Fenomeno/Evento (original) (raw)

Evento

2009

(pubblicato in: R. Ronchi, a cura di, Filosofia teoretica. Un'introduzione, UTET, Torino 2009, pp. 21-45) Ermeneutica Sin dalle sue origini la filosofia si è contrapposta alla doxa, alle mere opinioni, sollevando il dubbio sulle più comuni credenze e mettendo in questione gli antichi miti. Perseguendo l'ideale di un'indagine razionale scevra da dogmatismi e superstizioni, il pensiero filosofico ha ingaggiato una battaglia secolare, politica e culturale, per affrancare il sapere dai vincoli dell'autorità e della tradizione, in favore di una conoscenza che non si basasse su presunte certezze stabilite altrove, ma che fosse in grado di rendere ragione dei propri contenuti, ossia di esibire da sé il proprio fondamento. Questo grande progetto, che ha attraversato la storia della cultura occidentale dalla filosofia alla scienza, è entrato in una crisi irreversibile alle soglie dell'epoca contemporanea. L'attività chiarificatrice della ragione, che, mirando a una verità libera da condizionamenti e presupposti inindagati, pensava di poter tutto illuminare, si è rivelata un abbaglio. Non aveva fatto i conti con l'ombra che sempre accompagna la luce. Da Nietzsche a Heidegger, il pensiero contemporaneo ha portato l'attenzione su quella problematica zona d'ombra che permea e insidia ogni conoscenza razionale, avviando una critica radicale al sistema di saperi così come si è edificato all'interno della tradizione occidentale. Raccogliendo queste istanze, la filosofia ermeneutica ha messo fortemente in questione l'attività chiarificatrice della ragione filosofica e scientifica. Che cos'è, infatti, la conoscenza filosofico-scientifica, ciò che chiamiamo «sapere»? Per l'ermeneutica contemporanea, sapere è porre in luce significati a partire da presupposti che restano in ombra. Vale a dire, ogni «significato» (da intendersi in un senso molto ampio: concetto, definizione, interpretazione, rappresentazione, visione del mondo, teoria) si ritaglia su uno sfondo, ciò che l'ermeneutica chiama «precomprensione»: pregiudizi impliciti, tacite assunzioni, sensi inavvertiti, condizionamenti grammaticali, sociali e culturali che orientano e pre-determinano ogni nostra percezione e conoscenza del mondo. Gli oggetti e i contenuti del sapere sono dunque sempre storicamente determinati, relativi a categorie e paradigmi che ne forniscono la cornice invisibile e il contesto di senso implicito. Questa rete di rimandi e sottintesi, che costituisce la «precomprensione», non solo è ineliminabile ma è la condizione di possibilità del sapere in quanto tale: come non vi è figura senza sfondo, così non vi è significato, o contenuto di conoscenza, che si stagli in piena luce se non a partire da un insieme di premesse sulle quali il nascente bagliore proietta la propria ombra. Con l'ermeneutica, il sogno di una conoscenza priva di presupposti, in grado di esibire il fondamento, il proprio terreno di validità, si è dunque definitivamente infranto, portando a ridiscutere la natura e il senso del sapere stesso. L'esercizio del sapere viene delineandosi -heideggerianamente parlando -come uno svelare velando: la luce della ragione che, illuminando, svela è la stessa che getta l'oscurità dietro di sé, velando la propria origine e condizione di possibilità. Questo gioco di luce e ombra è, per l'ermeneutica, il modo in cui il sapere accade, è cioè il movimento, la dinamica stessa del conoscere. Anche l'esercizio del sapere scientifico è iscritto nella stessa dinamica: è un porre «significati» (le teorie e le oggettivazioni scientifiche, ossia i risultati conoscitivi cui l'operare della scienza mette capo) a partire da presupposti che, restando celati allo sguardo scientifico, lo orientano e lo rendono possibile (ciò che Husserl chiamava «precategoriale»). Ma se così sempre accade, allora anche l'esercizio della filosofia, come quello di ogni sapere, è soggetto allo stesso movimento. Perciò le conclusioni cui giunge la filosofia ermeneutica, che cioè il sapere è un porre in luce significati a partire da presupposti che restano in ombra, le conclusioni che essa mette in luce, proprio in quanto messe in luce, sono evidentemente un significato, il cui fondamento, retrocedendo sullo sfondo, non può essere esibito. Anche l'attività ermeneutica accade, cioè, a partire dall'ombra e anche laddove essa volesse far luce dietro di sé, sulla propria zona in ombra, di nuovo, illuminando, proietterebbe l'ombra dietro di sé. Le conclusioni dell'ermeneutica si trovano dunque catturate entro la stessa dinamica che vorrebbero indicare e chiarire. Questo paradosso è la sfida che si pone al pensiero contemporaneo e con cui si trova a doversi confrontare la riflessione teoretica successiva a Heidegger. In tale paradosso ne va del senso della filosofia stessa: se anche la ragione filosofica procede per luci e ombre, essa non si distingue più dal mito e dalla doxa, sicché la sua battaglia contro l'oscurità sembra franare sotto i suoi stessi colpi. Ma allora dove si viene a collocare la parola del filosofo, che statuto può ancora rivendicare, che senso può ancora avere la sua prassi?

