Il senso dello spazio. Lo spatial turn nei metodi e nelle teorie letterarie (original) (raw)

Luoghi di transizione, 'eterotopie' e 'non-luoghi' – osservazioni sulla rappresentazione letteraria della stazione

Études romanes de Brno, 2016

L'articolo è dedicato all'analisi della rappresentazione della stazione ferroviaria nella "letteratura migrante" contemporanea, che ha saputo raccontare le metropoli italiane e i suoi landmarks con sguardo decentrato e spesso fortemente critico. Il percorso proposto si articola in quattro tappe e comprende due scrittori appartenenti al canone letterario nazionale, Carlo Emilio Gadda e Italo Svevo, e due scrittrici "migranti", Igiaba Scego, italiana di origini somale, e Anna Belozorovitch, proveniente dalla Russia. Attraverso un'analisi comparativa si cercherà di rispondere alle seguenti domande: come è cambiata la funzione letteraria della stazione? C'è una continuità nelle strutture semantiche e metaforiche della stazione tra la letteratura del primo Novecento e quella degli ultimi decenni? Quanto influiscono gli autori del canone sulla cosiddetta letteratura della migrazione? E quanto le nuove teorie dello spazio, tra cui quelle di Marc Augé (non-lieux) e Michel Foucault (hétérotopies)?

Spazio letterario e geo-grafie

2019

Questa nota sinottica di presentazione mira a compendiare le modalità secondo cui la collocazione spaziale degli eventi e dei personaggi è motivata dalle strette analogie tra le opere prodotte sull'intero continente americano, dove la narrazione si presenta come realtà materiale capace di fornire identità ai soggetti sociali, di legittimare ordine e pratiche in atto e di dare significato a progetti in divenire. Literary Space and Geo-Graphies The aim of this synoptic presentation is to summarize the ways in which the spatial location of events and characters is substantiated by the close similarities between all the works produced over the entire American continent, where narration presents itself as a material reality capable of bestowing an identity to social subjects, of legitimizing order and practices carried out and of giving meaning to projects in the making.

