano il commento dell’Anonimo dimostrano che egli si giovò direttamente dell’autografo del Lancia (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale II.I.39), sul quale è possibile che si conservi qualche nota vergata dalla mano dell’Anonimo.
The article demonstrates the dependence of the Anonimo Fiorentino’s commentary on the Purgatorio from Andrea Lancia’s commentaries on the Commedia. Some of the variants that distinguish the commentary of the Anonimo prove that he consulted direct Lancia’s autograph (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale II.I.39), on which it is possible that some notes still preserved were penned by the Anonimo’s hand himself.
L’Epistola di Dante a Cangrande della Scala, signore di Verona, è un testo complesso che ha susci... more L’Epistola di Dante a Cangrande della Scala, signore di Verona, è un testo complesso che ha suscitato un acceso dibattito critico. Agli occhi dei moderni è nota innanzitutto come la lettera con cui il poeta dedica il Paradiso allo Scaligero. In realtà la prosa latina contiene molto di più: un memoriale difensivo scritto in un momento di crisi e in un contesto politico fortemente conflittuale e radicalizzato (che lo porterà ad abbandonare Verona per la più ospitale Ravenna); un’introduzione all’intero poema; un commento alle prime terzine del Paradiso, che assume i caratteri di una sconcertante dichiarazione di poetica.
L’Epistola a Cangrande, infatti, contribuisce in modo decisivo a indicare perché Dante arrivò a chiamare «sacro» il suo poema (Par., XXV 1), di cui propone una sorprendente interpretazione d’autore. Questa interpretazione, già nota ai primi lettori del poema, è rimasta minoritaria nella storia dell’esegesi antica e moderna della Commedia. Per questo l’Epistola a Cangrande, che oggi non è disponibile in un’edizione specificamente dedicata, merita di essere raggiunta da un pubblico ampio di lettori e cultori di Dante: sia per l’importanza che riveste nella biografia umana e culturale del poeta, sia per la ricaduta interpretativa sul poema.
L’edizione del testo latino è corredata da una traduzione, da un ampio commento e da un insieme di paratesti che introducono e accompagnano la lettura. In questo modo l’Epistola è collocata nel contesto storico e culturale che le fu proprio. È così resa possibile una migliore intelligenza della coscienza che, almeno all’altezza del Paradiso, Dante ebbe di sé e del suo «sacrato poema» (Par., XXIII 62), per il quale richiamò la prossimità con alcune esperienze visionarie, storicamente indiscutibili e direttamente ispirate da Dio, di cui si narra nei testi biblici.
Il contributo focalizza l’attenzione sul ms. Vaticano latino 4776, nel quale si individua sia un ... more Il contributo focalizza l’attenzione sul ms. Vaticano latino 4776, nel quale si individua sia un nuovo testimone della tradizione indiretta delle 'Esposizioni sopra la Comedia' di Giovanni Boccaccio, sia un codice latore di uno specifico progetto esegetico realizzato con l’ausilio di diversi antichi commenti in volgare (Iacomo della Lana, Ottimo commento, il volgarizzamento A di Graziolo Bambaglioli, Boccaccio e il Falso Boccaccio). Si dà inoltre notizia di un breve apparato di chiose in catalano e in castigliano conservate nel Vat. Lat. 4776.
The contribution focuses on the ms. Vaticano Latino 4776, which identifies both a new witness of the indirect tradition of Giovanni Boccaccio’s 'Esposizioni sopra la Comedia' and a codex bearer of a specific exegetical project realised with the help of several ancient vernacular commentaries (Iacomo della Lana, Ottimo commento, Graziolo Bambaglioli’s volgarizzamento A, Boccaccio and the Falso Boccaccio). The contribution also gives notice of Catalan and Castilian notes preserved in Vat. Lat. 4776.
Several of Dante’s works got into circulation only after his death, often derived fr... more Several of Dante’s works got into circulation only after his death, often derived from an original not prepared for publication and thus introducing errors and lacunae. This applies to De vulgari eloquentia, Convivio, and Epistola a Cangrande. This chapter first introduces the case of the two former works, both uncompleted treatises, and then focuses on Epistola a Cangrande. The analysis of the direct tradition, the reconstruction of the archetype, and insights provided by the indirect tradition up to the sixteenth century suggest that Dante wrote the Epistola towards the end of his sojourn at Verona, but that he never sent it to the addressee. Descending from an original not intended for publication, the archetype was a severely corrupt text, something that undermines the opinion that the letter was a forgery made in north-eastern Italy, as has been proposed in the past. In contrast, study of the manuscripts demonstrates that dissemination began at Florence after Dante’s death, where the poet’s sons brought their father’s other writings, the Epistola among them.
