Chez moi, chez toi, chez nous. Un film sociologico tra verbi e preposizioni (original) (raw)
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Trentasette film per una casa. Video-interventi, video-saggi e poetiche dell’archivio.
Atti critici in luoghi pubblici. Scrivere di cinema, tv e media dal dopoguerra al web, 2019
In vari momenti degli anni ‘60 e ’70, l’urgenza delle lotte aveva innescato un “cinema subito”, un cinema tanto underground quanto militante, tanto sperimentale quando “in ascolto” (e dunque in qualche modo, ancora una volta, un cinema-documento). Quel cinema rapido e "fatto insieme”, gioioso e cospiratore, aveva provato a scuotere le forme, il contenuto e il destino del cinema, come pure a narrare altrimenti le forme più instabili dell’umano abitare, quelle costruite ai margini della città informale. In questo videosaggio si riutilizzano in particolare girati muti, non finiti, brandelli di cinema minore spesso “senza autore" (scovati in particolare nel fondo Unitelefilm dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma), inchieste militanti rimosse troppo in fretta dalla "storia del cinema italiano" (in particolare i documentari di Videobase), ma che hanno fornito preziose contro-storie dell’edilizia popolare romana e dei suoi paradossi, utili alla comprensione di una “città irregolare” e inafferrabile. "Trentasette film per una casa" è un saggio audiovisivo fatto di brandelli di pellicola e palazzoni in videotape, di mamme in lotta e palazzinari impuniti, di critica e d’azione.
At Home. Sulla cultura visiva dello spazio domestico (Antinomie, 2020)
Antinomie. Scritture e immagini (https://antinomie.it/), 2020
ENGLISH A reflection on domestic space and its representation in contemporary visual culture written by me during the days of the lockdown due to the Covid-19 pandemic. - ITALIANO Una riflessione sullo spazio domestico e sulla sua rappresentazione nella cultura visiva contemporanea scritto durante i giorni del lockdown dovuta alla pandemia da Covid-19. - https://antinomie.it/index.php/2020/03/24/at-home-sulla-cultura-visiva-dello-spazio-domestico/
Meta-famiglia: come gli home movies costruiscono la soggettività familiare
Il senso delle soggettività. Ricerche Semiotiche, 2013
L'articolo sviluppa uno dei tre assi di ricerca proposti dal XL Congresso dell'AISS (“Enunciazione e soggettività”), concentrandosi sulle modalità enunciative in atto nella pratica degli home movies e su come queste contribuiscono alla costituzione dell’Io familiare. L’obiettivo è di illustrare e di argomentare la tesi secondo la quale questo tipo particolare di produzione filmica favorisca l’aumento di una capacità riflessiva da parte della famiglia rispetto ai ruoli e alle dinamiche che costituiscono l’Io familiare. L’effetto delle immagini degli home movies sulla soggettività della famiglia si manifesta su due livelli distinti in cui intervengono due tipi di enunciazione : il primo livello è costituito dalle interazioni che si attivano al momento della realizzazione degli home movies in cui il ruolo della metacomunicazione è fondamentale. In maniera complementare, l’enunciazione che si sviluppa al momento della visione in famiglia degli home movies sembra contribuire a questa presa di coscienza: di fronte alle immagini, i soggetti producono una classificazione delle “somiglianze di famiglia” volta ad esplicitare una definizione della famiglia che, altrimenti, non sarebbe verbalizzabile. In altri termini, sosteniamo la tesi per cui la soggettività della famiglia non è determinabile in maniera assoluta dai membri del gruppo, ma che una descrizione verbale delle sue possibili declinazioni fisiche e psichiche è possibile e, nel caso degli home movies, essa è in qualche modo indotta e favorita dall’esteriorizzazione dei legami familiari che le immagini implicano, per cui proponiamo d’introdurre un nuovo concetto denominato “meta-famiglia”.
Le donne e gli home movies. Il cinema di famiglia come scrittura del sé
Questo volume rintraccia la presenza femminile dietro l’obiettivo delle macchine da presa amatoriali attraverso la ricerca di fondi filmici privati presso l’Archivio del film di famiglia (Associazione Home Movies di Bologna) e la raccolta delle pellicole casalinghe in Sardegna. Le vite delle donne con la cinepresa si intrecciano al linguaggio cinematografico, definendo lo sguardo peculiare di queste bobine. Le immagini, sulla imperfetta e delicata grana dei formati ridotti, si mostrano permeate dalle loro personalità; come scritture del sé, definiscono i confini delle loro vite e dei loro desideri. A partire da sé e dai loro desideri le autorialità femminili si muovono dalle pareti domestiche ai viaggi, dal privato al pubblico e viceversa. disegnando una geografia degli affetti, tratto distintivo e peculiare di queste bobine.
Dagli "home movies" al "found footage cinema". Sulle tracce della cultura visuale domestica
Lares
From the very beginnings of photography, means of technical reproduction were widely used in the practice of representing and self-representing private and family life. As has been noted by Pierre Bourdieu, the introduction of these devices did not simply ensure a reflection of the practices that characterize domestic life, indeed it helped to negotiate and define roles and systems of values. By observing photographs and footage shot in Super8 over the course of the twentieth century we are able to capture in detail the play of identities the mise en scène defines behind the imaginary household projection screen. After a brief historical and theoretical introduction to the practice of domestic pictures, this paper reflects on the phenomenon of aesthetic regeneration of these materials within the found footage cinema. What happens when an artist or a filmmaker finds and retrieves films kept in the family archives and decides to turn it into a narrative montage? How does the tran- sition take place from the private dimension of domestic happenings to the public dimension of cinema? What is involved in this passage between the two different discursive fields? Through analysis of the film For One More Hour With You (Un’ora sola ti vorrei, 2002), by Italian director Alina Marazzi, we set out to reflect on the types of ‘recy- cling’ and ‘survival’ of family pictures within an artistic environment. The aim is to highlight the capacity of found footage film to investigate, analyze and present to the spectator ‘domestic visual culture’, or rather, the field of family and social tension immortalized within a few feet of film.
La lingua, il cinema, la vita (Arrival di Denis Villeneuve)
Fata Morgana Web 2017. Un anno di visioni, Pellegrini, Cosenza 2017.
Se potessi vedere tutta la tua vita, dall'inizio alla fine, cambieresti le cose?» chiede Louise a Ian, mentre insieme assistono alla ripartenza degli alieni. È in questa domanda che si concentra l'essenza e la forza di Arrival di Denis Villeneuve, un film che si presenta come la piena esemplificazione di un cinema capace non soltanto o non tanto di suscitare concetti, quanto di far esperire sensibilmente un'idea: quella di un tempo non lineare che mette radicalmente in crisi i concetti di "inizio" e di "fine" e quindi la struttura stessa del film; un'idea che si impone nell'esplicita formulazione di quella domanda rivolta a Ian, che però tormenta tutti noi e a cui è difficile trovare risposta.