Maria Arpaia | Università Degli Studi di Napoli "L'Orientale" (original) (raw)
Papers by Maria Arpaia
Fear, Self-Pity, and War in Fifth-Century Athenian Tragedy: Et«Close Encounters in War and the Emotions», 4, 2021., 2021
In Greek culture, the natural connection between war and fear was acknowledged since Homer. Howev... more In Greek culture, the natural connection between war and fear was acknowledged since Homer. However, during the Hellenic era (507-323 BC), war began to be represented on the stage in tragedies, in which the connection between war and fear included the emotion of desperation. During the Persian War, in which Athens began the symbol of Greece's freedom, the citizens experienced for the first time war-fear and the anguish over the threat of slavery. The educational task of tragedians, therefore, was twofold: on the one hand, they highlighted the heroic values in order to keep alive in the Athenians the civic duty of defending their homeland; on the other hand, they voiced the war-fear of the people, which had to endure the worst effect of the conflict. This paper will offer insight into the Greek conceptualization of warrelated fear in two different historical contexts: in the aftermath of the Persian War, by analysing Aeschylus's Seven against Thebes (467 b. C.); and during the disastrous Peloponnesian War, by analysing Euripides's The Trojan Women (415 b. C.).
M. Arpaia – A. Albanese (a cura di), Linguaggi, esperienze e tracce sonore sulla scena. Atti del Convegno, 15-16 novembre 2018, Longo Editore, Ravenna 2020, pp. 29-39, 2020
È caratteristica precipua dell’intera narrazione tragica, infatti, portare in scena una pluralità... more È caratteristica precipua dell’intera narrazione tragica, infatti, portare in scena una pluralità di focalizzazioni e di codici drammatici: ogni volta che cambia la prospettiva di osservazione sulla storia – sia che si tratti del punto di vista di un personaggio, di un messaggero o del coro – si provoca un effetto di straniamento nello spettatore a cui, come in un caleidoscopio, la vicenda viene presentata con un’ottica sempre diversa. Questo determina una rottura nella consequenzialità narrativa e una diversificazione del meccanismo identificativo. Ogni sezione
drammatica, quindi, intende muovere lo spettatore verso una differente forma di identificazione, coinvolgendo in maniera più o meno diretta la sua capacità immaginifica e la sua sfera sensoriale.
In questo complesso sistema percettivo, l’esecuzione corale si distingue per il suo carattere plurisensoriale e le sollecitazioni sinestetiche di varia natura – verbali, musicali, coreutiche –, le quali investono lo spettatore producendo, secondo Platone, un effetto psicagogico. L’elemento musicale, infatti, influenza direttamente l’anima degli spettatori proprio in virtù della sua precipua capacità imitativa. La percezione estetica dello spettatore durante l’esecuzione corale, quindi, è impegnata su più livelli di decodificazione ed è in questo contesto emotivo che si concentrano gli intenti educativi del drammaturgo. Se le emozioni con cui la città intende educare i suoi cittadini a teatro sono quelle già citati da Aristotele
nella Poetica, la pietà e la paura (1449b, 24-28), il coro ha il ruolo precipuo di intensificare lo scenario in cui operano queste emozioni mediante un forte coinvolgimento emotivo, ma al tempo stesso, è anche in grado, in nome della sua natura collettiva, di fornire un modello comportamentale secondo cui l’individuo, in quanto membro di un gruppo civile e politico, deve gestire queste emozioni a livello comunitario. Il coro delle Eumenidi costituisce l’esempio più eclatante di un forte e inequivocabile impatto emotivo della performance corale sul pubblico. La rappresentazione ripugnante delle Erinni crea una disposizione emozionale dell’audience al
disgusto e alla paura, che costituiscono i sentimenti dominanti ad ogni loro apparizione sulla scena, distintamente percepibili sia dall’aspetto testuale, ritmico e coreutico dei canti corali, sia dalle reazioni sgomente degli altri personaggi.
«Studia Theodisca» – Hölderliniana III, 2018, pp. 15-42., 2018
Based on a philological analysis of the translation of Euripides' Bacchae by Hölderlin, this pape... more Based on a philological analysis of the translation of Euripides' Bacchae by Hölderlin, this paper examines the syntactical and semantic choices made by the translator and aims to investigate the adaptation of the ancient lexicon to his contemporary expressive needs. Every voluntary violation of the syntactic order of the phrases, as well as every semantic choice that diverges from the original Greek text, which is usually translated word by word, represents a conscious modification of the "sacred" Greek archetype, and allows the poet to turn the translation into his own "place of poetic creation".