«Rivista di Studi Danteschi», 2022
Il contributo pubblica il carteggio inedito tra Giorgio Padoan e Bruno Nardi relativo agli anni 1... more Il contributo pubblica il carteggio inedito tra Giorgio Padoan e Bruno Nardi relativo agli anni 1965 (anno del vii centenario dalla nascita di Dante) e il 1967 (anno del concorso istituito per la neonata cattedra di Filologia dantesca presso l’Università di Firenze). Dal breve carteggio emergono gli elementi fondamentali che i due studiosi condivisero nell’interpretazione della Commedia: un poema ispirato da una visione divina che il poeta ritiene di avere realmente goduta; emergono inoltre le divergenze circa l’interpretazione e l’attribuzione a Dante dell’intera Epistola a Cangrande.
This article publishes the unknown correspondence between Giorgio Padoan and Bruno Nardi relating to the years 1965 (the year, which marked the 7 th centenary of Dante’s birth) and 1967 (the year of the competition set up for the newly created professorship of Dante’s Philology at the University of Florence). The brief correspondence sheds new light on the fundamental elements that the two scholars shared in their interpretation of the ‘Commedia’: a poem inspired by a divine vision that the poet believed he actually enjoyed. The letters also let emerge the differences between the two scholars in the interpretation and attribution to Dante of the entire ‘Epistle to Cangrande’.
Custode della memoria di Dante in area romagnola, fu Domenico di Ugolino Mezzani, comunemente con... more Custode della memoria di Dante in area romagnola, fu Domenico di Ugolino Mezzani, comunemente conosciuto come Menghino, nato nell'ultimo quarto del sec. XIII e morto nell'agosto 1376. La sua famiglia, originaria di Mezzano (a nord di Ravenna), si era poi stabilita a Pezzolo presso Russi. Coluccio Salutati, in una lettera del 2 ottobre 1399 al cancelliere Niccolò da Tuderano, ricorda come egli fosse «familiaris et socius Dantis nostri». In quest'epistola Coluccio, che desiderava avere un esemplare corretto della Commedia, «opus divinissimum», per far fronte a quella molesta corruzione che ha invaso tutti i libri, scrive di aver sentito che Menghino era considerato un esperto del poema sacro. Il Mezzani, a quanto pare, dedicò a Dante un epitaffio di sei esametri ritmici: «Inclita fama cuius universum penetrat orbem» (Dante 'la cui inclita fama penetra per tutto l'universo'). Il suo nome è stato accostato a un manoscritto del sec. XIV, datato 1363, che dopo essere transitato per la collezione di Thomas Phillipps (con segnatura 8881), è ora ad Austin, University of Texas, Chronicle Library, H.R.C. 45. Il testo del poema è preceduto da sommari in terza rima (per Inferno e Purgatorio) e accompagnato da glosse esegetiche in latino per gran parte dell'Inferno e per qualche canto del Purgatorio. Sebbene la ricerca abbia dimostrato che questo manoscritto non possa essere considerato autografo di Menghino e dunque occorra rinunciare a identificarlo con il volume ricercato da Coluccio, l'apparato esegetico di questo codice (collocabile in area romagnola) riveste particolare interesse nell'ambito della fortuna di Dante nel sec. XIV. Di grande valore, al di là dei risultati letterari conseguiti, sono i sommari in terza rima per le prime due cantiche, qui editi criticamente, che, se non sono attribuibili a Menghino, a lui, studioso di Dante, furono tuttavia indirizzati.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno internazionale Dante e le grandi questioni escatologich... more Il volume raccoglie gli Atti del Convegno internazionale Dante e le grandi questioni escatologiche organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura in occasione del centenario dantesco. I contributi si rivolgono a Dante da ambiti disciplinari diversi: teologico, biblico, filosofico, linguistico, storica, artistico. Si coglie così la profondità della poesia del poema, che per Dante non è mai riducibile a finzione letteraria, ma che anzi si nutre di una tensione vigorosa nello sforzo di comunicare, mediante la bellezza e la forza espressiva del linguaggio poetico, le verità di fede e di pensiero che sono proprie dell’epoca in cui egli visse e di cui si riappropriò in modo sorprendente e personale, presentandosi ai suoi contemporanei come poeta depositario di una visione. Il volume è articolato in tre parti, dedicate a tre temi escatologici presenti nella tradizione in cui l’Alighieri affonda le radici: quello della visione divinamente ispirata, quello della resurrezione delle anime e dei corpi alla fine dei tempi, quello dell’angelologia. Ciascuno di essi ha il fondamento nella Bibbia e giunge a Dante attraverso la mediazione di opere di esegesi biblica, di riflessione filosofica e teologica maturate nel silenzio dei chiostri, in seno alla Scolastica, all’interno degli Ordini mendicanti. L’indagine su questi temi e sulle opere lette da Dante permette di accedere alla sua poesia da un punto di osservazione privilegiato e spesso trascurato negli studi critici sulla Commedia.
