Postfazione: L'antropologia, il non umano e l'ontological turn (original) (raw)

L'antropologia culturale e le due ontologie (2020)

Rivista di Antropologia Contemporanea, 2020

This paper focuses on the so-called ‘ontological turn’ in contemporary anthropology, and in particular on the positions of the Brazilian anthropologist Eduardo Viveiros de Castro and the generation of scholars who have welcomed and developed his approach, like Martin Holdbraad. Pointing at opening a space for ‘conceptual experimentation’ through the relationship with native thought, this ‘ontological perspective’ aims at questioning some basic assumptions of both the anthropological and philosophical tradition. On the contrary, as we will show comparing different anthropological approaches and American philosopher John R. Searle’s ‘social ontology’, we believe that, far from representing a real renewal, the ‘ontological turn’ might well end up into a ‘manneristic’ reinterpretation of some of the main standpoints of the discipline.

IL MONDO E DIO (Sintesi della Antropologia)

-E ci sono tre interrogativi di fondo: -La domanda dell'assoluto: anche nel contesto ateo c'è sempre un assoluto, l'uomo che decide, legifera. -La capacità dell'uomo di trasformare il mondo: l'uomo è capace di trasformare le cose del mondo fino a creare nuove culture. La sua capacità di creare, di pensare, ecc. lo porta a intuire un assoluto. -Le scienze umane in continuo dinamismo, che portano l'uomo alla domanda: il mondo ha un'esistenza casuale oppure è stato creato da Qualcuno? Il mondo è una serie di coincidenze oppure è stato ordinato da Qualcuno che è al di fuori del mondo? Queste domande si scontrano con il pensiero razionalistico, che si limita a quello che è calcolabile.  Si vedi nella sacra scrittura e anche nella rivelazione.  Cioè una domanda che soltanto uomo si fa domandarsi per quello che lui vede.  Guardandosi ce l'abbiamo tanti motivi: filosofico, culturale, e scientifico  La domanda perche ce il mondo, cose il mondo? Ce sono tante pensieri che puo respondire nelle domandi: sia filosofica-naturalismo e culturale.

L’individuo moderno e il suo Altro… o no? Un ritorno critico sull’antropologia della persona

Culture della persona: itinerari di ricerca tra semiotica, filosofia e scienze umane, 2021

Culture della persona: itinerari di ricerca tra semiotica, filosofia e scienze umane VII Quella della nozione di «persona» è una lunga storia, frutto di una serie di stratificazioni di senso e di slittamenti concettuali, talvolta a prima vista impercettibili, che hanno contribuito a ricollocarne il significato in relazione ad altre importanti nozioni, come quelle di relazione, soggetto o identità. Segno evidente di questa storia di sedimentazioni semantiche è la gran varietà di discorsi e di ambiti in cui la nozione di persona gioca un ruolo importante, all'interno della società contemporanea. Dall'etica al diritto, dalla filosofia alla teologia, dall'antropologia alla letteratura, all'arte, alla politica, non vi è ambito della vita umana in cui sembriamo disposti a rinunciare a questo concetto. Tuttavia, la diffusione del termine non può, in questo caso, essere intesa come segno di un accordo circa il suo significato, anzi: attorno al concetto di "persona" si consumano oggi (per esempio in ambito etico e, specialmente, bioetico) alcuni tra i conflitti intellettuali e culturali più importanti del nostro tempo e, forse, anche alcuni tra i più complessi da decifrare. Infatti, la definizione di che cosa significhi "persona", la questione di quale sia il valore da attribuire alla persona, nonché quella di chi debba essere considerato persona, sono domande Persona: significati e culture Gabriele Vissio Gabriele Vissio VIII che innervano non solo il dibattito intellettuale, ma anche i discorsi che animano la sfera pubblica. 1. Le citazioni dal testo kantiano rimandano, nell'ultimo riferimento in parentesi, alla traduzione di Pietro Chiodi indicata in bibliografia. 2. Per un'introduzione alla questione si veda Mori (2008). 3. Per un'introduzione ai principali temi e problemi dell'etica ambientale, con speciale riferimento alle questioni connesse all'antropocentrismo, particolarmente rilevanti nei dibattiti sul significato di "persona", si veda Donatelli (2012). Persona: significati e culture IX tremmo dire, quello che qualifica un dato individuo o una certa entità come "persona" è sempre un giudizio di valore, che opera al contempo una valutazione e una valorizzazione del proprio oggetto. 2. Un termine difficile In real tà, proprio la rilevanza del termine in ambito pubblico è indice della complessità semantica e dell'ambiguità teorica che lo connotano. Se, com'è noto, è alla Stoà greca che è lecito attribuire la paternità del riconoscimento del significato di persona come "personalità individuale", che si sviluppa nell'ambito di una comune "natura umana" universale (Pohlenz 2005, p. 409) 4 , il termine vede una complessiva ridefinizione del proprio significato, prima nell'ambito del diritto romano, e successivamente in ambito cristiano, dove svolge un ruolo decisivo nella teologia trinitaria (Lingua 2021). In questo ambito, il termine "persona" viene utilizzato, in primo luogo, non tanto per la definizione del soggetto umano, ma come strumento concettuale indispensabile al discorso teologico e, quindi, in riferimento, innanzitutto, alla real tà divina. Dunque, ben prima degli attuali tentativi di estendere la nozione di persona ad alcune real tà extraumane (come gli animali, le intelligenze artificiali o persino la natura 5), il cristianesimo ha inteso il termine "persona" come riferito in primo luogo a Dio e, di conseguenza, a un'entità non-umana. In età moderna, poi, il termine ha continuato a veder stratificarsi i suoi significati. È con John Locke e la sua discussione del concetto di identità, per esempio, che emerge la questione filosofica dell'identità personale, ma solo con l'età contemporanea la nozione assume un ruolo cardine nella costruzione di alcuni importanti sistemi filosofici. Così, per esempio, Charles Renouvier ritrova nella personalità 4. Cfr. anche Volli infra. 5. In particolare, sono interessanti (o perlomeno significativi da un punto di vista storico e culturale), i sempre più numerosi tentativi di riconoscimento della personalità giuridica della natura (o di alcune sue componenti). Un caso particolarmente significativo è dato, per esempio, dal Te Awa Tapua Act del 2017 in Nuova Zelanda, che dichiara, all'art. 14, il Te Awa Tupua (nome giuridico con cui la norma indica il fiume Whanganui e «ogni sua componente fisica e metafisica») come «legal person», con i relativi «diritti, poteri, doveri e responsabilità di una persona giuridica». Cfr, Te Awa Tapua Act (Whanganui River Claims Settlement), art. 14 (1).

