I PIRRONIANI E IL TEMPO1 (original) (raw)

ROGERIUS n. 1 - 2012 - FRAMMENTI DEL TEMPO

Periodico di cultura e bibliografia Soriano Calabro, anno xv, n°1 gennaio-giugno 2012 Laboratorio ROGERlUS -ANNO XV -N. 1 -Gennaio/Giugno 2012 Frammenti del tempo: insegne araldiche e epitajJì registrati dai notai di Monteleone di Foca Accetta

RIAPPROPRIARSI DEL TEMPO, RICONQUISTARE VENEZIA

Pacini Andrea, 2020

Quali sono stati gli effetti del 2020 su una città ormai preda, vittima e carnefice del suo stesso turismo? Quali forme di resistenza sono state messe in campo dai cittadini resistenti/resilienti in una realtà in cui il "fare comunità", "fare rete" si è dovuto spostare dalle piazze reali a quelle virtuali?

SPAZIO TEMPO Press1

Questo Quaderno di Ricerca Aerospaziale è il primo della serie dedicato allo "Spaziotempo". Lo studio della Natura del Tempo è antico come l'uomo. La Teoria della Relatività (Speciale e Generale) di Einstein ha stravolto e rivoluzonato il concetto di "tempo" come concetto fisico e grandezza fisica, ma anche come concetto umano naturale e primordiale. L'analisi della natura del tempo si è evoluta in modo straordinario, dai concetti elementari alle nuove visioni multidimensionali, alla neo visione del tempo nella Teoria dei Campi Quantistici, il tempo quantico. Nuovi aspetti contrastanti sono sorti sulla struttura dello spazio e del tempo. Le teorie sull'Universo possono diventare esaltanti e raccapriccianti. Molti sostengono che l'Universo sia nato da una esplosione: il Big Bang. Altri sostengono che dopo un lungo ciclo dal Big Bang si passi al Big Crunch e il tempo rinasca in un nuovo Big Bang e così via. Altri sostengono che il tempo non abbia inizio né fine. Nella Teoria della Relatività Generale (1927) di Einstein e nella Meccanica Quantistica il tempo è fondamentale: lo spazio relativistico si contrae mentre il tempo si espande. Einstein esamina il suo concetto di gravitazione per superare la teoria di Newton con il famoso esperimento ideale, con i suoi nuovi concetti di spazio e di tempo. In qualsiasi istante del tempo, l'uomo può spostarsi nell'Universo e lo trova sempre uguale a se stesso; forse completamente monotono. Non c'è un centro, non c'è luogo privilegiato. I primi grandi risolutori delle famose 10 equazioni di Einstein, ossia Friedman e Lemaître, arrivano alla conclusione che l'intero universo evolve nel tempo. In nuce, è la gravità quantistica che sorge dalla nuova teoria quantistica a "loop"-anelli di spazio-che sorgono dalle soluzioni delle equazioni di Einstein elaborate da Wheller-DeWitt. La soluzione produce un tessuto a maglia con trama intricata che diventa invisibile e lascia emergere lo spazio-tempo curvo della Teoria di Einstein. Questa variante è stata elaborata da Smolin e Jacobson con il nome di gravità quantistica a loop. In quest'approccio si inserisce il lavoro di Carlo Rovelli basato sull'algebra impossibile della gravità quantistica. Dopo il lavoro di Roger Penrose sulle reti di spin, Smolin e Rovelli generalizzano il lavoro delle reti di spin con linee e vertici, aventi proprietà quantistiche. Le soluzioni dell'equazione di Wheeler DeWitt mostrano che, alla fine, resta solo l'intelaiatura dello spazio, ossia le reti di spin. Quest'approccio si proponeva di preservare la bellezza della teoria originale di Einstein di Relatività e consolidare l'evento che lo spazio-tempo fosse qualcosa di fondamentale. Invece accadde tutto il contrario. L'ulteriore passo venne eseguito da Abhay Ashtekar con l'introduzione delle schiume di spin. Così il tema del "tempo" continua ad essere sviluppato "senza fine". Succede che alcuni matematici si sbizzarriscono e costruiscono tempi a più dimensioni: al minimo il tempo complesso con una dimensione reale ed una immaginaria. Uno ha coniato un nuovo concetto di "cronone", per indicare un'unità logica che faccia riferimento al tempo. Eppure l'unità di tempo "cronone" è l'unità di tempo naturale di Plank. Le posizioni classiche sono riviste e aggiornate. Così il tempo ritorna infinito, diventa multidimensionale, non ha origine né fine. Secondo alcuni fisici teorici, in gravità quantistica il tempo annichila e perde senso... come se non esistesse più. Nella moderna visione di Kozirev e di A.P. Levich il tempo biologico assume una importanza prioritaria e va bilanciato con il tempo quantistico e con il tempo religioso (cattolico, ecc.). Le antiche culture greca, sumerica, egizia, italica ecc. presentano diverse rappresentazioni filosofiche, storiche, immaginifiche, quasi tutte belle e interessanti. Ciacuno ne preferisce una in particolare. Per superare la Teoria Perfetta della Relatività e della Gravitazione Quantistica non ci resta che credere alla visione di Giordano Bruno: Il tempo è il Re.