Il contributo mostra come un approccio filologico al testo e alla tradizione dell'Epistola a Cang... more Il contributo mostra come un approccio filologico al testo e alla tradizione dell'Epistola a Cangrande consenta di attribuirla nella sua interezza a Dante Alighieri
Catalogo della mostra «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, patrocina... more Catalogo della mostra «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, patrocinata dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 700° Anniversario della morte di Dante Alighieri.
Il Bargello è luogo dantesco per eccellenza a Firenze: qui si trova il più antico ritratto di Dante, realizzato entro il 1337 da Giotto e la sua bottega negli stessi anni in cui ferveva l’industrioso lavoro di diffusione della Commedia nella città gigliata. Il catalogo illustra il complesso legame tra Dante, la sua opera e Firenze ripercorrendo la fitta trama dei rapporti tra pittori, miniatori, copisti e commentatori, impegnati in un’impresa editoriale e artistica senza precedenti. Dante ha frequentato le sale del Bargello come priore e in queste stesse sale ha ricevuto la condanna prima all’esilio, poi a morte (10 marzo 1302). La ricostruzione del delicato rapporto tra il Poeta e Firenze assume un’importanza che va ben oltre questi confini, investendo in modo indelebile la storia della fortuna di Dante e il modo in cui noi oggi ancora guardiamo a lui e alla sua opera.
Il discorso, pronunciato a Ravenna il 9 settembre 2018, in occasione del 697° annuale della morte... more Il discorso, pronunciato a Ravenna il 9 settembre 2018, in occasione del 697° annuale della morte di Dante, analizza i paragrafi 77-82 dell’Epistola di Dante a Cangrande della Scala. Dopo aver presentato le tre tipologie di visione divina riconosciute dalla cultura medievale fin da Agostino, si mostra come a queste si richiamino gli esempi biblici proposti nell’Epistola in relazione all’esperienza visionaria del Paradiso: il raptus di Paolo per la visio intellectualis, la visione degli Apostoli sul monte Tabor per la visio corporalis, la visione del profeta Ezechiele per la visio imaginaria o spiritualis. Infine, il saggio mostra come la scelta privilegi esempi insoliti per la tradizione medievale e stabilisca un rapporto profondo con quanto il poeta dice della propria esperienza umana e poetica nei canti finali del Purgatorio e nel Paradiso.
The essay, delivered in Ravenna on 9 September 2018 – on the occasion of the 697th annual anniversary of Dante’s death – analyses the paragraphs 77-82 of Dante’s Epistle to Cangrande della Scala. The three typologies of divine vision, as they were acknowledged by Medieval culture starting with Augustine, are examined in the first part. Afterwards, the essay shows how the biblical examples, which are recalled in the Epistle in relation to the visionary experience of Paradiso, correspond to them: the raptus of Paul (visio intellectualis), the vision of the Apostles on Mount Tabor (visio corporalis), the vision of the prophet Ezekiel (visio imaginaria or spiritualis). Finally, the essay demonstrates how the choice of such unusual examples enables us to establish a deep relationship with what the poet says about his own experience in the final cantos of Purgatorio and in Paradiso.
«Rivista di Studi danteschi», 2019
Il contributo pubblica le cc. 121-28 del ms. Firenze, Bibl. Naz. Centrale, II IV 246, che conserv... more Il contributo pubblica le cc. 121-28 del ms. Firenze, Bibl. Naz. Centrale, II IV 246, che conservano in forma mutila (da Purg., x 1, a Par., xxxiii 145) un repertorio di istruzioni finalizzate all’illustrazione di una Commedia di lusso, databile entro la prima metà del Trecento. Tale lacerto, che costituisce un unicum nella tradizione del poema dantesco e un documento eccezionale per l’intera storia della miniatura medievale, è messo in relazione con i piú antichi apparati figurativi oggi noti della Commedia, cosicché sia possibile da un lato ricostruire la facies di uno dei piú antichi progetti di visualizzazione continua del poema dantesco, dall’altro aprire nuove riflessioni sulle modalità di esecuzione dei corredi iconografici della Commedia.