Afterword: Anthropology, the non-human and the ontological turn

2017

Questa postfazione ha due scopi: un breve bilancio critico del cosiddetto “ ontological turn ” nelle scienze umane, e un commento a qualcuno dei temi sollevati dagli articoli riuniti in questa sezione tematica sull’antropologia del non-umano. Argomento, in accordo a quanto sottolineato da tutti i contributi, che la questione di come pensare il politico e i rapporti di potere e cruciale per qualsiasi valutazione di questa nuova “svolta”. Un esame del modo in cui Descola, Latour, Viveiros de Castro e i loro seguaci hanno trattato questo tema deve considerare le differenze che esistono tra i loro approcci teorici, come anche tra il tipo di implicazioni politiche che questi studiosi ne traggono. In ogni caso, agli approcci “ontologici” nel loro insieme sembra sfuggire la complessita di fattori che mediano i rapporti tra ontologia e politica. Tutti gli articoli di questo numero speciale affrontano questo nodo, attraverso studi di caso etnografici che riguardano campi di ricerca raramente...

Umano, troppo umano. Riflessioni sull'opposizione natura/cultura in Antropologia

2011

Alle radici dell'Europa. Mori, giudei e zingari nei paesi del Mediterraneo occidentale. Volume II: secoli XVII-XIX Felice Gambin "Umano, troppo umano" Riflessioni sull'opposizione natura/cultura in Antropologia Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre, archiviare in un sistema di riproduzione o trasmettere in qualsiasi forma o qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per fotocopia, registrazione o altro, qualsiasi parte di questa pubblicazione senza l'autorizzazione scritta dell'editore. È obbligatoria la citazione della fonte. editing: Camilla damianou in copertina: Iole, daniela Neri (2000). impaginazione: gabrielecrobeddu.com Stampa: Free Books s.r.l. -Città di Castello (Pg) V Presentazione della collana L'antropologia è stata per tanti decenni una scienza-pattumiera, una scienza che studiava gli scarti delle altre scienze umane; l'oggetto dei suoi studi sugli scarti altrui l' ha resa per tanti versi una scienza " impura", da osservare magari con interesse ma sempre da una debita distanza. A stretto contatto con i pensieri d'altri, essa ha incorporato tanti concetti e tante logiche in seno al proprio corpus teorico, divenendo così una scienza "bastarda", che accetta suggerimenti e innovazioni dai gruppi umani più ininfluenti, dalle pratiche apparentemente più effimere. Popoli politicamente insignificanti nell'arena mondiale (i Kwatiutl, i Trobiandesi, i Nuer, i Bororo, i Balinesi…) sono entrati nei pensieri delle centinaia di migliaia di studenti che, ormai nelle Università di tutti i continenti, si sono trovati a sostenere un esame di antropologia; i filosofi dogon, guaranì, winnebago ecc. sono stati chiamati nei suoi testi a dialogare con Parmenide o Aristotele, con Russel o Wittgenstein. La sua natura "bastarda" le ha permesso fin dall' inizio, pur nelle contraddizioni di tutti gli etnocentrismi in cui si trova immersa, di declinare una posizione critica più o meno esplicita verso l'etnocentrismo stesso che la produceva, dimostrando in continuazione con le proprie etnografie che altri mondi sono possibili, sempre. Ipersensibile ai mutamenti nei rapporti di forza internazionali, interculturali, e intraculturali (in primis quelli di genere), così come alle diverse sensibilità nei rapporti tra uomo e ambiente, l'antropologia nel corso dei decenni ha costantemente rielaborato i propri concetti, i propri approcci e i propri dibattiti.

