Bibliografia sullo Scudo di Achille (1945-2009) (original) (raw)
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Echi dal passato: lo Scudo di Achille e la Grecia della tarda età del Bronzo
Per la migliore riuscita delle pubblicazioni, si invitano gli autori ad attenersi, nel predisporre i materiali da consegnare alla Redazione ed alla Casa editrice, alle norme specificate nel volume Fabrizio Serra, Regole editoriali, tipografiche & redazionali, Pisa · Roma, Serra, 2009 2 (Euro 34,00, ordini a : fse@libraweb.net).
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Lo scudo di Achille. Il processo come archetipo di pace
MediaRes, 2021
In the eighteenth book of Homer's Iliad, the first representation of the trial in Western culture appears on the Achilles' shield, forged by Hephaestus, where the competitive spirit of classical Greece is manifested. The scene described on the hero's aegis is an extraordinary anticipation of the fair administration of justice, the legal structure of which is exhibited at least in four fundamental steps: the contestation of the lawsuit; the dispute between the parties; the proof of the facts; the third party's judgment. The trial is the most important phenomenon of the city of peace, in which the culminating moment of judgment is depicted. The image indicates the legal and social order of the polis, which originates from the crisis of the Mycenaean palatial civilization and from the urban aggregation of villages and countryside, developing a political model that multiplies and lives in the principle of its continuous transformation. The circular shape of Achilles' shield constitutes an interpretative metaphor of the social life of the Greek polis and of the pacifying structure of the trial, which draws its own conflictual and conciliatory nature at the same time from the epic genesis of the mythical tale and from the dialectical conscience of the Homeric hero. Nel diciottesimo libro dell'Iliade di Omero, compare la prima rappresentazione del processo nella cultura occidentale sullo scudo di Achille, forgiato da Efesto, dove si manifesta lo spirito agonistico della Grecia classica. La scena descritta sull'egida dell'eroe è una straordinaria anticipazione dell'equa amministrazione della giustizia, la cui struttura giuridica si esibisce in almeno quattro momenti fondamentali: la contestazione della lite; il contraddittorio tra le parti; la prova dei fatti; il giudizio del terzo. Il processo è il fenomeno più importante della città della pace, nella quale viene raffigurato il momento culminante del giudizio. L'immagine indica l'ordine giuridico e sociale della pólis, che trae origine dalla crisi della civiltà palaziale micenea e dall'aggregazione urbana dei villaggi e delle campagne, sviluppando un modello politico che si moltiplica e che vive nel principio della sua continua trasformazione. La forma circolare dello scudo di Achille costituisce una metafora interpretativa della vita sociale della pólis greca e della struttura pacificante del processo, che attinge la propria natura conflittuale e ad un tempo conciliativa dalla genesi epica del racconto mitico e dalla coscienza dialettica dell’eroe omerico.
La morte di Achille. Introduzione e commento a Quinto Smirneo, Posthomerica 3.1-185
Questa tesi propone un commento e un'introduzione all'episodio della morte di Achille, così come è narrato da Quinto Smirneo nei primi 185 versi del terzo logos dei Posthomerica. Il commento analizza questioni lessicali e tematiche, che mettono in luce il modo in cui lo scrittore del III secolo d.C. si confronta e rielabora i miti e la dizione epica della tradizione. Si mettono così in evidenza le differenze tra le specifiche strategie compositive del poeta letterato rispetto alle forme della composizione orale. Tramite l'analisi delle fonti letterarie e iconografiche, nell'introduzione vengono esaminate le varianti mitologiche della morte di Achille, i miti circa la sua immortalità o invulnerabilità, l'importanza dell'arma con cui Apollo ferisce l'aristeuon acheo, e il modo in cui l'attacco di Apollo costituisce un totale ribaltamento degli schemi epici del duello.
Lo scudo di Achille e il pianto di Didone: da L’Italia liberata da’ Gotthi di G. G. Trissino a Delle guerre de’ Goti di G. Chiabrera (''Lettere Italiane'', LXV, n. 2, 2013)., 2013
L'articolo analizza il primo poema epico di Gabriello Chiabrera e ne mostra la palese filiazione dalla cinquecentesca Italia liberata del Trissino. La lezione poetica della quale viene fusa dal Chiabrera, in maniera molto originale, con quella della Gerusalemme Liberata tassiana e con quella di Sperone Speroni, maestro del Savonese negli anni della sua formazione a Roma.
L'arrivo di Achille a Sciro. Saggio di commento a Stazio Achillede 1, 1-396
2012
La narrazione dell'arrivo di Achille a Sciro costituisce la prima grande sezione di quel che rimane dell'Achilleide (un totale di 1125 versi), opera incompiuta di Publio Papinio Stazio. Si tratta di un episodio dotato di una sua unità tematica e strutturale. La narrazione era avvertita come conclusa anche dalla trad. ms., che chiudeva un libro (o il primo o il secondo) al verso 396: ad esempio, il codice R divide il testo in 4 libri (terminanti in 1, 396; 674; 960; 2, 167), e altri manoscritti tardi ancora chiudono al verso 396 il secondo libro, suddividendo il poema in 1, 197; 396; 674; 960 e 2, 167 1. Il progetto dell'opera doveva prevedere la realizzazione di un poema incentrato su Achille, forse il personaggio epico più noto, l'eroe del mito per eccellenza; sopravvive una parentesi giovanile della sua esistenza, interrotta al momento della partenza alla volta di Troia. Dopo il proemio (1, 1-9), la narrazione entra in medias res e presenta Thetis, la divina madre di Achille, intenta ad impedire il futuro di morte di suo figlio. Stazio inscrive l'archeologia dei fatti-nascita di Achille e origine della guerra-nel monologo di Thetis (1, 31-51); il lettore è informato: che Achille è parzialmente vulnerabile per l'intervento materno; che è stato affidato all'educazione del Centauro Chirone sul monte Pelio; che Thetis ha ricevuto una profezia funesta sulla partecipazione di Achille alla guerra di Troia. Dopo il fallito tentativo di Thetis di impedire lo scoppio della guerra (1, 51-94), la dea si reca sul monte Pelio in Tessaglia e conduce via il figlio (1, 95-241).
Le armi di Achille: l'eredità eroica nei Posthomerica di Quinto Smirneo
Questo articolo si concentra sul rapporto tra Quinto Smirneo e il suo modello, Omero. Il primo si presenta come successore del secondo, proprio come, all’interno dei Posthomerica, il giovane Neottolemo è chiamato a subentrare al padre Achille. Il simbolo concreto di tale eredità è costituito dalle armi del Pelide, che vengono consegnate da Odisseo a Neottolemo. L’articolo si focalizza in particolare su tre armi: lo scudo, già dettagliatamente descritto nell’Iliade, riceve un’ampia ekphrasis nel libro V, poi ripresa nel libro VII; l’elmo, che reca su di sé una raffigurazione di Zeus che scaglia fulmini contro i Titani – immagine dall’alto valore simbolico, dato che, come Zeus, anche Neottolemo, anch’egli rappresentato come fulmine lanciato dal re degli dèi, può essere considerato nell’opera il garante dell’ordine voluto dal Fato; la lancia, con cui Achille aveva trafitto Telefo ed Ettore e che Patroclo, contrariamente a Neottolemo, non aveva saputo sollevare. La descrizione che i tre oggetti ricevono all’interno dei Posthomerica si rivela esemplificativa delle modalità con cui Quinto opera rispetto a Omero, unendo elementi tradizionali e innovativi.