Marco Bruni | Università Vita-Salute San Raffaele (original) (raw)

Books by Marco Bruni

Research paper thumbnail of C.-F. Volney, Le Rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, a cura di A. Tagliapietra e M. Bruni, traduzione di M. Bruni, Mimesis Edizioni, 2016.

Le Rovine è un importante documento dell’ultima fase dell’illuminismo francese, in cui Volney nar... more Le Rovine è un importante documento dell’ultima fase dell’illuminismo francese, in cui Volney narra il suo imbattersi nella città di Palmira, in Siria, uno dei siti archeologici più belli e suggestivi del mondo che, grazie proprio a questo libro, diventa uno dei luoghi d’ispirazione del culto romantico delle rovine, sito oggi conquistato e minacciato dalle milizie islamiche dell’Isis. Volney medita sulla caducità umana che lo spettacolo dei ruderi di una così maestosa civiltà antica suscita in lui. Attraverso il dialogo con una sorta di spirito (il Genio delle rovine) sulla condizione dell’uomo nell’universo, egli espone una penetrante analisi sulle cause delle rivoluzioni e della rovina degli antichi stati che consente di illustrare il punto di vista rivoluzionario del popolo libero e legislatore, supportato anche da una lunga riflessione comparativa sui vari sistemi delle idee religiose dell’umanità, considerate come l’ultimo ostacolo al progresso della collettività. Il libro fu definito «il testamento del XVIII secolo» ed ebbe fra i suoi lettori più appassionati il giovane Hegel. Il libro entusiasmò anche Napoleone: tra i motivi che lo spinsero a preparare la campagna d’Egitto ci fu la consapevolezza dell’imminente fine dell’Impero ottomano, testimoniata dalla decadenza delle civiltà precedenti. Opera di straordinaria erudizione, Le Rovine offre l’occasione per affrontare il singolare intreccio storico-universale che a Palmira riconduce ancora una volta Oriente e Occidente ad incontrarsi e a scontrarsi.

Research paper thumbnail of La natura oltre la storia. La filosofia di Karl Löwith, prefazione di A. Tagliapietra, postfazione di M. Donà, Il Prato, Saonara (PD), 2012, pp. 185.

Ma perché i moderni non vedono più la natura? Si può trovare una risposta a questa domanda crucia... more Ma perché i moderni non vedono più la natura? Si può trovare una risposta a questa domanda cruciale per il presente e per il futuro nel tema filosofico che tiene assieme l’intero disegno dell’opera di Karl Löwith, uno dei maggiori filosofi tedeschi del ’900, allievo di Heidegger, che ha voluto riportare in auge la più antica filosofia greca, intesa come scienza della physis, della natura universale. Löwith è stato un pensatore dell’essere e della totalità, un metafisico, o meglio, un physiologo, avendo identificato l’originario con l’eterna potenza generatrice del cosmo. L’aspetto centrale del pensiero di Löwith consiste nell’idea secondo la quale la natura delle cose rimane stabile al di là del variare delle epoche storiche, mentre a poter cambiare sono solo le nostre interpretazioni del vero. «Löwith […] riteneva che, solo comprendendo il senso autentico della ‘natura’, sarebbe stato possibile confrontarsi con quello che si potrebbe qui chiamare […] il “mistero dell’esistere”» (M. Donà, Postfazione). Per Löwith, il “vivere secondo natura” dovrebbe coincidere con la conduzione di una “vita buona”, contrassegnata dalla serenità e dall’equilibrio, anche nell’epoca del nichilismo e della “fatalità del progresso” della tarda modernità occidentale. La natura, però, non è un passato a cui ritornare, ma ciò che restituisce al futuro l’autentico significato dell’accadere, la natura diviene così «il “luogo diverso” […] da cui far partire l’impresa titanica di una critica radicale dell’ideologia moderna» (A. Tagliapietra, prefazione).

Papers by Marco Bruni

Research paper thumbnail of La Secolarità o Europa, in : "Phenomenology and Mind", n. 8, 2015.

The author asserts the identity between Europe and secularization. Secularization not only as a p... more The author asserts the identity between Europe and secularization. Secularization not only as a process of unchristianizing and laicization, but especially in the meaning of term given by Karl Löwith, or as immanentizing dell’eschaton. In this sense the roots of Europe are certainly christian, but their results are anti-christian: “Secularity or Europe” as the title of the essay means. In fact the secularization coincides with the technological self-affirmation of the modern man (Blumenberg). Today, however, the technical means seem able to emancipate from their human creator (Severino), inaugurating a scenery that oscillates between heaven of the technique and planetary destruction.