IL CRONOMETRO DELL'APOCALISSE IL VALORE DEL TEMPO NELL'OPERA Francesco PIAZZOLLA

Perceptions du temps dans la bible, 2018

The book of Rev. does not develop a linear chronological narrative, but it wants to offer some criteria for interpretation: all time is marked by God and Christ who arise at the beginning and at the end of history. Christ's resurrection opens a new era of salvation. During the liturgy, the Church can encounter the Risen Lord and understand that, in time, she must live the experience of the Devil's attacks and of divine assistance. However in her hymns, the community anticipates the final victory and, in the destiny of her martyrs, she tastes a partial rest, awaiting the eschatological quietude. INTRODUZIONE La concezione del tempo nell'Ap costituisce un aspetto piuttosto variegato nell'opera perché l'ultimo libro biblico possiede una visione molto complessa dello svolgersi degli eventi storici in cui l'azione di Dio, le scelte umane e le strategie sataniche si dispiegano. I due termini tecnici della designazione del tempo, χρόνος e καιρός, appaiono nel testo secondo il significato classico di un "lasso cronologico" 1 e di un "momento decisivo determinato". 2 Si può, infatti, riconoscere che l'uso del termine χρόνος assume sempre, nelle sue 4 ricorrenze, il senso di un intervallo temporale: si parla del tempo concesso a Gezabele per la conversione (2,21), di attesa dei martiri, perché venga fatta loro giustizia (6,11), dell'avvento dell'escatologia (10,6), dell'esiguo tempo che il diavolo ha a disposizione per la sua azione (20,3). Anche il concetto di καιρός appare connesso con la semantica del tempo stabilito, quando si designa l'approssimarsi del momento escatologico (1,3; 22,10), o l'arrivo del giudizio divino (11,18); tuttavia, in altri contesti, l'Ap non risponde in modo automatico alle definizioni e utilizza i lessemi in modo originale. Per esempio la misurazione del tempo concesso alla donna-chiesa viene indicato con l'espressione καιρὸν καὶ καιροὺς καὶ ἥμισυ καιροῦ che, sulla base del testo di Dan 7,25; 12,7, indica tre anni e mezzo e, quindi, un periodo di tempo. Forse, in ossequio al libro profetico, l'Ap usa in questo contesto il termine καιρός, al di fuori della sua valenza semantica, ma in 12,12 si ritrova l'espressione εἰδὼς ὅτι ὀλίγον καιρὸν ἔχει, riferita all'esiguità cronologica dell'azione di Satana. In questo contesto il termine καιρός, piuttosto che un momento stabilito, sembra richiamare un segmento di tempo, dal momento che lo stesso concetto, in Ap 20,3, viene espresso con il costrutto μικρὸν χρόνον. Per queste ragioni la percezione del tempo nell'Ap non si riduce all'ambito semantico dei termini, ma va ricercata in altri dati testuali che consentono una comprensione più completa della cronologia dell'opera.

