AMEDEO LEPORE | Università della Campania Luigi Vanvitelli (original) (raw)
Books by AMEDEO LEPORE
Innovare nella storia economica: temi, metodi, fonti, 2016
La Storia Economica è stata troppo spesso confinata da alcuni studiosi in una collocazione in bil... more La Storia Economica è stata troppo spesso confinata da alcuni studiosi in una collocazione in bilico tra “due culture”, frutto di un’interpretazione delle sue basi, della sua teoria e della sua metodologia, legata più all’opera di Charles P. Snow (e alla sua famosa e controversa “Rede Lecture” del 1959 all’Università di Cambridge) che a quella di Carlo M. Cipolla. Infatti, quest’ultimo, nell’indicare l’humus in cui affonda le radici, ha considerato la Storia Economica come materia eminentemente interdisciplinare, pur occupando un campo della conoscenza posto allo snodo di due altre discipline, la Storia e l’Economia Politica. In questo paper, si intende affrontare da una nuova visuale, che colloca la Storia Economica in un ambito del tutto originale, il legame primigenio con queste discipline e il conseguimento di una piena autonomia da esse, anche alla luce dell’evoluzione dei tempi, delle fluttuazioni e delle crisi economiche ricorrenti, che rifrangono i loro effetti sulle idee, sulle metodologie di ricerca e sugli strumenti di analisi. Innanzitutto, di fronte al processo di globalizzazione, alle nuove condizioni della competizione tra aree e soggetti economici a livello mondiale, alla comparsa di nuove opportunità di sviluppo come di profonde disuguaglianze, nonché all’evoluzione dell’economia in un contesto diacronico, la Storia Economica dispone di un’ermeneutica in grado di superare i limiti inoppugnabili dell’Economia Politica. Questa disciplina si è andata sempre più “destoricizzando e deumanizzando”, evidenziando l’assenza di capacità di previsione, oltre che di sperimentazione, con un mainstream sempre più squilibrato sul versante delle scienze esatte e degli strumenti logico-matematici come fondamento per le proprie elaborazioni. Al tempo stesso, la Storia ha spesso preferito rifugiarsi in una mera comprensione e narrazione del passato, sia pure fondata su una successione di eventi concreti, con un’impostazione legata più alla sua capacità esegetica e a una visione sincronica che a una fonte essenziale per la formazione dell’uomo e della società attuali. La Storia Economica con la metodologia “abduttiva”, frutto di una salda attitudine all’indagine della realtà, che esamina i fatti economici nella loro effettiva evoluzione, riesce a connetterli alla teoria e alle sue verifiche concrete e, in questo modo, accresce la conoscenza, è una disciplina moderna e ricca di valori per il mondo contemporaneo. La Storia Economica, secondo un paradosso che il paper intende motivare, attraversa una fase particolarmente ardua e complessa, ma è dotata di una potenzialità unica, rappresentata dalla sua capacità di inserire le vicende di cui si occupa in un contesto di relazioni e in una dinamica di dati empirici, in una logica, al contempo, comparativa ed evolutiva, che può porla al centro del percorso formativo e di ricerca della “terza cultura” (le scienze sociali, secondo Jerome Kagan) e all’avanguardia della “quarta cultura” delineata da John Brockman (quella collegata alla rivoluzione informatica). Per queste ragioni, con l’impiego dell’abduzione (secondo Charles Sanders Peirce) e del metodo diacronico, si può realizzare il superamento della divergenza originaria tra l’Economia e la Storia, portando a sintesi queste diverse culture in un nuovo paradigma interpretativo della Storia Economica.
come sintesi di culture: il metodo diacronico e diatopico oltre la divisione tra Economia e Stori... more come sintesi di culture: il metodo diacronico e diatopico oltre la divisione tra Economia e Storia 1. LE "DUE CULTURE" TRA CHARLES PERCY SNOW E CARLO CIPOLLA La Storia Economica è stata troppo spesso confinata dagli studiosi in una collocazione in bilico tra "due culture", frutto di un'interpretazione delle sue basi, della sua teoria e della sua metodologia, legata più all'opera di Charles Percy Snow (e alla sua famosa e controversa "Rede Lecture" del 1959 all'Università di Cambridge) che a quella di Carlo Cipolla. Nel maggio del 1959, Snow, scienziato di professione e scrittore per inclinazione-come egli stesso si definiva-, tenne una conferenza su Le due culture e la rivoluzione scientifica, trascritta e pubblicata, nei mesi di giugno e di luglio seguenti, sulla rivista "Encounter" e, dopo l'avvio di un intenso dibattito, in una seconda edizione nel 1963 1. In questo saggio, egli deplorava la grande distanza culturale e la scarsa contaminazione tra i settori scientifici e le discipline umanistiche, tra hard sciences e soft sciences, che rappresentava uno degli ostacoli principali alla mancata soluzione di molti problemi della società contemporanea. In particolare, egli condannava la reciproca chiusura delle scienze dure e della cultura umanistica, che tendevano a valutare l'altrui campo d'azione come un'area minore del pensiero, della ricerca e dell'elaborazione. Snow, infatti, affermava che: "In our society (that is, advanced western society) we have lost even the pretence of a common culture. Persons educated with the greatest intensity we know can no longer communicate with each other on the plane of their major intellectual concern. This is
Prefazione di Matteo Renzi «La prima cosa è un cambiamento del punto di vista. Non più un Mezzogi... more Prefazione di Matteo Renzi «La prima cosa è un cambiamento del punto di vista. Non più un Mezzogiorno chiuso a contemplare se stesso e i suoi difetti: al contrario, una regione cruciale per gli sviluppi storici di un'area assai più vasta, di cui si colloca ben al centro. Mezzogiorno cuore d'Europa e del Mediterraneo».
Empresas y empresarios en tiempos de Barroco, 2015
Nota editoriale La preoccupazione per la salvaguardia dell’archivio e della biblioteca della Cas... more Nota editoriale
La preoccupazione per la salvaguardia dell’archivio e della biblioteca della Cassa per il Mezzogiorno si determina quando il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione (Dps) del Ministero per le attività produttive si attiva per il recupero dei locali siti in via del Giorgione, ove è collocata la parte più cospicua dell’archivio. Si deve alla dr. Stefania Cantagalli, bibliotecaria del Dps, l’aver sensibilizzato tempestivamente sui rischi di dispersione o distruzione che il materiale documentario e bibliografico poteva correre la dr. Stefania Greco, bibliotecaria della Svimez. Della situazione veniva informato il prof. Amedeo Lepore, consigliere della Svimez, che ha preso contatti con la dr. Emanuela Marinelli della Sovrintendenza archivistica per il Lazio e con la prof. Paola Carucci, che all’epoca dei primi interventi sull’archivio Casmez-Agensud era sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, attivando poi una sinergia tra persone interessate alla conservazione del patrimonio archivistico e alla ricerca storico-economica.
Il prof. Lepore, infatti, si è subito preoccupato di costituire, presso la Svimez, d’intesa con il presidente Adriano Giannola e il presidente emerito Nino Novacco, un Gruppo di lavoro in cui fossero rappresentate diverse competenze per dar vita a un progetto organico per la salvaguardia dell’archivio e per consentirne una piena fruizione ai fini della ricerca. La difficoltà dell’impresa risiede nelle eccezionali dimensioni di un archivio in cui si riflette una parte importante della storia del Mezzogiorno. A tutt’oggi non è accertata l’effettiva consistenza dell’intero archivio, ivi comprese le parti di esso trasmesse ad altri ministeri e alle regioni: si tratta comunque di oltre 30 km di documenti.