Spazio letterario

Lo spazio letterario nella teoria della letteratura del Novecento 1.1 Il concetto di spazio letterario tra astrazione ed equivoci terminologici 1.2 Il cronotopo di Michail Bachtin ed i suoi multiformi sviluppi teorici 1.3 Lo spazio letterario tra Ermeneutica, Strutturalismo e Post-strutturalismo 1.4 Spazio e descrizione 1.5 Psicoanalisi dello spazio 1.6 La critica dello spazio in Italia II L'allegoria spaziale 2.1 Il concetto di allegoria nella teoria della letteratura del Novecento 2.2 Verso un'allegoria spaziale: mondi d'invenzione ed universi figurali 2.3 Per una teoria dell'«altrove» nel romanzo italiano del Novecento III Lo spazio censurato 3.1 La letteratura italiana del ventennio fascista tra disimpegno e censura 3.2 "Qui, ma in un altro luogo": una mappa dell'altrove nel romanzo italiano degli anni Trenta: Gadda, Alvaro, Moravia, Masino, Landolfi, Buzzati 3.3 Il caso Alvaro 3.4 L'altrove bivoco di Corrado Alvaro 3.5 Dino Buzzati: un autore "fantastico"? 3.6 L'altrove straniato di Dino Buzzati IV Lo spazio distopico 4.1 Neorealismo ed oltre: dallo spazio censurato allo spazio liberato 4.2 La letteratura industriale e il dibattito su Il menabò 4.3 L'industria come sede dell'alienazione: un altrove in bilico tra mimesis e trasfigurazione 4.4 Dal Veneto uno scrittore eccentrico ed irregolare: Goffredo Parise 4.5 L'altrove industriale di Goffredo Parise V Lo spazio metaletterario 5.1 Dalla fase dell'impegno a quella della disillusione: gli scenari del romanzo italiano dalla Contestazione ai primi anni Ottanta 5.2 La ricerca della Città: realtà e utopia in Italo Calvino 5.3 L'altrove pseudo-utopico di Italo Calvino 5.4 Geografie domestiche e topografie di carta: mondo privato e cosmo letterario nel romanzo italiano degli anni Ottanta 5.5 Le stanze della follia: malattia e reclusione in Carmelo Samonà 5.6 L'altrove mentale di Carmelo Samonà 5.7 L'altrove citazionale di Giampiero Comolli • Bibliografia I Il presente lavoro costituisce la realizzazione ed al tempo stesso la conclusione di un progetto che mi ha accompagnato costantemente negli ultimi sei anni e che è stato condotto per tappe successive. Il primo nucleo della ricerca sullo spazio letterario risale ad un colloquio che sostenni presso la Scuola Normale superiore di Pisa, dove ero allieva del corso ordinario della classe di Lettere e Filosofia, nella primavera del 2001: si trattava di una relazione di dimensioni abbastanza limitate nella quale avevo raccolto le mie osservazioni sullo spazio rappresentato in alcuni romanzi italiani del Novecento, basandomi su una bibliografia teorica ridotta all'essenziale. Già allora avevo deciso di conferire al lavoro un taglio personale, interessandomi soprattutto di quei testi nei quali si stabiliva un precario equilibrio tra la rappresentazione mimetica dello spazio e la sua puntuale trasfigurazione. Il secondo passo importante, che mi permise un approfondimento decisivo di questa materia, fu la stesura della tesi di laurea, intitolata appunto Gli altrove letterari: ipotesi sulle funzioni dello spazio nella letteratura italiana del Novecento, discussa nel maggio 2003. La tesi di dottorato è il risultato di ricerche protrattesi per oltre tre anni, nel corso dei quali si sono andati delineando ulteriormente due distinti filoni di indagine, già presenti in nuce nei lavori precedenti: da un lato lo studio delle teorie dello spazio letterario elaborate nel secolo scorso, le quali sono strettamente connesse ai vari orientamenti teorico-critici novecenteschi, dall'altro l'analisi della raffigurazione e dell'ambientazione spaziale nei romanzi italiani. Nel rispetto di questa bipartizione de facto ho deciso pertanto di suddividere il lavoro finale in due parti distinte ed in larga misura indipendenti tra loro, composte rispettivamente dai capitoli I, II e IIII, IV, V. Il primo capitolo può essere considerato una rassegna sintetica e completa della bibliografia teorico-critica attualmente esistente sullo spazio letterario; sebbene le teorie riportate e discusse possano sembrare al lettore avulse dal contesto successivo, esse in realtà costituiscono lo sfondo necessario con il quale ogni nuova proposta teorica è costretta a confrontarsi. Il repertorio teorico, minuziosamente delineato, è di facile consultazione grazie ad una ripartizione interna in sezioni che richiamano le scuole critico-letterarie alle quali si rifanno, direttamente o indirettamente, i diversi contributi. Poiché oggetto della ricerca sono le configurazioni spaziali non mimetiche nelle quali il rapporto tra spazio rappresentato e referente di realtà è all'insegna di una sostanziale opacità, il secondo capitolo è dedicato all'allegoria, intesa come modo letterario e tecnica di trasfigurazione. Nell'ultima sezione del capitolo, dopo aver introdotto il concetto foucaltiano di "eterotopia", è esposta la nozione di «altrove letterario» e sono presentati i risultati desunti dalla lettura e dalla schedatura dei romanzi italiani nei quali la