Forme dell’eccettuazione monastica e radicamento patrimoniale nell’area piacentina: il caso dell’abbazia di Tolla (secc. VII-XII) (original) (raw)

Il patrimonio monastico prima e dopo la riforma cistercense (secc. XI-XII) in Un monachesimo di confine: l’abbazia cistercense di Cerreto nel medioevo, a cura di G. Cariboni, G. Cossandi e N. D’Acunto, Spoleto, Fondazione Centro Italiano di Studi Sull’alto Medioevo, 2020, pp. 81-105

Un monachesimo di confine: l’abbazia cistercense di Cerreto nel medioevo, 2020

The article proposes an analysis of the constitution and management of the landholding of the Abbey of Cerreto, with particular interest in the turning point occurred in 1139 with its passage from the Benedictine monks to the Cistercians, in order to search for traces of discontinuity or persistence in the ways and forms used by the two orders in land management. The analysis of the documentation, at a first glance, does not show great variations in the passage of the monastery from Benedictine hands to Cistercian ones: expansion and consolidation remained centered on the same territory, with the implementation of the same type of negotiations. Greater differences emerge in the attitudes adopted in asset management. The Cistercians carried out a strenuous defense of their rights and property interests by promoting the reorganisation of properties in a system of farms, called grange, which guaranteed a certain degree of unity in management. The white monks were able to continue the exploitation of the landholding potential, grafting their agricultural and settlement experiences in an articulated and already exploited landscape. L'articolo propone un'analisi della costituzione e gestione del patrimonio dell'Abbazia di Cerreto, con particolare interesse per la svolta avvenuta nel 1139 con il passaggio dai monaci benedettini ai cistercensi, al fine di ricercare tracce di discontinuità o persistenza nei modi e nelle forme utilizzate dai due ordini nella gestione del territorio. L'analisi della documentazione, a prima vista, non mostra grandi variazioni nel passaggio del monastero dalle mani benedettine a quelle cistercensi: espansione e consolidamento rimasero centrati sullo stesso territorio, con l'attuazione della stessa tipologia di negozi giuridici. Maggiori differenze emergono negli atteggiamenti adottati nella gestione patrimoniale. I Cistercensi operarono una strenua difesa dei loro diritti e interessi patrimoniali promuovendo la riorganizzazione delle proprietà in un sistema di aziende, chiamate grange, che garantivano un certo grado di unità nella gestione. I monaci bianchi hanno così potuto continuare lo sfruttamento del potenziale agrario, innestando le loro esperienze agricole e

Monaci e conversi il caso dell abbazia della Fontana Taona secoli XIII XV

Affrontare lo studio specifico della vita e della realtà dei monaci e dei con-versi che animarono la Badia vallombrosana di Fontana Taona, posta a metà strada tra Pistoia e Bologna sull'Appennino tosco emiliano, presenta una se-rie di difficoltà di non poca misura. La prima, indubbiamente, riguarda la storia, tout cour, della Badia di San Salvatore a Fontana Taona: manca uno studio specifico e approfondito su questa fondazione; per questo i cenni stori-ci riguardo ad essa devono per forza essere generici e ricondotti alla generale conoscenza dell'origine, delle funzioni e della sua collocazione geografica, già peraltro percorse a grandi linee nei suoi studi da Renzo Zagnoni 1. si ricorda-no qui, dunque, solo in modo funzionale all'argomento centrale, cioè quello dei protagonisti di una storia ancora da scrivere, Sorto probabilmente intorno agli inizi del secolo XI, al centro di un nodo viario importante, nell'unico punto di valico sul crinale appenninico, fondato da Benedettini cluniacensi, secondo la tradizione, e riformato intorno alla metà dello stesso secolo secondo la regola vallombrosana dal monaco Teuzo, il monastero fu oggetto di larghe donazioni marchionali ed imperiali che co-stituirono la base di un cospicuo patrimonio fondiario. Nel corso dei secoli XII e XIII frequenti donazioni di privati ed una accurata politica di acquisti contribuirono a rendere la comunità monastica un importante organismo attivo sul territorio, con vari punti di riferimento spirituale (le celle o grange) e dotato di una serie di possedimenti che ne fecero punto di riferimento e di relazioni a largo raggio, almeno fino del XIV secolo, quando invece le vicis-situdini belliche che sconvolsero la montagna pistoiese travolsero anche il monastero che, prima rimasto senza monaci e poi diruto, venne abbandonato. Altro problema è la definizione della figura del converso generalmente inteso. È questa una tematica praticamente intonsa, affrontata per la prima volta in maniera decisamente

Tratti caratteristici dell’agiografia monastica tra VII e IX secolo

Con questa lezione si intende fornire una breve panoramica su alcune caratteristiche peculiari dell’agiografia monastica in un arco cronologico compreso tra gli esordi del VII e il IX secolo. Si prenderanno in esame, in maniera concisa, alcuni brani significativi estratti dalle seguenti opere: a) San Gregorio Magno (agiografo di san Benedetto da Norcia): Dialogorum Gregorii papae libri quattuor de miraculis patrum italicorum, liber secundus, De vita et miraculis venerabilis Benedicti abbatis; b) Ardone Smaragdo (agiografo di san Benedetto di Aniane): Vita Benedicti Abbatis Anianensis et Indensis auctore Ardone.