V. Cantoni, N. Casella (a cura di), Lingua orale e parola scenica. Risorsa e testimonianza, Cue Press, Bologna 2018, pp. 26-35., 2018
La mimesi diretta presente nel codice comunicativo del teatro esclude la mediazione del narratore... more La mimesi diretta presente nel codice comunicativo del teatro esclude la
mediazione del narratore: sono gli attori che danno voce alle parole del
drammaturgo, i l quale perde i l contatto visivo con i l suo pubblico. Per riuscire a scrivere un'opera capace di procurare quel particolare tipo di piacere che induce alla «pietà e alla paura tramite l'imitazione» (Arist. Poet. 1453 b 10-14), il tragediografo deve concentrarsi sull'aspetto compositivo della sua opera.
Immaginando la vicenda svolgersi dinanzi ai suoi occhi, egli la vive in prima persona, facendosi i n qualche modo spettatore di se stesso. Ogni dettaglio di questa sua visione - resa scenica, gestualità degli attori, inflessione del parlato - è allora affidato al linguaggio, i n cui si concentra tutta la forza eidetica del racconto. Tali caratteristiche conferiscono alla lingua scenica una qualità altamente performativa che si esprime nelle sue componenti morfologiche e semantiche. I l piano linguistico e quello fattuale sono connessi: 'dire' una cosa sulla scena ateniese equivale a compierla. Questa specifica modalità comunicativa del teatro antico può essere analizzata alla luce della teoria linguistica degli speech acts, formulata da Austin e Searle, secondo la quale alcune entità frasali, nel momento stesso in cui sono pronunciate, 'producono azioni'. La lingua scenica del teatro antico, allo stesso modo degli speech acts, possiede
sia un potere illocutorio che locutorio: gli enunciati prodotti dagli attori
rispecchiano da un lato la loro intenzione di suscitare un determinato effetto immedesimativo nello spettatore, dall'altro necessitano di un'adeguata reazione da parte del pubblico perché si crei l'illusione. Baccanti, che presenta un congruo numero di attestazioni di atti verbali in considerazione del suo statuto particolare di tragedia metateatrale.
M. Arpaia, A. Albanese, C. Russo (a cura di), L’oralità sulla scena. Adattamenti e transcodificazioni dal racconto orale al linguaggio del teatro, UNIOR, Napoli 2015, pp. 33-44, 2015
Partendo dall’economia stessa del racconto mitologico, che si fonda sul principio della ripetizio... more Partendo dall’economia stessa del racconto mitologico, che si fonda sul principio della ripetizione con variazione, si può individuare una sorta di modularità comune sia alla diegesi epica che a quella drammatica, rispettivamente identificabile nelle cosiddette “scene tipiche”, con cui il cantore epico era solito trasmettere il patrimonio del sapere tradizionale, e negli “story patterns”, temi tradizionali ricorrenti nella tragedia e capaci di generare varianti, su cui si articolano le trame.
Ai fini di questa indagine potrebbe risultare particolarmente utile analizzare una sequenza narrativa molto feconda sia in epica che in tragedia, quella del riconoscimento, da Aristotele stesso considerata come uno dei due temi fondanti della vicenda tragica. L’analisi qui condotta consente di verificare in che modo l’associazione integrale tra il livello verbale di un testo e il suo contesto di destinazione influiscano
sulle modalità narrative di una sequenza tradizionale, che si articola sia nel genere epico che in quello tragico. Si assiste, infatti, all’adattamento di una storia tradizionale da un’oralità ‘interamente narrata’, come quella dell’epica orale, ed un’oralità ‘narrata e agita’, come quella che si realizza sulla scena.
F. Di Battista, T. Gennaro, M. Iacovella, C. Miglio, G. Puzzo (a cura di), Lessico europeo. Sezione tedesca, Sapienza Università Editrice, Roma, 2018
Nella scrittura hölderliniana il lemma Freude si trova in rapporti di sinonimia con Frohe, Wonne... more Nella scrittura hölderliniana il lemma Freude si trova in rapporti di sinonimia con
Frohe, Wonne, Lust, Vergnügen, termini che indicano piacere, delizia, gioia
fisica, di solito derivata dall’assenza di dolore, i cui effetti acquisiscono però una
risonanza emotiva. I suoi antonimi, infatti, sono Leid e Trauer, che indicano un
dolore spirituale, proveniente dalla sperimentazione del male del mondo e dello
scontro tra la finitezza dei limiti umani rispetto al desiderio di infinito. Tuttavia,
per prepararsi all’elevazione dell’anima al divino, per Hölderlin è necessaria una
condizione spirituale di quiete e calma. Il termine Freude, infatti, co-occorre di
frequente con Stille e Ruhe, in un rapporto binario di reciproca implicazione,
efficacemente riassunto nel sintagma «stille Freude». L’espressione, che
potrebbe sembrare ossimorica, in realtà indica la quiete come condizione
necessaria per il raggiungimento della Freude. Il lemma co-occorre anche con i
termini derivati dalla radice di Glück, sia nella sua accezione sostantiva,
Glücklichkeit, che verbale, glücken. Il concetto, che di solito indica una “felicità
consequenziale alla buona sorte”, viene impiegato per connotare una
condizione di elevazione dell’animo verso il divino. Se in Freude è possibile
identificare un piacere catastematico, che predispone l’uomo ad accogliere il
divino, in Glück si riscontra quella felicità panica, che caratterizza l’effetto
dell’epifania degli dei sui mortali e che viene indicato con il sostantivo
Begeisterung (entusiasmo), slancio dell’uomo verso la fusione, seppur fugace e
illusoria, con la divinità.
