Lungo la linea dell'acqua. Ri-significare le architetture idrauliche del patrimonio (original) (raw)
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LE ARCHITETTURE D'ACQUA DELL'ORETO. Adduzioni idriche, mulini ad acqua e cartiere
Il primo agglomerato urbano punico della città si è sviluppato non sulla foce deltizia dell’Oreto, come sarebbe stato naturale attenderselo dal punto di vista idrografico e orografico, ma allo sbocco di un vicino modesto corso d’acqua a regime torrentizio privo di un nome antico, cui si darà solo nel medioevo la denominazione di “Fiume d’inverno” o del “Maltempo”, poi Kemonia. La canalizzazione di una zona depressa e paludosa, che prendeva il nome dal papiro che vi cresceva spontaneo, ha consentito in seguito la creazione artificiale di un altro rivo, il Papireto, che drenava le acque sino al piccolo approdo dell’attuale Cala dando maggiore sicurezza e difendibilità all’entroterra, destinato cosi ad accogliere la Panormos dell’antichità. La città da allora, dopo i primi mille anni di “città murata”, si è sviluppata a macchia di leopardo e in tutte le direzioni tranne che verso la valle dell’Oreto, che ha raggiunto solamente nel XX secolo con i nuovi quartieri residenziali costruiti dopo la seconda guerra mondiale. Dimenticata anche dagli urbanisti dell’Ottocento che predilessero l’espansione Nord, verso la piana dei Colli e Mondello, oggi la valle dell’Oreto attende il “consulto” innovativo dei nuovi urbanisti impegnati nell’aggiornamento del Piano Regolatore della città.
LE ARCHITETTURE D'ACQUA DELL'ORETO. Adduzioni idriche, mulini e cartiere
Il primo agglomerato urbano punico della città si è sviluppato non sulla foce deltizia dell’Oreto, come sarebbe stato naturale attenderselo dal punto di vista idrografico e orografico, ma allo sbocco di un vicino modesto corso d’acqua a regime torrentizio privo di un nome antico, cui si darà solo nel medioevo la denominazione di “Fiume d’inverno” o del “Maltempo”, poi Kemonia. La canalizzazione di una zona depressa e paludosa, che prendeva il nome dal papiro che vi cresceva spontaneo, ha consentito in seguito la creazione artificiale di un altro rivo, il Papireto, che drenava le acque sino al piccolo approdo dell’attuale Cala dando maggiore sicurezza e difendibilità all’entroterra, destinato cosi ad accogliere la Panormos dell’antichità. La città da allora, dopo i primi mille anni di “città murata”, si è sviluppata a macchia di leopardo e in tutte le direzioni tranne che verso la valle dell’Oreto, che ha raggiunto solamente nel XX secolo con i nuovi quartieri residenziali costruiti ...
E l’acqua si fa luce: la rigenerazione di un patrimonio cambiato di segno
Restauro Archeologico
To understand Armenia's cultural resilience, whose architectural tradition has been defined under the many exogenous dominations that followed one another, we begin here with an investigation of two of the most famous pieces of Armenian architecture built during the Soviet period, which were able to integrate modernist instances with traditional realities. Gevorg Kochar and Michael Mazmanyan, unintentional actors in the tensions between central power and local identity, were able to reinterpret the traditional architectural world by bringing it closer to the Soviet lines imposed by the regime. A composite heritage to be safeguarded, in order to avoid losing traits of the memory of the 1900s, suitable for composing a scenario of different seasons that today is more necessary than ever.
Fiumi come corridoi di memorie culturali, saperi idraulici e rappresentazioni
2019
Representing rivers as cultural memory and watery knowledge corridors The control and management of water flows are among the most significant human activities aimed at transforming the natural environment. In this paper the main goal is to face with the possibility to recognize in hydrography not only valuable assets that are at the core of landscape management, but also more intangible aspects that could actually matter deeply to people, such as “familiarity” or the complex emotional (and often unknown) relationships that affect what is understood as “watery sense of place”. It follows that the recovery of the waterfronts is now increasingly an attractive starting point for interaction between global processes and local perspectives. This fondness for waterscapes allows to develop the concept of hydrophilia that could be defined as an ancestral attraction where physiological mechanisms of sight, smell and hearing interact with moods, emotions and meanings. Matters concerning water...