Research paper thumbnail of La crisi originaria della coscienza europea, in: Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 11, 2014

Secondo Paul Hazard la crisi della coscienza europea va individuata nell'Illuminismo e, precisame... more Secondo Paul Hazard la crisi della coscienza europea va individuata nell'Illuminismo e, precisamente, nel passaggio dalla teologia della storia di Bossuet alla filosofia della storia di Voltaire 1 , invece, George Minois sostiene che ci sia stata una crisi precedente, quella del Libertinismo seicentesco 2 , dal quale, per reazione, la filosofia moderna sarebbe nata, ma, ad uno sguardo più attento, che pure non nega il valore delle indagini di Hazard e Minois, bisogna convenire, a parere di chi scrive, con Hans Blumenberg ed affermare che la crisi originaria della coscienza europea coincide con la crisi epocale del Medioevo, che presuppone la crisi altrettanto epocale dell'Antichità 3 . In questo senso, c'è stata una sola crisi, una sola da cui tutte le altre derivano, siano esse culturali, etiche, politiche o economiche, ed è la crisi che prende il nome tremendo di morte di Dio, che va retrodatata al devastante cortocircuito della tarda Scolastica medievale. «Una civiltà è distrutta solo quando i suoi dei sono distrutti» diceva Cioran. E questa è propriamente la storia dell'Occidente, la storia del deicidio e della sdivinizzazione del divino, coincidente con la divinizzazione dell'uomo, che incomincia con il fallimento del Rinascimento e la nascita della scienza e del soggettivismo moderni, accelera con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese, per giungere a compimento con la dissoluzione del sistema hegeliano, sistema che aveva tentato, in concomitanza con l'incrinatura dell'idea di progresso in clima romantico, di frenare la decadenza della vecchia Europa, sostituendo il Dio morente con lo Spirito trionfante, preludio del suo rovesciamento nella Forza bruta delle Ideologie del Novecento. Ma andiamo con ordine, la crucialità del tema lo impone. La legittimità dell'età moderna, che ha come scopo principale la confutazione del cosiddetto teorema della secolarizzazione, sostenuto nel Novecento da grandi autori come Carl Schmitt, Karl Löwith, Jacob Taubes ed Eric Voegelin, deve essere letta, innanzi tutto, a partire dal decisivo fenomeno del dualismo gnostico, la cui tematizzazione Blumenberg riprende dalle indagini di von Harnack e Hans Jonas, identificando, da un lato, in Marcione Pontico il culmine della gnosi (con von Harnack 4 ), contro cui la Chiesa aveva dovuto dogmatizzarsi, e, dall'altro, l'essenza della gnosi nel dualismo radicale (con Jonas 5 ), capace di de-mondanizzare il cosmo greco, determinando, così, la «crisi epocale dell'Antichità». La Modernità, infatti, per Blumenberg è comprensibile solo se viene considerata come il «secondo superamento» riuscito della gnosi, stante che il «primo superamento» della stessa, quello intentato da Agostino nella tarda antichità aveva dovuto fallire, dando il la, infine, al sistema della tarda scolastica e alla conseguente «crisi epocale del Medioevo». Scrive Blumenberg:

Research paper thumbnail of Il tempo e la storia nell’epoca del frammento, in: Cosmopolis, XI, 2/2014