This paper publishes the folios 121-128 of ms. Firenze, Bibl. Naz. Centrale, II IV 246, bearing a mutilous series of instructions for the illumination of a lavish ‘Commedia’ (‘Purg.’, x 1-‘Par.’, xxxiii 15), datable within the first half of the Trecento. This fragment is very unique in the tradition of Dante’s poem and represents an exceptional document for the whole history of Medieval illumination. The paper compares it with the most ancient figurative apparatuses still existing today, in order to trace back, from one side, the configuration of one of the earliest projects of continuous illustration of Dante’s poem, and to open up, from the other side, new considerations on the execution modes of the iconographic apparatuses of the ‘Commedia’.
«Rivista di Studi Danteschi», 2019
L’articolo discute il contributo di G. Albanese-B. Figliuolo-P. Pontari, Giovanni Villani, Dante ... more L’articolo discute il contributo di G. Albanese-B. Figliuolo-P. Pontari, Giovanni Villani, Dante e un antichissimo codice fiorentino della ‘Commedia’, in SD, a. lxxxiii 2018, pp. 349-412, e illustra alcuni aspetti della diffusione della Commedia a Firenze nel secondo quarto del Trecento, con particolare attenzione alla vicenda di un Liber Dantis appartenuto e rubato a Giovanni Villani, poi da lui recuperato anche con l’ausilio di Andrea Lancia.
The paper discusses the recent essay by G. Albanese-B. Figliuolo-P. Pontari, Giovanni Villani, Dante e un antichissimo codice fiorentino della ‘Commedia’, in SD, a. lxxxiii 2018, pp. 349-412, and outlines some aspects of the circulation of the Commedia in Florence in the second quarter of 14th century, with a particular attention to the episode of the Liber Dantis once belonging Giovanni Villani, which was stolen and then recovered also thanks to Andrea Lancia’s help.
Studj Romanzi, 2018
Il prosimetro della Vita nova, opera giovanile compiuta da Dante entro la metà degli anni Novanta... more Il prosimetro della Vita nova, opera giovanile compiuta da Dante entro la metà degli anni Novanta del Duecento, dovette godere di una notevole fortuna: lo attesta l’incontro del poeta con Bonagiunta Orbicciani in Purg., XXIV 49-63, giacché la menzione di «Donne ch’avete intelletto d’amore» (V.n., XIX 4) presuppone la conoscenza, da parte del rimatore lucchese, dei capitoli XVII-XIX del prosimetro. Tuttavia l’operetta oggi è tradita da 48 testimoni che, con poche eccezioni, risalgono a non prima della metà del sec. XIV e sono dunque posteriori di oltre cinquant’anni all’epoca della scrittura dell’autografo. Il contributo si propone di recuperare e indagare le tracce, le presenze sotterranee, le citazioni della Vita nova tra gli anni successivi alla sua composizione e gli anni in cui Boccaccio, trascrivendone il testo nel ms. 104.6 della Biblioteca Capitolare di Toledo, contribuì in modo decisivo a garantire una rinnovata diffusione dell’opera.
Theologus Dantes. Tematiche teologiche nelle opere e nei primi commenti, Atti del convegno internazionale (Università Ca’ Foscari Venezia, 14-15 settembre 2017), 2018
The essay analyses paragraphs 77-82 of Dante’s Epistle to Cangrande della Scala. After a discussi... more The essay analyses paragraphs 77-82 of Dante’s Epistle to Cangrande della Scala. After a discussion of the three typologies of divine vision acknowledged by medieval culture since Augustine, the essay shows how the biblical examples recalled in the Epistle in relation to the visionary experience of Paradiso correspond to them: the raptus of Paul (visio intellectualis), the vision of the Apostles on Mount Tabor (visio corporalis), the vision of the prophet Ezekiel (visio imaginaria or spiritualis). Finally, the essay analyses how the choice of these unusual examples establishes a deep relationship with what the poet says about his own experience in the final cantos of Purgatorio and in Paradiso.
