Fabrizio Del Monte | Università Degli Studi Dell'Aquila (original) (raw)
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Papers by Fabrizio Del Monte
Dal terremoto del 1915 al Piano regolatore e di ampliamento della citta dell’Aquila del 1931: la città muta, 2021
The seismic events that hit the city of L'Aquila many times resulted in a collective culture of e... more The seismic events that hit the city of L'Aquila many times resulted in a collective culture of earthquakes in its population. The city physically demonstrated the significance of the concept of resilience well before this term became mainstream.
The earthquakes represented significant moments of discontinuity and change not only for the population but also for the life of the city itself, which over the centuries has repeatedly renewed itself. Just think of the devastating earthquake that struck L'Aquila in 1703 and destroyed the city to the point that, for a moment, it's abandonment was considered. Obviously, this did not take place and, on the contrary, a long and difficult reconstruction was begun and was expressed in the new Baroque form urbis, in line with the architectural culture of the moment.
Another earthquake, one that razed to the ground Avezzano and the Marsica on 13 January 1915, also affected the region of L'Aquila and constituted, in fact, the event that triggered reflection and a lively dialogue involving the whole city, regarding its development in future years. This dialogue produced, in 1916, the first regulatory plan for expansion of the city of L'Aquila by the engineer Giulio Tian. It was never implemented and, over the following years, others followed until finally one was approved by Royal Decree in 1930 and 1931. In the meantime, however, the city had already changed, under the pressure of "progress‟ and increasing demographics, the result of which was the proliferation of "spontaneous‟ building not regulated by any plan; it was also changing because of the "restyling‟ of the city initiated under the Mayoral regime of Adelchi Serena.
The role played in the process of change of the city of L'Aquila by the regulatory plans was by no means decisive, given that some were not implemented and others instead did nothing but ratify existing and consolidated situations or take note of political decisions coming from higher than municipal levels. In essence, L'Aquila is an exemplary case of spontaneous urban development, which took place in the post-unification and Fascist period.
I chiodi nell’edilizia e nella carpenteria abruzzese medievale. Un catalogo ragionato, 2022
Questo contributo è il frutto di uno studio condotto su di un particolare tipo di reperto metalli... more Questo contributo è il frutto di uno studio condotto su di un particolare tipo di reperto metallico associato alla lavorazione e all’utilizzo del legno nell’edilizia e nella carpenteria: il chiodo. L’attenzione è stata focalizzata sulle varie tipologie di questo oggetto, da quelli impiegati nell’assemblaggio delle travature dei tetti a quelli utilizzati nel mobilio e negli infissi. Si tratta di 706 chiodi, provenienti da nove siti archeologici dell’Abruzzo interno, indagati dall’Università degli Studi dell’Aquila in circa vent’anni di ricerche. Uno studio dettagliato di questo reperto metallico è stato intrapreso raramente e senza un adeguato approfondimento, soprattutto per la difficoltà di individuare caratteristiche formali cronologicamente distinte, ma anche per la sua banalità funzionale e il suo scarso valore estetico. Il chiodo, essendo uno strumento da lavoro, ha raggiunto l’apice della sua funzionalità molti secoli prima dell’epoca medievale e ha mantenuto le sue caratteristiche formali e funzionali inalterate fino all’epoca moderna. Si può parlare di immobilismo funzionale che porta con sé un altro motivo per il quale oggetti di questo tipo non sono studiati in maniera approfondita: la loro scarsa utilità ai fini cronologici. Pertanto, alla base di questa ricerca c’è la convinzione che anche da una tipologia di reperti poco interessante come il chiodo è possibile ricavare informazioni e dati utili ad ampliare la conoscenza e la comprensione dei contesti di rinvenimento.
Gli elementi metallici nella carpenteria medievale abruzzese. Studio dei reperti, 2021
Tutti i popoli antichi facevano uso del legno nella realizzazione delle strutture edilizie. Allo ... more Tutti i popoli antichi facevano uso del legno nella realizzazione delle strutture edilizie. Allo stesso modo, o anche di più, accadeva nel medioevo: il carpentiere, il falegname, lo scalpellino erano alcuni dei ruoli più importanti all’interno di un cantiere. Gli strumenti e gli attrezzi legati alla carpenteria sono vari, comprendono diverse categorie e il loro studio può fornire informazioni utili ad approfondire le conoscenze dei contesti di rinvenimento, nonostante la difficoltà che reperti del genere recano con loro: ossia la loro scarsa utilità dal punto di vista cronologico, frutto di un processo evolutivo molto precoce nel tempo che ha permesso a questi oggetti di mantenere invariate nel corso dei secoli la loro funzione e le proprie forme. Le testimonianze archeologiche dell’attività edilizia, oltre che dagli edifici stessi, sono costituite da una serie di reperti metallici che vanno dai chiodi, da tetto e da infissi, alle cerniere (a coppiglia e non), per porte e finestre, dalle serrature ai ganci con diverse funzioni. Allo stesso modo il mobilio delle abitazioni non lascia traccia alcuna se non fosse per le sue parti metalliche. Alcuni dei reperti impiegati nell’edilizia svolgono le loro funzioni, in dimensioni ridotte, anche nel mobilio: chiodi da carpenteria per la realizzazione dei mobili e da decoro, serrature e boncinelli per la chiusura delle casse di legno, cerniere da mobilio. A questi reperti vanno poi aggiunti gli strumenti propriamente utilizzati nella lavorazione del legno, come la roncola, l’ascia da carpentiere, il coltello a petto. Lo studio che viene presentato in questa sede ha focalizzato l’attenzione su questa tipologia di reperti metallici legati alla lavorazione e all’uso del legno, provenienti dal territorio dell’Abruzzo interno, interessato da un ventennio di ricerche archeologiche condotte dall’Università degli Studi dell’Aquila.