Cosmopolis, IX, 2014

Nasce a Todi il festival di cinema sui diritti umani prev next stop [ | | Login ] Cerca XI,2/2014... more Nasce a Todi il festival di cinema sui diritti umani prev next stop [ | | Login ] Cerca XI,2/2014 X,1/2014 IX,2/2013 VIII,1/2013 VII,1/2012 VI,2/2011 La rivista Archivio Link REDAZIONE COSMOPOLIS c/o Dipartimento di Filosofia, linguistica e letterature Via Aquilone, 8 06123 Perugia redazione@cosmopolisonline.it XI, 2/2014 Il tempo e la storia nell'epoca del frammento Sulla scia di Sant'Agostino e delle riflessioni sul tempo di Aristotele e Heidegger, Reinhart Koselleck ha mostrato come l'esperienza e l'aspettativa siano quelle categorie fondamentali senza le quali ogni cosa verrebbe travolta dall'instabile relativismo dello storicismo assoluto, quelle categorie, che ci permettono, allora, di esperire non solo il tempo soggettivo della nostra coscienza e quello oggettivo della misurazione scientifica, ma anche quello intersoggettivo dell'indagine e della narrazione storiche (cfr. Koselleck 2007, pp. 179-322). Agostino, del resto, a differenza degli abitatori della postmodernità, aveva perfettamente compreso come l'esperienza del tempo fosse possibile solo nella misura in cui la coscienza si distendesse nelle tre estasi del passato, del presente e del futuro, ovvero ricordando il passato (esperienza), concentrandosi sul presente e attendendo il futuro (attesa), per cui la temporalità si costituirebbe come un presente-passato, un presentepresente e un presente-futuro (cfr. Agostino 1999, pp. 537-591). Laddove, insomma, si escludessero il passato e il futuro, verrebbe precluso l'orizzonte stesso del presente, che a sua volta può accadere solo assentandosi nel non più del passato e sporgendosi nel non ancora del futuro. Poiché, però, il passato non è più, il futuro non è ancora e il presente non è mai, in quanto continuo scivolare nel prima e nel poi, il tempo mostra la sua peculiare natura aporetica, che, come sostiene Massimo Donà (cfr. Donà 2010), lungi da ogni apparente contraddittorietà, si pone invece come la pienezza stessa della vita, che non manca di nulla, perché, radicandosi nel passato, permette il progetto futuro nella consapevolezza del presente che si distende. In questo senso, la stessa aporeticità della temporalità diventa qualcosa di fecondo, oltre che sul piano esistenziale, anche su quello dell'analisi storica, mostrando come il tempo non sia mai qualcosa di banalmente rettilineo, ma sempre un che di stratificato su piani intrecciati di esperienze e aspettative, che, richiamandosi le une alle altre e le une sulle altre incidendo in base al loro peso semantico, determinano la peculiare concezione del «tempo storico», ovvero la comprensione di una certa «epoca». Dove prevale lo «spazio dell'esperienza» avremo una concezione protologica della temporalità, dove prevale, invece, l'«orizzonte dell'aspettativa» una futurologica della stessa, ed è per questo motivo che due grandi concezioni del tempo hanno determinato l'immaginario occidentale: la visione ciclica, mitica e pagana e la visione lineare, ebraica e cristiana. Già Karl Löwith, tra l'altro tra i principali maestri di Koselleck, nella sua opera forse più conosciuta, tradotta in italiano con il titolo Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia (Löwith 2004), aveva reso canonica questa distinzione tra opposte esperienze del tempo, mostrando, inoltre, come l'escatologia di matrice biblica si Articolo pubblicato nella sezione Tempo, storia e politica MARCO BRUNI admin Commenta mercoledì 1 aprile 2015 09:30

Research paper thumbnail of La persona come personaggio. Per una lettura “löwithiana” de "Gli altri che io sono" di Andrea Tagliapietra, in: Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 10, 2013.

Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 10, 2014

La persona come personaggio. Per unalettura "löwithiana" de G Gl li i a al lt tr ri i c ch he e i... more La persona come personaggio. Per unalettura "löwithiana" de G Gl li i a al lt tr ri i c ch he e i io o s so on no o di Andrea Tagliapietra di Marco Bruni […] l'individuo umano è un individuo nel modo d'essere della "persona" (persona), ossia esiste essenzialmente all'interno di determinati "ruoli" relativi al mondo-del-con (Mitwelt) (per esempio come figlio, cioè dei suoi genitori; come marito, cioè di una moglie; come padre, cioè dei figli; ma anche come allievo, cioè del suo maestro; come docente dei suoi possibili uditori; come scrittore, cioè dei possibili lettori, ecc.), ovvero è determinato in lui stesso del tutto attraverso altri corrispondenti e fissato formalmente come io di un tu, come individuo in prima "persona", cioè di una possibile seconda persona e dunque come co-uomo (Mitmensch) -attraverso questo "ruolo" principale. K. Löwith Dovesse egli riprendere in considerazione il tema oggi, non lo farebbe più isolando la struttura formale del rapporto di "io" e "tu", bensì nell'ambito di una più ampia connessione con la questione complessiva del rapporto tra uomo e mondo (Welt), all'interno del quale mondo-del-con (Mit-welt) e mondo ambiente (Um-Welt) sono soltanto mondi relativi. K. Löwith Negli anni degli studi universitari, oltre ai classici del canone filosofico occidentale, i testi su cui più mi sono soffermato sono stati rispettivamente quelli di Andrea Tagliapietra e di Karl Löwith, anzi, conobbi quest'ultimo proprio in una lezione di Tagliapietra in cui si discuteva della teoria dell'autoaffermazione di Hans Blumenberg, alla quale il teorema della secolarizzazione löwithiano sarebbe specularmente opposto[1]. Ho voluto iniziare con questo breve aneddoto biografico perché -questa la tesi del mio intervento in questo forum proposto dal dott. Enrico Cerasi -tra l'opera del giovane Löwith, L'individuo nel ruolo del co-uomo[ [2 2] ], e la filosofia del personaggio[3] di Tagliapietra si possono riscontrare notevoli similitudini. 1. L'individuo nel ruolo del co-uomo: il giovane Löwith GCSI -Marco Bruni

