La Civita di Bagnoregio (original) (raw)
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L'Ordine Francescano e Bagnoregio
In quest' anno 2024 è stata concessa la CITTADINANZA ONORARIA DI BAGNOREGIO alla FAMIGLIA DELL'ORDINE FRANCESCANO. In occasione dei festeggiamenti per S. Chiara d'Assisi 2024, si propone un estratto riguardante l'Ordine delle CLARISSE, presenti a Bagnoregio dalla metà del 1300 al 1900. Nello stesso volume anche la storia dei PRIMI FRATI MINORI, dei CAPPUCCINI, dei MINORI CONVENTUALI, delle SUORE MISSIONARIE (del Giglio) e del TERZO ORDINE.
Idee per salvare Civita di Bagnoregio.
Geologia dell'Ambiente, 2017
Idee per salvare Civita di Bagnoregio CIVITA: Conoscenza Integrata Validante Informazione Temporalmente Aggiornata Civita, il paese che …. moriva: come la tenacia degli amministratori, dei tecnici, dei portatori di interesse, dei cultori della materia, degli amici del borgo, della popolazione residente e del pubblico in genere hanno trasformato una realtà destinata a scomparire in un esempio virtuoso di preservazione e sostenibilità del patrimonio culturale, urbanistico, sociale e ambientale di un insediamento antico e attuale. Quanto finora avvenuto si è basato sulla: • preparazione, che si articola su un ampio spettro di studi, indagini e informazioni a supporto di una strategia efficace per la tutela e la conservazione. • prevenzione, consistente nella volontà di anticipare l'evoluzione di fenomeni naturali e gli effetti dell'antropizzazione nell'ottica di uno sviluppo durevole. • progettazione, che deve essere condivisa fra tutti gli esperti dei settori di studio in una visione multidisciplinare, e integrata a livello di bacino idrografico, necessaria per conseguire risultati veri e concreti. Il tutto è sviluppato in una strategia mirata a: • informazione su come rendere edotta la popolazione e consapevole il pubblico su quanto posto in essere e, in particolare, sugli obiettivi che si intende conseguire. • integrazione di politiche di salvaguardia, come, in via esemplificativa e non esaustiva, misure di mitigazione, ingegneria naturalistica, monitoraggio, gestione e manutenzione, buone pratiche, in una visione integrata di insieme. • intervento, non solo tecnico e scientifico e con iniziative di ampio respiro a livello locale (durabilità e sviluppo socio sostenibile), nazionale (risorse non solo finanziarie ma anche normative, scientifiche, strumentali), mondiale (UNESCO, fondi europei, fondi internazionali). Il tutto per la seguente MOZIONE: • continuare a sviluppare il tavolo istituzionale allargato a tutti i decisori • favorire la ricerca del consenso fra la popolazione, la comunità scientifica, gli operatori turistici, la Pubblica Amministrazione • individuare le risorse necessarie, in via preventiva e in un'ottica di integralità tra interventi estensivi ed intensivi del sistema alveo-versante, gradualità della realizzazione con monitoraggio della riuscita e continuità nel tempo a garanzia del successo degli studi e delle misure da porre in atto • perseguire sia la gestione sostenibile del territorio, storicamente e geologicamente importante, sia un'efficace politica di programmazione degli interventi prioritari • incrementare le iniziative locali di sviluppo sostenibile, promuovendo quanto occorre per coniugare l'occupazione con il rispetto, il recupero e la preservazione dell'ambiente storico, culturale, urbano, geologico e naturale • sviluppare le iniziative (Museo, “Come salvare Civita”, ecc) già in essere e dare vita a un “sistema Civita” per la risoluzione di similari problemi complessi di stabilità e di dissesto anche mediante l'istituzione di un tavolo tecnico scientifico permanente con le Università, l'ISPRA, gli organismi tecnici regionali e nazionali, l'Autorità di bacino, le Associazioni culturali e ambientaliste • creare una rete con altre realtà nazionali e internazionali per la condivisione delle conoscenze e delle esperienze in uno sforzo congiunto per l'evoluzione sostenibile del territorio
"Studio di caso relativo alle politiche di riqualificazione e riuso dell'area industriale dismessa ex Ilva-Italsider di Bagnoli a Napoli. Il saggio racconta e discute l'insieme di politiche messe in atto o annunciate tra 1993 e 2003 per trasformare l'area dismessa di Bagnoli in un volano per sviluppo postindustriale di Napoli. Gli esiti del processo, avviato nel clima di speranza del dopo-1993, a distanza di oltre quindici anni, sono ancora incerti. Si tenta pertanto di mettere a fuoco l'andamento sinuoso del processo stesso nei dieci anni considerati, guardando a Bagnoli come a un caso che esprime bene ambiguità e contraddizioni più generali delle politiche urbane sperimentate a Napoli in quegli stessi anni e che, soprattutto, riflette la tensione mai risolta fra scelte (e retoriche) iperpubbliciste e iperambientaliste dell'amministrazione locale e il continuo adattamento pragmatico alle ragioni del negoziato di quella stessa amministrazione. Cercando di dar conto delle molte facce della questione, si inizia dai passi che portarono alla chiusura dell'Ilva-Italsider, si passa per la decisione "storica" di restituire l'area alla sua naturalità e a una vocazione turistica negata, si seguono le vicende (e i testi) del piano regolatore avviato nel 1994 e si conclude con una rilettura dela candidatura di Napoli a sede della Coppa America, vista come occasione che permette all'amministrazione di cambiare la rotta di un processo in stallo senza dichiararlo ufficialmente. L'ipotesi sostenuta è che, dal 1994, al mito dell'Italsider intoccabile si sia andato sostituendo il nuovo mito di un'area incomparabilmente bella da restituire alla città per risarcirla e, allo stesso tempo, per superare ogni tentazione di riuso in senso speculativo. In questa ottica, ogni passo laterale della vicenda si collega retoricamente ai discorsi iniziali ma insieme dirotta verso il futuro la soluzione di conflitti continuamente riemergenti. Che pesano tuttavia sull'avvio effettivo della trasformazione perennemente ostacolata da false partenze, nodi non sciolti e divergenti intenzionalità."
Quaderni, 2018
Si ha, visitando il complesso archeologico cagliaritano noto come Villa di Tigellio, una sorta di smarrimento, ingenerato da uno scenario un po’ incomprensibile e un po’ incompreso, quattro sassi disordinati, appesantito da uno stato di conservazione precario. L’urgenza di fare fronte al degrado, determinato dall’azione combinata della lunga esposizione agli agenti atmosferici di strutture fragili e deperibili e della, costante, assenza di risorse, va di pari passo con la necessità di riprendere il filo della conoscenza di questo frammento della Cagliari romana che, a fatica, convive nella nostra e con la responsabilità di interrogarsi su quale sia il senso di tale convivenza. Per ragioni di spazio in upload è stato caricato un file compresso. L'originale a risoluzione ottimale è scaricabile gratuitamente dal sito web dei Quaderni: http://www.quaderniarcheocaor.beniculturali.it/index.php/quaderni/article/view/385