Dal terremoto del 1915 al Piano regolatore e di ampliamento della citta dell’Aquila del 1931: la città muta, 2021
The seismic events that hit the city of L'Aquila many times resulted in a collective culture of e... more The seismic events that hit the city of L'Aquila many times resulted in a collective culture of earthquakes in its population. The city physically demonstrated the significance of the concept of resilience well before this term became mainstream.
The earthquakes represented significant moments of discontinuity and change not only for the population but also for the life of the city itself, which over the centuries has repeatedly renewed itself. Just think of the devastating earthquake that struck L'Aquila in 1703 and destroyed the city to the point that, for a moment, it's abandonment was considered. Obviously, this did not take place and, on the contrary, a long and difficult reconstruction was begun and was expressed in the new Baroque form urbis, in line with the architectural culture of the moment.
Another earthquake, one that razed to the ground Avezzano and the Marsica on 13 January 1915, also affected the region of L'Aquila and constituted, in fact, the event that triggered reflection and a lively dialogue involving the whole city, regarding its development in future years. This dialogue produced, in 1916, the first regulatory plan for expansion of the city of L'Aquila by the engineer Giulio Tian. It was never implemented and, over the following years, others followed until finally one was approved by Royal Decree in 1930 and 1931. In the meantime, however, the city had already changed, under the pressure of "progress‟ and increasing demographics, the result of which was the proliferation of "spontaneous‟ building not regulated by any plan; it was also changing because of the "restyling‟ of the city initiated under the Mayoral regime of Adelchi Serena.
The role played in the process of change of the city of L'Aquila by the regulatory plans was by no means decisive, given that some were not implemented and others instead did nothing but ratify existing and consolidated situations or take note of political decisions coming from higher than municipal levels. In essence, L'Aquila is an exemplary case of spontaneous urban development, which took place in the post-unification and Fascist period.
I chiodi nell’edilizia e nella carpenteria abruzzese medievale. Un catalogo ragionato, 2022
Questo contributo è il frutto di uno studio condotto su di un particolare tipo di reperto metalli... more Questo contributo è il frutto di uno studio condotto su di un particolare tipo di reperto metallico associato alla lavorazione e all’utilizzo del legno nell’edilizia e nella carpenteria: il chiodo. L’attenzione è stata focalizzata sulle varie tipologie di questo oggetto, da quelli impiegati nell’assemblaggio delle travature dei tetti a quelli utilizzati nel mobilio e negli infissi. Si tratta di 706 chiodi, provenienti da nove siti archeologici dell’Abruzzo interno, indagati dall’Università degli Studi dell’Aquila in circa vent’anni di ricerche. Uno studio dettagliato di questo reperto metallico è stato intrapreso raramente e senza un adeguato approfondimento, soprattutto per la difficoltà di individuare caratteristiche formali cronologicamente distinte, ma anche per la sua banalità funzionale e il suo scarso valore estetico. Il chiodo, essendo uno strumento da lavoro, ha raggiunto l’apice della sua funzionalità molti secoli prima dell’epoca medievale e ha mantenuto le sue caratteristiche formali e funzionali inalterate fino all’epoca moderna. Si può parlare di immobilismo funzionale che porta con sé un altro motivo per il quale oggetti di questo tipo non sono studiati in maniera approfondita: la loro scarsa utilità ai fini cronologici. Pertanto, alla base di questa ricerca c’è la convinzione che anche da una tipologia di reperti poco interessante come il chiodo è possibile ricavare informazioni e dati utili ad ampliare la conoscenza e la comprensione dei contesti di rinvenimento.
Gli elementi metallici nella carpenteria medievale abruzzese. Studio dei reperti, 2021
Tutti i popoli antichi facevano uso del legno nella realizzazione delle strutture edilizie. Allo ... more Tutti i popoli antichi facevano uso del legno nella realizzazione delle strutture edilizie. Allo stesso modo, o anche di più, accadeva nel medioevo: il carpentiere, il falegname, lo scalpellino erano alcuni dei ruoli più importanti all’interno di un cantiere. Gli strumenti e gli attrezzi legati alla carpenteria sono vari, comprendono diverse categorie e il loro studio può fornire informazioni utili ad approfondire le conoscenze dei contesti di rinvenimento, nonostante la difficoltà che reperti del genere recano con loro: ossia la loro scarsa utilità dal punto di vista cronologico, frutto di un processo evolutivo molto precoce nel tempo che ha permesso a questi oggetti di mantenere invariate nel corso dei secoli la loro funzione e le proprie forme. Le testimonianze archeologiche dell’attività edilizia, oltre che dagli edifici stessi, sono costituite da una serie di reperti metallici che vanno dai chiodi, da tetto e da infissi, alle cerniere (a coppiglia e non), per porte e finestre, dalle serrature ai ganci con diverse funzioni. Allo stesso modo il mobilio delle abitazioni non lascia traccia alcuna se non fosse per le sue parti metalliche. Alcuni dei reperti impiegati nell’edilizia svolgono le loro funzioni, in dimensioni ridotte, anche nel mobilio: chiodi da carpenteria per la realizzazione dei mobili e da decoro, serrature e boncinelli per la chiusura delle casse di legno, cerniere da mobilio. A questi reperti vanno poi aggiunti gli strumenti propriamente utilizzati nella lavorazione del legno, come la roncola, l’ascia da carpentiere, il coltello a petto. Lo studio che viene presentato in questa sede ha focalizzato l’attenzione su questa tipologia di reperti metallici legati alla lavorazione e all’uso del legno, provenienti dal territorio dell’Abruzzo interno, interessato da un ventennio di ricerche archeologiche condotte dall’Università degli Studi dell’Aquila.