LIMINA, 2024
L’articolo mostra la dipendenza del commento al Purgatorio dell’Anonimo Fiorentino dalle chiose a... more L’articolo mostra la dipendenza del commento al Purgatorio dell’Anonimo Fiorentino dalle chiose alla Commedia di Andrea Lancia. Alcune lezioni che caratterizzano il commento dell’Anonimo dimostrano che egli si giovò direttamente dell’autografo del Lancia (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale II.I.39), sul quale è possibile che si conservi qualche nota vergata dalla mano dell’Anonimo.
The article demonstrates the dependence of the Anonimo Fiorentino’s commentary on the Purgatorio from Andrea Lancia’s commentaries on the Commedia. Some of the variants that distinguish the commentary of the Anonimo prove that he consulted direct Lancia’s autograph (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale II.I.39), on which it is possible that some notes still preserved were penned by the Anonimo’s hand himself.
L’Epistola di Dante a Cangrande della Scala, signore di Verona, è un testo complesso che ha susci... more L’Epistola di Dante a Cangrande della Scala, signore di Verona, è un testo complesso che ha suscitato un acceso dibattito critico. Agli occhi dei moderni è nota innanzitutto come la lettera con cui il poeta dedica il Paradiso allo Scaligero. In realtà la prosa latina contiene molto di più: un memoriale difensivo scritto in un momento di crisi e in un contesto politico fortemente conflittuale e radicalizzato (che lo porterà ad abbandonare Verona per la più ospitale Ravenna); un’introduzione all’intero poema; un commento alle prime terzine del Paradiso, che assume i caratteri di una sconcertante dichiarazione di poetica.
L’Epistola a Cangrande, infatti, contribuisce in modo decisivo a indicare perché Dante arrivò a chiamare «sacro» il suo poema (Par., XXV 1), di cui propone una sorprendente interpretazione d’autore. Questa interpretazione, già nota ai primi lettori del poema, è rimasta minoritaria nella storia dell’esegesi antica e moderna della Commedia. Per questo l’Epistola a Cangrande, che oggi non è disponibile in un’edizione specificamente dedicata, merita di essere raggiunta da un pubblico ampio di lettori e cultori di Dante: sia per l’importanza che riveste nella biografia umana e culturale del poeta, sia per la ricaduta interpretativa sul poema.
L’edizione del testo latino è corredata da una traduzione, da un ampio commento e da un insieme di paratesti che introducono e accompagnano la lettura. In questo modo l’Epistola è collocata nel contesto storico e culturale che le fu proprio. È così resa possibile una migliore intelligenza della coscienza che, almeno all’altezza del Paradiso, Dante ebbe di sé e del suo «sacrato poema» (Par., XXIII 62), per il quale richiamò la prossimità con alcune esperienze visionarie, storicamente indiscutibili e direttamente ispirate da Dio, di cui si narra nei testi biblici.
Il contributo focalizza l’attenzione sul ms. Vaticano latino 4776, nel quale si individua sia un ... more Il contributo focalizza l’attenzione sul ms. Vaticano latino 4776, nel quale si individua sia un nuovo testimone della tradizione indiretta delle 'Esposizioni sopra la Comedia' di Giovanni Boccaccio, sia un codice latore di uno specifico progetto esegetico realizzato con l’ausilio di diversi antichi commenti in volgare (Iacomo della Lana, Ottimo commento, il volgarizzamento A di Graziolo Bambaglioli, Boccaccio e il Falso Boccaccio). Si dà inoltre notizia di un breve apparato di chiose in catalano e in castigliano conservate nel Vat. Lat. 4776.
The contribution focuses on the ms. Vaticano Latino 4776, which identifies both a new witness of the indirect tradition of Giovanni Boccaccio’s 'Esposizioni sopra la Comedia' and a codex bearer of a specific exegetical project realised with the help of several ancient vernacular commentaries (Iacomo della Lana, Ottimo commento, Graziolo Bambaglioli’s volgarizzamento A, Boccaccio and the Falso Boccaccio). The contribution also gives notice of Catalan and Castilian notes preserved in Vat. Lat. 4776.
Several of Dante’s works got into circulation only after his death, often derived fr... more Several of Dante’s works got into circulation only after his death, often derived from an original not prepared for publication and thus introducing errors and lacunae. This applies to De vulgari eloquentia, Convivio, and Epistola a Cangrande. This chapter first introduces the case of the two former works, both uncompleted treatises, and then focuses on Epistola a Cangrande. The analysis of the direct tradition, the reconstruction of the archetype, and insights provided by the indirect tradition up to the sixteenth century suggest that Dante wrote the Epistola towards the end of his sojourn at Verona, but that he never sent it to the addressee. Descending from an original not intended for publication, the archetype was a severely corrupt text, something that undermines the opinion that the letter was a forgery made in north-eastern Italy, as has been proposed in the past. In contrast, study of the manuscripts demonstrates that dissemination began at Florence after Dante’s death, where the poet’s sons brought their father’s other writings, the Epistola among them.