La pervasività del concetto di Freude nella scrittura hölderliniana è testimoniata
anche dalla straordinaria occorrenza di parole composte, che connotano ogni
elemento che abbia una incidenza più o meno diretta sulla percezione della
gioia: il giorno che annuncia il divino, il canto che se ne fa sacerdote, il cielo che
ne ospita l’epifania.
AION ANNALI DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI «L'ORIENTALE» DIPARTIMENTO DI STUDI DEL MONDO CLASSICO E DEL MEDITERRANEO ANTICO SEZIONE FILOLOGICO-LETTERARIA xxxv · 2013, 2013
I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di... more I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di credito (American Express, Visa, Eurocard, Mastercard).
La scena dell'oralità. Per una voce fuori luogo, a cura di A. Anastasi - V. Di Vita, pp. 190-207., 2015
L'epica orale dei giorni nostri. Tecnologia della voce e immagini mentali nell'esecuzione dell'ae... more L'epica orale dei giorni nostri. Tecnologia della voce e immagini mentali nell'esecuzione dell'aedo-cuntista Mimmo Cuticchio Le parole dei cantastorie vengono da lontano e restano sospese nell'aria più a lungo di quelle dei comuni mortali. […] Ogni volta che si interrompeva, ciò che diceva poi risultava più incisivo, più elevato. Dalle lusinghe ero allettato come se fossero indirizzate alla mia persona, e nei pericoli avevo paura.
Marchese INDICE Introduzione 9 il paesaggio mentale, uno, nessuno, centomila 17 Bertrand Westphal... more Marchese INDICE Introduzione 9 il paesaggio mentale, uno, nessuno, centomila 17 Bertrand Westphal CITTÀ, LUOGHI TOPICI E SPAZI GLOBALI il cairo tra realismo e allegoria nella narrativa di Nag¤b mah . fū z e 'alā ' al-aswā nī 35 Danilo Marino errare a tangeri. paradiso, inferno, labirinto, interzona 51 Marianna Salvioli Mare NostruM, Mare MortruM, mare delle voci. eterotopie, non-luoghi e altri luoghi del mediterraneo in Voces del estrecho (2000) di andrés sorel Lorenzo Mari 63 spazio urbano e spazio letterario dei «nuovi ebrei»: tel aviv e shaul tchernichovski 81 Benedetto Di Bitonto da bombay a santa teresa. morfologie dello spazio nel romanzo contemporaneo (1975-2010) 91 Filippo Pennacchio medialandscapes. scritture postmoderne e società mediali 111 Mirko Lino PAESAGGI, TERRITORI E AMBIENTE la nuova 'polis' e il 'nomos'. l'opera di anna maria ortese tra stasi ed erranza 133 Daniele Visentini spazi sensoriali del trauma. letture da paul celan 149 Gabriella Sgambati rizometria del territorio: rappresentazioni del canada 167 Maria Rosa Piranio la soglia sostenibile. una lettura ecocritica di BluMeN di peter waterhouse 175 Daniela Allocca du lieu au tout-monde. la crise environnementale dans les romans d'anticipation de deux écrivains taïwanais: taïwaN eN ruiNes de song ze-lai et l'hoMMe aux yeux à facettes de wu ming-yi 193 Gwennaël Gaffric SPAZI IMMAGINARI E IMMAGINATI averno e averni: lo spazio senza uccelli in campania e in india 207 Alessandro Cimino cartografie del corpo utopico nella poesia di John donne 219 Carmen Gallo la grecia immaginata in hölderlin: luogo geografico, luogo dell'anima 241 Maria Arpaia räumliche sin(n)ästhesien. spazi orientali nella vienna fin de siècle 265 Stefania De Lucia illyria, syldavia, elbonia, e altrove: la reinvenzione narrativa dell'albania fra spazi immaginari ed eterotopie 287 Olimpia Gargano la gRecIa ImmagInata In HÖlDeRlIn: luogo geogRaFIco, luogo Dell'anIma maria arpaia Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
La resistenza dell'Antico, «Semicerchio» 47 (2013/2), 2013
Within the frame of the Festival “Translating (in) Europe. Naples 22-29 November 2010” – a long-a... more Within the frame of the Festival “Translating (in) Europe. Naples 22-29 November 2010” – a long-awaited event and last segment of the European project “E.S.T.-Europe as a Space of Translation”, financed by the Culture Programme of the European Union and patronized by University of Naples “L’Orientale” – the project manager Camilla Miglio and this magazine with its director Dr. Francesco Stella, organized a series of cultural events and workshops focused on research upon the wide concept of translation, intended not only in its synchronic phenomenon (this meaning comparing very different language and media: literature, popular culture, music, theater, visual art, performing art) but also in its diachronic approach, examining the relationship between classical literature and modern translations.