L'Evento dell'Antropocene

Paleolithic Turn, edited by y Matteo Meschiari, Maurizio Corrado, and Francesco Gori (Pleistocity Press), 2015

Dove sono le azioni che l'uomo può fare senza essere entrato in quello strato di nebbia del non storico? (Friedrich Nietzsche) Antropocene Alla fine del secolo scorso un chimico e un biologo hanno proposto di rinominare l'epoca corrente così da riconoscere l'effetto dirompente dell'uomo sull'ecosistema terrestre. Antropocene segnala il mo--mento in cui l'agri---cultura prende coscienza della vi--rulenza scatenata dal tentativo di forzare la terra entro i propri schemi di produttività, omogeneizzazione, sfruttamento. Antropocene, evidentemente, non è che un sintomo di un'epoca che comincia con un brivido crescente a percepire l'inevitabilità della propria fine. Sintomo di crisi della civiltà, l'Antropocene ne mani--festa al tempo stesso l'ultimo sussulto, il tentativo di prolungare all'infinito la crisi stessa. Dopotutto, è nel--la e attraverso la crisi (economica, finanziaria, politica, sociale, ambientale) che la governamentalità contem--poranea si sostiene, si tiene, e ci trattiene. La previsio--ne dell'apocalisse prossima ventura alimenta il potere che frena, il kathecon che sospende ogni genuina poli---

La formalizzazione di un evento

Annali Della Facolta Di Lettere E Filosofia, 2005

Il fatto che il linguaggio naturale permetta un riferimento preciso e ricco ad entità temporali non necessariamente coincidenti con il presente e non necessariamente reali può sembrare un'osservazione estremamente banale, ma è principalmente questa "banale" capacità che ci permette di ragionare in termini di eventi e di distinguere tra ciò che è memoria e ciò che è pianificazione di azioni future. * Si ringrazia la prof. Adriana Belletti ed un revisore anonimo per i preziosi suggerimenti alle versioni preliminari di questo articolo. Parte delle idee qui esposte è stata presentata durante alcuni seminari di ricerca presso il CISCL nell'aprile del 2001; si ringrazia l'audience di quei seminari per gli utili commenti ricevuti.

Il ritorno dell'evento

Introduzione Il ritorno dell'evento Michele Di Martino sommario: 1. La storia, tra continuità e discontinuità, 11 -2. La questione dell'evento nella filosofia contemporanea, 15 -3. Attraverso il linguaggio, i due fronti dell'evento, 24 -4. L'evento, un ritorno?, 31. 2. C. Violante, La conoscenza storica secondo Henri-Irénée Marrou, in H-I. Marrou, La conoscenza storica, Il Mulino, Bologna 1997, p. XVIII. 3. M. Zarader, L'événement, entre phénoménologie et historie, in «Tijdschrift voor Filosofie», juin 2004, n. 2, p. 287-321, p. 305. L'articolo non è tradotto in italiano, perciò tutte le volte che è citato si tratta di una traduzione nostra. 4. Ibidem.

L’evento, tra pensiero ed essere

«Quaderni di Inschibboleth», 2021

This essay aims to investigate the notion of event in Paul Ricoeur’s philoso- phy in relation to his initial conception of hermeneutics as an interpretation of symbols, as stated in the programmatic essay "Le symbole donne à penser" (1959), whose central theme is the question of the beginning of thought and its relationship with being. What is claimed to be shown through this confrontation is how the brief but incisive philosophy of the event developed by Ricoeur in his work "Événement et sens" (1991) allows us to disclose, through Plato’s idea of exaiphnès, some aspects still not thematized of his ontological proposal. Questo saggio si propone d’indagare la nozione di evento nella filosofia di Paul Ricoeur in rapporto alla sua iniziale concezione dell’ermeneutica come interpretazione dei simboli, secondo quanto dichiarato nel saggio programmatico "Le symbole donne à penser" (1959), il cui tema centrale è la questione del cominciamento del pensiero e del suo rapporto con l’essere. Ciò che si pretende mostrare attraverso questo confronto è come la breve ma incisiva filosofia dell’evento elaborata da Ricoeur nel testo dal titolo "Événement et sens" (1991) permette di dischiudere, sotto la sigla dell’exaiphnès platonico, alcune nervature ancora non tematizzate della sua proposta ontologica.