Il Gruppo di lavoro si è riunito una prima volta, per impulso del Consiglio di amministrazione della Svimez, presso la sede istituzionale dell’ente il 20 giugno 2012. A quella data, fanno parte del Gruppo il prof. Adriano Gianola, presidente della Svimez, il prof. Amedeo Lepore, consigliere della Svimez e coordinatore del Gruppo, e ancora per la Svimez il dott. Riccardo Padovani, direttore, la dott. Agnese Claroni, ricercatrice, e la dott. Susanna Greco, bibliotecaria; fanno inoltre parte del Gruppo la dott. Stefania Cantagalli, bibliotecaria del Pds, la prof. Paola Carucci, ora sovrintendente dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, il dott. Agostino Attanasio, sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato (Acs) e la dott. Paola Puzzuoli, responsabile dell’archivio Casmez presso l’Acs; la prof. Lilia Costabile, dell’Università Federico II di Napoli, la prof. Donatella Strangio, dell’Università La Sapienza di Roma, la dott. Stefania Manfrellotti, dell’Università Federico II di Napoli, il prof. Emanuele Felice, dell’Universidad autonoma de Barcelona (in collegamento telefonico), il dott. Alessandro Höbel, dottore di ricerca di storia.
Nelle successive riunioni saranno inclusi nel Gruppo altri rappresentanti di istituzioni interessate alla sorte dell’archivio della Cassa per il Mezzogiorno.
Il Gruppo viene subito informato di quale parte dell’archivio si trovi già presso l’Archivio centrale dello Stato, ivi confluito a conclusione di una complessa operazione di scarto e di trasferimento di nuclei consistenti dell’archivio ai ministeri subentrati alla Cassa nell’esercizio di alcune funzioni eseguita da un Gruppo di lavoro istituito dalla Presidenza del consiglio nel dicembre 1997.
Il primo obiettivo del Gruppo di lavoro coordinato dal prof. Lepore è stato quello di effettuare una ricognizione del materiale documentario collocato nei locali di via del Giorgione e del materiale bibliografico della Cassa concentrato in un deposito a Castelnuovo di Porto.
Il sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, istituto deputato alla conservazione dell’archivio della Cassa per il Mezzogiorno in quanto ente pubblico nazionale soppresso, si è offerto di acquisire il materiale documentario dei locali in via del Giorgione riunendolo alla documentazione già posseduta, unitamente al materiale bibliografico di Castelnuovo di Porto. Temporaneamente l’enorme complesso documentario di via del Giorgione è stato trasferito in una sede fuori Roma, in attesa di essere portato all’Archivio centrale dello Stato, operazione intervenuta successivamente per una parte della documentazione, in attesa della definitiva sistemazione.
Il Gruppo ha deciso inoltre di organizzare un seminario –tenuto presso l’Archivio storico della Presidenza della Repubblica – dal titolo “La Cassa per il Mezzogiorno. Dalla salvaguardia dell’archivio alla promozione della ricerca”, che ha rappresentato il momento di avvio della presente pubblicazione, realizzata con un complesso di saggi e testimonianze originali - anche da parte di autori che non hanno partecipato all’incontro - frutto dello stimolo a un approfondimento di carattere scientifico sorto in quella prima occasione di discussione.
Il Gruppo si è anche adoperato per la realizzazione del recupero dell’archivio della Cassa. Un ruolo determinante è stato svolto a tal fine dal Dipartimento per la coesione e lo sviluppo del Ministero per le attività produttive, con l’approvazione del progetto dal titolo “Archivi per lo sviluppo economico territoriale (Aset). Modelli innovativi di conservazione e riuso delle fonti per la storia degli interventi straordinari per lo sviluppo del Mezzogiorno”, finanziato nell’ambito del Programma operativo nazionale 2007-2014.
Il progetto troverà attuazione presso l’Archivio centrale dello Stato, secondo le seguenti fasi: riordinamento e inventariazione della documentazione riunificata; informatizzazione dell’inventario realizzato; elaborazione di strumenti di ricerca, da proporre su piattaforma informatica, per permettere l’accesso ai dati dell’inventario tramite web; riproduzione digitale di immagini da collegare ai documenti più significativi; elaborazione di set di dati da pubblicare in formati aperti per aderire all’orientamento della pubblica amministrazione in favore degli open data.
Uno “steering committee”, composto dalle principali istituzioni interessate al recupero e alla valorizzazione dell’archivio della Cassa per il Mezzogiorno, seguirà attentamente la situazione per verificare il procedere delle fasi del progetto e il suo completamento.
La pubblicazione di questi contributi scientifici in una forma unitaria e solenne vuole rappresentare un riconoscimento a uno dei momenti più alti dell’intervento dello Stato nel Mezzogiorno d’Italia, con un approccio volto a superare ogni semplificazione sulla storia della Cassa, mettendone in luce i principali caratteri e cogliendone i risultati positivi, che concorsero al “miracolo economico” italiano, come le ombre, che ne connotarono la seconda e ultima fase di attività. Al tempo stesso, questa pubblicazione è il segno concreto di un impegno di ricerca che intende continuare, promuovendo un’ampia valorizzazione di una documentazione di grande valore per ricostruire e innovare la storia dell’economia, delle istituzioni e della società nel corso di un’epoca non breve della Repubblica italiana.
