MIT 1 2024 Articolo Bernardi (original) (raw)

Lutri Antropologia pubblica 1 2024

Antropologia Pubblica, 2024

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Marina Benedetti 2024 biblio

bibliography, 2024

She studied the case of Guglielma publishing the critical edition of the inquisitorial trials and other studies (Milano 1300. I processi inquisitoriali contro le devote e i devoti di Guglielma, edited by M. Benedetti, Milano 1999; Io non sono Dio. Guglielma di Milano e i Figli dello Spirito santo, Milano 2004 2). Starting from the case of Guglielma, she devoted herself to heresy and inquisition in the Middle Ages

Borse di ricerca prof Redi (1)

Il Direttore ricorda che la convenzione stipulata tra il nostro dipartimento e il comune dell'Aquila a settembre 2016, prevede all'art. 4 la possibilità di conferire borse di studio post laurea esenti.

Benedetto il Moro Studia Borromaica 2018

SCHIAVITÙ DEL CORPO E SCHIAVITÙ DELL’ANIMA. Chiesa, potere politico e schiavitù tra Atlantico e Mediterraneo (sec. XVI - XVIII) a cura di Emanuele Colombo, Marina Massimi, Alberto Rocca e Carlos Zeron., 2018

Benedict the Moor , from Sicily to the New World. Giovanna Fiume (University of Palermo). Benedict the Moor's journey to the New World develops in 4 stages: in Sicily, where his biographical events take place (San Fratello 1534 - Palermo 1589) as well as the process for his beatification; in the Iberic peninsula (unified under one crown from 1580 to 1640), where the Chapters of the Franciscan order spread the news of this servant of God - died in the fragrance of holiness- and whose organization leads to African confraternities, victims of the slave trade, which have been precociously placed under his patronage; in the West Indies, where the African slaves, coming from Seville and Lisbon or directly from the African shores via the Atlantic Middle Passage, are evangelized through the power of devotion towards the "Negrito de Palermo" (the Morish from Palermo - in the Hispanic area) or "Sao Benedito o preto" (Saint Benedict the niger - in the Lusitanic area) and the institution of Irmandades, Cabildos, Cofradias, which organize annual religious festivities rich in African traditions. Finally, Rome, where, in the first decades of the 18th century, the issue comes full circle with the cults, reserved to Benedict the Moor in latin-America and Palermo and, then, in 1743, the Pope declares his beatification. In this journey, the promoters are the Franciscan Order, which was the supporter of his beatification, the Sacred Congregation of Rites which celebrates his processes of beatification, the numerous Sicilian devotees who confirm his sanctity of life and his post-mortem miracles and spread his cult through his relics and images, the missionaries in the conquered lands, committed to spreading the Gospel to the slaves, Africans, slaves and manumitted slaves of the black confraternities. Each of them attributes different meanings to Benedict the Moor, which all relate to his main feature: he was a black slave. It is that very last aspect that keeps his devotion alive up to the present day, in the attempt to build up identities, with whom social groups, above all from African background, demand visibility and importance. Although the search for African cultural roots (like in Venezuela), or for the third race (tercera raiz) after the Indian and the Spanish one (like in Mexico), or the affirmation of black consciousness (like in Brazil) defy an account, which hidden the Afro-Hispanic participation from national history, they all bring the cult of Saint Benedict the Moor back. Thanks to this strong, religious symbolism, the African American's identity of African descent can be vindicated from a political point of view, as if it were significant to ask for resources, restorative measures or a major participation in government-led activities.

