Fiumi come corridoi di memorie culturali, saperi idraulici e rappresentazioni (original) (raw)
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Istria Fiume Dalmazia laboratorio d'Europa. Parole chiave per la cittadinanza. Editoriale umbra, 2009
L'esodo e la condizione del profugo giuliano-dalmata L'esodo dei fiumani dalla loro città non presenta caratteristiche qualitativamente diverse da quello degli altri giuliano-dalmati che abbandonarono i luoghi natii all'indomani del secondo conflitto mondiale (se si eccettua il caso dei polesi, il cui esodo fu l'unico a poter essere organizzato con l'aiuto delle autorità italiane, poiché nel 1947 Pola era la sola località istriana retta provvisoriamente dal Governo militare alleato). Prenderò quindi in considerazione il caso dei fiumani come un caso tipico, per cercare di illustrare la condizione peculiare del profugo giuliano-dalmata in relazione, soprattutto, al modo in cui il rapporto con la città di origine fu vissuto dopo l'esodo in un complesso intreccio tra memoria, tenacemente persistente e per così dire cristallizzata al periodo precedente all'esodo, ed aspirazione, tanto intensa quanto indeterminata, al ritorno. Utilizzerò a tale scopo alcune testimonianze di esuli da Fiume, cominciando da un passo tratto da una intervista-memoria (trascritta nell'ottobre del 1990) di Mario Stelli, esodato dalla città con la famiglia nel 1946 a trentadue anni 1 .
1992
PARTE I-UN ASSETTO IMMUTABILE? LE ACQUE NEL PAESAGGIO UMBRO ORTI E MULINI NELLE CITTÀ' ___________________ Un assetto immutabile? ___________________ _________________________ Le acque nel paesaggio umbro _________________________ mesi morti 11. Ma lo sviluppo completo di questa rete si poteva trovare raramente nella Valle Umbra: il drenaggio dei terreni veniva curato solo in piano, mentre ai piedi dei rilievi ci si affidava alla naturale pendenza e permeabilità del suolo 12. In cifre, il quadro dei terreni irrigui per i centri principali è il seguente: Perugia 116 ettari; Rieti 225; Spoleto 900 (di cui 500 a Trevi); Foligno 3.000; Terni 1.000; Norcia 90. Altre piccole realtà poco quantificabili erano sparse sulle montagne. Colpisce quindi il contrasto tra l'esistente e il progettato, che l'ottimismo degli ingegneri postunitari portava ad elencare assieme: per il Tevere si proponeva un bacino di raccolta nel suo tratto superiore, a monte di Città di Castello, da impiegare d'estate; questo bacino avrebbe consentito anche di alimentare due canali da derivarsi a ponte Valle Ceppi e dopo la confluenza del Chiascio sulla destra del fiume, per rendere irrigua la pianura sotto Perugia e fino a Montecastello 13. Per la Valle Umbra i progetti erano considerevoli: quattro canali, due dal Tescio e due dal Chiascio, con l'indispensabile supporto di bacini di ritenuta, avrebbero consentito l'irrigazione di tutta la Valle Umbra inferiore. Presso Spoleto sarebbe stato possibile creare dei bacini montani (come è poi avvenuto in tempi piuttosto recenti), e convertire a scopi irrigui le riserve dei mulini in decadenza. Altri progetti riguardavano Rieti 14 , Terni 15 , Orvieto. UN UTILIZZO PREVALENTEMENTE PROTOINDUSTRIALE Gli usi irrigui, principale oggetto dell'indagine postunitaria della Carta idrografica, appaiono tanto antichi (spesso vi si possono ritrovare origini romane) quanto limitati: le cipolle di Cannara o i sedani di Trevi, annaffiati a mano dai contadini ancora nel nostro secolo, sono 11 C. PONI, Fossi e cavedagne benedicon le campagne, Bologna 1982. 12 F. FRANCOLINI, La valle Spoletina e le sue condizioni economiche-agricole, studio di economia rurale, Savona 1908, p. 22. Le case coloniche erano servite da pozzi che attingevano a vene situate alla profondità di 5-15 metri. Nella valle si contavano infatti tre tipi di acque: freatiche (non potabili), polle sorgive, artesiane (abbondanti). Solo l'impiego di impianti elettrici avrebbe dato un consistente impulso all'irrigazione, fino allora priva di regolazione, rudimentale e primitiva (i sedani annaffiati a mano) permettendo di pensare non solo ai pozzi artesiani ma ad acque di superficie come il Clitunno, F. FRANCOLINI, L'irrigazione della Valle Spoletina, "It. Agr." 