The city of Naples became a kind of Tower of Babel, making possible a sort of cultural fusion (osmosi) between texts and their translators. ‘Translating the antiquity’ is the best way to connect distant cultures in order to consent the survival of ancients in our century.
The investigation addressed different courses: historical roots of national languages, considering the medieval lyrics and their lead role in transferring classical myths in the modernity (ancient German, late Latin, Greek byzantine, Persian); re-writing and re-interpretation of classical texts in the poetry of P. P. Pasolini – who conceived the translating process like a visceral appropriation and assimilation; divulgation modalities of the ancient culture, which demands the interest of the modern readers.
The voice of the Antiquity speaks even now, distinctly and prolifically, like an adaptable and expressive vehicle for its interpreters.
germainistica.net, 2012
Nella poesia di Friedrich Hölderlin la descrizione dello spazio ricopre un ruolo poetico rilevante.
Between 2 (4), 2012
Nello studio delle dinamiche di recezione e interpretazione dell’adattamento, la materia mitica r... more Nello studio delle dinamiche di recezione e interpretazione dell’adattamento, la materia mitica rappresenta un esempio privilegiato per osservare i processi di trasformazione e riscrittura di un plot narrativo in sistemi letterari distanti nel tempo e diversi per strategie comunicative.
Le strutture e le componenti semiotiche della narrazione mitica sono soggette ad un processo continuo di riuso, a seconda del periodo storico, dell’occasione e delle finalità educative in cui il mito è fruito. Ogni testo che dia forma al mito, nel mondo classico quanto nelle produzioni moderne, deve essere considerato di per sé un adattamento.
Prendendo a modello la produzione letteraria di Friedrich Hölderlin, si traccia la sopravvivenza del mito di Semele, partendo dalle fonti classiche (Pindaro e Euripide), tradotte in tedesco dal poeta, fino al reimpiego del tema nella sua produzione lirica. L’operazione prevede molteplici passaggi di codice: adattamento linguistico (traduzione dalla lingua greca a quella tedesca), di genere letterario (dalla lirica corale e dalla tragedia alla poesia soggettiva di inizio Ottocento) e di sistema comunicativo (oralità della civiltà greca rispetto alla fruizione scritta dell’opera letteraria moderna).
Attraverso un’analisi comparata dei testi, si dimostrerà come Hölderlin, oltre importare temi e motivi degli originali greci, abbia interpretato lo spirito con cui nell’antichità si creavano varianti al racconto tradizionale. Riscrivere un segmento mitico significava compiere un atto fondativo, di innovazione nella tradizione: Hölderlin, rivisitando la storia di Semele, pone le fondamenta per una nuova forma di poesia epifanica.
AION (filol.), XXXI, 2009
I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di... more I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di credito (American Express, Visa, Eurocard, Mastercard).
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Conference Presentations by Maria Arpaia
CCC, 2024
Μορφὴ ἐπέων: Interdisciplinary Approaches to Ancient Metaphors. 16h Celtic Conference in Classics... more Μορφὴ ἐπέων: Interdisciplinary Approaches to Ancient Metaphors.
16h Celtic Conference in Classics
Coimbra, July 15–18
CCC page: https://www.uc.pt/en/cech/16-ccc/
«Greek and Roman Musical Studies» 7, 2019, pp. 346-369., 2019
The twenty-four papers delivered at the graduate conference entitled "Sounds on Stage: Musical an... more The twenty-four papers delivered at the graduate conference entitled "Sounds on Stage: Musical and Vocal Languages and Experiences" (L' Aquila, 14-16 November 2018) investigated the relationship between music and theatrical performances from a comparative perspective. The presentations dealt with the role of music in several theatrical genres from different cultures and times: ancient Greek drama, musical theater (especially opera), modern and contemporary theater and ancient ritual Sanskrit drama.