Una fonte, di tipo classico, per la storia economica è rappresentata da "qualsiasi documento, qua... more Una fonte, di tipo classico, per la storia economica è rappresentata da "qualsiasi documento, qualsiasi monumento, qualsiasi resto del passato (N.d.A.) che trasmette a noi la testimonianza di un fatto economico". 1 Tale testimonianza può avere carattere diretto o derivato, a seconda che la fonte fornisca una "prova diretta, sicura, (…) riportandoci direttamente al fatto avvenuto", o che la fonte implichi un rinvio "alle occasioni che hanno provocato il fatto e che ci abilitano così a risalire al fatto". 2 La classificazione delle fonti, attraverso ulteriori suddivisioni, ha portato a considerare una successione di classi, basata sulla distanza di tempo e di luogo che intercorre tra "l'accadimento dei fatti economici (…) e la fissazione della loro 'memoria', vale a dire il concretarsi della fonte storica", e cioè: fonti archeologiche, fonti artistiche, fonti letterarie, fonti ufficiali, fonti notarili, fonti giudiziarie, fonti concomitanti. 3 Queste ultime costituiscono il gruppo delle "fonti specifiche, eminentemente dirette, principali, proprie e tipiche della nostra disciplina, e in gran parte esclusivamente di essa". 4 Tuttavia, la precedente definizione di carattere generale, che non può essere assunta come univoca e che è stata sottoposta a successive interpretazioni e modifiche, è ben lungi dall'essere risolutiva ai fini dell'attività storiografica e va -senza esitazione -accompagnata dall'osservazione di Cipolla, secondo cui: "È praticamente impossibile redigere un inventario completo delle fonti che interessano la storia economica"; infatti, sono di ostacolo all'impresa di predisporre un repertorio delle fonti "non soltanto la mastodonticità del compito, ma anche, e soprattutto, la circostanza che riferimenti a fatti e fattori economici si possono ritrovare nei documenti più disparati e diversi". 5 In questo modo, si pone un freno alla ricerca di astratti modelli di classificazione delle fonti tradizionali, ma, al tempo stesso, si può stabilire una connessione immediata con il proliferare di nuove risorse per la storia economica, che con la diffusione delle reti telematiche e di Internet, in particolare, ha subito un'impennata e che è inverosimile pensare di racchiudere in una sia pure circostanziata rassegna delle fonti. Per affrontare il lavoro di indagine proprio dello storico dell'economia, dunque, è necessario impiegare una molteplicità di strumenti: infatti, "sarebbe una grande illusione immaginare che a ciascun problema storico corrisponda un tipo unico di documenti, specializzato per quell'uso"; se questa disciplina, per non fermarsi solo ai suoi aspetti quantitativi di tipo tradizionale, richiede l'utilizzo di un assortimento vasto e adeguato di fonti, il ricorso a diverse tipologie di 1 Melis F., Sulle fonti della storia economica. Appunti raccolti alle lezioni del Prof. Federico Melis, a cura di B. Dini, Milano, Cisalpino -Goliardica, 1985, p. 5. L'indicazione relativa a "qualsiasi monumento" va presa in senso lato ("dal latino monere = ricordare"). 2 Melis F., Sulle fonti della storia economica, cit., p. 6. Si può aggiungere che: "Fonti dirette sono, ad esempio, testi di dottrina economica, registri contabili, descrizioni di azioni economiche; fonti indirette resti di prodotti dai quali si può arguire l'azione economica mediante la quale furono ottenuti." (A. Fanfani, Introduzione allo studio della storia economica, Milano, Giuffrè, 1943, p. 101). E, inoltre, che: "Tra le fonti primarie scritte disponibili allo storico economico vanno distinte a) le fonti narrative e cronachistiche e b) le fonti documentarie" (C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, Bologna, il Mulino, 1988, p. 48). 3 Melis F., Sulle fonti della storia economica, cit., pp. 6-7. 4 Ibidem. Le "fonti concomitanti" fanno riferimento agli "organismi nei quali maturano e si producono i fatti economici: le aziende", che rappresentano l'annullamento di "quella distanza -di tempo e territoriale, ma anche di sensibilità, di competenza e di interesse -tra l'accadimento dei fatti economici e coloro che ne hanno fissato la memoria"; tali fonti sono state distinte in due sezioni, una per le aziende private e una per le aziende pubbliche, con ulteriori suddivisioni relative alle serie che rientrano in ciascuna ripartizione (cfr. Melis F., Sulle fonti della storia economica, cit., pp. 117-243). 5 C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., p. 46. Lo stesso Cipolla, però, afferma che: "Ad onta di ciò, ho tentato una esemplificazione dei maggiori documenti o serie documentali di cui può disporre lo storico economico". ‹http://www.storiadelmondo.com/6/lepore.metodologie.pdf› in Storiadelmondo n. 6, 24 marzo 2003 IS -Internet e Storia. 1° Forum telematico 15 Gennaio -15 Marzo 2003. documentazione, "è invece necessario che le tecniche erudite si distinguano secondo il tipo di testimonianza". 6 Allargando il senso di queste parole, si potrebbe dire che appare stringente per la storia economica, soprattutto nell'era delle tecnologie digitali e della rete, un'attenzione alla raccolta delle fonti documentarie, agli strumenti di interpretazione e all'esegesi delle fonti, alla comprensione e all'utilizzo delle fonti stesse -in una sola espressione, alla metodologia dell'attività di ricerca -, piuttosto che alla concreta e dettagliata elencazione delle risorse che a giusto titolo possano essere annoverate tra quelle nell'ambito del settore. 7 Del resto, è attraverso "l'esperienza concreta del lavoro storiografico" che si può avviare "una revisione della nozione di fonte storica". 8 Infatti, come ha osservato Max Weber: "Solo ponendo in rilievo e risolvendo problemi di fatto sono state fondate le discipline scientifiche, e si può sviluppare ulteriormente il loro metodo; e finora mai hanno contribuito in maniera decisiva a tale scopo le pure considerazioni di teoria della conoscenza o di metodologia. Esse diventano di solito importanti per l'opera della scienza stessa solo quando, in seguito a forti spostamenti dei «punti di vista» da cui una certa materia diventa oggetto di rappresentazione, emerge la convinzione che i nuovi «punti di vista» esigano anche una revisione delle forme logiche in cui si era mossa la precedente «impresa», e ne deriva quindi incertezza sull'«essenza» del proprio lavoro. Questa situazione è in ogni caso incontestabile nel presente per ciò che riguarda la storia". 9 È questo il caso del nuovo paradigma prodotto dall'ingresso di Internet sulla scena della storiografia economica. Si tratta dell'irrompere di un nuovo "punto di vista", di una nuova strumentazione e di una nuova logica, che modificano "di fatto" e profondamente i procedimenti ed i metodi di analisi della storia dell'economia. 10 Il dispiegarsi di quella che è stata definita la "terza ondata", ovvero la "terza rivoluzione industriale", 11 -vale a dire la diffusione dei personal computers e delle reti telematiche -ha provocato, tra le altre cose, un poderoso arricchimento della tipologia delle fonti, sia sul versante della disponibilità e dell'accessibilità delle documentazioni di stampo tradizionale, che da quello di un vero e proprio ampliamento delle risorse esistenti attraverso l'origine di nuove: perciò, si può motivatamente parlare di un fenomeno, che è, contemporaneamente, di trasformazione e di novazione delle fonti. Prima di procedere ad un esame problematico delle funzioni e delle opportunità introdotte con le fonti elettroniche per la storia economica, è opportuno sottolineare una fondamentale differenza tra le due fasi della "rivoluzione" tecnologica. Mentre l'ingresso all'interno del mondo della ricerca storica del calcolatore elettronico -del mainframe, prima, e del pc, poi -ed il perfezionamento del 6 M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino, Einaudi, 1978, p. 72. A questo proposito, vale la pena di riportare un altro brano di Bloch (pp. 72-73): "È bene -anzi, a mio parere, è indispensabile -che lo storico possieda almeno un'infarinatura di tutte le principali tecniche del suo mestiere: magari soltanto per saper valutare a priori la forza dello strumento e le difficoltà del suo uso. (…) Tuttavia, per grande che sia la varietà di conoscenze dei ricercatori meglio preparati, esse troveranno sempre, e di solito assai presto, i loro limiti. Non c'è allora altro rimedio fuorché quello di sostituire alla molteplicità delle competenze in uno stesso uomo un'alleanza delle tecniche praticate da studiosi diversi, ma tutte rivolte all'illustrazione di un unico tema. Questo metodo presuppone il consenso al lavoro per squadre. Esige anche la definizione preliminare, ottenuta di comune accordo, di alcuni grandi problemi dominanti. Siamo ancora troppo lontani da simili conquiste. Eppure esse determineranno in gran parte, non vi è dubbio, l'avvenire della storiografia.". 7 "Per critica delle fonti si intende sostanzialmente l'interpretazione letterale dei testi (decifrazione), l'interpretazione sostanziale o contenutistica degli stessi, la determinazione della loro autenticità e la specificazione del loro grado di attendibilità. I quattro processi sono inestricabilmente interdipendenti" (C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., p. 53). Se si fa riferimento a questi significati per l'esegesi delle fonti, allora il criterio indicato sarà notevolmente utile anche nella valutazione delle nuove fonti di tipo elettronico. 8 G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, Bologna, il Mulino, 2000, p. 301. 9 M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino, Einaudi, 1958, p. 148. 10 Per la verità, si è sempre verificato che: "L'applicazione delle tecniche moderne (…) all'esame delle fonti storiche ha comportato rinnovamenti sostanziali della tecnica e dei metodi di ricerca in tutte le discipline storiche. In sostanza, l'ampliamento delle testimonianze e dei dati considerati come fonti storiche non avrebbe di per sé...