IL TEMPO REGALE DI FERDINANDO II

DUE MERIDIANE SCONOSCIUTE ALLA REGGIA DI CASERTA www.nicolaseverino.it-Maggio 2007-Tutte le foto sono di N. Severino In genere da un complesso monumentale così ricco di storia come la Reggia di Caserta ci si dovrebbe attendere una buona risorsa di patrimonio gnomonica: 1200 stanze, 1790 finestre, un giardino interminabile e niente meridiane? Così è sembrato fino a qualche tempo fa, tanto è vero che nel mio censimento sugli orologi solari del Centro Italia, non compariva nulla sotto il nome di questa meraviglia dell'architettura settecentesca. E chissà per quanti anni ancora sarebbe rimasto sconosciuto l'unico orologio solare di cui si abbia notizia e di cui sono venuto casualmente a conoscenza durante alcune ricerche in internet. L'unico riferimento, infatti, a mia conoscenza che cita questo strumento è il testo "La Reggia e le Fontane di Caserta" di Antonio Marotta, Russo Editore di cui Luisa Mantovani ne riporta uno stralcio relativo agli appartamenti storici sul sito www.one-click.net. Tale informazione dice testualmente, descrivendo l'Anticamera alla camera da letto di Ferdinando II: "Sul davanzale della finestra vi è una "meridiana" di marmo bianco con coperchio in bronzo eseguita da Bonaventura Bandiera (1818)". In una mia recente visita, citazione alla mano, ho cercato questa meridiana e l'ho trovata esattamente nel posto indicato. Essa è uno dei "rari" orologi solari da davanzale dotati di coperchio. Nella mia personale esperienza ne ho incontrati solo altri 2. Uno a Collecarino, frazione di Arpino (FR), senza coperchio e disposto sotto il davanzale di una finestra; l'altro posizionato (spostato originariamente e posizionato in un secondo momento) in un angolo di un casale antico sempre in Arpino ed oggetto di un mio articolo pubblicato su questo sito l'anno scorso. Il tempo regale di Ferdinando II Nulla ho potuto trovare su Bonaventura Bandiera se non la notizia che egli era l'ultimo di una generazione di costruttori di strumenti scientifici che operavano nel Regno di Napoli. Russo ci offre un'ottima informazione, cioè la data di realizzazione della meridiana che è il 1818, ovvero 2 anni prima che Ferdinando II diventasse Re. Egli nacque a Palermo il 12 gennaio del 1810 e quindi quando Bandiera realizzò questo orologio solare, Ferdinando aveva solo otto anni. Immaginiamo questo bambino cui veniva insegnato a leggere l'ora solare sulla meridiana installata sul davanzale della finestra della sua futura camera da letto. A venti anni, cioè nel 1830, divenne re e la meridiana sarebbe stata già visibilmente consumata dai 18 anni di funzionamento e intemperie cui era sottoposta se non fosse stata dotata del bel coperchio in bronzo, grazie al quale oggi possiamo ammirarla in modo quasi perfetto se non fosse per l'incuria dei maneggiamenti passati e lo stato di totale abbandono in cui versa in questi tempi. Eppure essa dovette indicare lo scorrere del tempo al Re bambino, al Re adulto, alla Regina e a quanti gli erano vicini. Uno strumento importante quindi, non certamente secondario rispetto anche ai numerosi orologi meccanici che arricchivano la prestigiosa collezione personale di Ferdinando II e che pare abbia conosciuto oggi miglior fortuna rispetto all'orologio solare praticamente ignorato, inconsapevolmente, anche da parte di tutti i visitatori della Reggia di Caserta. Perché installare una piccola meridiana solare sul davanzale della finestra della propria camera da letto, quando si dispone di così pregiati e prestigiosi orologi meccanici? La risposta è semplice, ma non intuitiva soprattutto per coloro che non si occupano di gnomonica! Nel XVIII secolo l'orologio solare vantava una precisione maggiore rispetto all'orologio meccanico e soprattutto rispetto ad orologi di piccole dimensioni, costruiti non a scopo di osservazioni astronomiche. E' evidente quindi che tra tutti gli orologi meccanici di cui poteva disporre Ferdinando II, e nel guazzabuglio di ore diverse da essi indicati dovuto alle diverse sfasature di ognuno, l'orologio solare della sua finestra era l'unico strumento cui fare sicuro riferimento per la lettura di un'ora precisa, diciamo al minuto. Inoltre essa doveva anche servire come regolatore per gli orologi meccanici, una pratica questa che era quotidiana a quei tempi ed era esercitata dai "temperatori" anche e soprattutto per gli orologi pubblici meccanici dei municipi e delle chiese, in genere regolati fino a circa la metà del secolo XVIII sull'ora Italiana, cioè sul sistema detto "all'Italiana" che contava le ore iniziando dal tramonto del Sole fino al tramonto successivo da 1 a 24.

IL TEMPIO ROMANO DI MONTOMBRARO (Parte 1^)

ricerca storico-archeologica (ediz."il Fiorino"), 2017

Dalle spoglie di un'antica chiesa oggi in disuso, con l'ausilio di documenti d'archivio e fonti attendibili risalenti al XVIII secolo, nonchè dall'osservazione in loco di determinati manufatti, si delinea dal punto di vista storico-archeologico la reale possibilità che questa Chiesa custodisca nelle proprie fondamenta la sua origine romana. Come molte costruzioni cristiane, riedificate in epoche successive su antichi templi, parrebbe trattenere il segreto di una più antica storia. La prima parte del libro è dedicata all'osservazione dei segni e dei documenti che la riguardano, e suggeriscono un percorso d'indagine a livello archeologico. La seconda parte esamina ed analizza la storia di questa antica parrocchiale tramite le varie scritture conservate negli Archivi, dal Concilio di Trento ad oggi. In questo articolo è pubblica la 1^ parte.