Research paper thumbnail of Recensione a Leo Strauss, Karl Löwith, Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971), in: “Dialegesthai”

Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini,... more Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini, traduzione e note a cura di Manuel Rossini, Carocci, Roma 2012, 214 pp.

Research paper thumbnail of E tornammo a riveder la natura. Karl Löwith oltre l’alienazione dell’Occidente, in: Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 9, 2013

E tornammo a riveder la natura. Karl Löwith oltre l'alienazione dell'Occidente di Marco Bruni 1. ... more E tornammo a riveder la natura. Karl Löwith oltre l'alienazione dell'Occidente di Marco Bruni 1. La verità o della natura; 2. La storia di una lunga decadenza: la denaturalizzazione cristiana e moderna; 3. Nietzsche e il ritorno alla natura. 1. La verità o della natura Nel saggio intitolato La questione heideggeriana dell'essere, Karl Löwith ha sostenuto che «l'essenziale è qualcosa di semplice» [1] , e questa semplicità dell'essenziale egli l'ha individuata, in sintonia con il pensiero antico dai cosiddetti presocratici a Plinio il Vecchio, nella physis sempiterna, nella originarietà e autosussistenza della natura. Per Löwith, «la cosa che conta è la vera conoscenza dell'unica e sempre uguale natura di tutto ciò che esiste», per cui «il pensiero che si è spinto "maggiormente avanti" nella ricerca della verità può essere uno che storicamente si colloca nel passato» [2] . Infatti, il mondo della natura, secondo il pensatore di Monaco, non si modifica con il variare delle nostre interpretazioni storiche, tanto che ai tempi di Aristotele era lo stesso che ai tempi di Newton o di Einstein. La scepsi (skepsis) non è, dunque, come Löwith stesso ha spiegato, «mania di dubbio» o il cartesiano «dubbio metodico», ma ricerca della verità, dove la verità, il «vero sapere (episteme)» è l'invariante natura di tutte le cose che si manifesta nella theoria, la quale, poi, «è realmente una visione del mondo, ovvero una contemplazione di ciò che è visibile» [3] . La verità delle cose consiste, quindi, innanzi tutto, nel manifestarsi innegabile (aletheia) della natura, del mondo naturale che non ha bisogno di giustificazioni perché si presenta da sé [4] . Del resto, il mondo fisico «è pensabile anche senza un rapporto, che gli è essenziale, con l'esserci dell'uomo, mentre nessun uomo è pensabile senza mondo»: «veniamo al mondo e ci dipartiamo da esso; esso non ci appartiene; siamo noi ad appartenergli» [5] .

Website by Marco Bruni

Research paper thumbnail of Karl Löwith. Il ritorno alla natura di tutte cose

"Il sito, interamente dedicato al filosofo tedesco Karl Löwith, si articola nelle seguenti sezion... more "Il sito, interamente dedicato al filosofo tedesco Karl Löwith, si articola nelle seguenti sezioni:

Loewithiana
1. Interviste
a. Manuel Rossini
2. Segnalazioni libri/articoli
3. Recensioni
4. Convegni e seminari

La vita

Il pensiero
1. La natura di tutte le cose
2. La denaturalizzazione cristiana e moderna
3. La natura umana e il vivere secondo natura
4. La fatalità del progresso
5. L'amor fati löwithiano

Le opere
1. Le opere complete in tedesco
2. Edizioni italiani delle opere

Bibliografia

Research by Marco Bruni

Book Reviews by Marco Bruni

Research paper thumbnail of Recensione a Leo Strauss, Karl Löwith, Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971), in: Dialegesthai.

Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini,... more Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini, traduzione e note a cura di Manuel Rossini, Carocci, Roma 2012, 214 pp.