1925, pp. 559-566. Le esigenze irrigue portarono ad ottimi studi geografici riguardanti la Valle Umbra, come G. BALDACCINI, Contributo alla storia fisica della valle spoletana e folignate (pianura umbra) in rapporto all'irrigazione, Foligno 1903, cui è debitore ancora Desplanques per la spiegazione della genesi del bacino, le vicende della soglia di Torgiano, l'elevazione degli alvei fluviali originata dall'artificiale e anticipata interruzione del processo di colmaggio naturale. Soprattutto, venne individuata nella interazione tra la montagna carsica e i piani alluvionali argillosi l'origine di molti fenomeni: I pozzi attingevano comunemente ad acque superficiali, poco igieniche; la falda freatica infatti è più profonda nella zona ghiaiosa (i pozzi di Foligno a mt. 14-17), mentre nei bacini del Teverone e dell'Ose sale a mt. 1,5-2, e nello spellano si confonde con le acque superficiali, mentre nelle altre località si mantiene a mt. 3-7 (ibid., p. 26). Determinante appariva dalle trivellazioni effettuate il ruolo dello spesso strato di argilla che, rivestendo il fondo dell'antico bacino lacustre, manteneva in superficie la falda e si manifestava in numerose sorgenti. Più che ai grandi bacini di ritenuta-di moda allora anche fra i relatori della Carta idrografica-era a queste acque che Baldaccini rivolgeva la sua attenzione perché, elevate con vari sistemi, fornissero le irrigazioni necessarie. Anche per PREZIOTTI, Le acque sotterranee della valle folignate in rapporto all'irrigazione, "Gior. Geol. pratica", VII (1909), pp. 69-132, il problema irriguo si sarebbe dovuto risolvere più con acque sorgive che con derivazioni fluviali, per le quali oltretutto solo il Topino era utilizzabile, dati i vincoli sulle acque posti al Timia dai comuni di Bevagna e Cannara per gli impieghi energetici dei loro mulini. A differenza di Baldaccini però puntava più che sulle acque di superficie sui pozzi artesiani, che avrebbero eliminato il problema del sollevamento dell'acqua. L'autore affinava il quadro tracciato da Baldaccini con indagini idrologiche: anche l'Abisso vicino Bevagna, ad esempio, sarebbe stata una risorgenza del bacino carsico del Menotre e non del letto del Timia o del Topino. 13 M. BONELLI, Progetti di canali, Perugia 1897. Bonelli caldeggiava i progetti di canali sul lato destro della valle tra Perugia e Todi già illustrati da Viappiani nella Carta Idrografica: a favore dell'impresa giocava un grosso ruolo l'elevato tasso di appoderamento della piana e quindi la capacità di sfruttare realmente le risorse irrigue, una volta che queste si fossero rese disponibili. Quanto alla valutazione delle risorse stesse, appariva chiaro quanto un calcolo della portata non potesse prescindere dall'esistenza dei mulini e delle relative chiuse, e che in definitiva per saperne qualcosa di più preciso l'ingegnere doveva andare a chiedere informazioni ai molinari, o almeno confrontare i dati delle rilevazioni strumentali con l'esperienza di questi: "La portata media estiva del Tevere sopra ponte San Giovanni non si può determinare che con molte difficoltà, anche pel fatto che i molini i quali si trovano lungo il fiume lavorano a bottacciate" (p. 8). Viappiani aveva stimato la portata media estiva a 1.500/1.600 lt./sec., mentre dopo la confluenza col Chiagio essa saliva a 6.500 lt./sec., giustificando pienamente la derivazione di un secondo canale che si sarebbe riunito al primo sotto Papiano. Un successivo canale sotto Monte Molino, dalla diga del mulino esistente, avrebbe poi fornito forza motrice per produrre energia elettrica a beneficio della città di Todi per illuminazione, fornitura di acqua potabile, piccoli opifici. In sostanza il progetto era imperniato sulla tenuta della Casalina, e si contava sulla possibilità di un intervento diretto dello Stato dopo che con l'incameramento dei beni conventuali il MAIC (Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio) ne era divenuto proprietario, coinvolgendo ed allargando il Consorzio Deruta-Amministrazione di San Pietro. 