raffigurazione spaziale rispondeva a requisiti di irriconoscibilità e deformazione rispetto ai dati di una presunta "realtà". I capitoli III, IV e V sono impostati secondo uno schema analogo e tratteggiano il profilo di tre diverse fasi della rappresentazione spaziale nel romanzo italiano del Novecento: si parlerà così di uno spazio censurato, di uno spazio distopico e di uno spazio metaletterario. A mutare, insieme al concetto di "rappresentazione" spaziale, sono anche i punti di riferimento e le idee-cardine che ogni epoca letteraria porta con sé; nel corso della lettura ci si rende conto che, sia pure da una prospettiva parziale, si ripercorrono i momenti fondamentali del Novecento letterario italiano, con tutti i dibattiti, le dispute, i fermenti legati ad una faticosa modernizzazione. Ciascun capitolo è aperto da due paragrafi generali sul periodo preso in esame, nei quali vengono posti sul tappeto i temi più importanti, fino a giungere, per affondi successivi, alle III questioni inerenti la spazialità nei romanzi. Il metodo seguito consente l'approssimazione dal generale al particolare, come una macchina da presa che si muova dal panorama più ampio fino all'inquadratura stringente del singolo dettaglio. All'interno di ogni capitolo si snodano poi dei percorsi testuali monografici, volti all'analisi di romanzi che per le loro caratteristiche spaziali sono maggiormente rappresentativi in un certo arco cronologico. Gli iter testuali si compongono sempre di una parte per così esplicativa, nella quale è presentata in linee generali la poetica degli autori e sono illustrati i principali contributi critici a questi dedicati, con particolare riguardo al romanzo che verrà letto in chiave spaziale, ed una parte analitica nella quale le opere prescelte sono sottoposte ad un approfondito esame. Lo spazio di ambientazione dei romanzi dipende in primis dai propositi referenziali che gli scrittori si prefiggono, ma risulta anche subordinato, in modo più sottile, a fattori di tipo stilistico ed a considerazioni di natura ideologica. Nella convinzione che la raffigurazione spaziale costituisca solo un aspetto di una visione del mondo più ampia, si è individuato in ciascun autore un problema critico e teorico sul quale gli studiosi si sono interrogati a lungo, o che conferisce alla sua produzione narrativa un'identità peculiare, e su di esso ci si è concentrati, al fine di raccogliere dati ed informazioni che contribuiscano ad illuminare le motivazioni profonde alla base di quella rappresentazione dell'altrove. Nel capitolo III è discussa la controversa posizione assunta da Alvaro nei confronti del regime fascista, poiché essa gioca un ruolo considerevole in relazione al romanzo L'uomo è forte, del quale ci si occupa; dell'arte di Buzzati è invece posta in evidenza l'essenza intimamente "nordica" ed il debito contratto dallo scrittore nei confronti della tradizione fantastica ottocentesca. Nel capitolo IV si cerca di spiegare, attraverso la ricostruzione di un cammino intellettuale tortuoso e molteplice, l'atipicità dell'opera di Goffredo Parise rispetto al canone novecentesco italiano; l'originalità eccentrica dell'autore emerge in piena luce negli anni Sessanta, in una congiuntura particolarmente delicata in cui vedono la luce tanto i racconti de Il crematorio di Vienna quanto il sorprendente romanzo Il padrone. Nel capitolo V le riflessioni di Italo Calvino sull'utopia forniscono il pretesto per approfondire la continua oscillazione tra essere e dover essere, la necessità dell'impegno morale e l'incoercibile tendenza alla trasfigurazione fantastica che sostanziano l'ispirazione dell'autore, come ben si evince dalle opere degli anni Sessanta e Settanta, ed in particolare da Le città invisibili. Nello stesso capitolo la ricerca di Carmelo Samonà, ancora troppo poco conosciuta in Italia, è rivisitata nella sua interezza nella sezione che prelude all'analisi del romanzo Fratelli; in tal caso all'intento "divulgativo", giustificato dalla pochezza della bibliografia esistente, si unisce l'esigenza di affrontare il tema della malattia mentale, cruciale nei testi dello scrittore perché determina una percezione alterata dello spazio. Al termine del V capitolo la lettura de La foresta intelligente di Giampiero Comolli costituisce un esempio particolare in cui il commento critico, ridotto a causa del valore essenzialmente "strumentale" dell'opera ai fini del nostro discorso, convive con l'analisi testuale della stessa. Il lavoro che è stato presentato è da considerare il sunto finale di uno spoglio di proporzioni assai vaste compiuto sui romanzi italiani del Novecento. Lo studio preliminare ha interessato un gran numero di titoli e di autori, che sono stati scartati in un secondo momento perché non rappresentativi della categoria altrove. V Prima di lasciare al lettore il compito di addentrarsi nella fruizione, si vuole dare un'ultima indicazione di metodo: la tesi è stata concepita secondo una struttura a doppio binario, in cui la...