Research paper thumbnail of C.-F. Volney, Le Rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, a cura di A. Tagliapietra e M. Bruni, traduzione di M. Bruni, Mimesis Edizioni, 2016.

Le Rovine è un importante documento dell’ultima fase dell’illuminismo francese, in cui Volney nar... more Le Rovine è un importante documento dell’ultima fase dell’illuminismo francese, in cui Volney narra il suo imbattersi nella città di Palmira, in Siria, uno dei siti archeologici più belli e suggestivi del mondo che, grazie proprio a questo libro, diventa uno dei luoghi d’ispirazione del culto romantico delle rovine, sito oggi conquistato e minacciato dalle milizie islamiche dell’Isis. Volney medita sulla caducità umana che lo spettacolo dei ruderi di una così maestosa civiltà antica suscita in lui. Attraverso il dialogo con una sorta di spirito (il Genio delle rovine) sulla condizione dell’uomo nell’universo, egli espone una penetrante analisi sulle cause delle rivoluzioni e della rovina degli antichi stati che consente di illustrare il punto di vista rivoluzionario del popolo libero e legislatore, supportato anche da una lunga riflessione comparativa sui vari sistemi delle idee religiose dell’umanità, considerate come l’ultimo ostacolo al progresso della collettività. Il libro fu definito «il testamento del XVIII secolo» ed ebbe fra i suoi lettori più appassionati il giovane Hegel. Il libro entusiasmò anche Napoleone: tra i motivi che lo spinsero a preparare la campagna d’Egitto ci fu la consapevolezza dell’imminente fine dell’Impero ottomano, testimoniata dalla decadenza delle civiltà precedenti. Opera di straordinaria erudizione, Le Rovine offre l’occasione per affrontare il singolare intreccio storico-universale che a Palmira riconduce ancora una volta Oriente e Occidente ad incontrarsi e a scontrarsi.

Research paper thumbnail of La natura oltre la storia. La filosofia di Karl Löwith, prefazione di A. Tagliapietra, postfazione di M. Donà, Il Prato, Saonara (PD), 2012, pp. 185.

Ma perché i moderni non vedono più la natura? Si può trovare una risposta a questa domanda crucia... more Ma perché i moderni non vedono più la natura? Si può trovare una risposta a questa domanda cruciale per il presente e per il futuro nel tema filosofico che tiene assieme l’intero disegno dell’opera di Karl Löwith, uno dei maggiori filosofi tedeschi del ’900, allievo di Heidegger, che ha voluto riportare in auge la più antica filosofia greca, intesa come scienza della physis, della natura universale. Löwith è stato un pensatore dell’essere e della totalità, un metafisico, o meglio, un physiologo, avendo identificato l’originario con l’eterna potenza generatrice del cosmo. L’aspetto centrale del pensiero di Löwith consiste nell’idea secondo la quale la natura delle cose rimane stabile al di là del variare delle epoche storiche, mentre a poter cambiare sono solo le nostre interpretazioni del vero. «Löwith […] riteneva che, solo comprendendo il senso autentico della ‘natura’, sarebbe stato possibile confrontarsi con quello che si potrebbe qui chiamare […] il “mistero dell’esistere”» (M. Donà, Postfazione). Per Löwith, il “vivere secondo natura” dovrebbe coincidere con la conduzione di una “vita buona”, contrassegnata dalla serenità e dall’equilibrio, anche nell’epoca del nichilismo e della “fatalità del progresso” della tarda modernità occidentale. La natura, però, non è un passato a cui ritornare, ma ciò che restituisce al futuro l’autentico significato dell’accadere, la natura diviene così «il “luogo diverso” […] da cui far partire l’impresa titanica di una critica radicale dell’ideologia moderna» (A. Tagliapietra, prefazione).

Research paper thumbnail of La Secolarità o Europa, in : "Phenomenology and Mind", n. 8, 2015.

The author asserts the identity between Europe and secularization. Secularization not only as a p... more The author asserts the identity between Europe and secularization. Secularization not only as a process of unchristianizing and laicization, but especially in the meaning of term given by Karl Löwith, or as immanentizing dell’eschaton. In this sense the roots of Europe are certainly christian, but their results are anti-christian: “Secularity or Europe” as the title of the essay means. In fact the secularization coincides with the technological self-affirmation of the modern man (Blumenberg). Today, however, the technical means seem able to emancipate from their human creator (Severino), inaugurating a scenery that oscillates between heaven of the technique and planetary destruction.