Questo CD, intitolato a "Nuove metologie per la Storia Economica. Fonti elettroniche e telematich... more Questo CD, intitolato a "Nuove metologie per la Storia Economica. Fonti elettroniche e telematiche" inaugura di fatto una nuova collana di studi di storia economica in forma digitale del Dipartimento di Studi Europei dell'Università di Bari, area storico-economica. Essa viene, infatti, ad affiancarsi alla Collana di saggi in veste cartacea, ricca di circa una ventina di volumi, principale espressione degli interessi e degli orientamenti di ricerca di quanti alla suddetta area dipartimentale hanno fatto e fanno scientificamente riferimento.
Clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. Più volte decadde e rifiorì, sempre tenendo l... more Clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. Più volte decadde e rifiorì, sempre tenendo la prima Clarice come modello ineguagliabile d'ogni splendore, al cui confronto lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ogni volgere di stelle. (...) Eppure, dell'antico splendore di Clarice non s'era perso quasi nulla, era tutto lì, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima" (I. Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972) INDICE Indice delle tabelle, dei grafici e delle tavole XI Abbreviazioni, Sigle XVII Tavole delle monete, dei pesi e delle misure XIX Prefazione XXXI Introduzione L'Atlantico e le condizioni geografiche dell'isla gaditana, al crocevia dell'economia mondiale 1 1 La baia gaditana e l'economia andalusa: Cadice, centro delle rotte commerciali verso oriente e occidente. Dal siglo de oro al periodo della decadenza economica 1.1 La struttura economica gaditana e l'Andalusia nel periodo della fioritura dei traffici commerciali 9 1.2 La lotta per la supremazia mercantile: lo spostamento della porta commerciale verso "le Indie", con il trasferimento della Casa de la Contratación da Siviglia a Cadice (1717) 38 1.3 Il lungo periodo di monopolio del commercio con l'America e lo splendore mercantile di Cadice nel siglo de oro 54 1.4 L'attività commerciale gaditana nel XIX secolo tra tentativi di ripresa e definitiva decadenza 69 2 Le origini e lo sviluppo dell'azienda commerciale "González de la Sierra" (1730-1840) 2.1 Gli effetti dell'emigrazione cantabrica sulle attività commerciali gaditane 95 2.2 La fondazione dell'Almacén de Agüera e l'avvio dell'attività commerciale dell'azienda gaditana (1730-1778) 101 2.3 La crescita dell'azienda commerciale degli Agüera durante il periodo di maggiore prosperità di Cadice (1778-1808) 112 2.4 La lunga opera di trasformazione dell'azienda gaditana: l'evoluzione verso la fase di grande espansione commerciale (1808-1840) 122
Papers by AMEDEO LEPORE
Page 1. ASSOCIAZIONISMO ECONOMICO E DIFFUSIONE DELL'ECONOMIA POLITICA NELL'ITALIA DELL&... more Page 1. ASSOCIAZIONISMO ECONOMICO E DIFFUSIONE DELL'ECONOMIA POLITICA NELL'ITALIA DELL'OTTOCENTO Dalle società economico-aararie alle associazioni di economisti a cura di Massimo M. Augello Marco EL Guidi Volume secondo Ti Page 2. Page 3. Page 4 ...
SSRN Electronic Journal, 2012
Notevoli differenze esistevano, infatti, sotto il profilo sociale ed economico, tra i diversi Sta... more Notevoli differenze esistevano, infatti, sotto il profilo sociale ed economico, tra i diversi Stati la cui unificazione diede vita, tra il 1859 e il 1870, al nuovo Stato italiano. Le differenze erano specialmente rilevanti tra gli Stati del Centro-Nord, da un lato, e il Regno delle Due Sicilie dall'altro; tanto rilevanti da autorizzarci (...) a ridurre al divario Nord-Sud le molte differenze che, sotto l'aspetto economico, esistevano all'atto dell'unificazione tra le regioni italiane e all'interno dello stesso Mezzogiorno2.
FUNDACIÓN MAPFRE no se hace responsable del contenido de esta obra, ni el hecho de publicarla imp... more FUNDACIÓN MAPFRE no se hace responsable del contenido de esta obra, ni el hecho de publicarla implica conformidad o identificación con la opinión del autor o autores. Prohibida la reproducción total o parcial de esta obra sin el permiso escrito del autor o del editor.
RIVISTA ECONOMICA DEL MEZZOGIORNO, 2011
During a not so short phase, between the end of the last century and the beginning of the new one... more During a not so short phase, between the end of the last century and the beginning of the new one, with the prevalence of the revisionist guidelines resulting from a subjective analysis of the South, the Southern question has been relegated to a residual position, up to deny its existence and to propose the repeal of the concept of Mezzogiorno. Only in recent years, the question of southern territories has once again begun to be considered as an «open question» at the national level and the debate started with the birth of the new ...
Innovare nella storia economica: temi, metodi, fonti, 2016
La Storia Economica è stata troppo spesso confinata da alcuni studiosi in una collocazione in bil... more La Storia Economica è stata troppo spesso confinata da alcuni studiosi in una collocazione in bilico tra “due culture”, frutto di un’interpretazione delle sue basi, della sua teoria e della sua metodologia, legata più all’opera di Charles P. Snow (e alla sua famosa e controversa “Rede Lecture” del 1959 all’Università di Cambridge) che a quella di Carlo M. Cipolla. Infatti, quest’ultimo, nell’indicare l’humus in cui affonda le radici, ha considerato la Storia Economica come materia eminentemente interdisciplinare, pur occupando un campo della conoscenza posto allo snodo di due altre discipline, la Storia e l’Economia Politica. In questo paper, si intende affrontare da una nuova visuale, che colloca la Storia Economica in un ambito del tutto originale, il legame primigenio con queste discipline e il conseguimento di una piena autonomia da esse, anche alla luce dell’evoluzione dei tempi, delle fluttuazioni e delle crisi economiche ricorrenti, che rifrangono i loro effetti sulle idee, sulle metodologie di ricerca e sugli strumenti di analisi. Innanzitutto, di fronte al processo di globalizzazione, alle nuove condizioni della competizione tra aree e soggetti economici a livello mondiale, alla comparsa di nuove opportunità di sviluppo come di profonde disuguaglianze, nonché all’evoluzione dell’economia in un contesto diacronico, la Storia Economica dispone di un’ermeneutica in grado di superare i limiti inoppugnabili dell’Economia Politica. Questa disciplina si è andata sempre più “destoricizzando e deumanizzando”, evidenziando l’assenza di capacità di previsione, oltre che di sperimentazione, con un mainstream sempre più squilibrato sul versante delle scienze esatte e degli strumenti logico-matematici come fondamento per le proprie elaborazioni. Al tempo stesso, la Storia ha spesso preferito rifugiarsi in una mera comprensione e narrazione del passato, sia pure fondata su una successione di eventi concreti, con un’impostazione legata più alla sua capacità esegetica e a una visione sincronica che a una fonte essenziale per la formazione dell’uomo e della società attuali. La Storia Economica con la metodologia “abduttiva”, frutto di una salda attitudine all’indagine della realtà, che esamina i fatti economici nella loro effettiva evoluzione, riesce a connetterli alla teoria e alle sue verifiche concrete e, in questo modo, accresce la conoscenza, è una disciplina moderna e ricca di valori per il mondo contemporaneo. La Storia Economica, secondo un paradosso che il paper intende motivare, attraversa una fase particolarmente ardua e complessa, ma è dotata di una potenzialità unica, rappresentata dalla sua capacità di inserire le vicende di cui si occupa in un contesto di relazioni e in una dinamica di dati empirici, in una logica, al contempo, comparativa ed evolutiva, che può porla al centro del percorso formativo e di ricerca della “terza cultura” (le scienze sociali, secondo Jerome Kagan) e all’avanguardia della “quarta cultura” delineata da John Brockman (quella collegata alla rivoluzione informatica). Per queste ragioni, con l’impiego dell’abduzione (secondo Charles Sanders Peirce) e del metodo diacronico, si può realizzare il superamento della divergenza originaria tra l’Economia e la Storia, portando a sintesi queste diverse culture in un nuovo paradigma interpretativo della Storia Economica.