Ontologie narrative oltre l'umano: Il posthuman e le sue storie

Dialoghi sul postumano: Pedagogia, filosofia e scienza, 2017

Quando si guardano le definizioni canoniche, si legge che l’ecocritica è lo studio delle interrelazioni tra ambiente e letteratura. Questo però, lo capiamo subito, è piuttosto generico. L’ecocritica nasce infatti come studio dei testi letterari naturalistici e proto-ambientali (Henry David Thoreau è il suo classico per eccellenza), ma progressivamente si divincola da questi territori. Nei suoi sviluppi, essa si è concentrata sulle letterature che mettono in luce i conflitti per le risorse e la giustizia sociale, il modo in cui l’ambiente si lega alle questioni di genere, gli intrecci di corpi, violenza e potere nei paesi post-coloniali, le catastrofi ambientali, il nostro rapporto con gli animali non umani, i cyborg, gli alieni, e tutte le espressioni della vita “altra” dall’umano. Dire che l’ecocritica legge la natura è dunque corretto, ma meglio ancora sarebbe dire che legge le nature di un mondo plurale, e tutti i loro intrecci materiali e discorsivi. Di recente, teorizzando nel solco dei new materialisms, abbiamo sviluppato una linea interpretativa chiamata “ecocritica della materia” (material ecocriticism), che cerca di allargare la categoria di testo a tutte le forme materiali e corporee. Ciò segna un marcato avvicinamento ai temi del pensiero postumanista, che per definizione considera le forme di vita come trame associative di realtà materiali-semiotiche in continua co-emergenza e co-evoluzione. In questo saggio chiarisco le intersezioni tra ecocritica e pensiero posthuman, soffermandomi sulle potenzialità di questo approccio e facendo una panoramica in chiave comparatistica di possibili case-studies.

2009 - Il motore immobile tra teofania e antropologia

Intorno all'uomo, 2009

Saggio critico intorno all'opera scultorea di Andrea Jori. P. Bertelli, Il "motore immobile" tra teofania e antropologia, in Intorno all'uomo. Sculture di Andrea Jori, catalogo della mostra (Reggio Emilia, Museo dei Cappuccini, 18 aprile - 14 giugno 2009), a cura di S. Provinciali, San Martino in Rio (Re), 2009, pp. 21-25.

Filosofi, uomini e bruti. Note per la storia di un'antropologia

1994

II framonte del "nùto" del' "averroismo poUtice" nen ha dissolto molti dei problemi emersi all'interno di quella discutibile categoria storiografica^^^ al contrario li ha metiplicati e resi più urgenti. In particolare, le ricerche condotte in questi ultimi decenni hanno reso ormai indispensabUe -nen solo per risolvere U rompicapo delle reciproche influenze fra Giovani di Jandun e MarsiUo de Padova'^) -un esame più attento dell'impatto che la nuova immagine della filosofia, diffusasi nell'Europa cristiana in seguite all'irruzione del pensiero greco-arabe, ebbe sul mede di cencepfre i rapporti sociali e politici. Deve e come si diffusero le tesi deUa superiorità del fine teoretico rispetto a quelle pratico, della preferibiUtà della "feUcità mentale", quindi del primate della vita filosofica? quale significato teorico e quaU funzioni "ideologiche" assunsero le ricorrenti affermazioni della supremazia del viri speculativi su ogni altie gruppo professionale? come venne intese il ruolo sociale dei filosofi? l'esclusività della loro vocazione contemplativa era compatibile con una piena integrazione neUa civitas, U rispetto dei deveri di seUdarietà e la '> Sulla genesi e la crisi del "mito storiografico" deU' "averroismo politico" cfr. G. Piala, 'Averroisme politique ': anatomie d'un mythe historiographique, in Miscellanea Mediaevalia, 17,1985, pp. 288-300. '^' Rompicapo in buena parte derivante daUa controversa attribuzione delle questioni sulla Metafisica del Cod. Fiesul. 161 della biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze, opera di "un MarsiUo, che potrebbe anche essere MarsiUo da Padova, ma cesa del tutto sicura non è" -cerne prudentemente nota C. Dolcini, Prolegomeni alla storiografia del pensiero politico medievale, era in Crisi di poteri e politologia in crisi Da Sinibaldo Fieschi a Guglielmo d'Ockham, Bologna 1988, p. HO (alla n-338, p. 109 si troverà la bibliografia essenziale sulla questìene, entro la quale si segnalane i centributì di H. Riedlinger, L. Schmugge, C. Pincin e J. Quillet). sottomissione aUe leggi? in qual misura l'idealizzazione del sapere produsse una critica del tiadizienale sistema di valori, mirante a instituire una gerarchia sociale fondata sulle quaUtà inteUettuaU e a ridefiiùre m termini strettamente meritocratici le stesse cencette di nobiltà? la constatazione che sole pochissimi sapevano reaUzzare al massime grado la loro razionalità era ispirata, come si è pretese, alla concezione "rigidamente classista di Averroè"? e quando sfociò in attegiamenti antidemocratici, aumentando la convinzione che le masse fossero incapaci di governarsi da sele?'^)