Research paper thumbnail of La crisi originaria della coscienza europea, in: Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 11, 2014

Secondo Paul Hazard la crisi della coscienza europea va individuata nell'Illuminismo e, precisame... more Secondo Paul Hazard la crisi della coscienza europea va individuata nell'Illuminismo e, precisamente, nel passaggio dalla teologia della storia di Bossuet alla filosofia della storia di Voltaire 1 , invece, George Minois sostiene che ci sia stata una crisi precedente, quella del Libertinismo seicentesco 2 , dal quale, per reazione, la filosofia moderna sarebbe nata, ma, ad uno sguardo più attento, che pure non nega il valore delle indagini di Hazard e Minois, bisogna convenire, a parere di chi scrive, con Hans Blumenberg ed affermare che la crisi originaria della coscienza europea coincide con la crisi epocale del Medioevo, che presuppone la crisi altrettanto epocale dell'Antichità 3 . In questo senso, c'è stata una sola crisi, una sola da cui tutte le altre derivano, siano esse culturali, etiche, politiche o economiche, ed è la crisi che prende il nome tremendo di morte di Dio, che va retrodatata al devastante cortocircuito della tarda Scolastica medievale. «Una civiltà è distrutta solo quando i suoi dei sono distrutti» diceva Cioran. E questa è propriamente la storia dell'Occidente, la storia del deicidio e della sdivinizzazione del divino, coincidente con la divinizzazione dell'uomo, che incomincia con il fallimento del Rinascimento e la nascita della scienza e del soggettivismo moderni, accelera con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese, per giungere a compimento con la dissoluzione del sistema hegeliano, sistema che aveva tentato, in concomitanza con l'incrinatura dell'idea di progresso in clima romantico, di frenare la decadenza della vecchia Europa, sostituendo il Dio morente con lo Spirito trionfante, preludio del suo rovesciamento nella Forza bruta delle Ideologie del Novecento. Ma andiamo con ordine, la crucialità del tema lo impone. La legittimità dell'età moderna, che ha come scopo principale la confutazione del cosiddetto teorema della secolarizzazione, sostenuto nel Novecento da grandi autori come Carl Schmitt, Karl Löwith, Jacob Taubes ed Eric Voegelin, deve essere letta, innanzi tutto, a partire dal decisivo fenomeno del dualismo gnostico, la cui tematizzazione Blumenberg riprende dalle indagini di von Harnack e Hans Jonas, identificando, da un lato, in Marcione Pontico il culmine della gnosi (con von Harnack 4 ), contro cui la Chiesa aveva dovuto dogmatizzarsi, e, dall'altro, l'essenza della gnosi nel dualismo radicale (con Jonas 5 ), capace di de-mondanizzare il cosmo greco, determinando, così, la «crisi epocale dell'Antichità». La Modernità, infatti, per Blumenberg è comprensibile solo se viene considerata come il «secondo superamento» riuscito della gnosi, stante che il «primo superamento» della stessa, quello intentato da Agostino nella tarda antichità aveva dovuto fallire, dando il la, infine, al sistema della tarda scolastica e alla conseguente «crisi epocale del Medioevo». Scrive Blumenberg:

Research paper thumbnail of Il tempo e la storia nell’epoca del frammento, in: Cosmopolis, XI, 2/2014