come sintesi di culture: il metodo diacronico e diatopico oltre la divisione tra Economia e Stori... more come sintesi di culture: il metodo diacronico e diatopico oltre la divisione tra Economia e Storia 1. LE "DUE CULTURE" TRA CHARLES PERCY SNOW E CARLO CIPOLLA La Storia Economica è stata troppo spesso confinata dagli studiosi in una collocazione in bilico tra "due culture", frutto di un'interpretazione delle sue basi, della sua teoria e della sua metodologia, legata più all'opera di Charles Percy Snow (e alla sua famosa e controversa "Rede Lecture" del 1959 all'Università di Cambridge) che a quella di Carlo Cipolla. Nel maggio del 1959, Snow, scienziato di professione e scrittore per inclinazione-come egli stesso si definiva-, tenne una conferenza su Le due culture e la rivoluzione scientifica, trascritta e pubblicata, nei mesi di giugno e di luglio seguenti, sulla rivista "Encounter" e, dopo l'avvio di un intenso dibattito, in una seconda edizione nel 1963 1. In questo saggio, egli deplorava la grande distanza culturale e la scarsa contaminazione tra i settori scientifici e le discipline umanistiche, tra hard sciences e soft sciences, che rappresentava uno degli ostacoli principali alla mancata soluzione di molti problemi della società contemporanea. In particolare, egli condannava la reciproca chiusura delle scienze dure e della cultura umanistica, che tendevano a valutare l'altrui campo d'azione come un'area minore del pensiero, della ricerca e dell'elaborazione. Snow, infatti, affermava che: "In our society (that is, advanced western society) we have lost even the pretence of a common culture. Persons educated with the greatest intensity we know can no longer communicate with each other on the plane of their major intellectual concern. This is
Prefazione di Matteo Renzi «La prima cosa è un cambiamento del punto di vista. Non più un Mezzogi... more Prefazione di Matteo Renzi «La prima cosa è un cambiamento del punto di vista. Non più un Mezzogiorno chiuso a contemplare se stesso e i suoi difetti: al contrario, una regione cruciale per gli sviluppi storici di un'area assai più vasta, di cui si colloca ben al centro. Mezzogiorno cuore d'Europa e del Mediterraneo».
Empresas y empresarios en tiempos de Barroco, 2015
Nota editoriale La preoccupazione per la salvaguardia dell’archivio e della biblioteca della Cas... more Nota editoriale
La preoccupazione per la salvaguardia dell’archivio e della biblioteca della Cassa per il Mezzogiorno si determina quando il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione (Dps) del Ministero per le attività produttive si attiva per il recupero dei locali siti in via del Giorgione, ove è collocata la parte più cospicua dell’archivio. Si deve alla dr. Stefania Cantagalli, bibliotecaria del Dps, l’aver sensibilizzato tempestivamente sui rischi di dispersione o distruzione che il materiale documentario e bibliografico poteva correre la dr. Stefania Greco, bibliotecaria della Svimez. Della situazione veniva informato il prof. Amedeo Lepore, consigliere della Svimez, che ha preso contatti con la dr. Emanuela Marinelli della Sovrintendenza archivistica per il Lazio e con la prof. Paola Carucci, che all’epoca dei primi interventi sull’archivio Casmez-Agensud era sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, attivando poi una sinergia tra persone interessate alla conservazione del patrimonio archivistico e alla ricerca storico-economica.
Il prof. Lepore, infatti, si è subito preoccupato di costituire, presso la Svimez, d’intesa con il presidente Adriano Giannola e il presidente emerito Nino Novacco, un Gruppo di lavoro in cui fossero rappresentate diverse competenze per dar vita a un progetto organico per la salvaguardia dell’archivio e per consentirne una piena fruizione ai fini della ricerca. La difficoltà dell’impresa risiede nelle eccezionali dimensioni di un archivio in cui si riflette una parte importante della storia del Mezzogiorno. A tutt’oggi non è accertata l’effettiva consistenza dell’intero archivio, ivi comprese le parti di esso trasmesse ad altri ministeri e alle regioni: si tratta comunque di oltre 30 km di documenti.
Il Gruppo di lavoro si è riunito una prima volta, per impulso del Consiglio di amministrazione della Svimez, presso la sede istituzionale dell’ente il 20 giugno 2012. A quella data, fanno parte del Gruppo il prof. Adriano Gianola, presidente della Svimez, il prof. Amedeo Lepore, consigliere della Svimez e coordinatore del Gruppo, e ancora per la Svimez il dott. Riccardo Padovani, direttore, la dott. Agnese Claroni, ricercatrice, e la dott. Susanna Greco, bibliotecaria; fanno inoltre parte del Gruppo la dott. Stefania Cantagalli, bibliotecaria del Pds, la prof. Paola Carucci, ora sovrintendente dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, il dott. Agostino Attanasio, sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato (Acs) e la dott. Paola Puzzuoli, responsabile dell’archivio Casmez presso l’Acs; la prof. Lilia Costabile, dell’Università Federico II di Napoli, la prof. Donatella Strangio, dell’Università La Sapienza di Roma, la dott. Stefania Manfrellotti, dell’Università Federico II di Napoli, il prof. Emanuele Felice, dell’Universidad autonoma de Barcelona (in collegamento telefonico), il dott. Alessandro Höbel, dottore di ricerca di storia.
Nelle successive riunioni saranno inclusi nel Gruppo altri rappresentanti di istituzioni interessate alla sorte dell’archivio della Cassa per il Mezzogiorno.