Le tracce dell’acqua: linee, reti, punti
Visibile_Invisibile. Ritratti di città: città restituite e città interpretate, 2014
Le vie dell’acqua che da Napoli proseguono fino a Miseno hanno, nel tempo, disegnato il territorio, ne hanno mutato linearmente l’aspetto, conformando il paesaggio ed intrecciando reti su di esso, sopra e sotto terra, ora visibili, ora sommerse, ora naturali, ora frutto del lavoro dell’uomo; sono segni di fenomeni di lunga durata, di grandi trasformazioni ambientali e territoriali che hanno connotato la diversa interazione tra uomo e paesaggio: in questa prospettiva appare quanto mai necessaria l’integrazione dei saperi e l’interdisciplinarietà delle azioni. L’analisi e la ricostruzione delle vie dell’acqua che da Napoli arrivano a Miseno, particolare tratto del nostro paesaggio urbano, sono l’oggetto del lavoro di ricerca che si propone di evidenziare e valorizzare la relazione qualitativa con i luoghi che abitiamo, intessuti di storia e di tecnica e legati imprescindibilmente al mare. L’itinerario di indagine segue queste vie, dalla città ai luoghi circostanti, e ne ripercorre le tracce, colmando lacune e formulando ipotesi laddove le tracce sono andate perse; si sofferma sugli elementi architettonici e archeologici definiti puntuali, quali le fontane ed i serbatoi, sugli elementi a rete, gli acquedotti, fino alla costa, ai porti di Baia e Miseno, ai fondali. Parallelamente un’analisi condotta sui manufatti rappresentativi delle emergenze archeologiche dell’area flegrea e sulle tracce che attualmente sono sommerse, sia sottoterra che sotto il mare, assume carattere parametrico e grazie alla produzione di supporti cartografici, tematici e dinamici, si propone di definire una rappresentazione chiara ed accessibile del potenziale archeologico di cui il territorio è dotato, permettendo al contempo, di comprendere e programmare i processi di intervento e di trasformazione della città e del territorio. Linee d’acqua sono rintracciabili nel sottosuolo, ma i segni, le tracce, appaiono come indicatori anche e soprattutto al di sopra della superficie urbana: architettura e scultura definiscono e disegnano punti d’acqua attraverso fontane che punteggiano l’intera area urbana e che costituiscono i nodi delle vie dell’acqua; attraverso i punti d’acqua, poi, si è in grado di ripercorrere il tracciato sotterraneo della via dell’acqua, fino a raggiungere le fonti e i serbatoi, in un percorso meta temporale che collega il centro urbano all’area flegrea, a Baia, Bacoli e Miseno, dove le epoche storiche si intrecciano e si sovrappongono, fino a ricondurci alle origini, alla fondazione della città. L’appropriarsi della città e del territorio, in questi termini, è possibile esplorandola nella dimensione del disegno: si attribuisce cioè all’immagine di quello spazio, attraverso la logica conseguenza dei metodi geometrico-descrittivi, la capacità di rievocare relazioni percettive che si stabiliscono tra osservatore e cosa osservata. La rappresentazione grafica diventa il dialogo tra le parti di questo rapporto che, attraverso il codice simbolico dei segni grafici, costruisce la struttura concreta degli spazi architettonici; il disegno, allora, non sarà più inteso come occasione intellettuale, ma come occasione di conservazione della memoria dei luoghi con forme ipotetiche che sviluppano la capacità di distinguere quelle configurazioni spaziali cancellate dal tempo e trasformate in frammenti. Quel che viene fuori dalle indagini è la rappresentazione di un’area campione del bacino del Mediterraneo, espressiva della cultura del territorio della Magna Grecia, dall’elevato potenziale archeologico e architettonico. Simbolo e tipo delle città mediterranee, quelle direttamente generate dalla civiltà greco-romana, dalla loro particolare forma di razionalità ed i cui valori estetici sono diventati nel tempo ideali condivisi dalla cultura occidentale, i caratteri architettonici costituiscono una permanenza, una costante nel panorama in continua trasformazione che sottopone i caratteri architettonici di ogni città ad un progressivo mutamento.
Selve acquatiche, inferni infrastrutturali e mappe casuali
Genova. Guida alla Selva, 2024
Questo testo delinea in sé una mappa, quella di una Genova liquida, che si muove e che è dinamica, che affiora in superficie e che si sfuma nel buio del suo sottosuolo. Una mappa che la unisce alla Campania greco-romana, alla Madrid delle pinacoteche, alle Fiandre medievali e a quelle contemporanee, all’Averno. Senza per forza una soluzione di continuità.
IN_BO, 2012
Nel panorama dell’edilizia industriale del Lazio spiccano alcuni insediamenti significativi per la dipendenza dall’ acqua come elemento fondamentale nel ciclo produttivo. In particolare sono numerosi, in precisi contesti laziali, gli stabilimenti per la produzione sia della carta sia delle fibre tessili artificiali, cioè quegli insediamenti produttivi che, per gli aspetti tipologici e costruttivi, ma soprattutto per il mutato rapporto con gli insediamenti urbani di riferimento, possono assumere nuove valenze se interpretati come nuovi nodi di una rete di produzione di beni o di servizi.
Le civiltà dei fiumi. L'acqua patrimonio dell'umanità
Nuova Secondaria, 2017
Il premio Nobel per la pace Mikhail Gorbaciov, fondatore di Green Cross International, ha affermato: «Le due più significative eredità lasciateci dal XX secolo (l’esplosione demografica e quella tecnologica) hanno preteso un tributo in termini di risorse idriche. Oggi molte più persone soffrono per la carenza di acqua potabile rispetto a venti anni fa; stiamo esaurendo e inquinando un numero sempre maggiore di sorgenti d’acqua dolce. Le moderne tecnologie ci hanno permesso di sfruttare una gran quantità dell’acqua mondiale per usi energetici, industriali e agricoli, ma spesso a un terribile prezzo per la società e l’ambiente, e molte pratiche tradizionali per la salvaguardia delle acque sono state abbandonate lungo la strada» . Queste parole rendono evidente che uno dei problemi del XXI secolo è la gestione delle risorse idriche ed è quindi importante che la questione sia tematizzata nelle aule scolastiche, per sollecitare gli studenti a farsi parte attiva nel presente. Nella scuola secondaria di secondo grado l’argomento può essere inserito nella programmazione di storia del primo anno del primo biennio: a partire dallo studio delle antiche civiltà dei fiumi si può riflettere sul ruolo dell’acqua in relazione alla civiltà umana.