Cosmopolis, IX, 2014

Nasce a Todi il festival di cinema sui diritti umani prev next stop [ | | Login ] Cerca XI,2/2014... more Nasce a Todi il festival di cinema sui diritti umani prev next stop [ | | Login ] Cerca XI,2/2014 X,1/2014 IX,2/2013 VIII,1/2013 VII,1/2012 VI,2/2011 La rivista Archivio Link REDAZIONE COSMOPOLIS c/o Dipartimento di Filosofia, linguistica e letterature Via Aquilone, 8 06123 Perugia redazione@cosmopolisonline.it XI, 2/2014 Il tempo e la storia nell'epoca del frammento Sulla scia di Sant'Agostino e delle riflessioni sul tempo di Aristotele e Heidegger, Reinhart Koselleck ha mostrato come l'esperienza e l'aspettativa siano quelle categorie fondamentali senza le quali ogni cosa verrebbe travolta dall'instabile relativismo dello storicismo assoluto, quelle categorie, che ci permettono, allora, di esperire non solo il tempo soggettivo della nostra coscienza e quello oggettivo della misurazione scientifica, ma anche quello intersoggettivo dell'indagine e della narrazione storiche (cfr. Koselleck 2007, pp. 179-322). Agostino, del resto, a differenza degli abitatori della postmodernità, aveva perfettamente compreso come l'esperienza del tempo fosse possibile solo nella misura in cui la coscienza si distendesse nelle tre estasi del passato, del presente e del futuro, ovvero ricordando il passato (esperienza), concentrandosi sul presente e attendendo il futuro (attesa), per cui la temporalità si costituirebbe come un presente-passato, un presentepresente e un presente-futuro (cfr. Agostino 1999, pp. 537-591). Laddove, insomma, si escludessero il passato e il futuro, verrebbe precluso l'orizzonte stesso del presente, che a sua volta può accadere solo assentandosi nel non più del passato e sporgendosi nel non ancora del futuro. Poiché, però, il passato non è più, il futuro non è ancora e il presente non è mai, in quanto continuo scivolare nel prima e nel poi, il tempo mostra la sua peculiare natura aporetica, che, come sostiene Massimo Donà (cfr. Donà 2010), lungi da ogni apparente contraddittorietà, si pone invece come la pienezza stessa della vita, che non manca di nulla, perché, radicandosi nel passato, permette il progetto futuro nella consapevolezza del presente che si distende. In questo senso, la stessa aporeticità della temporalità diventa qualcosa di fecondo, oltre che sul piano esistenziale, anche su quello dell'analisi storica, mostrando come il tempo non sia mai qualcosa di banalmente rettilineo, ma sempre un che di stratificato su piani intrecciati di esperienze e aspettative, che, richiamandosi le une alle altre e le une sulle altre incidendo in base al loro peso semantico, determinano la peculiare concezione del «tempo storico», ovvero la comprensione di una certa «epoca». Dove prevale lo «spazio dell'esperienza» avremo una concezione protologica della temporalità, dove prevale, invece, l'«orizzonte dell'aspettativa» una futurologica della stessa, ed è per questo motivo che due grandi concezioni del tempo hanno determinato l'immaginario occidentale: la visione ciclica, mitica e pagana e la visione lineare, ebraica e cristiana. Già Karl Löwith, tra l'altro tra i principali maestri di Koselleck, nella sua opera forse più conosciuta, tradotta in italiano con il titolo Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia (Löwith 2004), aveva reso canonica questa distinzione tra opposte esperienze del tempo, mostrando, inoltre, come l'escatologia di matrice biblica si Articolo pubblicato nella sezione Tempo, storia e politica MARCO BRUNI admin Commenta mercoledì 1 aprile 2015 09:30

Research paper thumbnail of La persona come personaggio. Per una lettura “löwithiana” de "Gli altri che io sono" di Andrea Tagliapietra, in: Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 10, 2013.

Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 10, 2014

La persona come personaggio. Per unalettura "löwithiana" de G Gl li i a al lt tr ri i c ch he e i... more La persona come personaggio. Per unalettura "löwithiana" de G Gl li i a al lt tr ri i c ch he e i io o s so on no o di Andrea Tagliapietra di Marco Bruni […] l'individuo umano è un individuo nel modo d'essere della "persona" (persona), ossia esiste essenzialmente all'interno di determinati "ruoli" relativi al mondo-del-con (Mitwelt) (per esempio come figlio, cioè dei suoi genitori; come marito, cioè di una moglie; come padre, cioè dei figli; ma anche come allievo, cioè del suo maestro; come docente dei suoi possibili uditori; come scrittore, cioè dei possibili lettori, ecc.), ovvero è determinato in lui stesso del tutto attraverso altri corrispondenti e fissato formalmente come io di un tu, come individuo in prima "persona", cioè di una possibile seconda persona e dunque come co-uomo (Mitmensch) -attraverso questo "ruolo" principale. K. Löwith Dovesse egli riprendere in considerazione il tema oggi, non lo farebbe più isolando la struttura formale del rapporto di "io" e "tu", bensì nell'ambito di una più ampia connessione con la questione complessiva del rapporto tra uomo e mondo (Welt), all'interno del quale mondo-del-con (Mit-welt) e mondo ambiente (Um-Welt) sono soltanto mondi relativi. K. Löwith Negli anni degli studi universitari, oltre ai classici del canone filosofico occidentale, i testi su cui più mi sono soffermato sono stati rispettivamente quelli di Andrea Tagliapietra e di Karl Löwith, anzi, conobbi quest'ultimo proprio in una lezione di Tagliapietra in cui si discuteva della teoria dell'autoaffermazione di Hans Blumenberg, alla quale il teorema della secolarizzazione löwithiano sarebbe specularmente opposto[1]. Ho voluto iniziare con questo breve aneddoto biografico perché -questa la tesi del mio intervento in questo forum proposto dal dott. Enrico Cerasi -tra l'opera del giovane Löwith, L'individuo nel ruolo del co-uomo[ [2 2] ], e la filosofia del personaggio[3] di Tagliapietra si possono riscontrare notevoli similitudini. 1. L'individuo nel ruolo del co-uomo: il giovane Löwith GCSI -Marco Bruni