«Rivista di Studi Danteschi», 2022
Il contributo pubblica il carteggio inedito tra Giorgio Padoan e Bruno Nardi relativo agli anni 1... more Il contributo pubblica il carteggio inedito tra Giorgio Padoan e Bruno Nardi relativo agli anni 1965 (anno del vii centenario dalla nascita di Dante) e il 1967 (anno del concorso istituito per la neonata cattedra di Filologia dantesca presso l’Università di Firenze). Dal breve carteggio emergono gli elementi fondamentali che i due studiosi condivisero nell’interpretazione della Commedia: un poema ispirato da una visione divina che il poeta ritiene di avere realmente goduta; emergono inoltre le divergenze circa l’interpretazione e l’attribuzione a Dante dell’intera Epistola a Cangrande.
This article publishes the unknown correspondence between Giorgio Padoan and Bruno Nardi relating to the years 1965 (the year, which marked the 7 th centenary of Dante’s birth) and 1967 (the year of the competition set up for the newly created professorship of Dante’s Philology at the University of Florence). The brief correspondence sheds new light on the fundamental elements that the two scholars shared in their interpretation of the ‘Commedia’: a poem inspired by a divine vision that the poet believed he actually enjoyed. The letters also let emerge the differences between the two scholars in the interpretation and attribution to Dante of the entire ‘Epistle to Cangrande’.
Custode della memoria di Dante in area romagnola, fu Domenico di Ugolino Mezzani, comunemente con... more Custode della memoria di Dante in area romagnola, fu Domenico di Ugolino Mezzani, comunemente conosciuto come Menghino, nato nell'ultimo quarto del sec. XIII e morto nell'agosto 1376. La sua famiglia, originaria di Mezzano (a nord di Ravenna), si era poi stabilita a Pezzolo presso Russi. Coluccio Salutati, in una lettera del 2 ottobre 1399 al cancelliere Niccolò da Tuderano, ricorda come egli fosse «familiaris et socius Dantis nostri». In quest'epistola Coluccio, che desiderava avere un esemplare corretto della Commedia, «opus divinissimum», per far fronte a quella molesta corruzione che ha invaso tutti i libri, scrive di aver sentito che Menghino era considerato un esperto del poema sacro. Il Mezzani, a quanto pare, dedicò a Dante un epitaffio di sei esametri ritmici: «Inclita fama cuius universum penetrat orbem» (Dante 'la cui inclita fama penetra per tutto l'universo'). Il suo nome è stato accostato a un manoscritto del sec. XIV, datato 1363, che dopo essere transitato per la collezione di Thomas Phillipps (con segnatura 8881), è ora ad Austin, University of Texas, Chronicle Library, H.R.C. 45. Il testo del poema è preceduto da sommari in terza rima (per Inferno e Purgatorio) e accompagnato da glosse esegetiche in latino per gran parte dell'Inferno e per qualche canto del Purgatorio. Sebbene la ricerca abbia dimostrato che questo manoscritto non possa essere considerato autografo di Menghino e dunque occorra rinunciare a identificarlo con il volume ricercato da Coluccio, l'apparato esegetico di questo codice (collocabile in area romagnola) riveste particolare interesse nell'ambito della fortuna di Dante nel sec. XIV. Di grande valore, al di là dei risultati letterari conseguiti, sono i sommari in terza rima per le prime due cantiche, qui editi criticamente, che, se non sono attribuibili a Menghino, a lui, studioso di Dante, furono tuttavia indirizzati.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno internazionale Dante e le grandi questioni escatologich... more Il volume raccoglie gli Atti del Convegno internazionale Dante e le grandi questioni escatologiche organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura in occasione del centenario dantesco. I contributi si rivolgono a Dante da ambiti disciplinari diversi: teologico, biblico, filosofico, linguistico, storica, artistico. Si coglie così la profondità della poesia del poema, che per Dante non è mai riducibile a finzione letteraria, ma che anzi si nutre di una tensione vigorosa nello sforzo di comunicare, mediante la bellezza e la forza espressiva del linguaggio poetico, le verità di fede e di pensiero che sono proprie dell’epoca in cui egli visse e di cui si riappropriò in modo sorprendente e personale, presentandosi ai suoi contemporanei come poeta depositario di una visione. Il volume è articolato in tre parti, dedicate a tre temi escatologici presenti nella tradizione in cui l’Alighieri affonda le radici: quello della visione divinamente ispirata, quello della resurrezione delle anime e dei corpi alla fine dei tempi, quello dell’angelologia. Ciascuno di essi ha il fondamento nella Bibbia e giunge a Dante attraverso la mediazione di opere di esegesi biblica, di riflessione filosofica e teologica maturate nel silenzio dei chiostri, in seno alla Scolastica, all’interno degli Ordini mendicanti. L’indagine su questi temi e sulle opere lette da Dante permette di accedere alla sua poesia da un punto di osservazione privilegiato e spesso trascurato negli studi critici sulla Commedia.