Il Gruppo viene subito informato di quale parte dell’archivio si trovi già presso l’Archivio centrale dello Stato, ivi confluito a conclusione di una complessa operazione di scarto e di trasferimento di nuclei consistenti dell’archivio ai ministeri subentrati alla Cassa nell’esercizio di alcune funzioni eseguita da un Gruppo di lavoro istituito dalla Presidenza del consiglio nel dicembre 1997.
Il primo obiettivo del Gruppo di lavoro coordinato dal prof. Lepore è stato quello di effettuare una ricognizione del materiale documentario collocato nei locali di via del Giorgione e del materiale bibliografico della Cassa concentrato in un deposito a Castelnuovo di Porto.
Il sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, istituto deputato alla conservazione dell’archivio della Cassa per il Mezzogiorno in quanto ente pubblico nazionale soppresso, si è offerto di acquisire il materiale documentario dei locali in via del Giorgione riunendolo alla documentazione già posseduta, unitamente al materiale bibliografico di Castelnuovo di Porto. Temporaneamente l’enorme complesso documentario di via del Giorgione è stato trasferito in una sede fuori Roma, in attesa di essere portato all’Archivio centrale dello Stato, operazione intervenuta successivamente per una parte della documentazione, in attesa della definitiva sistemazione.
Il Gruppo ha deciso inoltre di organizzare un seminario –tenuto presso l’Archivio storico della Presidenza della Repubblica – dal titolo “La Cassa per il Mezzogiorno. Dalla salvaguardia dell’archivio alla promozione della ricerca”, che ha rappresentato il momento di avvio della presente pubblicazione, realizzata con un complesso di saggi e testimonianze originali - anche da parte di autori che non hanno partecipato all’incontro - frutto dello stimolo a un approfondimento di carattere scientifico sorto in quella prima occasione di discussione.
Il Gruppo si è anche adoperato per la realizzazione del recupero dell’archivio della Cassa. Un ruolo determinante è stato svolto a tal fine dal Dipartimento per la coesione e lo sviluppo del Ministero per le attività produttive, con l’approvazione del progetto dal titolo “Archivi per lo sviluppo economico territoriale (Aset). Modelli innovativi di conservazione e riuso delle fonti per la storia degli interventi straordinari per lo sviluppo del Mezzogiorno”, finanziato nell’ambito del Programma operativo nazionale 2007-2014.
Il progetto troverà attuazione presso l’Archivio centrale dello Stato, secondo le seguenti fasi: riordinamento e inventariazione della documentazione riunificata; informatizzazione dell’inventario realizzato; elaborazione di strumenti di ricerca, da proporre su piattaforma informatica, per permettere l’accesso ai dati dell’inventario tramite web; riproduzione digitale di immagini da collegare ai documenti più significativi; elaborazione di set di dati da pubblicare in formati aperti per aderire all’orientamento della pubblica amministrazione in favore degli open data.
Uno “steering committee”, composto dalle principali istituzioni interessate al recupero e alla valorizzazione dell’archivio della Cassa per il Mezzogiorno, seguirà attentamente la situazione per verificare il procedere delle fasi del progetto e il suo completamento.
La pubblicazione di questi contributi scientifici in una forma unitaria e solenne vuole rappresentare un riconoscimento a uno dei momenti più alti dell’intervento dello Stato nel Mezzogiorno d’Italia, con un approccio volto a superare ogni semplificazione sulla storia della Cassa, mettendone in luce i principali caratteri e cogliendone i risultati positivi, che concorsero al “miracolo economico” italiano, come le ombre, che ne connotarono la seconda e ultima fase di attività. Al tempo stesso, questa pubblicazione è il segno concreto di un impegno di ricerca che intende continuare, promuovendo un’ampia valorizzazione di una documentazione di grande valore per ricostruire e innovare la storia dell’economia, delle istituzioni e della società nel corso di un’epoca non breve della Repubblica italiana.
Una fonte, di tipo classico, per la storia economica è rappresentata da "qualsiasi documento, qua... more Una fonte, di tipo classico, per la storia economica è rappresentata da "qualsiasi documento, qualsiasi monumento, qualsiasi resto del passato (N.d.A.) che trasmette a noi la testimonianza di un fatto economico". 1 Tale testimonianza può avere carattere diretto o derivato, a seconda che la fonte fornisca una "prova diretta, sicura, (…) riportandoci direttamente al fatto avvenuto", o che la fonte implichi un rinvio "alle occasioni che hanno provocato il fatto e che ci abilitano così a risalire al fatto". 2 La classificazione delle fonti, attraverso ulteriori suddivisioni, ha portato a considerare una successione di classi, basata sulla distanza di tempo e di luogo che intercorre tra "l'accadimento dei fatti economici (…) e la fissazione della loro 'memoria', vale a dire il concretarsi della fonte storica", e cioè: fonti archeologiche, fonti artistiche, fonti letterarie, fonti ufficiali, fonti notarili, fonti giudiziarie, fonti concomitanti. 3 Queste ultime costituiscono il gruppo delle "fonti specifiche, eminentemente dirette, principali, proprie e tipiche della nostra disciplina, e in gran parte esclusivamente di essa". 4 Tuttavia, la precedente definizione di carattere generale, che non può essere assunta come univoca e che è stata sottoposta a successive interpretazioni e modifiche, è ben lungi dall'essere risolutiva ai fini dell'attività storiografica e va -senza esitazione -accompagnata dall'osservazione di Cipolla, secondo cui: "È praticamente impossibile redigere un inventario completo delle fonti che interessano la storia economica"; infatti, sono di ostacolo all'impresa di predisporre un repertorio delle fonti "non soltanto la mastodonticità del compito, ma anche, e soprattutto, la circostanza che riferimenti a fatti e fattori economici si possono ritrovare nei documenti più disparati e diversi". 5 In questo modo, si pone un freno alla ricerca di astratti modelli di classificazione delle fonti tradizionali, ma, al tempo stesso, si può stabilire una connessione immediata con il proliferare di nuove risorse per la storia economica, che con la diffusione delle reti telematiche e di Internet, in particolare, ha subito un'impennata e che è inverosimile pensare di racchiudere in una sia pure circostanziata rassegna delle fonti. Per affrontare il lavoro di indagine proprio dello storico dell'economia, dunque, è necessario impiegare una molteplicità di strumenti: infatti, "sarebbe una grande illusione immaginare che a ciascun problema storico corrisponda un tipo unico di documenti, specializzato per quell'uso"; se questa disciplina, per non fermarsi solo ai suoi aspetti quantitativi di tipo tradizionale, richiede l'utilizzo di un assortimento vasto e adeguato di fonti, il ricorso a diverse tipologie di 1 Melis F., Sulle fonti della storia economica. Appunti raccolti alle lezioni del Prof. Federico Melis, a cura di B. Dini, Milano, Cisalpino -Goliardica, 1985, p. 5. L'indicazione relativa a "qualsiasi monumento" va presa in senso lato ("dal latino monere = ricordare"). 