Fear, Self-Pity, and War in Fifth-Century Athenian Tragedy: Et«Close Encounters in War and the Emotions», 4, 2021., 2021
In Greek culture, the natural connection between war and fear was acknowledged since Homer. Howev... more In Greek culture, the natural connection between war and fear was acknowledged since Homer. However, during the Hellenic era (507-323 BC), war began to be represented on the stage in tragedies, in which the connection between war and fear included the emotion of desperation. During the Persian War, in which Athens began the symbol of Greece's freedom, the citizens experienced for the first time war-fear and the anguish over the threat of slavery. The educational task of tragedians, therefore, was twofold: on the one hand, they highlighted the heroic values in order to keep alive in the Athenians the civic duty of defending their homeland; on the other hand, they voiced the war-fear of the people, which had to endure the worst effect of the conflict. This paper will offer insight into the Greek conceptualization of warrelated fear in two different historical contexts: in the aftermath of the Persian War, by analysing Aeschylus's Seven against Thebes (467 b. C.); and during the disastrous Peloponnesian War, by analysing Euripides's The Trojan Women (415 b. C.).
M. Arpaia – A. Albanese (a cura di), Linguaggi, esperienze e tracce sonore sulla scena. Atti del Convegno, 15-16 novembre 2018, Longo Editore, Ravenna 2020, pp. 29-39, 2020
È caratteristica precipua dell’intera narrazione tragica, infatti, portare in scena una pluralità... more È caratteristica precipua dell’intera narrazione tragica, infatti, portare in scena una pluralità di focalizzazioni e di codici drammatici: ogni volta che cambia la prospettiva di osservazione sulla storia – sia che si tratti del punto di vista di un personaggio, di un messaggero o del coro – si provoca un effetto di straniamento nello spettatore a cui, come in un caleidoscopio, la vicenda viene presentata con un’ottica sempre diversa. Questo determina una rottura nella consequenzialità narrativa e una diversificazione del meccanismo identificativo. Ogni sezione
drammatica, quindi, intende muovere lo spettatore verso una differente forma di identificazione, coinvolgendo in maniera più o meno diretta la sua capacità immaginifica e la sua sfera sensoriale.
In questo complesso sistema percettivo, l’esecuzione corale si distingue per il suo carattere plurisensoriale e le sollecitazioni sinestetiche di varia natura – verbali, musicali, coreutiche –, le quali investono lo spettatore producendo, secondo Platone, un effetto psicagogico. L’elemento musicale, infatti, influenza direttamente l’anima degli spettatori proprio in virtù della sua precipua capacità imitativa. La percezione estetica dello spettatore durante l’esecuzione corale, quindi, è impegnata su più livelli di decodificazione ed è in questo contesto emotivo che si concentrano gli intenti educativi del drammaturgo. Se le emozioni con cui la città intende educare i suoi cittadini a teatro sono quelle già citati da Aristotele
nella Poetica, la pietà e la paura (1449b, 24-28), il coro ha il ruolo precipuo di intensificare lo scenario in cui operano queste emozioni mediante un forte coinvolgimento emotivo, ma al tempo stesso, è anche in grado, in nome della sua natura collettiva, di fornire un modello comportamentale secondo cui l’individuo, in quanto membro di un gruppo civile e politico, deve gestire queste emozioni a livello comunitario. Il coro delle Eumenidi costituisce l’esempio più eclatante di un forte e inequivocabile impatto emotivo della performance corale sul pubblico. La rappresentazione ripugnante delle Erinni crea una disposizione emozionale dell’audience al
disgusto e alla paura, che costituiscono i sentimenti dominanti ad ogni loro apparizione sulla scena, distintamente percepibili sia dall’aspetto testuale, ritmico e coreutico dei canti corali, sia dalle reazioni sgomente degli altri personaggi.
«Studia Theodisca» – Hölderliniana III, 2018, pp. 15-42., 2018
Based on a philological analysis of the translation of Euripides' Bacchae by Hölderlin, this pape... more Based on a philological analysis of the translation of Euripides' Bacchae by Hölderlin, this paper examines the syntactical and semantic choices made by the translator and aims to investigate the adaptation of the ancient lexicon to his contemporary expressive needs. Every voluntary violation of the syntactic order of the phrases, as well as every semantic choice that diverges from the original Greek text, which is usually translated word by word, represents a conscious modification of the "sacred" Greek archetype, and allows the poet to turn the translation into his own "place of poetic creation".