14 Le proposte comprendevano: rettificazione e arginature di Velino e Turano con nuova inalveazione di questo; bonifica per colmata delle paludi; deviazione delle sorgenti del Santa Susanna, da inalveare fino al Velino o in galleria fino a Piediluco; canale di colmata dal Velino ai laghi Lungo, Stretto, Votace; appoderamento. 15 Cfr. F. FRANCOLINI, Le grandi possibilità agricole della conca ternana, "Rass. mensile del comm. di Terni", 1935. Si tengano presenti anche altri fattori: nonostante la disponibilità di acqua, la produzione dell'area era ancora nel nostro secolo lungi dall'orientarsi verso foraggere e allevamento selezionato, o colture orto-frutticole. 8 ___________________ Un assetto immutabile? ___________________ 10 ___________________ Un assetto immutabile? ___________________ 42 A. STEUCO,
Lungo la linea dell'acqua. Ri-significare le architetture idrauliche del patrimonio
Casalezza 18 - Insularità. Patrimonio e Memoria, 2025
Within the cities and landscapes of the Mediterranean area - which, formed through millenary stratifications, are characterised by the condition of the palimpsest - the testimonies of antiquity often appear as alienated fragments, confined in enclosures that introduce interruptions in the urban form and morphology, or as unconnected pieces of a text that has lost its continuity: excavations emerge as wounds, while vestiges of diffe- rent times, like islands, emerge in the sea of an all-contempo- rary reality. Faced with the complexity that the theme of heritage valorisation assumes when investigating the presence in fragmentary form of ancient unitary systems, some theoretical positions and applicative lines indicate a possible posture for recomposing the ancient 'islands' in a new narrative order that returns them to the city of the present. Specifically, this contribution in- tends to analyse two architectural projects that, by dealing with hydraulic architectures that come from another time, relocate them in their broader system through the re-signification of the ancient water routes. The continuity of use of the ancient land-structuring lines suggests the most suitable form for their conservation, as all the main monuments from the past demonstrate. It is in this perspective of continuity that the de- sign experiences here described are placed: confronting ancient places and 'found' forms, the two examples define a theory of con- temporary design that, assuming the stratified condition of places as an additional value for the project and as a palimpsest open to further formal interpretations, aspires to restore the reconnection of the landscape starting from isolated fragments, acting in the condition of a time that transcends the present of forms.
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Il passaggio del fiume: echi simbolici e tecniche narrative nel Fedro
2003
Il passaggio del fiume Echi simbolici e tecniche narrative nel Fedro "(…) Ma a metà del fiume Nesso mi fruga, le dita impazzite. Io urlai, Eracle s'inarco, scattò, fiondò un dardo fulminante che gli spaccò fischiando il petto, giù, fino ai polmoni (…)" Sofocle, Trachinie, vv. 564-568 1 "(…) Ma proprio in mezzo al fiume sentì un dolore terribile e si accorse che, in fin dei conti, lo scorpione l'aveva punta davvero (…)" Orson Welles, Rapporto confidenziale (1955)
2009
The Veneto immigration, in the south of Brazil, produced geographically closed communities, which for many years did not have any real contact with Brazilian groups, allowing an amalgamation process of the local cultures and of the dialect particularity, strengthening an ethnic and cultural idea. Progressively, contact with other ethnic communities and the modernization process of the society conduced to a continuous loss of ancestral relationships founded in the solidarity and sociability bonds. In this sense, the filò, part of the habits that the immigrates carried with themselves, became a remembrance place of the departure land experiences and a place to reprocess the community memory. The rebuilt of the cultural code of this groups that came from the north of the peninsula produced the construction of an imaginary Veneto, that acquires his meaning from the immigration memory places. L'immigrazione veneta, nel Brasile meridionale, produsse comunità geograficamente chiuse, pe...