Il sottile gioco (tragi)comico tra scienza e letteratura nel racconto La forma dello spazio tratto da Le Cosmicomiche di Italo Calvino

E|C - AISS (Associazione Italiana Studi Semiotici), 2017

Il testo di seguito analizzato è il racconto di Italo Calvino La forma dello spazio presente nella raccolta Le Cosmicomiche. Il racconto, come tutti quelli presenti nella raccolta, è anticipato da un enunciato scientifico di poche righe, in forma più o meno divulgativa (a seconda della cosmicomica) e separato dal corpo della narrazione. Il racconto in esame narra la vicenda di Qfwfq, Ursula H'x e del Tenente Fenimore, tre personaggi, o meglio, tre entità dalle sembianze antropomorfe che cadono indefinitamente in un lontanissimo passato della storia del cosmo. Durante la loro interminabile caduta, che avviene per linee parallele (o perlomeno così sembra), Qfwfq manifesta subito il suo invaghimento e poi innamoramento nei confronti della signorina Ursula H'x e di contro, la sua gelosia e avversione per il Tenente Fenimore. Le rispettive traiettorie di caduta, però, impediscono ogni avvicinamento o allontanamento volontario fra i personaggi in quanto, questi ultimi, sono succubi dell'enunciato che anticipa la cosmicomica per cui: ogni massa è in grado di perturbare il reticolo spazio-temporale del cosmo e quindi anche le loro linee di caduta. Inoltre tutto il racconto ruota attorno alle concezioni di parallelismo euclidee e alle successive geometrie non-euclidee. L'analisi di questo testo letterario si propone di sviscerare gli intrecci più profondi e nascosti del gioco narrativo che vede la scienza come carica propulsiva per l'immaginazione letteraria; inoltre si è cercato di evidenziare l'alto potenziale figurativo di alcune teorie scientifiche interrogandosi sul Lettore Modello selezionato dal racconto. Infine, ci si chiede se è possibile un insegnamento più coinvolgente di materie più " astratte " come la matematica vista la notevole carica figurativa che molte formule fisico-matematiche sono in grado di veicolare. Le indicazioni numeriche all'interno del testo (es. 63-66, 68-70, ecc.) indicano le righe del racconto dell'edizione presa in esame, per una stringente corrispondenza con alcuni riferimenti all'interno dell'analisi.

Spazi (e luoghi) nelle scritture letterarie del primo Rinascimento

Lettere italiane, 2012

Spazi (e luoghi) nelle scritture letterarie del primo Rinascimento * S i potrebbero forse riferire anche a un sommo poeta delle corti italiane del primo Cinquecento, Ludovico Ariosto, alcune riflessioni proposte -mezzo secolo fa -da Maurice Blanchot, nel suo volume Lo spazio letterario. Spesso, osserva Blanchot, si dice che lo scrittore trova nel suo lavoro un modo comodo di vivere sottraendosi alla serietà della vita. Si difenderebbe dallo spazio del mondo, dove agire è difficile, insediandosi in uno spazio irreale, su cui regna sovranamente: «L'artista dà spesso l'impressione di essere un debole che si rifugia timorosamente dentro la sfera chiusa della sua opera, là dove, parlando da padrone e agendo senza impedimento, può prendersi una rivalsa sulle sue sconfitte nella società». 1 È ciò di cui molti lettori di Ariosto, e della critica ariostesca, hanno fatto illusoria esperienza: fino a vedere in lui, come sembrò a De Sanctis, un don Abbondio con il dono della poesia; fino a trarne l'immagine, cristallizzata quanto deformante, di un tipo «non solo sedentario e contemplativo, ma anche furbescamente sornione, scettico e magari epicureo», per il quale la poesia avrebbe offerto -né più, né meno -uno spazio di evasione e rivincita «sopra le ristrettezze del vivere quotidiano» (fuga dalla realtà, sogno smemorato e perdizione felice). 2 * Il presente contributo amplia il testo della relazione tenuta dall'autore al Seminario La corte e lo spazio organizzato dal Centro studi "Europa delle Corti", presso la sede italiana della Kent State University (Firenze, 5-6 dicembre 2008). Si ringraziano i promotori dell'incontro fiorentino per averne consentito la pubblicazione in questa sede. 1 M. Blanchot, Lo spazio letterario [1955], trad. it. di G. Zanobetti, con un saggio di J. Pfeiffer e una nota di G. Neri, Torino, Einaudi, 1975, p. 38. 2 Questo snodo fondamentale nella ricezione ariostesca è stato analizzato, in pagine ormai classiche, da l. caretti, per cui si rimanda, in particolare, alla Appendice III. La Ma qual è, davvero, lo 'spazio' dell'Orlando furioso? Verrebbe di suggerire che sia, in primis, un 'fuori' campo, un 'al di là' del reale, complementare e simmetrico, a cui la parola del poeta restituisce intimità e concretezza. «Ariosto, e con lui il Furioso, escono dalla corte, la superano, l'attraversano sognandola utopicamente, per traguardare lo spazio esterno ad essa, così come le lunghe onde dello stile che solcano l'intero Libro-Oceano per slanciarlo oltre». 3 È lo spazio del libro, degli «studii delle lettere», come dimensione specifica della vita sentimentale e spirituale, della ricerca e del desiderio, in un'accezione che già era stata prevista da Leon Battista Alberti nel primo dei Libri della famiglia, dove erano richiamati il senso e l'utilità dell'erudizione umanistica:

I luoghi delle Muse. La funzione dello spazio nella fondazione e nel rinnovamento dei generi letterari greci, a cura di Serena CANNAVALE, Lorenzo MILETTI e Mario REGALI, Academia Verlag, Baden-Baden 2021, pp. 224. REVIEW BY VALERIA MELIS

2022

Serena CANNAVALE, Lorenzo MILETTI e Mario REGALI (eds.), I luoghi delle Muse. La funzione dello spazio nella fondazione e nel rinnovamento dei ge-neri letterari greci, Academia Verlag, Baden-Baden 2021, pp. 224. REVIEW BY VALERIA MELIS

Lo spazio e la forma. Spazio geografico e tipologia delle novelle nel Decameron, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia», 21, 2000, pp. 119-141

1.) Nel corso di questo studio utilizzeremo gli strumenti metodologici proposti recentemente da Franco Moretti 1 , unitamente all'applicazione -nella lettura delle novelle del Decameron -del concetto bachtiniano di cronotopo e delle funzioni narrative elaborate da Propp: questo per meglio evidenziare la stretta connessione che esiste, all'interno del Decameron, tra la tipologia delle novelle e la loro ambientazione geografica. Nel capolavoro boccacciano esiste una forte corrispondenza tra lo spazio geografico in cui vengono ambientate le storie delle novelle e le differenti tipologie delle novelle stesse. Due sono i tipi principali, sui quali sarà incentrata la nostra analisi, cui corrispondono due spazi geografici costanti: le novelle "comiche" e le novelle "di avventura" 2 . Nelle novelle "comiche" le vicende dei personaggi si situano e si svolgono all'interno di uno spazio noto, conosciuto, familiare e cittadino, simile a quello in cui sono ambientati i fabliaux medievali francesi 3 : l'ambiente che prevale in questo genere di novelle è costituito dagli interni delle abitazioni o dagli spazi cittadini, da un «qui (la casa, la città)» 4 . Al contrario, nelle novelle "di avventura" i personaggi "abitano", nelle loro peripezie, uno spazio dilatato, aperto, sconosciuto e costellato di insidie e pericoli che ricorda sorprendentemente quello descritto nel romanzo ellenistico: uno spazio caratterizzato da accadimenti drammatici, da eventi imprevisti, da tempeste, da naufragi, da guerre, da razzie di pirati, da tradimenti e morti violente. Uno spazio connotato dall'insicurezza e geograficamente definito tra poche isole e qualche porto all'interno del Mediterraneo nel quale avvengono 1

Appropriazione letteraria dello spazio. Il Cile tra sguardo locale e italiano

L’appropriazione dello spazio è un concetto di uso comune, solitamente utilizzato negli urban studies come nozione polisemica e secondaria rispetto ad altre categorie spaziali come quelle di territorio, luogo, proprietà pubblica e privata. Inoltre, sono pochi gli studi in ambito letterario focalizzati sul deciframento di cosa significhi esattamente appropriarsi di uno spazio. La presente monografia cerca di rispondere a questa domanda a partire dall’analisi comparata di romanzi italiani e cileni pubblicati tra gli anni 2009 e 2020 che narrano lo spazio in Cile. Il secondo obiettivo della ricerca consiste nel riconoscere le connessioni letterarie tra entrambe le narrative, raramente indagate nonostante sollevino simili preoccupazioni riguardo alle modalità di fruizione dello spazio e presentino analoghi procedimenti di rappresentazione della relazione tra i soggetti e i territori.