Il contributo mostra come un approccio filologico al testo e alla tradizione dell'Epistola a Cang... more Il contributo mostra come un approccio filologico al testo e alla tradizione dell'Epistola a Cangrande consenta di attribuirla nella sua interezza a Dante Alighieri
Catalogo della mostra «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, patrocina... more Catalogo della mostra «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, patrocinata dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 700° Anniversario della morte di Dante Alighieri.
Il Bargello è luogo dantesco per eccellenza a Firenze: qui si trova il più antico ritratto di Dante, realizzato entro il 1337 da Giotto e la sua bottega negli stessi anni in cui ferveva l’industrioso lavoro di diffusione della Commedia nella città gigliata. Il catalogo illustra il complesso legame tra Dante, la sua opera e Firenze ripercorrendo la fitta trama dei rapporti tra pittori, miniatori, copisti e commentatori, impegnati in un’impresa editoriale e artistica senza precedenti. Dante ha frequentato le sale del Bargello come priore e in queste stesse sale ha ricevuto la condanna prima all’esilio, poi a morte (10 marzo 1302). La ricostruzione del delicato rapporto tra il Poeta e Firenze assume un’importanza che va ben oltre questi confini, investendo in modo indelebile la storia della fortuna di Dante e il modo in cui noi oggi ancora guardiamo a lui e alla sua opera.
Il discorso, pronunciato a Ravenna il 9 settembre 2018, in occasione del 697° annuale della morte... more Il discorso, pronunciato a Ravenna il 9 settembre 2018, in occasione del 697° annuale della morte di Dante, analizza i paragrafi 77-82 dell’Epistola di Dante a Cangrande della Scala. Dopo aver presentato le tre tipologie di visione divina riconosciute dalla cultura medievale fin da Agostino, si mostra come a queste si richiamino gli esempi biblici proposti nell’Epistola in relazione all’esperienza visionaria del Paradiso: il raptus di Paolo per la visio intellectualis, la visione degli Apostoli sul monte Tabor per la visio corporalis, la visione del profeta Ezechiele per la visio imaginaria o spiritualis. Infine, il saggio mostra come la scelta privilegi esempi insoliti per la tradizione medievale e stabilisca un rapporto profondo con quanto il poeta dice della propria esperienza umana e poetica nei canti finali del Purgatorio e nel Paradiso.
The essay, delivered in Ravenna on 9 September 2018 – on the occasion of the 697th annual anniversary of Dante’s death – analyses the paragraphs 77-82 of Dante’s Epistle to Cangrande della Scala. The three typologies of divine vision, as they were acknowledged by Medieval culture starting with Augustine, are examined in the first part. Afterwards, the essay shows how the biblical examples, which are recalled in the Epistle in relation to the visionary experience of Paradiso, correspond to them: the raptus of Paul (visio intellectualis), the vision of the Apostles on Mount Tabor (visio corporalis), the vision of the prophet Ezekiel (visio imaginaria or spiritualis). Finally, the essay demonstrates how the choice of such unusual examples enables us to establish a deep relationship with what the poet says about his own experience in the final cantos of Purgatorio and in Paradiso.