La coda lunga degli eventi

Article about event management and viability (italian language). Abstract: Sempre più i grandi eventi lasciano tracce devastanti sul territorio. E sempre più i mega eventi sembrano contenitori estranei al territorio che li occupa, come se ciò che interessasse fosse solo l’istante spazio-tempo dell’evento in sé. L’articolo offre un punto di vista che permetta agli organizzatori di eventi di identificare strumenti e processi tali da evitare che i segni del post evento sul territorio siano solo negativi. Dapprima viene indagato il significato di evento ed i sensi che esso contiene. In modo particolare gli aspetti dinamici diventano punto di partenza per un management più efficace. Di seguito si tenta di capire quali siano le motivazioni che portano a ospitare i grandi eventi identificando caratteristiche di scopo come la crescita, la vendita, il divertimento e la formazione. Infine, sulla base di questi dati, si suggerisce un modello che consenta di rispettare il senso dinamico e il perché di un evento.

Il fenomeno "vivente"

in: "Etica & Politica / Ethics & Politics" , XX, 2018, 1, pp. 317-324. (http://hdl.handle.net/10077/21072), 2018

This paper discusses Carmine Di Martino's last work Viventi umani e non umani. Tecnica, linguaggio e memoria (Edizioni Libreria Cortina, Milano 2017, pp. 204). The book deals with two main questions, i.e. the anthropogenesis and the comparison between human and non-human living beings (notably, anthropomorphic apes), with reference to three topics: technology, language and memory. In particular, these pages highlight the phenomenological bon sens that the author chooses to approach the vexed question regarding the relation between " the two cultures ". That is to say, besides encouraging an authentic (i.e. radical and equal) dialogue between philosophy and sciences, he vindicates the epistemological peculiarity and the consequent irreplaceable role of the philosophical thought.

Mobilità e grandi eventi

The environmental condition of Beijing is characterized by high level of entropy mainly referable to the air pollution that considerably affects the conditions of urban life. The basic idea of this text is to succeed in finding a thread among some building realizations and infrastructures in course of completion and in verifying, also thanks to the use of advanced technologies, the entropic or neghentropic contribution to the actual quality of life in the Chinese capital. The buildings considered useful for an investigation are the following: The Olympic Stadium, destined to entertain about 90 thousand spectators and covered with more than one thousand solar panels to satisfy the whole energetic requirement of the structure and of the surrounding area; the National Aquatic Centre (known as "water cube") inside which competitions of aquatic sports will take place and thanks to the new technologies it will be possible to recycle tons of water a year; the new terminal n.3 of the Beijing Capital Airport, designed by Sir Norman Foster, which will become, with its 66 million passengers, the biggest terminal all over the world. The paper describes the sudden transformations that the Chinese capital is undergoing in the last years, which are contributing to conform its new pattern of world city reshaped to the western model. L'articolo ripercorre le repentine trasformazioni che la capitale cinese sta subendo in questi ultimi anni e che stanno contribuendo a conformarne l'assetto di una word-city sul modello occidentale. L'immensa campagna di riedificazione di gran parte della città, in vista degli oramai prossimi giochi olimpici, produce e produrrà nel futuro considerevoli impatti su molte componenti del sistema urbano (nelle sue articolazioni subsistemiche di tipo fisico, funzionale, socioantropico, percettivo, etc.) e sul l'habi tat della ci ttà contribuendo ad innalzarne i già elevati livelli entropici. Come è noto la condizione ambientale di Pechino è attualmente caratterizzata da un consistente degrado riconducibile principalmente all'inquinamento dell'aria che condiziona considerevolmente la vita urbana. L'idea alla base della riflessione proposte è quella di rinvenire un filo conduttore fra alcune realizzazioni edilizie ed infrastrutturali (attualmente in via di completamento), per cercare di definirne l'effetto entropico o neghentropico ed il contributo positivo o negativo all'attuale livello di qualità della vita nella capitale cinese. In tal senso le realizzazioni che pare interessante analizzare sono quelle che, in qualche modo, rappresentano il "nuovo corso" cinese ed il nuovo assetto "filo occidentale" di Pechino ed in particolare : l'Olimpic Stadium (più noto come "Bird's Nest"), destinato ad ospitare circa 90 mila spettatori e coperto con più di mille pannelli fotovoltaici in grado di soddisfare l'intero fabbisogno energetico della struttura e dell'intera area al contorno; il National Aquatic Centre (noto come "water cube") all'interno del quale si disputeranno le gare di sport acquatici e per il quale l'uso delle nuove tecnologie consente di riciclare migliaia di tonnellate di acqua all'anno; il nuovo scalo n. 3 dell'Areoporto di Pechino, progettato da Norman Foster, che con i suoi 66 milioni di passeggeri, diverrà il più grande terminal al mondo. In conclusione si proporrà una breve riflessione sul rapporto fra la trasformazione di Pechino ed il contributo che le nuove tecnologie hanno offerto sia nella riconfigurazione del sistema fisico, rappresentando una delle costanti progettuali, sia nei modi d'uso della città.