Recensione di Z. Bauman, Il demone della paura, trad. it. di Savino D’Amico, Laterza, Roma-Bari 2014 (original) (raw)

Recensione di: Zygmunt Bauman, Intervista sull’identità, a cura di Benedetto Vecchi, trad. it., di Fabio Galimberti, Laterza, Roma-Bari 2009, nona edizione.

Recensione di: Zygmunt Bauman, Intervista sull'identità, a cura di Benedetto Vecchi, trad. it., di Fabio Galimberti, Laterza, Roma-Bari 2009, nona edizione. di Claudio Tugnoli L'identità è qualcosa che va inventato piuttosto che scoperto. L'identità gode o soffre, a seconda dei punti di vista, di uno stato di precarietà e incompletezza interminabili. L'idea di identità secondo Bauman non è un prodotto naturale dell'esperienza umana, in particolare l'idea di identità nazionale sarebbe nata dalla crisi dell'appartenenza e dall'esigenza, dallo sforzo di colmare il divario tra essere e dover essere. L'identità nata come finzione aveva bisogno di un notevole dispiegamento di coercizione e convincimento per divenire realtà. Lo stato moderno celebra il suo matrimonio con la nazione e ha bisogno dell'ubbidienza dei suoi sudditi.

Recensione di Z. Bauman, Stranieri alle porte, 2016

La concomitanza della crisi economica con flussi migratori dirompenti aggrava l'impatto di entrambi sull'opinione pubblica, col rischio che si percepiscano nessi causali inverificabili tra i due fenomeni. Pochi mettono in discussione che dall'accoglienza si debba passare all'integrazione attiva mediante corsi di formazione linguistica, storica e civica, prevedendo un percorso che culmini nella conquista di un posto di lavoro e di una casa per i nuovi arrivati. Le voci contrarie esprimono un reale, per quanto spesso dissimulato sentimento comune, per cui l'afflusso massiccio di migranti comporta una crescita abnorme della disponibilità di forza lavoro sul mercato e quindi della concorrenza, con la conseguente occupazione, da parte degli stranieri, di posti di lavoro che sarebbero destinati agli autoctoni, nonché la riduzione dei livelli salariali già molto bassi rispetto al resto d'Europa. Si potrebbe obiettare che i bassi salari dovrebbero contribuire a scoraggiare il fenomeno di delocalizzazione delle aziende, perciò dovrebbe preoccupare maggiormente la diffusione della robotica, destinata a rimpiazzare la forza lavoro umana con umanoidi sempre più capaci di sostituire gli esseri umani in (finora quasi) tutte le loro funzioni. Ora, la robotizzazione delle attività produttive è un fenomeno inarrestabile, che toglie argomenti a coloro che considerano i migranti dei ladri di posti di lavoro; infatti l'automazione sempre più diffusa e sofisticata danneggia irreversibilmente sia gli autoctoni che i gli alloctoni. Non i migranti, ma i robot dovrebbero rappresentare una fonte di preoccupazione per l'erosione del lavoro umano che le macchine e l'intelligenza artificiale provocano ogni giorno di più. Eppure all'orizzonte non si vede alcuna riesumazione aggiornata del luddismo.

Daniele Di Bartolomeo, recensione a Zygmunt Bauman, Retrotopia, Laterza 2017, in L'Indice dei Libri del Mese, gennaio 2018

L’ultimo libro di Zygmunt Bauman, il grande sociologo polacco scomparso all’inizio di quest’anno, ha come titolo un efficace neologismo inventato dallo stesso autore: Retrotopia. Il volume postumo, edito in Italia da Laterza, parla di ritorni al e del passato. La “retrotopia”, infatti, spiega Bauman, è l’inverso dell’utopia, è un’utopia rivolta all’indietro: è la nostra recente attitudine a collocare nel tempo passato – e non più nel futuro o in un luogo leggendario – l’immaginazione di una società migliore.

Zygmunt Bauman ''Il Demone della Paura'' (stralci più belli)

Uno spettro si aggira per l'umanità: lo spettro della paura. La morte ci guarda dritto negli occhi. Il pericolo è in agguato in ogni ambito della vita quotidiana. A volte una persona inquietante o un oggetto minaccioso sono riconoscibili: il terrorista, le fiamme che divorano il soffitto, la bomba all'idrogeno. Più spesso l'angoscia che ci sopraffà ha un origine interiore: il panico irrazionale nell'uscire di casa, il timore di fallire, una premonizione di sventura. Sovente sembra che non ci siano limiti alle minacce.

Recensione a B. Di Giovanni, Figure di apocalisse. La potenza del Negativo nella storia d'Europa, Il Mulino, Bologna 2022

S. Piazzese, recensione a Figure di Apocalisse. La Potenza del Negativo nella storia d’Europa, in «IlPequod», anno IV/7, giugno 2023, 2023

Motto Carta si face perché homo è fallace Copertina (Foto di Paola Giordano. Grafica di Michele Accardo) Le immagini presenti nel numero, ove non diversamente specificato, sono degli autori di ciascun contributo. Epigrafe del numero Per convincere qualcuno della verità, non basta constatare la verità, occorre invece trovare la via dall'errore alla verità.

Sociologia della Paura (Zygmunt Bauman)

Uno spettro si aggira per l'umanità: lo spettro della paura. La morte ci guarda dritto negli occhi. Il pericolo è in agguato in ogni ambito della vita quotidiana. A volte una persona inquietante o un oggetto minaccioso sono riconoscibili: il terrorista, le fiamme che divorano il soffitto, la bomba all'idrogeno. Più spesso l'angoscia che ci sopraffà ha un origine interiore: il panico irrazionale nell'uscire di casa, il timore di fallire, una premonizione di sventura. Sovente sembra che non ci siano limiti alle minacce.