V. Cantoni, N. Casella (a cura di), Lingua orale e parola scenica. Risorsa e testimonianza, Cue Press, Bologna 2018, pp. 26-35., 2018
La mimesi diretta presente nel codice comunicativo del teatro esclude la mediazione del narratore... more La mimesi diretta presente nel codice comunicativo del teatro esclude la
mediazione del narratore: sono gli attori che danno voce alle parole del
drammaturgo, i l quale perde i l contatto visivo con i l suo pubblico. Per riuscire a scrivere un'opera capace di procurare quel particolare tipo di piacere che induce alla «pietà e alla paura tramite l'imitazione» (Arist. Poet. 1453 b 10-14), il tragediografo deve concentrarsi sull'aspetto compositivo della sua opera.
Immaginando la vicenda svolgersi dinanzi ai suoi occhi, egli la vive in prima persona, facendosi i n qualche modo spettatore di se stesso. Ogni dettaglio di questa sua visione - resa scenica, gestualità degli attori, inflessione del parlato - è allora affidato al linguaggio, i n cui si concentra tutta la forza eidetica del racconto. Tali caratteristiche conferiscono alla lingua scenica una qualità altamente performativa che si esprime nelle sue componenti morfologiche e semantiche. I l piano linguistico e quello fattuale sono connessi: 'dire' una cosa sulla scena ateniese equivale a compierla. Questa specifica modalità comunicativa del teatro antico può essere analizzata alla luce della teoria linguistica degli speech acts, formulata da Austin e Searle, secondo la quale alcune entità frasali, nel momento stesso in cui sono pronunciate, 'producono azioni'. La lingua scenica del teatro antico, allo stesso modo degli speech acts, possiede
sia un potere illocutorio che locutorio: gli enunciati prodotti dagli attori
rispecchiano da un lato la loro intenzione di suscitare un determinato effetto immedesimativo nello spettatore, dall'altro necessitano di un'adeguata reazione da parte del pubblico perché si crei l'illusione. Baccanti, che presenta un congruo numero di attestazioni di atti verbali in considerazione del suo statuto particolare di tragedia metateatrale.
M. Arpaia, A. Albanese, C. Russo (a cura di), L’oralità sulla scena. Adattamenti e transcodificazioni dal racconto orale al linguaggio del teatro, UNIOR, Napoli 2015, pp. 33-44, 2015
Partendo dall’economia stessa del racconto mitologico, che si fonda sul principio della ripetizio... more Partendo dall’economia stessa del racconto mitologico, che si fonda sul principio della ripetizione con variazione, si può individuare una sorta di modularità comune sia alla diegesi epica che a quella drammatica, rispettivamente identificabile nelle cosiddette “scene tipiche”, con cui il cantore epico era solito trasmettere il patrimonio del sapere tradizionale, e negli “story patterns”, temi tradizionali ricorrenti nella tragedia e capaci di generare varianti, su cui si articolano le trame.
Ai fini di questa indagine potrebbe risultare particolarmente utile analizzare una sequenza narrativa molto feconda sia in epica che in tragedia, quella del riconoscimento, da Aristotele stesso considerata come uno dei due temi fondanti della vicenda tragica. L’analisi qui condotta consente di verificare in che modo l’associazione integrale tra il livello verbale di un testo e il suo contesto di destinazione influiscano
sulle modalità narrative di una sequenza tradizionale, che si articola sia nel genere epico che in quello tragico. Si assiste, infatti, all’adattamento di una storia tradizionale da un’oralità ‘interamente narrata’, come quella dell’epica orale, ed un’oralità ‘narrata e agita’, come quella che si realizza sulla scena.
F. Di Battista, T. Gennaro, M. Iacovella, C. Miglio, G. Puzzo (a cura di), Lessico europeo. Sezione tedesca, Sapienza Università Editrice, Roma, 2018
Nella scrittura hölderliniana il lemma Freude si trova in rapporti di sinonimia con Frohe, Wonne... more Nella scrittura hölderliniana il lemma Freude si trova in rapporti di sinonimia con
Frohe, Wonne, Lust, Vergnügen, termini che indicano piacere, delizia, gioia
fisica, di solito derivata dall’assenza di dolore, i cui effetti acquisiscono però una
risonanza emotiva. I suoi antonimi, infatti, sono Leid e Trauer, che indicano un
dolore spirituale, proveniente dalla sperimentazione del male del mondo e dello
scontro tra la finitezza dei limiti umani rispetto al desiderio di infinito. Tuttavia,
per prepararsi all’elevazione dell’anima al divino, per Hölderlin è necessaria una
condizione spirituale di quiete e calma. Il termine Freude, infatti, co-occorre di
frequente con Stille e Ruhe, in un rapporto binario di reciproca implicazione,
efficacemente riassunto nel sintagma «stille Freude». L’espressione, che
potrebbe sembrare ossimorica, in realtà indica la quiete come condizione
necessaria per il raggiungimento della Freude. Il lemma co-occorre anche con i
termini derivati dalla radice di Glück, sia nella sua accezione sostantiva,
Glücklichkeit, che verbale, glücken. Il concetto, che di solito indica una “felicità
consequenziale alla buona sorte”, viene impiegato per connotare una
condizione di elevazione dell’animo verso il divino. Se in Freude è possibile
identificare un piacere catastematico, che predispone l’uomo ad accogliere il
divino, in Glück si riscontra quella felicità panica, che caratterizza l’effetto
dell’epifania degli dei sui mortali e che viene indicato con il sostantivo
Begeisterung (entusiasmo), slancio dell’uomo verso la fusione, seppur fugace e
illusoria, con la divinità.