Research paper thumbnail of Recensione a Leo Strauss, Karl Löwith, Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971), in: “Dialegesthai”

Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini,... more Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini, traduzione e note a cura di Manuel Rossini, Carocci, Roma 2012, 214 pp.

Research paper thumbnail of E tornammo a riveder la natura. Karl Löwith oltre l’alienazione dell’Occidente, in: Giornale Critico di Storia delle Idee, n. 9, 2013

E tornammo a riveder la natura. Karl Löwith oltre l'alienazione dell'Occidente di Marco Bruni 1. ... more E tornammo a riveder la natura. Karl Löwith oltre l'alienazione dell'Occidente di Marco Bruni 1. La verità o della natura; 2. La storia di una lunga decadenza: la denaturalizzazione cristiana e moderna; 3. Nietzsche e il ritorno alla natura. 1. La verità o della natura Nel saggio intitolato La questione heideggeriana dell'essere, Karl Löwith ha sostenuto che «l'essenziale è qualcosa di semplice» [1] , e questa semplicità dell'essenziale egli l'ha individuata, in sintonia con il pensiero antico dai cosiddetti presocratici a Plinio il Vecchio, nella physis sempiterna, nella originarietà e autosussistenza della natura. Per Löwith, «la cosa che conta è la vera conoscenza dell'unica e sempre uguale natura di tutto ciò che esiste», per cui «il pensiero che si è spinto "maggiormente avanti" nella ricerca della verità può essere uno che storicamente si colloca nel passato» [2] . Infatti, il mondo della natura, secondo il pensatore di Monaco, non si modifica con il variare delle nostre interpretazioni storiche, tanto che ai tempi di Aristotele era lo stesso che ai tempi di Newton o di Einstein. La scepsi (skepsis) non è, dunque, come Löwith stesso ha spiegato, «mania di dubbio» o il cartesiano «dubbio metodico», ma ricerca della verità, dove la verità, il «vero sapere (episteme)» è l'invariante natura di tutte le cose che si manifesta nella theoria, la quale, poi, «è realmente una visione del mondo, ovvero una contemplazione di ciò che è visibile» [3] . La verità delle cose consiste, quindi, innanzi tutto, nel manifestarsi innegabile (aletheia) della natura, del mondo naturale che non ha bisogno di giustificazioni perché si presenta da sé [4] . Del resto, il mondo fisico «è pensabile anche senza un rapporto, che gli è essenziale, con l'esserci dell'uomo, mentre nessun uomo è pensabile senza mondo»: «veniamo al mondo e ci dipartiamo da esso; esso non ci appartiene; siamo noi ad appartenergli» [5] .

Research paper thumbnail of Karl Löwith. Il ritorno alla natura di tutte cose

"Il sito, interamente dedicato al filosofo tedesco Karl Löwith, si articola nelle seguenti sezion... more "Il sito, interamente dedicato al filosofo tedesco Karl Löwith, si articola nelle seguenti sezioni:

Loewithiana
1. Interviste
a. Manuel Rossini
2. Segnalazioni libri/articoli
3. Recensioni
4. Convegni e seminari

La vita

Il pensiero
1. La natura di tutte le cose
2. La denaturalizzazione cristiana e moderna
3. La natura umana e il vivere secondo natura
4. La fatalità del progresso
5. L'amor fati löwithiano

Le opere
1. Le opere complete in tedesco
2. Edizioni italiani delle opere

Bibliografia

Research paper thumbnail of Recensione a Leo Strauss, Karl Löwith, Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971), in: Dialegesthai.

Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini,... more Oltre Itaca. La filosofia come emigrazione. Carteggio (1932-1971) , introduzione di Carlo Altini, traduzione e note a cura di Manuel Rossini, Carocci, Roma 2012, 214 pp.