Est Locus...paesaggio letterario e spazio della memoria. Per Rossana Valenti, a cura di Arturo De Vivo e Marisa Squilante (Quaderni di Invigilata Lucernis 49), 2022.

Est Locus...paesaggio letterario e spazio della memoria. Per Rossana Valenti, 2022

Contributi di: Antonella Borgo, Stefan Freund, Ciro Palomba, Loredana de Falco, Giuseppe Germano, Antonietta Iacono, Mariantonietta Paladini, Lorenzo Miletti, Mario Regali, Maria Camilla Mastriani, Concetta Longobardi, Sara Adamo, Vincenzo Morena, Vittorio Saldutti, Arturo De Vivo, Mariafrancesca Cozzolino, Sara Fascione, Mario Lamagna, Giuliana Leone, Giulio Massimilla, Nina Mindt, Rosalba Dimundo, Flaviana Ficca, Chiara Renda, Maria Chiara Scappaticcio, Silvia Condorelli, Federica Nicolardi, Eduardo Federico, Marisa Squillante, Grazia Maria Masselli, Teresa Piscitelli, Ugo Criscuolo.

Mondi della parola e mondi della scrittura, aspetti della tensione tra due forme simboliche

Itinerari Filosofici, 1992

Mondi della parola e mondi della scrittura, aspetti della tensione tra due forme simboliche. (pubblicato in Itinerari Filosofici, anno II, N°4 Settembre-Dicembre 1992) 1. Premessa La scrittura non è un semplice strumento che consente di migliorare la diffusione dei discorsi, bensì una vera e propria forma simbolica che, accanto al linguaggio, stabilisce le condizioni della significazione. I modi della scrittura intessono una fitta trama di connessioni che coinvolgono l'intero ambito culturale, dai processi materiali, a quelli sociali, a quelli simbolico-significanti, fino a influenzare profondamente l'ordine del discorso, intervenendo così sulle possibilità di produzione del senso e dunque sull'identità culturale. L'analisi della complessa interdipendenza che segna il rapporto parlato-scritto conduce allora, inevitabilmente, ad una genealogia dei caratteri che costituiscono la visione del mondo di una cultura.

Il luogo-limite nell'utopia e nell'arte & La periferia nella letteratura

A cura di Vincenzo D'Alba, Francesco Maggiore. Il governo della città e delle sue periferie, 2015

All'origine della periferia, la città NeI corso dell'Ottocento la trasformazione della società e del sistema di relazioni in essa esistenti si riflette nel dibattito architettonico e porta alla nascita di una nuova disciplina, l'urbanistica, i cui obiettivi sono il controllo e la «regolarizzazione» dello spazio urbano. Ma i testi prodotti dall'urbanistica si sono attribuiti «uno statuto scientifico, di cui non avevano diritto, poiché le loro proposizioni sono sorrette da ideologie non esplicitate né assunte» (Françoise Choay).

Lo spatial turn come figura epistemologica. Una meditazione a partire dalla geografia politica della modernità

Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia, 2015

The spatial turn as epistemological figure. A consideration from the political geography of modernity Taking on the spatial turn as an interpretive category of Geography, we show the epistemological nature and, consequently, the relevance in the historical evolution of thought and disciplinary practice. The main focus of our reflection is the passage of the Political Geography from the Middle Ages to the Renaissance, identifying in the spatial turn a regressive process in the organization of this ancient form of knowledge. The scene involves great personalities, from Botero to Montesquieu, from Machiavelli to Voltaire, from Hobbes to Kant. But the representation also takes in consideration the interpreters, namely who have accepted and validated the contents of a political geography of modernity. Finally it imposes the need for a reflexive epistemology in defining and continuously updating the status of ideological and cognitive knowledge foundation of Western scientific tradition.