La pervasività del concetto di Freude nella scrittura hölderliniana è testimoniata
anche dalla straordinaria occorrenza di parole composte, che connotano ogni
elemento che abbia una incidenza più o meno diretta sulla percezione della
gioia: il giorno che annuncia il divino, il canto che se ne fa sacerdote, il cielo che
ne ospita l’epifania.
AION ANNALI DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI «L'ORIENTALE» DIPARTIMENTO DI STUDI DEL MONDO CLASSICO E DEL MEDITERRANEO ANTICO SEZIONE FILOLOGICO-LETTERARIA xxxv · 2013, 2013
I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di... more I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di credito (American Express, Visa, Eurocard, Mastercard).
La scena dell'oralità. Per una voce fuori luogo, a cura di A. Anastasi - V. Di Vita, pp. 190-207., 2015
L'epica orale dei giorni nostri. Tecnologia della voce e immagini mentali nell'esecuzione dell'ae... more L'epica orale dei giorni nostri. Tecnologia della voce e immagini mentali nell'esecuzione dell'aedo-cuntista Mimmo Cuticchio Le parole dei cantastorie vengono da lontano e restano sospese nell'aria più a lungo di quelle dei comuni mortali. […] Ogni volta che si interrompeva, ciò che diceva poi risultava più incisivo, più elevato. Dalle lusinghe ero allettato come se fossero indirizzate alla mia persona, e nei pericoli avevo paura.
Marchese INDICE Introduzione 9 il paesaggio mentale, uno, nessuno, centomila 17 Bertrand Westphal... more Marchese INDICE Introduzione 9 il paesaggio mentale, uno, nessuno, centomila 17 Bertrand Westphal CITTÀ, LUOGHI TOPICI E SPAZI GLOBALI il cairo tra realismo e allegoria nella narrativa di Nag¤b mah . fū z e 'alā ' al-aswā nī 35 Danilo Marino errare a tangeri. paradiso, inferno, labirinto, interzona 51 Marianna Salvioli Mare NostruM, Mare MortruM, mare delle voci. eterotopie, non-luoghi e altri luoghi del mediterraneo in Voces del estrecho (2000) di andrés sorel Lorenzo Mari 63 spazio urbano e spazio letterario dei «nuovi ebrei»: tel aviv e shaul tchernichovski 81 Benedetto Di Bitonto da bombay a santa teresa. morfologie dello spazio nel romanzo contemporaneo (1975-2010) 91 Filippo Pennacchio medialandscapes. scritture postmoderne e società mediali 111 Mirko Lino PAESAGGI, TERRITORI E AMBIENTE la nuova 'polis' e il 'nomos'. l'opera di anna maria ortese tra stasi ed erranza 133 Daniele Visentini spazi sensoriali del trauma. letture da paul celan 149 Gabriella Sgambati rizometria del territorio: rappresentazioni del canada 167 Maria Rosa Piranio la soglia sostenibile. una lettura ecocritica di BluMeN di peter waterhouse 175 Daniela Allocca du lieu au tout-monde. la crise environnementale dans les romans d'anticipation de deux écrivains taïwanais: taïwaN eN ruiNes de song ze-lai et l'hoMMe aux yeux à facettes de wu ming-yi 193 Gwennaël Gaffric SPAZI IMMAGINARI E IMMAGINATI averno e averni: lo spazio senza uccelli in campania e in india 207 Alessandro Cimino cartografie del corpo utopico nella poesia di John donne 219 Carmen Gallo la grecia immaginata in hölderlin: luogo geografico, luogo dell'anima 241 Maria Arpaia räumliche sin(n)ästhesien. spazi orientali nella vienna fin de siècle 265 Stefania De Lucia illyria, syldavia, elbonia, e altrove: la reinvenzione narrativa dell'albania fra spazi immaginari ed eterotopie 287 Olimpia Gargano la gRecIa ImmagInata In HÖlDeRlIn: luogo geogRaFIco, luogo Dell'anIma maria arpaia Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
La resistenza dell'Antico, «Semicerchio» 47 (2013/2), 2013
Within the frame of the Festival “Translating (in) Europe. Naples 22-29 November 2010” – a long-a... more Within the frame of the Festival “Translating (in) Europe. Naples 22-29 November 2010” – a long-awaited event and last segment of the European project “E.S.T.-Europe as a Space of Translation”, financed by the Culture Programme of the European Union and patronized by University of Naples “L’Orientale” – the project manager Camilla Miglio and this magazine with its director Dr. Francesco Stella, organized a series of cultural events and workshops focused on research upon the wide concept of translation, intended not only in its synchronic phenomenon (this meaning comparing very different language and media: literature, popular culture, music, theater, visual art, performing art) but also in its diachronic approach, examining the relationship between classical literature and modern translations.