«Rivista di Studi danteschi», 2019
Il contributo pubblica le cc. 121-28 del ms. Firenze, Bibl. Naz. Centrale, II IV 246, che conserv... more Il contributo pubblica le cc. 121-28 del ms. Firenze, Bibl. Naz. Centrale, II IV 246, che conservano in forma mutila (da Purg., x 1, a Par., xxxiii 145) un repertorio di istruzioni finalizzate all’illustrazione di una Commedia di lusso, databile entro la prima metà del Trecento. Tale lacerto, che costituisce un unicum nella tradizione del poema dantesco e un documento eccezionale per l’intera storia della miniatura medievale, è messo in relazione con i piú antichi apparati figurativi oggi noti della Commedia, cosicché sia possibile da un lato ricostruire la facies di uno dei piú antichi progetti di visualizzazione continua del poema dantesco, dall’altro aprire nuove riflessioni sulle modalità di esecuzione dei corredi iconografici della Commedia.
This paper publishes the folios 121-128 of ms. Firenze, Bibl. Naz. Centrale, II IV 246, bearing a mutilous series of instructions for the illumination of a lavish ‘Commedia’ (‘Purg.’, x 1-‘Par.’, xxxiii 15), datable within the first half of the Trecento. This fragment is very unique in the tradition of Dante’s poem and represents an exceptional document for the whole history of Medieval illumination. The paper compares it with the most ancient figurative apparatuses still existing today, in order to trace back, from one side, the configuration of one of the earliest projects of continuous illustration of Dante’s poem, and to open up, from the other side, new considerations on the execution modes of the iconographic apparatuses of the ‘Commedia’.
«Rivista di Studi Danteschi», 2019
L’articolo discute il contributo di G. Albanese-B. Figliuolo-P. Pontari, Giovanni Villani, Dante ... more L’articolo discute il contributo di G. Albanese-B. Figliuolo-P. Pontari, Giovanni Villani, Dante e un antichissimo codice fiorentino della ‘Commedia’, in SD, a. lxxxiii 2018, pp. 349-412, e illustra alcuni aspetti della diffusione della Commedia a Firenze nel secondo quarto del Trecento, con particolare attenzione alla vicenda di un Liber Dantis appartenuto e rubato a Giovanni Villani, poi da lui recuperato anche con l’ausilio di Andrea Lancia.
The paper discusses the recent essay by G. Albanese-B. Figliuolo-P. Pontari, Giovanni Villani, Dante e un antichissimo codice fiorentino della ‘Commedia’, in SD, a. lxxxiii 2018, pp. 349-412, and outlines some aspects of the circulation of the Commedia in Florence in the second quarter of 14th century, with a particular attention to the episode of the Liber Dantis once belonging Giovanni Villani, which was stolen and then recovered also thanks to Andrea Lancia’s help.
Studj Romanzi, 2018
Il prosimetro della Vita nova, opera giovanile compiuta da Dante entro la metà degli anni Novanta... more Il prosimetro della Vita nova, opera giovanile compiuta da Dante entro la metà degli anni Novanta del Duecento, dovette godere di una notevole fortuna: lo attesta l’incontro del poeta con Bonagiunta Orbicciani in Purg., XXIV 49-63, giacché la menzione di «Donne ch’avete intelletto d’amore» (V.n., XIX 4) presuppone la conoscenza, da parte del rimatore lucchese, dei capitoli XVII-XIX del prosimetro. Tuttavia l’operetta oggi è tradita da 48 testimoni che, con poche eccezioni, risalgono a non prima della metà del sec. XIV e sono dunque posteriori di oltre cinquant’anni all’epoca della scrittura dell’autografo. Il contributo si propone di recuperare e indagare le tracce, le presenze sotterranee, le citazioni della Vita nova tra gli anni successivi alla sua composizione e gli anni in cui Boccaccio, trascrivendone il testo nel ms. 104.6 della Biblioteca Capitolare di Toledo, contribuì in modo decisivo a garantire una rinnovata diffusione dell’opera.
Theologus Dantes. Tematiche teologiche nelle opere e nei primi commenti, Atti del convegno internazionale (Università Ca’ Foscari Venezia, 14-15 settembre 2017), 2018
The essay analyses paragraphs 77-82 of Dante’s Epistle to Cangrande della Scala. After a discussi... more The essay analyses paragraphs 77-82 of Dante’s Epistle to Cangrande della Scala. After a discussion of the three typologies of divine vision acknowledged by medieval culture since Augustine, the essay shows how the biblical examples recalled in the Epistle in relation to the visionary experience of Paradiso correspond to them: the raptus of Paul (visio intellectualis), the vision of the Apostles on Mount Tabor (visio corporalis), the vision of the prophet Ezekiel (visio imaginaria or spiritualis). Finally, the essay analyses how the choice of these unusual examples establishes a deep relationship with what the poet says about his own experience in the final cantos of Purgatorio and in Paradiso.