La poesia dello spazio nella «Commedia» di Dante, in La letteratura degli Italiani. Centri e periferie. Atti del XIII Congresso dell’Associazione degli Italianisti Italiani (ADI), Pugnochiuso (Foggia), 16-19 settembre 2009.

negli studi danteschi va ricordata come esemplare la valorizzazione della dimensione simbolica dello spazio offerta da Ezio Raimondi in alcuni saggi sui primi canti purgatoriali, attraverso l'individuazione e l'analisi di un vero e proprio «paesaggio liturgico». 2 Sul piano simbolico la collocazione centrale di un luogo ne indica l'importanza, la sacralità, la funzione fondamentale nella storia. Non è allora un caso che secondo un dato condiviso nella cultura medievale, al centro dell'emisfero delle terre emerse si trovi Gerusalemme. Il dato è già biblico: «Haec dicit Dominus Deus: ista est Ierusalem: In medio gentium posui eam et in circuitu eius terras» (Ez 5, 5). E Gerusalemme è definita «umbilicus terrae» (Ez 38, 12). 3 ture pensanti (1966), trad. it., Venezia, Marsilio, 1985, p. 90; J. le goff, L'immaginario medievale, trad. it., Roma-Bari, Laterza, 1985; P. ZumThor, La misura del mondo. La rappresentazione dello spazio nel Medio Evo, trad. it., Bologna, Il Mulino, 1995; B. WesTphal, Geocritica. Reale Finzione Spazio, trad. it., Roma, Armando, 2009, specialmente pp. 7-14. 2 Cfr. E. raimondi, Rito e storia nel I canto del «Purgatorio» e Semantica del canto IX del «Purgatorio», in id., Metafora e storia. Studi su Dante e Petrarca, Torino, Einaudi, 1970, pp. 65-94 e 95-122 (nuova ed., Torino, Aragno, 2008, pp. 98-132 e133-162). Cfr. inoltre, per sviluppi più recenti di queste prospettive, A. pegoreTTi, Dal «lito diserto» al giardino. La costruzione del paesaggio nel «Purgatorio» di Dante, Bologna, Bononia University Press, 2007. Più in generale, su Dante e le tradizione del simbolismo medievale, cfr. Z.G. barański, Dante e i segni. Saggi per una storia intellettuale di Dante Alighieri, Napoli, Liguori, 2000; S. CrisTaldi, Paesaggi tra realismo e allegorismo, in La poesia della natura nella «Divina Commedia». Atti del Convegno internazionale di Studi (Ravenna, 10 novembre 2007), a cura di G. Ledda, Ravenna, Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, 2009, pp. 35-91. 3 Su questo dato nella cultura medievale e nella Commedia cfr. F.-R. hausmann, Dantes Kosmographie -Jerusalem als Nabel der Welt, «Deutsches Dante-Jahrbuch», LXIII, 1988, pp. 7-46. Cfr. inoltre J. le goff, La nascita del Purgatorio, trad. it., Torino, Einaudi, 1982. Più in generale, sul trattamento dantesco di Gerusalemme nella Commedia, cfr. C.E. honess, The City of Jerusalem in the LA POESIA DELLO SPAZIO DELLA COMMEDIA DI DANTE

La genesi dello spazio semantico nella tarda filosofia di Fichte, in: Rivista di Storia della Filosofia, 4/2014, pp. 763-782

2015

Abstract In this paper I argue that J. G. Fichte’s Wissenschaftlehre 1811 offers a sound model for explaining the conditions of semantics. The paper begins following the suggestion of Wolfram Hogrebe who introduced the concept of archaeological semantic postulate to define the implicit condition for a sentence to be meaningful. I maintain that in Fichte’s definition of the phenomenon of being we can find such a semantic postulate at a genetic higher level than the principle of contradiction indicated by Hogrebe. Moreover the WL 1811 offers an analysis of the steps through which the phenomenon displays itself – the ability, the as such, the ought to – that we can understand as the closest conditions for establishing a meaningful sentence.