2 Melis F., Sulle fonti della storia economica, cit., p. 6. Si può aggiungere che: "Fonti dirette sono, ad esempio, testi di dottrina economica, registri contabili, descrizioni di azioni economiche; fonti indirette resti di prodotti dai quali si può arguire l'azione economica mediante la quale furono ottenuti." (A. Fanfani, Introduzione allo studio della storia economica, Milano, Giuffrè, 1943, p. 101). E, inoltre, che: "Tra le fonti primarie scritte disponibili allo storico economico vanno distinte a) le fonti narrative e cronachistiche e b) le fonti documentarie" (C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, Bologna, il Mulino, 1988, p. 48). 3 Melis F., Sulle fonti della storia economica, cit., pp. 6-7. 4 Ibidem. Le "fonti concomitanti" fanno riferimento agli "organismi nei quali maturano e si producono i fatti economici: le aziende", che rappresentano l'annullamento di "quella distanza -di tempo e territoriale, ma anche di sensibilità, di competenza e di interesse -tra l'accadimento dei fatti economici e coloro che ne hanno fissato la memoria"; tali fonti sono state distinte in due sezioni, una per le aziende private e una per le aziende pubbliche, con ulteriori suddivisioni relative alle serie che rientrano in ciascuna ripartizione (cfr. Melis F., Sulle fonti della storia economica, cit., pp. 117-243). 5 C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., p. 46. Lo stesso Cipolla, però, afferma che: "Ad onta di ciò, ho tentato una esemplificazione dei maggiori documenti o serie documentali di cui può disporre lo storico economico". ‹http://www.storiadelmondo.com/6/lepore.metodologie.pdf› in Storiadelmondo n. 6, 24 marzo 2003 IS -Internet e Storia. 1° Forum telematico 15 Gennaio -15 Marzo 2003. documentazione, "è invece necessario che le tecniche erudite si distinguano secondo il tipo di testimonianza". 6 Allargando il senso di queste parole, si potrebbe dire che appare stringente per la storia economica, soprattutto nell'era delle tecnologie digitali e della rete, un'attenzione alla raccolta delle fonti documentarie, agli strumenti di interpretazione e all'esegesi delle fonti, alla comprensione e all'utilizzo delle fonti stesse -in una sola espressione, alla metodologia dell'attività di ricerca -, piuttosto che alla concreta e dettagliata elencazione delle risorse che a giusto titolo possano essere annoverate tra quelle nell'ambito del settore. 7 Del resto, è attraverso "l'esperienza concreta del lavoro storiografico" che si può avviare "una revisione della nozione di fonte storica". 8 Infatti, come ha osservato Max Weber: "Solo ponendo in rilievo e risolvendo problemi di fatto sono state fondate le discipline scientifiche, e si può sviluppare ulteriormente il loro metodo; e finora mai hanno contribuito in maniera decisiva a tale scopo le pure considerazioni di teoria della conoscenza o di metodologia. Esse diventano di solito importanti per l'opera della scienza stessa solo quando, in seguito a forti spostamenti dei «punti di vista» da cui una certa materia diventa oggetto di rappresentazione, emerge la convinzione che i nuovi «punti di vista» esigano anche una revisione delle forme logiche in cui si era mossa la precedente «impresa», e ne deriva quindi incertezza sull'«essenza» del proprio lavoro. Questa situazione è in ogni caso incontestabile nel presente per ciò che riguarda la storia". 9 È questo il caso del nuovo paradigma prodotto dall'ingresso di Internet sulla scena della storiografia economica. Si tratta dell'irrompere di un nuovo "punto di vista", di una nuova strumentazione e di una nuova logica, che modificano "di fatto" e profondamente i procedimenti ed i metodi di analisi della storia dell'economia. 10 Il dispiegarsi di quella che è stata definita la "terza ondata", ovvero la "terza rivoluzione industriale", 11 -vale a dire la diffusione dei personal computers e delle reti telematiche -ha provocato, tra le altre cose, un poderoso arricchimento della tipologia delle fonti, sia sul versante della disponibilità e dell'accessibilità delle documentazioni di stampo tradizionale, che da quello di un vero e proprio ampliamento delle risorse esistenti attraverso l'origine di nuove: perciò, si può motivatamente parlare di un fenomeno, che è, contemporaneamente, di trasformazione e di novazione delle fonti. Prima di procedere ad un esame problematico delle funzioni e delle opportunità introdotte con le fonti elettroniche per la storia economica, è opportuno sottolineare una fondamentale differenza tra le due fasi della "rivoluzione" tecnologica. Mentre l'ingresso all'interno del mondo della ricerca storica del calcolatore elettronico -del mainframe, prima, e del pc, poi -ed il perfezionamento del 6 M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino, Einaudi, 1978, p. 72. A questo proposito, vale la pena di riportare un altro brano di Bloch (pp. 72-73): "È bene -anzi, a mio parere, è indispensabile -che lo storico possieda almeno un'infarinatura di tutte le principali tecniche del suo mestiere: magari soltanto per saper valutare a priori la forza dello strumento e le difficoltà del suo uso. (…) Tuttavia, per grande che sia la varietà di conoscenze dei ricercatori meglio preparati, esse troveranno sempre, e di solito assai presto, i loro limiti. Non c'è allora altro rimedio fuorché quello di sostituire alla molteplicità delle competenze in uno stesso uomo un'alleanza delle tecniche praticate da studiosi diversi, ma tutte rivolte all'illustrazione di un unico tema. Questo metodo presuppone il consenso al lavoro per squadre. Esige anche la definizione preliminare, ottenuta di comune accordo, di alcuni grandi problemi dominanti. Siamo ancora troppo lontani da simili conquiste. Eppure esse determineranno in gran parte, non vi è dubbio, l'avvenire della storiografia.". 7 "Per critica delle fonti si intende sostanzialmente l'interpretazione letterale dei testi (decifrazione), l'interpretazione sostanziale o contenutistica degli stessi, la determinazione della loro autenticità e la specificazione del loro grado di attendibilità. I quattro processi sono inestricabilmente interdipendenti" (C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, cit., p. 53). Se si fa riferimento a questi significati per l'esegesi delle fonti, allora il criterio indicato sarà notevolmente utile anche nella valutazione delle nuove fonti di tipo elettronico. 8 G. Galasso, Nient'altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia, Bologna, il Mulino, 2000, p. 301. 9 M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Torino, Einaudi, 1958, p. 148. 10 Per la verità, si è sempre verificato che: "L'applicazione delle tecniche moderne (…) all'esame delle fonti storiche ha comportato rinnovamenti sostanziali della tecnica e dei metodi di ricerca in tutte le discipline storiche. In sostanza, l'ampliamento delle testimonianze e dei dati considerati come fonti storiche non avrebbe di per sé...
Questo CD, intitolato a "Nuove metologie per la Storia Economica. Fonti elettroniche e telematich... more Questo CD, intitolato a "Nuove metologie per la Storia Economica. Fonti elettroniche e telematiche" inaugura di fatto una nuova collana di studi di storia economica in forma digitale del Dipartimento di Studi Europei dell'Università di Bari, area storico-economica. Essa viene, infatti, ad affiancarsi alla Collana di saggi in veste cartacea, ricca di circa una ventina di volumi, principale espressione degli interessi e degli orientamenti di ricerca di quanti alla suddetta area dipartimentale hanno fatto e fanno scientificamente riferimento.
Clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. Più volte decadde e rifiorì, sempre tenendo l... more Clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. Più volte decadde e rifiorì, sempre tenendo la prima Clarice come modello ineguagliabile d'ogni splendore, al cui confronto lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ogni volgere di stelle. (...) Eppure, dell'antico splendore di Clarice non s'era perso quasi nulla, era tutto lì, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima" (I. Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972) INDICE Indice delle tabelle, dei grafici e delle tavole XI Abbreviazioni, Sigle XVII Tavole delle monete, dei pesi e delle misure XIX Prefazione XXXI Introduzione L'Atlantico e le condizioni geografiche dell'isla gaditana, al crocevia dell'economia mondiale 1 1 La baia gaditana e l'economia andalusa: Cadice, centro delle rotte commerciali verso oriente e occidente. Dal siglo de oro al periodo della decadenza economica 1.1 La struttura economica gaditana e l'Andalusia nel periodo della fioritura dei traffici commerciali 9 1.2 La lotta per la supremazia mercantile: lo spostamento della porta commerciale verso "le Indie", con il trasferimento della Casa de la Contratación da Siviglia a Cadice (1717) 38 1.3 Il lungo periodo di monopolio del commercio con l'America e lo splendore mercantile di Cadice nel siglo de oro 54 1.4 L'attività commerciale gaditana nel XIX secolo tra tentativi di ripresa e definitiva decadenza 69 2 Le origini e lo sviluppo dell'azienda commerciale "González de la Sierra" (1730-1840) 2.1 Gli effetti dell'emigrazione cantabrica sulle attività commerciali gaditane 95 2.2 La fondazione dell'Almacén de Agüera e l'avvio dell'attività commerciale dell'azienda gaditana (1730-1778) 101 2.3 La crescita dell'azienda commerciale degli Agüera durante il periodo di maggiore prosperità di Cadice (1778-1808) 112 2.4 La lunga opera di trasformazione dell'azienda gaditana: l'evoluzione verso la fase di grande espansione commerciale (1808-1840) 122
Page 1. ASSOCIAZIONISMO ECONOMICO E DIFFUSIONE DELL'ECONOMIA POLITICA NELL'ITALIA DELL&... more Page 1. ASSOCIAZIONISMO ECONOMICO E DIFFUSIONE DELL'ECONOMIA POLITICA NELL'ITALIA DELL'OTTOCENTO Dalle società economico-aararie alle associazioni di economisti a cura di Massimo M. Augello Marco EL Guidi Volume secondo Ti Page 2. Page 3. Page 4 ...
SSRN Electronic Journal, 2012
Notevoli differenze esistevano, infatti, sotto il profilo sociale ed economico, tra i diversi Sta... more Notevoli differenze esistevano, infatti, sotto il profilo sociale ed economico, tra i diversi Stati la cui unificazione diede vita, tra il 1859 e il 1870, al nuovo Stato italiano. Le differenze erano specialmente rilevanti tra gli Stati del Centro-Nord, da un lato, e il Regno delle Due Sicilie dall'altro; tanto rilevanti da autorizzarci (...) a ridurre al divario Nord-Sud le molte differenze che, sotto l'aspetto economico, esistevano all'atto dell'unificazione tra le regioni italiane e all'interno dello stesso Mezzogiorno2.
FUNDACIÓN MAPFRE no se hace responsable del contenido de esta obra, ni el hecho de publicarla imp... more FUNDACIÓN MAPFRE no se hace responsable del contenido de esta obra, ni el hecho de publicarla implica conformidad o identificación con la opinión del autor o autores. Prohibida la reproducción total o parcial de esta obra sin el permiso escrito del autor o del editor.
RIVISTA ECONOMICA DEL MEZZOGIORNO, 2011
During a not so short phase, between the end of the last century and the beginning of the new one... more During a not so short phase, between the end of the last century and the beginning of the new one, with the prevalence of the revisionist guidelines resulting from a subjective analysis of the South, the Southern question has been relegated to a residual position, up to deny its existence and to propose the repeal of the concept of Mezzogiorno. Only in recent years, the question of southern territories has once again begun to be considered as an «open question» at the national level and the debate started with the birth of the new ...
SSRN Electronic Journal, 2012
ABSTRACT In the XVIII century, Cadiz, after having inherited from Seville the role of eminent Spa... more ABSTRACT In the XVIII century, Cadiz, after having inherited from Seville the role of eminent Spanish commercial center - the main bridgehead between Europe and America -, entered into an age of remarkable prosperity (defined an authentic siglo de oro). This city, built at the extreme border of Spain, pointed out on the Atlantic shoreline and extended towards the most disparate broken off marine, has represented for a long period of time a center of world-wide traffics: it was a border between civilization and other worlds that through Cadiz entered in relation, creating a strong network of commercial relationships. Along the characteristics of the Gaditanian commercial affirmation one must consider the peculiarity of the experience of the mercantile enterprises (their organization and management, with their administrative and book-keeping techniques) that became part of an economic environment based on the activities of intermediation and the initiatives of small capacity, insufficient capitalized, but highly rimunerative. In particular, the analysis of the book-keeping activities and management has helped to widen a fundamental aspect of the commercial experience of the age. This surveying has been carried out through estimating, in general line, the evolution of the Gaditanian accounting between the XVIII and the XIX centuries; as a concrete case it is carefully examined, a company that has operated in Cadiz from the half of the 1700's: the 'González de la Sierra' compañía.
SSRN Electronic Journal, 2012
Italy and development policies from the golden age to the current crisis: the role of the "nuovo ... more Italy and development policies from the golden age to the current crisis: the role of the "nuovo meridionalismo" 3 G. Viesti, Abolire il Mezzogiorno, cit., p. XVI. It should be noted, however, that Viesti recently got back to write about a forgotten and tormented South, betrayed by unworthy ruling classes and seen as an "otherness" by the rest of the country; therefore he put into question its own idea to eliminate Southern Italy as a problem (please see. G.
SSRN Electronic Journal, 2012
Abstract: In his Impressions de voyage of 1861, Alexandre Dumas was describing so his arrival to ... more Abstract: In his Impressions de voyage of 1861, Alexandre Dumas was describing so his arrival to Cadiz:“Enfin on aperçut l'extrémité des maisons de la blanche Cadix, qui semblaient sortir de la mer, car on ne voyait pas encore le sol sur lequel la ville est bâtie, le sol paraissant noyé dans l'eau. Cette blancher, se détachant sur le double azur du ciel et de la mer, comme dit Byron, a quelque chose d'éblouissant. Vers cinq heures, comme nous l'avait promis le Rapido, nous entrions dans le port (…). Le port était plein de bâtimens de ...
Nota editoriale La preoccupazione per la salvaguardia dell’archivio e della biblioteca della Cass... more Nota editoriale La preoccupazione per la salvaguardia dell’archivio e della biblioteca della Cassa per il Mezzogiorno si determina quando il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione (Dps) del Ministero per le attività produttive si attiva per il recupero dei locali siti in via del Giorgione, ove è collocata la parte più cospicua dell’archivio. Si deve alla dr. Stefania Cantagalli, bibliotecaria del Dps, l’aver sensibilizzato tempestivamente sui rischi di dispersione o distruzione che il materiale documentario e bibliografico poteva correre la dr. Stefania Greco, bibliotecaria della Svimez. Della situazione veniva informato il prof. Amedeo Lepore, consigliere della Svimez, che ha preso contatti con la dr. Emanuela Marinelli della Sovrintendenza archivistica per il Lazio e con la prof. Paola Carucci, che all’epoca dei primi interventi sull’archivio Casmez-Agensud era sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, attivando poi una sinergia tra persone interessate alla conservazi...