The city of Naples became a kind of Tower of Babel, making possible a sort of cultural fusion (osmosi) between texts and their translators. ‘Translating the antiquity’ is the best way to connect distant cultures in order to consent the survival of ancients in our century.
The investigation addressed different courses: historical roots of national languages, considering the medieval lyrics and their lead role in transferring classical myths in the modernity (ancient German, late Latin, Greek byzantine, Persian); re-writing and re-interpretation of classical texts in the poetry of P. P. Pasolini – who conceived the translating process like a visceral appropriation and assimilation; divulgation modalities of the ancient culture, which demands the interest of the modern readers.
The voice of the Antiquity speaks even now, distinctly and prolifically, like an adaptable and expressive vehicle for its interpreters.
germainistica.net, 2012
Nella poesia di Friedrich Hölderlin la descrizione dello spazio ricopre un ruolo poetico rilevante.
Between 2 (4), 2012
Nello studio delle dinamiche di recezione e interpretazione dell’adattamento, la materia mitica r... more Nello studio delle dinamiche di recezione e interpretazione dell’adattamento, la materia mitica rappresenta un esempio privilegiato per osservare i processi di trasformazione e riscrittura di un plot narrativo in sistemi letterari distanti nel tempo e diversi per strategie comunicative.
Le strutture e le componenti semiotiche della narrazione mitica sono soggette ad un processo continuo di riuso, a seconda del periodo storico, dell’occasione e delle finalità educative in cui il mito è fruito. Ogni testo che dia forma al mito, nel mondo classico quanto nelle produzioni moderne, deve essere considerato di per sé un adattamento.
Prendendo a modello la produzione letteraria di Friedrich Hölderlin, si traccia la sopravvivenza del mito di Semele, partendo dalle fonti classiche (Pindaro e Euripide), tradotte in tedesco dal poeta, fino al reimpiego del tema nella sua produzione lirica. L’operazione prevede molteplici passaggi di codice: adattamento linguistico (traduzione dalla lingua greca a quella tedesca), di genere letterario (dalla lirica corale e dalla tragedia alla poesia soggettiva di inizio Ottocento) e di sistema comunicativo (oralità della civiltà greca rispetto alla fruizione scritta dell’opera letteraria moderna).
Attraverso un’analisi comparata dei testi, si dimostrerà come Hölderlin, oltre importare temi e motivi degli originali greci, abbia interpretato lo spirito con cui nell’antichità si creavano varianti al racconto tradizionale. Riscrivere un segmento mitico significava compiere un atto fondativo, di innovazione nella tradizione: Hölderlin, rivisitando la storia di Semele, pone le fondamenta per una nuova forma di poesia epifanica.
AION (filol.), XXXI, 2009
I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di... more I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550 o tramite carta di credito (American Express, Visa, Eurocard, Mastercard).
CCC, 2024
Μορφὴ ἐπέων: Interdisciplinary Approaches to Ancient Metaphors. 16h Celtic Conference in Classics... more Μορφὴ ἐπέων: Interdisciplinary Approaches to Ancient Metaphors.
16h Celtic Conference in Classics
Coimbra, July 15–18
CCC page: https://www.uc.pt/en/cech/16-ccc/
«Greek and Roman Musical Studies» 7, 2019, pp. 346-369., 2019
The twenty-four papers delivered at the graduate conference entitled "Sounds on Stage: Musical an... more The twenty-four papers delivered at the graduate conference entitled "Sounds on Stage: Musical and Vocal Languages and Experiences" (L' Aquila, 14-16 November 2018) investigated the relationship between music and theatrical performances from a comparative perspective. The presentations dealt with the role of music in several theatrical genres from different cultures and times: ancient Greek drama, musical theater (especially opera), modern and contemporary theater and ancient ritual Sanskrit drama.