Martiri, caduti, vittime: il pantheon della religione civile italiana (1796-2000) (original) (raw)
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Santità e tombe martiriali nel Mezzogiorno d'Italia
“Salternum", XIX, 33-34, pp. 105-115. [ISBN 978-88-97581-27-7], 2015
Avviati dapprima a Roma, capitale dell’Impero e sede della Chiesa, gli interventi di valorizzazione dei sepolcri venerati interessarono rapidamente anche le regioni meridionali. Se nell’Urbs s’impose da subito il culto degli Apostoli, nel Mezzogiorno fu annessa grande importanza alla devozione dei proto-vescovi, talvolta anche martiri, che ebbero il merito di organizzare le prime comunità cristiane.
Paolino e gli altri martiri. Il culto dei "corpi santi" nella prima età moderna
Garrucci che vedeva in esse parte del cimitero di Trasone (R. GArruCCi, Storia dell'arte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa, I-VI, Prato 1873-1881, I, p. 63). Nuovi dubbi di attribuzione furono formulati da P. Styger (Die römischen Katakomben. Archäologische Forschungen über der Ursprung und die Bedeutung der altchristlichen Grabstätten, Berlin 1933, p. 265), ma l'identificazione col cimitero dei Giordani rimase fino alla scoperta, avvenuta nel 1966, della tomba del martire Alessandro, che le fonti reiteratamente indicavano in coemeterio Iordanorum, nella vicina regione catacombale di Villa Massimo (U.M. FAsolA, Le recenti scoperte nelle catacombe sotto Villa Savoia. Il "Coemeterium Iordanorum ad S. Alexandrum", in Actas del VIII Congreso Internacional de Arqueologia Cristiana, Barcelona, 5-11 octubre 1969, Città del Vaticano 1972. Da allora al cimitero è rimasta la denominazione «meno nobile, ma sicuramente più veritiera» (così V. FioCCHi niColAi, Storia e topografia della catacomba anonima di via Anapo, in J. G. Deckers -G. Mietke -A. Weiland [hrsgg. von], Die Katakombe "Anonima di via Anapo". Repertorium der Malereien, Città del Vaticano 1991, p. 7) di «Anonimo di via Anapo». Quanto alla presunta casualità della scoperta, da inquadrarsi più correttamente a mio avviso nelle dinamiche della politica apologetica della Chiesa delle origini in ottica controriformistica, mi sia concesso rimandare a quanto da me già proposto nella Premessa di M. GHILARDI, Subterranea civitas. Quattro studi sulle catacombe romane dal medioevo all'età moderna, Roma 2003, pp. 7-11. Si veda pure ID., Propaganda controriformista e uso apologetico delle catacombe romane, in ID., Gli arsenali della Fede. Tre saggi su apologia e propaganda delle catacombe romane (da Gregorio XIII a
La morte nella propaganda domenicana: le tombe cardinalizie ed i predicatori lionesi nel Duecento
Memorie domenicane n°42, 2011
Fin dalle sue origini, l'Ordine dei Predicatori ha sviluppato l'arte della comunicazione, sia attraverso l'iconografia sia attraverso le prediche, e ciò particolarmente nel Duecento, quando l'Ordine è contestato e deve ancora consolidare la propria coerenza interna 1 . Malgrado l'opposizione del clero secolare, i frati vedono gradualmente accettate dal pontefice le proprie rivendicazioni sulla cura animarum; il tema della morte diventa quindi centrale nella loro azione presso i fedeli 2 . L'accettazione delle tombe all'interno delle loro chiese, tuttavia, pone problemi di vario tipo, innanzitutto perché la presenza di monumenti funerari è contraria alle regole di austerità e, inoltre, perché il clero parrocchiale tollera male la perdita dei guadagni sui diritti di sepoltura 3 .
Un pantheon per le virtù: antropologia delle "divinità ideali" a Roma
I Quaderni del Ramo d'Oro On-line, 2016
This paper explores a distinctive feature of Roman religion: for each relevant area of Roman life, there are peculiar gods with matched powers. In particular, I focus on nine divinities known to scholarship as "abstract divinities" or "personifications": Concordia, Fides, Honos, Mens, Pietas, Pudicitia, Salus, Victoria and Virtus. They enjoy a special place in the Roman pantheon and we should instead name them "ideal divinities" since they really are a part of a whole in the divine taxonomy. They are in accordance with an anthropological pattern of attitudes and serve, as it were, as a handbook for the Roman citizen. I analyze the main attributes of these divinities as the Romans themselves described them: virtues that have a human essence and are functional for the community. There is also a slight distinction to be made. Some of them are intrinsic to humankind, while others are what every citizen is supposed to aim for. I also scrutinize the history of the subject matter: whereas I agree with categorizing such gods as "personifications", I strongly believe that designating them as abstract or concrete is not practicable.
Prima di Carlo Borromeo. Istituzioni, religione e società agli inizi del Cinquecento, a cura di Alberto Rocca e Paola Vismara, Milano - Roma, Biblioteca Ambrosiana - Bulzoni Editore, 2012, pp. 321-366 , 2012
Le pagine che seguono non ambiscono a portare grandi novità nella conoscenza delle istituzioni caritative presenti a Milano nella prima metà del Cinquecento: più modestamente nascono dal desiderio di capire, di fare ordine tra le informazioni storiche già da tempo messe a disposizione degli studiosi, cercando di evidenziare gli aspetti che emergono come più rilevanti dalle stesse fonti. Il ricorso prevalente a scritti e documenti dell'epoca, in buona parte già noti, ha lo scopo di spogliare -per quanto è possibile -la nostra immagine dei loca pia dagli elementi che li avrebbero caratterizzati solo in tempi successivi, nel tentativo di comprendere che cosa rappresentassero tali istituzioni agli occhi dei milanesi di cinque secoli fa: impresa non immune dal rischio di abbagli, miraggi, errori di prospettiva, sovrapposizioni inavvertite di significati e d'intenti -specialmente nell'uso delle parole.
Il martirio fu, al tempo stesso, un fatto e una riflessione su quel fatto. Anzi, in certo senso, potremmo dire che fu la stessa riflessione condotta all'interno delle comunità cristiane a "costruire" il fatto, a far sì che esso fosse qualificato come "martirio" e "martiri" venissero chiamati i suoi protagonisti.