Linguaggi scientifici Carlo Bernardini

L'impossibilità di rappresentare adeguatamente la realtà naturale senza l'uso della matematica è un problema non ancora molto ben capito nell'ambito della linguistica. Molto spesso si afferma che se un problema, con la sua soluzione scientifica, non è esprimibile con il solo linguaggio detto "comune" o, come usa dire, "in parole povere", allora esso è inutilmente astruso; anzi, molti pensano di avere il diritto di rifiutarsi di capirlo, come se l'uso di linguaggi speciali (perché funzionali) fosse un'imposizione odiosa. Questa concezione è quella che spinge verso la cosiddetta "divulgazione", cioè la popolarizzazione delle idee della scienza che dovrebbe mettere tutti in condizione di capire di che cosa si sta parlando e, eventualmente, di prendere decisioni sull'uso di risultati scientifici nelle applicazioni o sul divieto di usarli. La pretesa è enorme e, a mio parere, la divulgazione ha dei limiti insormontabili; guai poi a creare l'illusione di capire introducendo metafore o analogie di scarso o nullo valore operativo. Gli equivoci sono innumerevoli e, naturalmente, agendo su menti pregiudizialmente maldisposte, producono spesso danni sociali legati alle misconcezioni associate a parole usate strumentalmente (vedi "nucleare", "elettrosmog", "principio di precauzione", ecc.). Gli equivoci filtrano poi sino all'attività politica attraverso la caccia al consenso. Bisognerebbe finirla con le ipocrisie e dichiarare che chi vuole capire deve ricorrere al linguaggio appropriato per farlo; oppure, senza che questo appaia arrogante, ricorrere a chi possiede professionalmente questo linguaggio e ha dato prova di non usarlo in modo interessato o immorale: valutazioni difficili, senza dubbio, ma indispensabili e -forse -alla portata di tutti. Comunque, chi si accosta alla fisica deve sapere che ciò che fa e può fare non è un lavoro dissociato dal contesto sociale e che prima o poi potrebbe essere soggetto a valutazioni di interesse etico o collettivo. Ma, tornando al problema generale, può valere la pena rendersi conto della natura e dell'origine delle difficoltà dei linguaggi scientifici. Intanto, la funzione del linguaggio comune può essere riconosciuta nella necessità di comunicare con altri individui della specie. Il linguaggio comune è uno strumento sociale molto potente. Un individuo solitario, nella realtà naturale, non avrebbe bisogno di esprimersi con parole: vuole forse dire che non userebbe un pensiero elaborato? Certamente no, perché elaborare valutazioni e previsioni sarebbero nel suo interesse e il suo cervello, sappiamo, è ormai ampiamente dimensionato per farlo. Ecco allora che viene l'idea che un linguaggio più primitivo entri in funzione per procedere induttivamente a lavorare sulle percezioni, registrandole come simulacri della realtà (modelli) ed elaborandole se quei simulacri diventano perciò maneggevoli. E' stato detto (vedi avanti) che, probabilmente, il cervello dei bambini inizia a produrre rappresentazioni mentali di tipo linguistico in un linguaggio che, in analogia con il caso dei computer, chiamiamo qui "linguaggio macchina": il "mentalese". Il mentalese elaborerebbe informazioni sulla base della realtà percepita e nient'altro. Le cose starebbero però all'incirca così: nel corso dei secoli, anziché ritrovare in ciascun individuo il mentalese come mero linguaggio neonatale che poi si trasforma in un linguaggio preposizionale costruito con parole, viene sviluppato anche un linguaggio (che chiamerò "di elaborazione",) via via più evoluto e trasmissibile, diverso da quello di uso comune (che chiamerò "di comunicazione"). I due linguaggi differiscono profondamente: il linguaggio di comunicazione serve per la formulazione di registrazioni memorizzabili di informazioni (fatti, opinioni, idee), nell'impiego soggettivo;

STANDARD luglio 2024 Contributo Fassina short

Portare la consevazione del patrimonio culturale nel mondo, 2024

Why we need standards in the Conservation of Cultural Heritage? They are useful tools for professionals involved in the conservation of tangible cultural heritage.

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Scenari globali. Geopolitica. Riflessioni sull'amata Europa, vecchia baldracca che ha puttaneggiato in tutti i bordelli, contraendo le peggiori infezioni, tutte culminanti in - ismo. Sempre dalla parte giusta, in difesa di chi soffre e patisce la tirannia. Ucraina nella NATO e nella UE subito. Non dimentichiamoci della Georgia e dell'Armenia. Non stanchiamoci di comabttere l'antisemitismo ed educhiamo i giovani a non prendere lucciole per lanterne e capsicano presto il vero senso della vita, che non è quello di perdersi nei falsi miti di un modernismo avvelenato dalle droghe, dall'alcool e dall'ignoranza dilagante. Vi è chi parla ancora di nucleare. Ho vinto tutte le battaglie contro il nucleare combattute da giovane, vincerò anche quelle che dovessi combattere da vecchio. Al diavolo gli scienziati corrotti che parlano di nucleare sicuro e i politici famelici, pronti a intascare tangenti incuranti delle sofferenze che provocano. È tmpo di un vero esercito europeo che funga da faro del mondo e da spauracchio per chi vuole spostare all'indietreo le lancette dell'orologio. Ne parlo dal 1972 e sono lieto che anche alcune persone che possono cambiare il destino dell'Europa inizino a parlarne ora. Meglio tardi che mai. Dopo tutto cosa sono 52 anni di ritardo al cospetto dell'eternità.